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Se telefonando io, potessi dirti addio, ti chiamerei
Quando muore qualcuno che ci è caro una delle cose che più ci manca è la sua voce. La voce è proprio una delle caratteristiche che più si teme di dimenticare. E, seppure dà conforto, non basta avere una registrazione da riascoltare perché talvolta sentiamo il bisogno di una risposta, di una parola di conforto, e non ci basta un video, o un vocale o una vecchia registrazione.
Se potessimo comunicare con i nostri cari sarebbe meraviglioso, anche solo per dirsi quell’addio che non abbiamo fatto in tempo a dire. Ma è possibile risentire la voce di un nostro caro che non c’è più? Si può comunicare con l’Aldilà? Cos’è la metafonia? Cerchiamo di capirci qualcosa.
Un pioniere d’eccezione
Siamo nel 1959, Friedrich Jürgenson, un documentarista televisivo, si trova in un bosco per fare delle registrazioni che gli servono per un documentario naturalistico: è alla ricerca di un particolare suono prodotto da un animale del luogo.
Accende il registratore e lo lascia lavorare. La sera riascolta la registrazione. Tra fischietti degli uccelli e i fruscii del vento, ecco delle voci umane.
Non sono persone estranee che stanno passeggiando nei paraggi, ma sono voci di persone che Friedrich Jürgenson conosce bene: tra queste riconosce la voce di sua madre che lo chiama per nome e che gli invia un messaggio che solo loro due possono conoscere e condividere. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che la madre è morta tanto tempo prima.
Da questa esperienza Friedrich Jürgenson inizia a studiare il fenomeno e arriva alla conclusione che è possibile comunicare con l’aldilà e che i trapassati hanno lo stesso nostro desiderio di comunicare con noi. Sul tema ha scritto il libro ‘ Dialoghi con l’aldilà‘.

Metafonia: cos’è e come funziona
Questa di Friedrich Jürgenson è la prima testimonianza di una tecnica chiamata metafonia.
Dall’esperienza di Friedrich Jürgenson parte una serie di esperimenti che hanno costellato tutto il XX Secolo e che ci portano a riflettere seriamente sul tema.
Ma cos’è la metafonia? La metafonia , o psicofonia o, ancora, transcomunicazione strumentale, è una tecnica che permette di ‘catturare’ delle voci, dalla radio o da un nastro magnetico, e di identificare l’origine come ultraterrena e ultradimensionale. Le voci captate pronunciano frasi coerenti, di senso compiuto e sono riconducibili a persone ben identificabili.
La metafonia nasce nel momento in cui l’uomo scopre l’esistenza delle onde radio. Guglielmo Marconi e Thomas Edison sono tra i primi a rendesi conto dell’esistenza delle cosiddette ‘voci anomale’ che si puntualmente si presentano durante alcune normali trasmissioni radio.
La lampadina però l’aveva accesa Thomas Edison
Nel 1920 Thomas Edison pronuncia queste memorabili parole.
Se la nostra personalità sopravvive, è strettamente logico supporre che conservi la memoria, l’intelletto e altre facoltà e conoscenze che abbiamo acquisito durante la nostra vita. Pertanto, se questa personalità continua a esistere dopo quella che chiamiamo morte, è ragionevole dedurre che coloro che hanno lasciato la terra desiderino comunicare con le persone che hanno lasciato in questo mondo. Se potessimo creare uno strumento così sensibile da essere influenzato dalla nostra personalità quando sopravvive dopo la nostra vita, dovrebbe registrare qualcosa…
Thomas Edison
Io dico che la teoria di Edison non fa una piega: d’altronde se si crede in una vita ultraterrena non si può escludere anche la possibilità di stabilire dei contatti con chi lì ci ‘vive’. Ma molti suoi colleghi, proprio a fronte di questa dichiarazione, hanno inizialmente denigrato l’immagine dello scienziato e liquidato le sue parole come perdita del senno dovuta all’avanzare dell’età. E invece aveva ragione…

Ma il primato lo rivendica l’Italia
Nonostante la scoperta di Friedrich Jürgenson sia considerata la prima testimonianza di metafonia è nel nostro Bel Paese che si è assistito al primo effettivo fenomeno di registrazioni di voci dall’aldilà. È il 17 settembre del 1952, e siamo nel laboratorio di fisica dell’Università del Sacro Cuore di Milano. Padre Gemelli, insieme a padre Pellegrino Ernetti, per puro caso, ottiene una registrazione molto particolare.
I due uomini sono assieme a degli studenti per fare degli esperimenti di oscillografia applicata alla ritmica antica Ambrosiana e Gregoriana. I magnetofoni del tempo sono a filo e non a nastro e tendono a rompersi facilmente. Ecco che Padre Gemelli, che nei momenti critici ‘invoca’ l’aiuto del papà defunto, dice “papà aiutami” riferendosi al rischio di rottura del magnetofono.
Nel momento in cui i presenti tornano indietro con il nastro ecco la sorpresa per tutti: una voce, quella del papà di Padre Gemelli, che pronuncia queste parole “si sono qui sempre con te che ti aiuto”. I presenti, esterefatti, esortano Padre Gemelli a ribattere “papà sei tu? Sei veramente tu?” E il papà di Padre Gemelli risponde “ma si testone, non senti che sono io?”. La parola ‘testone’ è l’appellativo con cui il papà ha sempre chiamato Padre Gemelli.
Questa toccante dichiarazione è stata rilasciata da Padre Pellegrino Ernetti il 28 settembre 1986 a Milano, testimone del fatto.
La classificazione delle voci dall’aldilà
Konstantine Raudive, allievo di Jung, è uno di coloro che hanno studiato metafonia. Ha tenuto diverse conferenze per rapportare i suoi risultati ma si è sempre imbattuto in grandi difficoltà a fare accettare all’opinione pubblica quella che al tempo era una nuova branca della parapsicologia. Ancora oggi il fenomeno della metafonia suscita dubbi, perplessità, anche sdegno in alcuni casi. Raudive ha comunque continuato ad approfondire le sue analisi fino a giungere a una suddivisione delle voci dall’oltre in tre gruppi.
Nel primo gruppo appartengono, secondo la sua classificazione, le voci che non richiedono alcun particolare allenamento dell’orecchio per essere identificate.
Nel secondo gruppo sono incluse le voci che parlano rapidamente e dolcemente.
Il terzo gruppo raggruppa le voci che danno una grande quantità di dati paranormali ma che sono talmente acute da porsi oltre la possibilità per l’orecchio umano di sentirle con chiarezza.
Perché si deve tenere presente che, ovviamente, il nostro corpo sottile non ha le corde vocali e l’apparecchio che registra funge quindi come sorta di ‘falange’ che riesce a riprodurre la voce in modo molto simile a quella che si aveva in vita. Ma a stupire sono soprattutto i concetti espressi, il fatto che spesso la voce indica cognomi, luoghi, dati precisi proprio come sorta di ‘prova incontestabile’ della veridicità.
Se hai bisogno e non mi trovi cercami in un sogno
Dell’esistenza di una vita ultraterrena ne parlano scienziati, medici, studiosi. Ci sono tantissime persone che hanno vissuto esperienze di premorte e che hanno testimoniato l’esistenza di un aldilà.
Sapere che esiste un mondo dove potremo ritrovare i nostri cari è certamente confortante. Ma non sempre ci basta. Quello che ci manca è infatti la fisicità, la presenza, la voce. Per questo quando accade di fare un sogno medianico ci sentiamo rigenerati, rassicurati, felici: quell’abbraccio sembrava vero, quella voce risuona nelle nostre orecchie.
D’altronde i sogni medianici sono un modo per comunicare con i nostri cari che non ci sono più. Ma non sono a comando. Arrivano quando devono arrivare. Non si possono prevedere e nemmeno programmare, ma quando arrivano lasciano il segno e lo fanno per sempre. Sono diversi dagli altri sogni, si tratta di veri e propri incontri che avvengono in una dimensione che è tra questo mondo e l’aldilà. Il messaggio che arriva o l’abbraccio che sentiamo è tangibile e resta al risveglio, resta per sempre. Talvolta riceviamo risposte chiare, altre volte si tratta di messaggi sibillini che vanno interpretati, altre ancora previsioni che puntualmente si avverano.
In ogni caso il sogno medianico resta per sempre, non svanisce e non si scolorisce con il tempo. La differenza tra un sogno medianico ed un sogno normale sta proprio in questo: nella suo impatto forte nella nostra vita. Al risveglio la sensazione è proprio quella di avere incontrato il nostro caro.
Però è pur sempre un sogno, e comunque, seppur si riconosce quella differenza profonda rispetto a un normale ‘bel sogno’, non è la stessa cosa che sentire la voce di chi amiamo e non è più con noi dirci “hey mi senti? Sono qui, sono con tizio e caio, qua è bellissimo e sto benissimo, non sono morto, non prendertela per quella cosa che ti è successa, passerà, ti vedo e ti aiuto. Poi ci rivedremo stai tranquillo” No, decisamente non è la stessa cosa.
Nelle sere d’estate, sento ancora la voce
Personalmente, seppur mi inchino alle scoperte scientifiche in merito alla metafonia e resto molto affascinata dall’argomento (io stessa ho assistito ad alcuni esperimenti di metafonia e non ci ho dormito per tipo due mesi di fila), preferisco non affidarmi ad alcuna tecnica e ‘accontentarmi’ dei sogni. I miei cari mi mancano terribilmente, mi manca la loro voce, a volte avrei bisogno di un consiglio, di una parola di conforto, vorrei raccontare loro delle cose, e farmi raccontare qualcosa di loro, vorrei sapere come stanno, dove sono, con chi sono.
Ma so che mi basta chiudere gli occhi e pensarli. E la risposta che cercavo ecco che, puntualmente, arriva, e arriva anche quella sensazione di pace che si ha quando qualcuno che ami ti dice “sto bene non preoccuparti”. E lo fa con il mezzo di comunicazione più potente che esista, quello che non ha interferenze, né nastri da registrare. Arriva attraverso il cuore.
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