Battisti

Battisti/Mogol/Celentano: la vera storia de L’Arcobaleno

Un messaggio d'amore dall'aldilà

di Rita Bertacchini

Una canzone che arriva direttamente dall’aldilà, a dimostrazione che l’amore, l’amicizia, la stima, l’arte continuano oltre la vita, che la vita stessa continua. Il ponte tra questo mondo e l’altro è proprio un arcobaleno. E Lucio Battisti, l’aldilà ce lo racconta attraverso una canzone che si intitola, appunto, ‘L’arcobaleno’ e che è cantata in modo emozionante da Adriano Celentano.

Ma è tutto vero?

Lucio Battisti e L' Arcobaleno
Lucio Battisti e L’Arcobaleno

Su L’Arcobaleno ne hanno dette di tutti i colori

‘L’arcobaleno’ è una canzone cantata da Adriano Celentano inclusa nell’album ‘Io non so parlar d’amore’, pubblicato nel 1999, scritta da Mogol con musica di Gianni Bella.

Il brano è un discorso in prima persona che un uomo prematuramente scomparso fa a un amico, raccontandogli dove si trova, cosa prova e cosa è diventato dopo aver attraversato quel ponte che l’arcobaleno rappresenta.

Una canzone molto emozionante ma anche molto discussa. Se si entra nella combinazione Mogol-Battisti-Arcobaleno ecco che, inevitabilmente, si apre il dibattito sulla genesi della canzone.

In effetti su ‘L’Arcobaleno’ ne sono state dette e scritte di tutti i colori. Ci sono state conferme e smentite, omissioni e ritrattazioni, cerchiamo dunque di scoprire, di capire (come ci suggerisce proprio il testo) qual è la verità.

Per farlo possiamo solo ascoltare le voci dei protagonisti (quelli ancora in vita) e farci un’opinione nostra. Io la mia me la sono fatta.

L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore
Può darsi un giorno ti riesca a toccare

L’Arcobaleno

Il sogno di Giulio Caporaso

Il pezzo, cantato divinamente da Adriano Celentano e pubblicato nel 1999 è legato a doppio filo alla scomparsa di Lucio Battisti, avvenuta il 9 settembre del 1998.

Il primo filo conduttore è rappresentato da un articolo scritto sul mensile ‘Firma’ da Giulio Caporaso, al tempo direttore delle relazioni esterne del Diner’s Club Italia (la società della famosa carta di credito), in cui Caporaso racconta un sogno, datato 11 settembre 1998, “che sembrava vero” e che aveva come sfondo un arcobaleno. Nel sogno idiliaco Battisti si rivolge allo stesso Caporaso. Ecco il sogno.

Mi trovo in una distesa senza fine di sabbia bianca e soffice. Sopra la mia testa c’è un arcobaleno. Improvvisamente vedo qualcosa, una figura che si avvicina con passo deciso. È quasi di fronte a me, si fa più nitida. È un uomo sui 20 anni, con scuri e lunghi capelli ricci, di media altezza, con un sorriso che mi sembra di riconoscere. Certo, è lui, è proprio lui, lo riconosco, è il mio cantante preferito! Lucio è vestito di un elegante completo di lino bianco…

Sogno di Caporaso

Lucio Battisti, nel sogno pronuncia queste parole “L’arcobaleno rappresenta l’Alleanza tra Dio e l’uomo. Ti ricordi della storia di Noè che dopo il diluvio vide spuntare l’arcobaleno? I suoi colori rappresentano i doni spirituali“.

La copertina del numero di ottobre 1998 di Firma viene così dedicata a Battisti. E fino qua si tratta solo di un bellissimo sogno medianico.

Il secondo filo: la medium

Il secondo filo conduttore, e certamente il più controverso, è il contatto tra la presunta medium Paola Guidelli e il paroliere Mogol, avvenuto non direttamente ma tramite la segretaria di quest’ultimo.

Ma cosa aveva da dire Paola Guidelli a Mogol di tanto importante? La medium racconta che le è apparso (non in sogno ma in stato di veglia) Lucio Battisti assieme a un arcobaleno. Il cantante le ha suggerito un testo da riferire all’amico Mogol.

Dopo un iniziale e comprensibile scetticismo di Mogol, che in prima istanza rifiuta di accogliere la richiesta della sedicente medium, il paroliere ci ripensa perché, per pura casualità, si imbatte nella foto della copertina del mese di ottobre di Firma: non poteva essere una coincidenza.

Quello che inizialmente a Mogol sembrava uno scherzo di cattivo gusto si traduce in un testo, scritto sotto dettatura, nel tratto Milano-Lodi, in soli 15 minuti.

Mogol, abituato a scrivere le parole dopo la musica e non viceversa, non pensa comunque di riuscire a fare la canzone, ma durante un incontro con Celentano e Gianni Bella, quest’ultimo porta, sempre per una stranissima coincidenza, un’unica canzone: era la musica perfetta per L’Arcobaleno‘. C’è chi dice che i buoni progetti camminano da soli. Questo ha quindi tutto l’aria di esserlo: tutto conduce a realizzare la richiesta che Lucio fa tramite la medium.

Un fatto che se me lo dicesse qualcuno non ci crederei

Mogol

2002: si torna con i piedi per terra

Fin qua è tutto idilliaco ma la parte brutta di tutta questa storia, ciò che ci fa pesantemente ripiombare con i piedi per terra, è che Paola Guidelli, nel 2002, ritratta tutto ammettendo di aver inventato la vicenda.

Ma perché? Per dimostrare come si specula sul paranormale, dice lei, e per far capire chi fosse più o meno amico sincero di Battisti. In un’intervista il movente sarebbe un altro: Paola Guidelli si dice arrabbiata con Mogol perché avrebbe guadagnato sulla canzone, mentre avrebbe dovuto diffonderla gratuitamente.

A suo dire Mogol avrebbe preso un messaggio medianico per un’operazione commerciale facendo perdere a lei una sfida. Recrimina il fatto che avrebbe dovuto lasciare la canzone ai fan gratuitamente. Questo però presupporrebbe che il fatto sia avvenuto.

Qual è quindi la versione reale: è tutto inventato oppure era vero ma non è stato gestito nel modo in cui avrebbe dovuto essere?

Lucio Battisti e L' Arcobaleno
Lucio Battisti e L’Arcobaleno

La verità sta in cielo

Sono tantissime le coincidenze che portano ancora oggi a fare credere a Mogol (e non solo a lui) che tutto sia invece reale. Sincronicità legate da un filo logico che fanno pensare a una volontà che non ci appartiene e ci spaventa, ma che non possiamo negare. Una, ad esempio, è rappresentata dal tentativo di Mogol di modificare una frase della canzone che gli pare suonare male, ”può darsi un giorno ti riesca a toccare”.

A suo parere è assurdo che un arcobaleno possa toccare qualcuno. Dopo circa una settimana di vani tentativi nel modificare la frase, Mogol si imbatte in un arcobaleno di circa 200 metri con dei colori che definisce indescribili, bellissimi, mai visti prima, un arcobaleno che arriva fino al cofano della sua auto: la frase non era da cambiare.

Son diventato, sai, tramonto di sera
E parlo come le foglie d’aprile
E vivrò dentro ad ogni voce sincera
E con gli uccelli vivo il canto sottile

L’Arcobaleno

Un’altra coincidenza avviene 10 anni dopo quando il figlio di Mogol si mette in viaggio in auto con il padre verso Ancona, un viaggio accompagnato e allietato per intero dalla musica di Mango. Il cielo sopra di loro è sereno eppure inizia ad apparire un arcobaleno che funge da arco sopra la loro auto, tanto che Mogol scherza “questo è Lucio”. Il giorno seguente arriva la notizia della morte di Mango.

Celentano registra la canzone a notte fonda in casa sua e la inserisce nell’album senza reinciderla. Anche questo è un procedimento anomalo.

Oltre a questo c’è la credibilità incontestabile di una persona come Mogol che per un anno ha sempre negato la cosa, che ha cercato anzi di arginarla, che non ha mai vissuto da solo queste vicende ma sempre con accanto qualcuno.

Celentano canta L' Arcobaleno
Celentano canta L’ Arcobaleno

Tutti i fatti straordinari accaduti lo hanno indotto a riconsiderare il tutto senza l’iniziale scetticismo, la sincronicità degli avvenimenti lo hanno convinto a credere che fosse tutto vero. Sul suo operato e sulla sua buona fede non ci sono dubbi, questo anche per l’amicizia che lo legava a Lucio Battisti.

E poi c’è il sogno di Caporaso, con il messaggio che Lucio gli ha lasciato.

Il fine è più importante del mezzo

Mogol per 15 anni ha scritto le parole delle canzoni di Battisti, credo che Lucio abbia semplicemente voluto ricambiare. Le ha scritte per lui e per noi, lasciandoci un messaggio preziosissimo. Non sono importanti le modalità con le quali il messaggio è arrivato, l’importante è che ora tutti possiamo ascoltarlo. Di certo ha avuto un impatto importante visto che il brano ha grandemente contribuito al successo dell’album ‘Io non so parlar d’amore’, che ha venduto oltre due milioni di copie.

Il suo messaggio è arrivato come un tesoro, quel tesoro che si trova alla fine dell’arcobaleno.

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