Anatomia di una canzone
‘Once in a Lifetime’ è uno dei brani più famosi dei Talking Heads, gruppo new wave americano capitanato dal cantante David Byrne, ed è senz’altro nella mia personale top 10 del gruppo. Quarta traccia di ‘Remain in Light’, quarto loro album uscito nel 1980, il brano si distingue a livello musicale non tanto per il ritmo, di stile funky e un po’ schizofrenico come il resto del disco, ma per gli abbellimenti elettronici di Brian Eno, ex Roxy Music e produttore dell’lp.
Tra Byrne ed Eno si era già sviluppata una proficua collaborazione artistica negli anni precedenti e i due avevano anche iniziato a registrare l’anno prima un pionieristico album di musica campionata, ‘My Life in the Bush of Ghosts’.

Cosa succede una volta nella vita?
Non è un segreto che il testo del brano parli fondamentalmente della crisi di mezza età, cercando di evocare il senso di straniamento nel dover fare i conti con quello che si è riusciti a fare in mezza esistenza, anche se molto di tutto ciò è accaduto come d’improvviso, fuori dal nostro controllo. Byrne esordisce proprio con “E potresti ritrovarti a vivere in una capanna, e potresti ritrovarti dall’altra parte del mondo […] E potresti chiederti, ‘Beh, come sono finito qui?’”, rispondendosi infine con “‘Oh mio Dio, cosa ho fatto?”.
Il testo potrebbe anche essere letto come una tragica profezia sugli anni ’80, epoca straniante per eccellenza, dove il consumismo imperante contribuisce all’alienazione dell’individuo, sempre più seppellito da maree di beni di consumo e trascinato dagli eventi.

Perché proprio l’acqua?
Byrne nel testo fa spesso riferimento all’acqua, senza chiarirne mai la relazione con la crisi di mezza età, mentre gli abbellimenti di Eno prima citati rappresentano proprio dei suoni ‘acquatici’. Come già ci ricorda il Foscolo di ‘A Zacinto’, l’acqua ‘da cui vergine nacque Venere’ è simbolo di vita, di cui la crisi di mezza età è una normale fase: il videoclip stesso del brano mostra una specie di fondale acquatico, realizzato con una primitiva computer grafica e Byrne vestito in smoking, sempre più fradicio nel corso del filmato.
Da notare come sia la poesia di Foscolo che il testo di ‘Once in a Lifetime’, inizino con delle congiunzioni, creando quasi la sensazione che entrambi gli autori stessero già dicendo qualcosa prima dell’inizio del componimento.

L’acqua dissolve e l’acqua rimuove
C’è acqua sul fondo dell’oceano
Sott’acqua, trasporta l’acqua
Rimuovi l’acqua dal fondo dell’oceano
David Byrne
Sisifo ma con un secchio d’acqua
Sempre in riferimento all’acqua, una strofa descrive un procedimento senza senso come il voler svuotare l’oceano rimuovendo l’acqua dal fondale a poco a poco, un’azione tanto titanica quanto impossibile. L’inutilità e la ripetizione del tutto ricordano il mito di Sisifo, costretto per l’eternità a trasportare un masso sulla cima di un monte, per poi vederlo rotolare tragicamente a valle e dover ripetere tutto da capo.
L’acqua, per definizione senza forma, e il voler svuotare l’oceano, rappresentano una versione postmoderna, confusionaria e irrazionale, del mito di Sisifo, che cercava di combattere l’‘assurdo’ dell’esistenza, come scriveva Albert Camus, perseverando nel portare il masso sulla sommità del colle, azione comunque fisicamente possibile.

La filosofia del ‘stop making sense’
‘Once in a Lifetime’ non è senz’altro il primo brano un po’ schizoide dei Talking Heads, strambi e particolari fin dai loro esordi, ma introduce un certo tipo di riflessione artistica, che culminerà nel celebre ‘stop making sense’ [trad.: smetti di avere senso], verso presente in ‘Girlfriend is Better’, brano tratto dall’album ‘Speaking in Tongues’. Per Byrne, ogni scelta artistica non ha più bisogno di alcuna motivazione di base e va quindi benissimo se priva di senso: in un’epoca in cui niente ha più senso, perché proprio l’arte dovrebbe averne?
Non a caso in un celebre live del gruppo, intitolato sempre ‘Stop Making Sense’, Byrne ad un certo punto appare sul palco con addosso un completo palesemente sproporzionato rispetto alle sue dimensioni. In una grottesca intervista a se stesso, Byrne dichiarerà che ha creato quella giacca perché voleva che la sua testa sembrasse più piccola, e l’unico modo era far apparire il suo corpo più grande.

-"Noooo, non puoi prendere audaci decisioni artistiche arbitrariamente!!! Devono avere un profondo significato noooo"
-"Haha giacca grande fa swish swoosh"