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Un’intervista inaspettata
Ci risiamo!
Parlo ancora di Fedez.
Ma non della sua musica. Non credo che quanto possa dire su ‘Disumano’ sia degno di un articolo.
Di conseguenza lascio fare ad altri bugiardi professionisti.
Mi ha colpito però, una delle ultime uscite del suo format ‘muschio selvaggio’ con Luis Sal: un’intervista di un’ora e mezza con Baby Gang.
L’abbinamento, forte e calcato come il cioccolato al sale, mi ha fatto subito cliccare.

Fedez, il Disumano
Baby Gang non è sicuramente l’artista preferito di chi sta leggendo quest’articolo.
Ovviamente esagero, ma potrei scommettere che molti dei lettori hanno solo un’idea vaga di chi sia questo nuovo rapper, e con tutta probabilità negativa.
Il classico pessimo esempio, ignorante, con alle spalle ben pochi studi e tanta galera.
Un capro espiatorio lanciato su un piatto d’argento.
Iniziato il video però, non credevo che un personaggio come Fedez fosse capace di tali ragionamenti ‘boomer’: senza prendere in considerazione le difficoltà sincere di una persona nata in una situazione ancora peggiore della sua.
Non credevo che una persona alla difesa dei diritti potesse mancare così tanto d’empatia.
Baby Gang…
Serve fare un piccolo passo indietro prima:
Baby Gang è un rapper di origini marocchine, nato a Lecco nel 2001.
Esploso dopo vari singoli negli ultimi anni (il suo primo disco ufficiale è uscito quest’anno, ‘Delinquente’), è un perfetto rappresentante della nuovissima scuola di rap italiana, di una nuova generazione sempre più estera che nostrana.
Affascinato dal crimine e costretto a tali attività, si ritrova a fare avanti e indietro dal carcere dai quindici anni.
Un ragazzo punito per la sua condotta, ma che come fa presente anche nella sua intervista, mai dimenticato e perdonato.
Basti pensare che, davanti al daspo da Milano di tre anni che il ragazzo ha ricevuto dopo aver risposto alla maleducazione di un buttafuori, Fedez si è sentito di rispondere che se ne dovrebbe fregare di quanto la gente gli possa dire.
…Il giovane folle
La motivazione di questo daspo infatti, è una lite con un buttafuori che, senza motivo apparente (anche se solitamente “nessuna motivazione” ne nasconde di peggiori), non ha permesso a Baby Gang di entrare, nonostante sia un artista famoso e capace di spendere molti soldi in un night club.
La domanda che mi pongo io è come possa passare in sordina che sia stato punito l’artista italo-marocchino per un’azione che, non prendiamoci in giro, hanno compiuto in molti.
Non credo sia una cosa così rara avere dei diverbi con certe figure davanti alle discoteche, ma sfido chiunque ad aver ricevuto un allontanamento da un’intera città dopo un evento simile.

Vittima di un sistema
Baby Gang dipinge quindi una società nella quale lui, nonostante tutto, si ritrova sempre e comunque ai margini: vittima venduta da carnefice.
Altri esempi vengono fatti nel video, ma ognuno finisce con la morale di Federico Lucia: ogni sopruso o abuso possa aver ricevuto l’artista è sempre parzialmente colpa sua, per la sua immaturità e sfacciataggine.
Sbaglio o è un ragionamento che sentivamo spesso rispetto ad altri terribili fatti di cronaca dove le vittime erano un po’ troppo provocanti?
Lo stesso Marracash si è espresso in una sua ultima intervista sull’argomento:
La prima volta che ho sentito Baby Gang ho pensato “Questo è un figlio di puttana.” nel senso buono! (ride) […]
-Marracash a ‘Esse a Teatro’
La sua attitudine mi ricorda la mia di quando avevo iniziato. […]
Secondo me c’è bisogno di tirarli in mezzo questi ragazzi, invece di lasciarli lontani. Perché prima o poi, chi non capisce e non viene capito, attacca.
E Fedez continua nella sua posizione di completo immobilismo su questioni che vanno leggermente oltre ai concetti base dei diritti umani.
E benvengano i Baby Gang, che fanno smuovere il castello di carte sotto di lui.
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