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La band dei Maneskin: un esempio da seguire
La prima settimana senza una nuova puntata di X Factor Italia 2021 si fa sentire. Baltimora, il vincitore, si sta godendo il successo post-gara insieme agli altri tre finalisti. Per Gianmaria, secondo classificato, abbiamo già le date del primo tour, il quale ha già fatto sold out nelle città più grandi d’Italia.
La spettacolare finale della scorsa settimana ha visto ospiti internazionali: i Coldplay e i Maneskin. Ebbene sì, ormai possiamo dirlo a gran voce: la band più amata di X Factor 2017 ha raggiunto la fama in tutto il mondo. Sanremo 2021 ha dato il vero via a tutta una serie di successi, tra cui la vittoria dell’Eurovision. Fan di tutte le nazioni ascoltano e cantano i loro brani, persino quelli in italiano, permettendo loro di scalare tutte le classifiche.

Quale esempio migliore dei Maneskin per spronare i giovani artisti di questa quindicesima edizione? Questa band è uno dei tanti esempi di talenti la cui esperienza ad X Factor ha davvero segnato in maniera indelebile la loro successiva carriera. Ma sicuramente, in questo caso, il successo si è spinto ben oltre le aspettative. La voce del frontman Damiano ed i loro arrangiamenti dominano il rock contemporaneo, incontrando il gusto di un vastissimo pubblico. Sono molto sicura che la scalata dei Maneskin abbia invogliato tantissime band a presentarsi alle audizioni di XF2021, con l’intento di emularli o, perlomeno, con la speranza di incontrare una simile sorte.
Quest’anno, come abbiamo visto, le categorie sono state abolite. Non c’era, dunque, una squadra solo per le band; ciò, al tempo stesso, ha permesso di non averne in gara un numero limitato. Cinque, infatti, sono i gruppi che hanno superato le selezioni e partecipato alla competizione vera e propria. Non tutti, però, sembrano aver convinto il pubblico. Quali sono le band che non hanno lasciato il segno?
L’insuccesso delle band
I Bengala Fire sono stati l’unica band arrivata in semifinale e in finale, guadagnando il terzo posto. I membri di Le Endrigo, a cui ho dedicato una serie di articoli qui su Where Magic Happens, hanno tenuto duro per parecchie puntate, esplorando brani di vario genere e attirando a sé più di qualche critica negativa, rischiando spesso l’eliminazione.
Ma che fine hanno fatto tutte le altre?
Vi ricordate i Westfalia? Il secondo Live – il primo non prevedeva eliminazioni – ha generato la prima sconfitta di Mika, coach della band. Il variegato gruppo, armato di un’eccentrica poliedricità, non ha convinto gli spettatori e i giudici ed è stato il primo gruppo di concorrenti ad abbandonare il talent show.

Nel loro caso, però, c’è da dire che forse costituivano uno dei pochi esempi di novità, nel bene e nel male; non troppo in linea con il percorso di Mika. C’è anche da dire che, nonostante la bravura da un punto di vista strumentale e vocale, i brani sembravano essere non del tutto accessibili e quindi poco apprezzati da un pubblico abituato ad altro.
Il discorso cambia se parliamo di altri concorrenti: mi riferisco ai Karakaz e ai Mutonia.
La prima band si è avvalsa dell’aiuto del giudice Hell Raton, il quale ha sempre sostenuto di voler portare avanti una squadra variegata: i Karakaz ne erano l’anima rock. I ragazzi si sono presentati alle audizioni con un inedito, “Useless”, che hanno poi riproposto durante il primo Live. È un brano aggressivo, diretto, brutale, scritto dal frontman Michele in un periodo in cui provava, appunto, un senso di inutilità. Questa è una parola molto forte ed egli, con la sua voce graffiata e potente allo stesso tempo, ha letteralmente gridato più volte “I’m useless” durante le esibizioni, scuotendo gli animi.
Se i Westfalia, al primo sguardo, sembravano un gruppo eterogeneo dal punto di vista stilistico, i Karakaz hanno sempre avuto un forte impatto visivo sul pubblico e sulla giuria. Uno stile degno di una band coesa, persino in fatto di costumi.

Ciononostante, la band è stata tra i primi concorrenti eliminati. Anche in questo caso, probabilmente, proporre qualcosa di diverso rispetto a ciò che il pubblico di X Factor si aspettava ha fatto più male che bene. L’inedito, inoltre, seppur dal forte impatto non è stato tra i brani migliori di questa edizione. Forse i Karakaz sono stati i veri incompresi di quest’anno.
Un’imitazione fallita
Veniamo ora ai concorrenti che hanno fatto più discutere. Rispetto alle altre rock band in gara, i Mutonia sono stati quella meno singolare. Sin dal primo momento, con uno stile che voleva richiamare gli anni ’90 o i primi anni Duemila, la band seguita da Manuel Agnelli ha dimostrato più volte di voler aggrapparsi ad una certa tradizione musicale. Nulla di male o di illecito finché l’ispirazione non diventa mera imitazione.
Non userò mezzi termini né addolcirò la pillola: i Mutonia mi hanno sempre disturbata, a cominciare dal modo di presentarsi sul palco. Il frontman sempre a petto nudo e con gli occhiali da sole anche a mezzanotte, la finta arroganza per entrare nel personaggio, elementi a cui si aggiunge, tra l’altro, una stridente pronuncia inglese.

Che talent show sarebbe, però, senza almeno un concorrente – o gruppo di tali – che disturba la competizione? Questo, purtroppo, ha intaccato persino il momento dei commenti dei giudici, generando scintille. Ironia della sorte, i Mutonia hanno lasciato il palco di X Factor piuttosto tardi rispetto ai Westfalia e ai Karakaz. Questa permanenza prolungata, però, ha alimentato una convinzione che, pur non essendo mai stata menzionata, mi sembra tuttora abbastanza evidente.
I Mutonia più di tutti, sia per il tipo di musica sia per alcuni atteggiamenti malriusciti, hanno seguito almeno un po’ la scia dei Maneskin, o quantomeno c’hanno provato. Ho già detto che, a mio parere, la grande quantità di band era già indice di questa “Maneskin Mania”, ma se qualcuno ha giustamente preso spunto per darsi la carica e per credere maggiormente nel proprio potenziale, la band della squadra di Agnelli ha rischiato di presentarsi come una piccola copia.
Una brutta copia s’intende. Basti pensare alla polemica che qualche tempo fa ruotava intorno ai Maneskin e alla loro nudità/seminudità sul palco, tratto assolutamente non innovativo nel mondo musicale ma ormai segno distintivo anche della band italiana. La convinzione di poter essere i nuovi Maneskin ha motivato i concorrenti a proseguire, ma quella stessa convinzione ha letteralmente fregato quasi tutti. Sembra banale e sciocco da dire, ma solo i Maneskin possono essere Maneskin. La nuova band internazionale deve assolutamente essere da esempio per i nuovi artisti, ma questi ultimi non possono certamente essere la loro imitazione.
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