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Da Vivienne Westwood alle passerelle d’oggi. Il corsetto fu un capo must della moda punk anni 80’, tornato in voga nelle collezioni di quest’anno dei brand di lusso e di quelli più cheap. Oggi, come allora, è un simbolo di espressione.
L’intramontabile corsetto di Vivienne Westwood
L’ideologia alla base della moda e, specialmente, del vintage è che “tutto torna”. Ciò che ha segnato un’epoca non verrà mai dimenticato e, anche a decenni di distanza, tornerà a calcare le passerelle delle nuove collezioni con una nuova chiave di lettura. Uno di questi capi immortali è il corsetto della designer inglese Vivienne Westwood, proposto da lei con uno scopo rispetto a chiunque prima d’ora. Non più come un capo underwear da nascondere castamente, ma un simbolo sensuale della donna ruggente degli anni 80’.

La punk culture
La moda punk fece molto scalpore negli anni 80’, diventando un movimento culturale ed estetico simbolico degli anni. Esso rifiutava e condannava i canoni di bellezza ideale, facendo del suo chiassoso stile la nuova estetica del bello. Cantanti, modelli, stilisti e artisti di tutto il mondo sembravano affascinati dalla nuova corrente stilistica, sfoggiando look più estrosi che mai: strappi, trasparenze, pelle nuda in bella mostra, lacci e stringhe di pelle. Il punk, in tutte le sue espressioni artistiche, rappresentò una rottura con il passato donando la loro aurea intramontabile ai “ruggenti anni 80‘”.
La regina del punk
La sua regina era la designer Vivienne Westwood, portando sulle passerelle i suoi capi dirompenti e sovversivi che urlavano indipendenza e libertà d’espressione. Il corsetto, nella moda punk, non viene più visto come elemento di costrizione del corpo della donna, ma come un vero e proprio capo da mostrare per risaltare le curve femminili. Per lo stile anni 80’ andava rigorosamente portato in bella mostra, sopra gli abiti e arricchito da stampe rinascimentali e tessuti pregiati, come il raso di seta o il velluto.
Da costrizione a libertà espressiva
Ciò che permise a Vivienne Westwood di imporre la sua estetica punk, facendola diventare leggendaria, fu l’utilizzo di forme, capi e tessuti che simboleggiassero la liberazione della donna e non la sua costrizione. Una donna emancipata non ha paura di mostrare la sua biancheria intima. Nessuno può giudicarla o ritenerla sconveniente. Una donna, specialmente negli anni 80’, ha tutto il diritto di essere sconveniente. Non fu una sorpresa per la rivoluzionare stilista diventare un vero e proprio simbolo di attivismo sociale ed emancipazione, dichiarando a Vogue che:
“Se gli altri si fidano di me e credono in me, ho maggiori possibilità di salvare il mondo, di far sì che la gente capisca”.
Vivienne Westwood


Una vera e propria “cultura dell’emancipazione”
Perché, a distanza di decenni, i designer sentono l’esigenza sociale di riproporre il corsetto in passerella? Spesso le vicissitudini che si susseguono del mondo seguono un andamento ciclico: tutto si ripete. Si è rafforzata l’esigenza di esprimersi in una società fin troppo omologata dove tutti si comportano allo stesso modo e comprano le stesse cose. Pur essendo stato riproposto da brand fast fashion, il corsetto non è per tutti. Ci vuole faccia tosta per stringere le proprio forme dentro un capo così emblematico, urlando al mondo: “questo è il mio corpo e non me ne vergogno!”. La risposta sta proprio in questo: abbiamo bisogno di coraggio nel mostrare chi siamo.
Dall’alta moda al fast fashion
È stata proprio Vivienne Westwood, per prima, a riproporre il suo iconico corsetto Stature of Liberty in passerella. Oltre a lei Jean Paul Gaultier e Christian Dior si sono sbizzarriti con questo capo, proponendolo in chiave sia maschile che femminile. I riferimenti al punk di Vivienne non sono mancati anche nei brand fast fashion come Zara, ASOS Design, H&M o Bershka. Rigorosamente con la sua tipica struttura a stecche e arricchito con stampe e tessuti come la pelle, il raso o il velluto. Non passa inosservato, soprattutto se portato come richiede il trend del momento: in bella vista sopra camice oversize, vestiti o magliette in pizzo trasparenti.

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