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Questioni di barbabietole da zucchero

La scena è questa: scuola, dito che scorre sul registro, cognome chiamato a gran voce. Chiunque di noi abbia vissuto l’ansia ed il pericolo improvviso delle interrogazioni in classe sapeva che avrebbe potuto sempre fare affidamento su quei bonus evergreen che gli avrebbero fatto guadagnare 3-4 minuti (a seconda delle capacità oratorie individuali) ed evitare un’imbarazzante scena muta. Quelle certezze, veri capisaldi del nostro sistema scolastico e approvati a furor di popolo da studenti e professori, andavano sotto il nome di Mesopotamia (con annessi Tigri, Eufrate e mezzaluna fertile), VassalliValvassorieValvassini (rigorosamente pronunciati come fossero un’unica parola magica) e quelle strane e sconosciute coltivazioni che riuscivano da sole a mantenere l’economia di un’intera nazione (lo so, stiamo divagando, ma tra poco arriviamo anche a Lol!).
Dulcis in fundo, lo scoppio della Prima guerra mondiale, che ci ha insegnato che esiste una fantomatica ‘goccia’ che fa traboccare vasi, generando conseguenze inenarrabili! Ma si sa, le guerre non scoppiano mai per caso, e così la storia ci ricorda come accanto alle famose “cause apparenti” esistono tutta una serie di cause nascoste, remote (con buona pace dell’Arciduca Francesco Ferdinando). Ma perché citare la guerra in un articolo che parla di Lol?
Il tempismo a volte è tutto. Altre volte no.
Lol è tornato su Amazon Prime Video con la sua seconda stagione in contemporanea con quello che molti definiscono l’inizio della Terza Guerra Mondiale. E sono in molti ad attribuire all’attacco della Russia la principale ragione per cui la serie a tema risate sia stata accolta con meno entusiasmo e non abbia generato il successone della passata edizione. Ma, come ci insegna la storia, non può che trattarsi della nostra cara ‘causa apparente’.
Ora che più o meno tutti abbiamo fatto fuori una dopo l’altra tutte le nuove puntate di Lol 2, si può davvero andare alla ricerca delle vere cause che non hanno fatto funzionare uno degli show più attesi della piattaforma.
Più che una nuova stagione, un remake

La definizione sembra di quelle più azzeccate: guardando le puntante e vedendo muoversi i vari comici, non si può non notare una certa ‘somiglianza’ con la prima stagione. Tutti i protagonisti sembrano esser stati ‘selezionati’ per seguire le orme dei loro predecessori, come se per ogni ruolo preimpostato si fosse cercato il profilo più simile e adatto.
Così, abbiamo visto Maria di Biase come la nuova Katia Follesa, l’emergente Max Angioni nei panni di quel che fu Luca Ravenna. Serve un po’ di esperienza dalla vecchia comicità? Corrado Guzzanti prende il posto di Elio. Un po’ di pepe? La Del Bufalo come Michela Giraud. Aggiungi qualche nome messo lì un po’ a caso giusto per fare numero, quale Masazza (che ricorderemo per essersi travestita da pesce fuor d’acqua, suo vero ruolo) e la coppia Pozzoli-Mangione e il gioco è fatto. Si chiude con Virginia Raffaele, Maccio e Forest per dare un po’ di ordine e ‘dettare i tempi del gioco’ (come i vari Pintus, Ciro e Lillo). La mina vagante Frank Matano, invece, difficilmente sostituibile.
Il meglio che c’è a disposizione
Il cast, in fondo, non sarebbe neanche dei peggiori. Probabilmente, il problema principale è stato che tutti insieme semplicemente non funzionavano. I primi concorrenti di Lol avevano voglia di divertirsi, vivendo quell’esperienza come un gioco, non un lavoro per il quale erano stati ingaggiati. La coralità vista nella prima edizione si è persa nella seconda, dove si inizia a muovere qualcosa solo quando ogni concorrente ha il proprio numero o gag da fare. Per il resto, poco spazio all’improvvisazione, qualche tempo morto di troppo e la necessità di ricorrere ad un aiuto esterno (il buon Lillo) per movimentare la scena a suon di balletti, l’unico momento in cui i concorrenti sembravano più disinibiti, sciolti (ma non così coinvolti). In effetti, davano l’idea di sentirsi quasi ‘obbligati’.
Che fine hanno fatto i meme?

Ricordate dopo le prime puntate di Lol? Una vera e propria invasione di meme che possiamo considerare ormai affidabilissimo termometro social per capire l’indice di gradimento (o di diffusione) di un fenomeno. La nuova stagione di Lol su Amazon non è stata in grado di regalarcene di altrettanto numerosi. Colpa sicuramente anche dell’improvvisazione, che è quasi del tutto scomparsa. Difficile che quel famoso Pintussiano “hai cagato?” possa esser pareggiato da uno sketch preparato a tavolino (e magari già conosciuto).
Si ok, improvvisazione…ma non ero preparato!
Arriviamo in effetti ad un altro punto cruciale, colpevole della tiepida accoglienza di Lol 2. Padre Maronno, Marina Abramovich, i personaggi di Guzzanti. Cos’hanno in comune? Sono conosciuti e stra-conosciuti, per cui trovarseli davanti riesce al massimo a scatenare un po’ di nostalgia o emozione nello spettatore, come quando la tua band preferita, sciolta ormai da tempo, torna in concerto e tu già sai le parole delle canzoni, che ripeti a memoria. Anche i concorrenti avranno avuto la stessa reazione e, come noi, seppur divertiti, di certo non potevano sbellicarsi di fronte a semplici riproposizioni di repertorio.
La risata si sa, è anche spontaneità. E Lol non è Zelig o Colorado, fatto del solo avvicendarsi su di un palco. Lol dovrebbe essere sorpresa, improvvisazione, battutacce, cazzeggio in comitiva che fa ridere! Una cosa del tipo “immaginate un gruppo di amici che si vedono dopo tanto tempo, iniziano a bere, si scioglie l’atmosfera, si ricrea quel legame e si inizia a ridere quasi senza senso. Bene, ora al posto degli amici mettete un gruppo di comici di professione. La risata è assicurata, giusto? E invece, purtroppo, no!”.
Il montaggio dà, il montaggio toglie
A proposito di risate: la cosa che probabilmente ha più confuso noi spettatori (anzi, a volte proprio infastidito) è stata la valanga di risate di Fedez e Frank Matano, molto spesso completamente ingiustificabili. A veder loro, c’era da rimanere perennemente sospesi tra il “sono io a non capire la battuta” e il “non è che stanno guardando altro?”
Lo stesso Fedez, tuttavia, ha notato l’eccessivo smascellamento suo e del collega, dando la colpa al montaggio, colpevole di aver piazzato risate a caso non coerenti con le scene mostrate.
La guerra dei gadget, di chi va sul sicuro

C’è un altro aspetto che in Lol 2 è stato riproposto e, parimenti al discorso sui meme, non ha avuto l’effetto sperato. Ricordate i gadget della prima edizione? Il bastone fluo di Matano, stravenduto su Amazon, il microfono di Elio, onnipresente in qualsiasi serata goliardica tra amici.
I nuovi concorrenti hanno scoperto il potere del gadget nonsense e sono andati strenuamente alla ricerca di un feticcio simile che potesse scatenare a tempo debito il potere della risata. Risultato? Un criceto di peluche che ripete le parole, un fischietto scorrevole, un altro fischietto che imita gli uccelli, un mini-microfono, un altro microfono… Ragazzi, non era il bastone a rendere spassoso Frank, era Frank che riusciva a rendere spassoso (e desiderabile) un inutile e coloratissimo bastone!
Si ok, ma ha anche dei difetti eh…
Insomma, è tutto da buttare? In realtà, non è proprio così. Ci sono cose che hanno lasciato un po’ spiazzati, aspetti migliorabili e meccaniche da rivedere. La novità si sa, ha sempre più appeal, si viaggia sulla freschezza e sull’entusiasmo. E’ il ripetersi che, di base, risulta sempre un po’ più difficile, ma non per questo non si possono premiare alcuni aspetti.
Lol 2 non è stata quella valanga di risate la cui aspettativa è stata enormemente amplificata dalla lunga attesa. Tuttavia, ci sono stati diversi momenti simpatici, con alcuni concorrenti (a volte sottovalutati) che sono stati in grado di distinguersi e dimostrare qualità d’improvvisazione e di stile non indifferenti.
Dopotutto, chi si sarebbe mai aspettato che tra “mostri sacri della comicità”, star della battuta su instagram, famosissimi imitatori e re della visualizzazione, a spuntarla da vero vincitore (non quello apparente) sarebbe stato il mago Forest? La scuola ce l’ha sempre insegnato, quando non sai cosa dire, quando non sei preparato, la soluzione è quella semplice, concreta, evergreen e senza troppi fronzoli: barbabietola da zucchero!
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