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Capolista che va e che viene
Una prova di forza del Milan? Beh, diremmo di sì. Vincere sul campo del Napoli, non era cosa facile. Certo, c’è chi dirà che quello stadio ormai è un vero ‘colabrodo’: quattro sconfitte in campionato, altre tre nelle varie competizioni. Davvero un affronto per i tanti tifosi che sono accorsi al ‘Maradona’ per vedere il team di Spalletti stendere il Milan. Ma non è andata così, in questa nona giornata di ritorno della Serie A. Un gol di Giroud (il suo ottavo) ad inizio ripresa ha fissato lo 0-1.
La testa della classifica è tutta rossonera (in solitaria) e il risultato riporta in parità anche gli scontri diretti coi partenopei, mentre Pioli batte per la prima volta il collega. E come Paky in ‘Storie tristi‘, ecco che Pioli canta “Speravo in tutto questo Però mi sento come se tutto stesse per finire Sto solo provando ad essere sereno”.
Noi favoriti per lo scudetto? La favorita resta l’Inter, la classifica è ancora virtuale. Mi dispiace che ci siano recuperi da fare, sarebbe più corretto che fossimo tutti con le stesse partite a questo punto della stagione
Stefano Pioli, allenatore Milan
Il primato dura un giorno, il tempo di assistere al successo dei cugini sul Napoli (ora a -3 dalla vetta della Serie A). Ma il 5-0 che l’Inter rifila alla Salernitana (che si specchia nello 0-5 dell’andata a Salerno e… fa 10), dice che i nerazzurri sono tornati forti e si possono mettere alle spalle un mese nero, in cui hanno abbandonato a sprazzi la testa della classifica.
Tre gol di Lautaro (che non segnava proprio dal 17 dicembre in terra campana), poi due di Dzeko e soprattutto un buon calcio, per far tornare il sorriso a Inzaghi (che deve ancora recuperare la trasferta di Bologna). Il mister potrebbe cantare con Paky in ‘Storie tristi’, “Ti prego dammi un’occasione per cambiare situazione”.

È un’Inter rinata, che va a vincere sul campo del Liverpool in Champions tre giorni dopo, proprio grazie al gol di Lautaro. Uno 0-1 che non è però sufficiente per passare il turno, visto lo 0-2 di San Siro, e che lascia dei rimpianti se si pensa all’ultima mezz’ora giocata in inferiorità numerica per l’espulsione di Sanchez.
Juve, Roma e Lazio volano a Parigi con Alfa
Non faceva gol dal 18 dicembre Alvaro Morata, l’uomo che decide Juve-Spezia con una rasoiata a metà del primo tempo. Una sfida che significa 14 risultati utili consecutivi (9 successi) per i bianconeri di Allegri che non brillano già da dopo l’intervallo, salvati da Szczesny e dalla poca lucidità di Gyasi davanti al portiere juventino.
Ma non cambia perché Allegri può cantare con Alfa in ‘Parigi‘, “Sto-sto in altitudine più delle cupole Più delle nuvole, sai che c’è?”. Quarto k.o. di fila, invece, per gli spezzini (questa volta 1-0, tutti sempre di misura) che faticano in zona gol, ma mettono in seria difficoltà chi ambisce come la Juventus (senza dirlo ad alta voce) pure allo scudetto.

Dopo La Spezia si torna nella capitale e Abraham è ancora una volta decisivo. L’1-0 tra Roma e Atalanta all’Olimpico è infatti firmato, come in Liguria, dall’attaccante inglese. I bergamaschi fanno davvero poco per meritare almeno il pareggio, anche se il possesso palla del 35% che le statistiche danno ai giallorossi, potrebbe far pensare diversamente. Insomma Mourinho (squalificato) come Alfa in ‘Parigi’, canta a Gasperini “Vivi di previsioni, ma persino il meteo sbaglia”.
Dopo il k.o. di Napoli, la Lazio di Sarri si rialza e rimane agganciato alla zona Europa. Lo fa interrompendo il momento positivo del Cagliari. In Sardegna, torna capocannoniere Immobile, che tocca quota 20 (accanto a Vlahovic, completamente annullato in Juve-Spezia) segnando su rigore e aprendo la strada allo 0-3 che viene rifinito da Luis Alberto e Felipe Anderson.
Super Ciro, a quota 143, affianca nientemeno che Silvio Piola, a quota 143 reti in Serie A, con la maglia biancoceleste. Sarri gli canta come Alfa in ‘Parigi’, “Cuore freddo e testa calda Tu sei la mia dolce metà Questa è un’amara verità”. E Mazzarri catechizza il suo Cagliari.
Senza vertigini Udinese, Empoli, Torino, Giovinco e Nashley
Un quarto d’ora incredibile alla Dacia Arena, poi la partita tra Udinese e Sampdoria, si spegne (almeno nelle marcature). Prima Deulofeu, poi Udogie portano avanti i friulani infine Caputo accorcia, ma non completa la rimonta, anzi, sono i blucerchiati a rischiare di più.
Una curiosità in questo 2-1: il mister ospite Giampaolo fa esordire per uno scampolo il nuovo arrivato Giovinco, di nuovo in Serie A dopo 7 anni (l’ultima volta fu con la maglia della Juventus, prima della lunga avventura a Toronto). La ‘formica atomica’ – che abbandonò l’Italia per motivi validi – è un classe ’87 e canta con Nashley e Fasma in ‘Senza vertigini‘, “Io sono in guerra con il tempo, brividi dal freddo, brividi che ho dentro, baci così crudi si mischiano col cemento”.

La zona retrocessione resta a distanza di sicurezza per l’Empoli ed è tutto merito del girone d’andata. Comunque 1 punto a Marassi, dopo due k.o. consecutivi, è ben accetto.
Si dispera invece il Genoa al sesto pareggio consecutivo, nella sua quattordicesima partita senza fare gol, sempre ricordando che i liguri hanno vinto finora una sola volta in tutta la stagione (cinque mesi fa sul campo del Cagliari). Blessin insieme a Nashley in ‘Senza vertigini’ canta “Se non esistono né santi né eroi chi sto aspettando che mi venga a salvare”. Uno 0-0 falso, nella realtà sono i genoani a meritare ampiamente e ad andare più volte vicino al gol.
Le super parate di Skorupski tengono il Torino ancora al palo: è 0-0 a Bologna e Juric ormai non sa come venire fuori da questo periodo buio. Due soli punti nelle ultime cinque partite hanno fatto scivolare i granata in un anonimo centro classifica. E come Nashley in ‘Senza vertigini’ il tecnico dei piemontesi canta “Noi che siamo in mezzo ad un mare, noi che siamo senza riparo”. Certo, qualche svista arbitrale a suo sfavore può generare certi pensieri.
Le patatine di Dargen D’Amico per Sassuolo, Fiorentina e Verona
Rigori, rigori e ancora rigori, anche se l’Europa si allontana. Ce ne sono addirittura quattro in Venezia–Sassuolo, tre vengono segnati (dagli ospiti), uno viene sbagliato (dai padroni di casa). Come Dargen D’Amico in ‘Patatine‘, il mister lagunare Zanetti canta “E allora, dai, fammene un’altra che svuotiamo il fusto”.
Finisce 1-4 e dopo il vantaggio sprint di Raspadori fa centro Berardi dal dischetto seguito dal compagno Scamacca, mentre Henry accorcia prima dell’intervallo; poi ancora Berardi mette la parola fine, sempre dagli undici metri, prima che Aramu si faccia parare il penalty da Consigli. Gli emiliani convincono, i lagunari piangono e rimangono fra le tre (con Genoa e Salernitana) attualmente destinate alla Serie B (ma i neroverdi hanno per una partita da recuperare).

Infine, si risolve tutto in venti minuti tra Fiorentina e Verona. L’1-1 lo sanciscono il viola Piatek e poi Caprari, naturalmente su calcio di rigore. Il primo tempo lo comandano i veneti, il secondo è più equilibrato, ma se le occasioni capitano sui piedi di Torreira, il risultato non si smuove. E come Dargen D’Amico in ‘Patatine’, i tecnici Italiano e Tudor cantano “Dimmi cosa ci manca, bella domanda”.
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