RECENSIONE
Fottuti per sempre
Fottuti per sempre
La verità. La partecipazione di Vasco Brondi. La chitarra rock'n'roll.
Ma va' là.
Utilizzo consigliato
Se volete dire la verità

Fottuti per sempre – Lo Stato Sociale a 10 anni da Cromosomi

Una partecipazione eccezionale per una canzone rock'n'roll

Famosi per gioco

Io Cromosomi me la ricordo: è uscita ormai più di dieci anni fa, ma è invecchiata bene. Diceva, a un certo punto: “va bene, lo ammetto: odio il capitalismo”.

In Fottuti per sempre Lodo Guenzi canta: Volevamo riempire i palasport/Di musica fatta senza soldi in una stanza/E quando ci abbiamo suonato davvero/Avevano il nome di una banca. Come a dire: anche volendo, starne fuori è praticamente impossibile. Così com’è impossibile raggiungere una fetta di pubblico senza passare dal Festival di Sanremo. E quindi Lo Stato Sociale in Fottuti per sempre ci sta dicendo che si è pentito di quello che ha fatto in questi anni?

Nei giorni immediatamente successivi all’uscita del pezzo, al centro dei messaggi sui social di Lodo Guenzi, capeggiava una parola: verità. E Fottuti per sempre la verità la racconta eccome. La verità di un gruppo che è partito da lontano, che si è costruito concerto dopo concerto, album dopo album, notte insonne dopo notte insonne, chilometro in pulmino dopo chilometro in pulmino. E che è arrivato ad avere, probabilmente, molto più successo di quanto si aspettassero. Due Festival, premi, classifiche, passaggi in radio, ruoli in televisione.

lo stato sociale
La copertina di Turisti della democrazia, l’album del 2012 che conteneva Cromosomi

La prima volta che vai a Sanremo
Sei una bomba che esplode in un convento
Dalla seconda volta sei già
Un coglione che fa parte dell’arredamento
Ecco a voi cinque poveracci
Vestiti con gli abiti degli sponsor
Ridere ai fotografi sui tappeti rossi
Era meglio se morivano giovani e stronzi

La verità

Non ho mai pensato che tutto ciò che passa da “indie” a “mainstream” faccia schifo. Che tutti quelli che hanno successo sono ipocriti. Che se vendi, sei un venduto. Dare patenti di credibilità è incredibilmente complesso ed è una violenza che fai a chi viene giudicato; eppure è il prezzo del successo, spesso. Ma la credibilità è una questione assolutamente personale, un giudizio che ciascuno dà a sé stesso – e può dare solo a sé stesso – davanti a uno specchio.

Allora qualcosa può piacere, qualcosa meno; si può giudicare anche sprezzantemente Lodo Guenzi a X-Factor. Si può dire che le canzoni de Lo Stato Sociale sono diventate, col passare degli anni, un poco più pop. Si può dire che ci sono piaciute di meno. Ma quello che a me sembra chiarissimo dopo aver ascoltato Fottuti per sempre è che non ha molto senso scrivere “bentornati” o “finalmente”: Lo Stato Sociale non se n’è mai andato. E non si è clamorosamente pentito di essere andato a Sanremo. Fottuti per sempre non è un atto di pentimento, una canzone di scuse al pubblico degli esordi, non è “ci siamo sbagliati”: è, semplicemente, dire la verità.

Fottuti per sempre

La verità di Fottuti per sempre è quella di chi ha l’età dei ragazzi de Lo Stato Sociale. Che dieci anni fa si dimenava nella sua ribellione giovanile – o poco più – e ora ha trovato lavoro e magari messo su famiglia. Di chi, dopo anni di studio e stage, e magari sacrifici e bocconi amari buttati giù, si è trovato finalmente a respirare un po’ dell’aria pura di un lavoro retribuito decentemente e decentemente rispettato.

Di chi, per arrivare dov’è arrivato, si è comunque reso conto che non ha potuto dire proprio tutti i “vaffanculo” che avrebbe voluto o che sognava di dire. Di chi, a un certo punto, fatto qualche piccolo passo in più, invecchiato un poco, si è sentito fottuto per sempre.

Di chi, tornando indietro, non rifarebbe proprio tutto, ma sa anche che le cose sono andate così e bisogna pure accettare di aver fatto qualche errore. Di chi però, tra una bolletta e l’altra, tra un compromesso e un sì pronunciato a denti stretti, sente anche di dover dire la verità: “non tutto è andato dritto, ma sono sempre io”.

Lo Stato Sociale è ancora vivo e lotta…

Alzi la mano chi odiava il capitalismo. Poi la alzi che ne è rimasto completamente fuori. Il fatto è che quella de Lo Stato Sociale è una generazione che per un attimo ha potuto sognare qualcosa di diverso – forse anche di meraviglioso e collettivo. Ma, alla fine, ha dovuto trovare – un po’ sparpagliata – una sua strada faticosa e personale per fabbricarsi uno spazio in un mondo immaginato da altri e dal quale nessuno – ma proprio nessuno – può scappare e ci si sente proprio così: fottuti per sempre.

Questa è la verità ed è la verità che si trova nelle strofe di Fottuti per sempre. Che però dice anche che, nonostante tutto, quei ragazz* – Lo Stato Sociale, noi, voi – sono ancora viv*. Siamo ancora quelli, certe cose continueremo a pensarle e a dirle – meglio: a urlarle o a cantarle – e, in un modo inevitabilmente non privo di inciampi, insisteremo nel cercare e difendere il nostro spazio, faremo personalmente i conti con la nostra credibilità e diremo ancora tutti i vaffanculo che potremo.

…insieme a Vasco Brondi (e a noi)

Vasco Brondi – un altro che sicuramente si è sentito dire “non sei più quello de Le luci della centrale elettrica” – collabora al pezzo e lo chiude, provando a distenderlo, nel suo stile a metà tra canto e litania, con un climax di tono e parole che però, secondo me, contiene un piccolo errore: usa sempre l’imperfetto. Eravamo giovani e ora sicuramente qualcuno non lo è più e qualcuno lo è meno. Ma siamo – noi, Lo Stato Sociale, Vasco Brondi – tante altre cose, tra tutte quelle che mette in fila. Siamo fottuti per sempre, ma abbiamo ancora ragione a dire che il rock’n’roll non morirà (ma va’ là!).

Avevamo letto da qualche parte
“Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose
Delle quali può fare a meno”
Ma anche che il sistema schiaccia chi non ha denaro
E si serve di chi è povero di pensiero

Dalla strofa finale cantata da Vasco Brondi

La canzone di cui avevamo bisogno

In un modo o nell’altro, nonostante il capitalismo, nonostante il successo o le bollette, nonostante l’età, siamo ancora quelli là. Fottuti per sempre non è un capolavoro. Non è la canzone più bella de Lo Stato Sociale. Non è la canzone del loro ritorno, perché non erano andati via – magari ci si era solo un po’ persi di vista, come un vecchio amico, mentre la vita avanza e cambia. Non è forse nemmeno una canzone di quelle che non dimenticheremo mai.

Però è uno di quei casi in cui il contenuto conta un po’ più del contenitore. Perché, per parafrasare il Batman di Nolan, Fottuti per sempre forse non è la canzone che meritiamo, ma è quella di cui avevamo bisogno. Fottutamente bisogno, piena com’è di una cosa così importante: verità.

Ma va’ là.

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