Era Thot, dio della sapienza e della scrittura, scriba dell’oltretomba, a registrare la pesatura dei peccati dei defunti. Raffigurato con la testa di babbuino o di Ibis, i suoi poteri erano strettamente connessi con la magia. Leggenda vuole che ripristinò l’occhio sinistro di Horus, danneggiato da Seth e viaggiò nel deserto per recuperare l’occhio di Ra.

La magia nell’Antico Egitto
Nell’Antico Egitto la magia era tutto. Le antiche divinità creatrici avevano usato lo heka (la magia) per far nascere il mondo dal caos primordiale, soggiogando le forze che cercavano continuamente di tornare. Solo l’heka poteva fermarlo. Non solo le antiche divinità creatrici usavano la magia, anche i faraoni e i defunti avevano un elemento di heka, e potevano combattere gli spiriti maligni grazie alle formule magiche.
“Poni tra le fiamme il guscio di un uovo di coccodrillo. Sarà incantato all’istante”
Incantesimo dal Papiro demotico di Londra-Leida, III secolo d.c
La fede nello heka era così radicata che gli antichi egizi la utilizzavano in tutti gli aspetti della vita. Heka era anche il dio che preservava l’armonia per il cosmo e faceva da tramite con le divinità. Ueret Hekau era la sua controparte femminile, rappresentata con le sembianze di un cobra.

Ma esisteva un’altra forma di potere, malvagia e legata agli esseri dell’oltretomba: l’akha. Sacerdoti e scribi utilizzavano formule di heka per combattere queste forze maligne.
Religione e magia
Nell’Antico Egitto la magia era strettamente legata con la religione. I sacerdoti cantilenavano antiche formule ed erano i custodi dei libri degli incantesimi. Il Libro della distruzione di Apopi era tra questi.
I sacerdoti celebravano le cerimonie nei templi e facevano discendere la potenza divina attraverso il faraone, per fare in modo che il sole sorgesse ogni mattina e le piene del Nilo portassero fertilità alla terra.
“Io sono quello che mangia la loro magia e ingoia i loro spiriti
I loro grandi sono per il mio pranzo mattutino,
i loro medi sono per il mio pranzo serale,
i loro piccoli sono per il mio pasto notturno.”
Testi delle Piramidi, raccolta di formule magiche e preghiere
Sekhmet, la dea leonessa, era colei che deteneva il potere magico più forte. Le sue “sette frecce” potevano causare terribili malattie infettive. I suoi messaggeri demoniaci potevano provocare catastrofi inimmaginabili, solo i maghi potevano scongiurarle avvolgendosi attorno al collo drappi di lino, e creando amuleti raffiguranti Sekhmet per evitare la sua collera.

“Il deserto era macchiato di rosso sangue mentre l’Occhio inseguiva i traditori e li massacrava uno per uno. Non si fermò finché le sabbie non furono ricoperte di corpi. Poi, temporaneamente sazia, tornò trionfante da suo padre per vantarsi dei suoi successi.”
Libro della Vacca Celeste
Gli incantesimi per l’oltretomba nell’Antico Egitto
Durante il viaggio nell’aldilà, il ba, l’elemento dell’anima che richiudeva la personalità del defunto, andava incontro a una serie di prove. Se non le superava andava incontro a una seconda morte. Morire una seconda volta significava cancellare il ricordo terreno del defunto per sempre, costringendolo a vagare sotto forma di spettro per l’eternità.

Per evitare che ciò accadesse, sulle pareti delle tombe venivano trascritte parti del Libro dei Morti, con gli incantesimi per la protezione dell’anima. La stesura del Libro dei Morti iniziò verso il 1700 a.c. Nel corso del tempo si aggiunsero sempre più incantesimi, fino ad arrivare a circa 200 formule. Per il popolo gli incantesimi erano scritti su rotoli lunghi anche venti metri, mentre per la famiglia reale erano dipinti sulle pareti delle tombe. Durante il viaggio nell’oltretomba, e nei momenti più importanti, era il ba a pronunciare le formule magiche.
“Io sono nobile, sono uno spirito… O voi dèi tutti e voi spiriti tutti, preparatemi una via.”
Incantesimo 9, Libro dei Morti