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Guè, tra i primi dischi del 2023
Abituati a un disco all’anno, questa incredibile attesa di 15 mesi è sembrata eterna per i fan di Guè.
L’ultimo album, ‘Guesus‘ era infatti uscito a ottobre 2021, segnando l’inizio di questa lunga attesa.
Certo, non che in questo periodo il G nazionale si sia tenuto fermo: featuring in molti dischi importanti, spargendo il suo verbo sempre di più.
Un hype mantenuto dalla sua costante presenza, un po’ come J.Cole nel periodo antecedente al suo ultimo disco, e come da lui stesso ammesso in ‘a lot’ in collaborazione con 21 Savage.
Un hype senza singoli, senza video o snippet.
Nessun leak: circa 10 giorni dall’annuncio ed eccolo subito pronto, l’LP ‘Madreperla’.
Com’è Madreperla?
Un buon disco. Decisamente rappresentativo di questo ultimo periodo di ‘status symbol’ di Guè.
Il suo immaginario perfettamente ricalcato, da inizio a fine, persino nella copertina: quest’ultima tra le mie preferite della sua discografia.
‘Madreperla’ però, non nasce con pretese particolari, il gioco dell’hype che ha preceduto i due LP ‘Guesus’ e ‘Fastlife 4’ sembra completamente sparito.
Guè torna come presenza certa in un “game” che lo prende come punto di riferimento.
Un disco che rappresenta una vera e propria dimostrazione di stile per Guè, che decide di essere accompagnato da uno dei produttori più rappresentativi del rap italiano: Bassi Maestro.

le produzioni di Bassi Maestro
Un ritorno in grande stile per Bassi: l’ultima produzione in ambiente hip hop era stata solo con lo stesso Guè nel 2021 utilizzando lo pesudonimo ‘North of Loreto’.
Il rapper e produttore si era voluto distaccare dal rap nel 2019, per allontanarsi da un ambiente che, a sua opinione, risultava ormai troppo incentrato sull’immagine e non sulla musica.
Bassi porta in ‘Madreperla’ una serie di produzioni pesantemente influenzate da ‘NoLo’, con ottimi groove e buone scelte per i sample: l’immaginario da Gangster figlio del film ‘Scarface’ è reso perfettamente.
Strumentali che però non mi convincono a pieno nel reparto più tecnico: un po’ troppe batterie suonano vuote e un po’ troppo finte, che stuccano all’ascolto prolungato.
Anna Pepe
I feat non sono pochi, di cui è presente l’elenco completo nelle pagelle(!), ma volevo concentrami su uno in particolare: Anna Pepe.
La ragazza spezzina sembra aver completamente consolidato la sua immagine da rapper a tutto tondo, aggiungendo al suo curriculum un feat assieme a Guè e Sfera Ebbasta.
Anna nonostante la giovane età sembra molto più vicina alla trap piuttosto che la drill, e con questo ultimo featuring sembra aver definitivamente definito la propria immagine: la prima (e ultima) ragazza della trap italiana.

L’attesissima pagella.
‘Prefissi’ 6.
Buona intro, introduce bene a quanto ci aspetti, ma non molto di più.
‘Tuta Maphia’ 6 e 1/2.
Sempre malavita italiana, con l’altro prescelto da quest’immaginario Paky.
‘Mi hai capito o no?’ 8.
Ultra groove da città piena di luce anni ’80, un classico della collaborazione Busdeez e Guè.
‘Cookies N’ Cream’ 7.
Pimp song senza sè e senza ma. Anna Pepe alza le quota rosa del disco, e Sfera ci dona 30 secondi che assicurano il platino.
‘Need U 2Nite’ 7.
la collaborazione con un Massimo Pericolo nostalgico ci regala la traccia immancabile (e un po’ scontata) d’amore perso.
‘Leon (the professional)’ 6-.
Guè un professionista in ciò che fa. Nulla di nuovo.
‘Free’ 5.
Marraguè la combinazione per parlare della realtà della strada. e Rkomi?
‘Mollami pt2’ 6.
Tamarra come la prima parte, sopra un groove degno di ‘North of Loreto’.
‘Lontano dai guai’ 7 e 1/2.
Da ‘Doppio Whiskey’ la coppia Mahmood e G nazionale pronta a far piangere tutto il pubblico.
‘Chiudi gli occhi’ 7.
Autotune, tempo dub, per l’accetazione completa della propria fast life.
‘Da 1k in su’ 7-.
Benny the Butcher il feat internazionale nell’album, ma non brilla particolamente.
‘Capa Tosta’ 8.
Conclusione del disco in featuring con il cantautore Napoleone, in un blasonato e ripetuto Gangsta Love mood, ma ahimè per l’antitesi, fatto bene.
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