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Un’altra creatura di Tony Wilson
Proseguendo la nostra serie informale sull’ecosistema di gruppi gravitante intorno alla Factory Records di Manchester, non possiamo senz’altro non menzionare gli A Certain Ratio. Tra le prime band a firmare per la Factory di Tony Wilson, gli A Certain Ratio debuttarono nel 1979 con il singolo ‘All Night Party’. Sebbene dalla formazione variabile, il gruppo ruota fondamentalmente intorno a Simon Topping (voce), Peter Terrell (chitarre ed elettronica), Jez Kerr (basso e cori), Martin Moscrop (chitarre e tromba) e Donald Johnson (batteria). In seguito al notevole successo del loro singolo d’esordio, il gruppo riesce a partecipare alle rinomate sessions di John Peel per BBC Radio 1, un ottimo trampolino di lancio per artisti emergenti inglesi.

Cimiteri e sale da ballo
Forti del successo iniziale, gli A Certain Ratio pubblicano il loro primo album, ‘The Graveyard and the Ballroom’ (1980), esclusivamente in formato musicassetta. Il bizzarro titolo, traducibile come ‘il cimitero e la sala di ballo’, deriva dai Graveyard Studios di Manchester e dall’Electric Ballroom di Londra, luoghi dove furono registrate le due parti dell’album: la prima parte è un normale lavoro in studio, la seconda è invece registrata dal vivo direttamente dal mixer (no, non sentirete applausi ma solo qualche ronzio qua e là).
L’album sdogana completamente il dance-punk (basta la opener ‘Do the Du’ per capirlo), già una realtà a partire dalla celebre ‘Heart of Glass’ (1978) dei Blondie: con un senso del ritmo fortemente influenzato dal post-punk, il gruppo sa anche creare dei momenti di pura musica gotica come in ‘Flight’, grazie anche alla voce da bardo-crooner di Topping. Dopo la pubblicazione, al gruppo si aggiunge la cantante Martha Wilson, lasciando più spazio a Topping per dedicarsi alla tromba.

A ciascuno il suo
Nel 1981, gli A Certain Ratio pubblicano ‘To Each…’, il loro secondo album e primo a essere stampato in vinile. Diversamente dal primo, le sonorità più tendenti al mondo dance vengono momentaneamente messe da parte per dare spazio alle trombe di Moscrop e Topping. ‘Forced Laugh’ sembra una bizzarra unione tra ‘Carnage Visors’ dei Cure e sprazzi di jazz latino-americano mentre ‘Back to the Start’ deflagra nell’afrobeat, sulla scia delle sperimentazioni dei Talking Heads dell’epoca.
Chiude l’album la jam tribale di 12 minuti ‘Winter Hill’, a riprova che il disco punta sull’accostare generi diversi a una base post-punk che evidentemente è troppo limitante per le intenzioni dei nostri. Mentre si ascolta il disco, è difficile non notare certe reminiscenze del sound dei Joy Division, del resto il produttore è il solito, Martin Hannett, e la voce baritonale di Topping è la più vicina a quella di Ian Curtis. Per quelli che non considerano ‘The Graveyard and the Ballroom’ come un vero e proprio album ufficiale, ‘To Each…’ si rivela proprio come un esordio col botto.

Un sestetto con le idee chiare
Nel 1982, gli A Certain Ratio pubblicano ‘Sextet’, non più prodotto da Martin Hannett ma dal gruppo stesso. Il gruppo incorpora sonorità funky ed elettroniche, basti sentire ‘Lucinda’ e ‘Knife Slits Water’. ‘Skipscada’ sembra una sorta di jazz vocale, quasi un pezzo da cabaret, ambientato in un improbabile carnevale a Rio. Chiude l’album ‘Below the Canal’, una jam jazz-fusion in stile Weather Report. Forse strizzando più l’occhio alla scena commerciale dell’epoca, ‘Sextet’ porta comunque avanti l’eclettismo già proposto nel precedente ‘To Each…’, ed è un enorme (e meritato) successo di critica.

La rivincita di una città operaia
Gli A Certain Ratio sono l’ulteriore conferma di quanto fosse stimolante e gravido di novità l’ambiente culturale e musicale sviluppatosi intorno alla Factory Records di Manchester tra fine anni ’70 e inizio anni ‘80. Come i Durutti Column, anche gli A Certain Ratio sono considerati un gruppo influente e quasi di culto e comunque la si pensi, in questa prima parte della loro discografia si trova almeno una pietra miliare del genere.

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