musica indie

Inarrestabile indie: dagli anni ’10 un’ascesa al successo

Genere musicale o mercato discografico? Facciamo un po' di chiarezza

di Eleana Fisicaro

Un po’ di storia

Non esiste argomento più pericoloso nel panorama musicale italiano dell’Indie. Questo termine si può riferire a un genere musicale, un mercato discografico, uno stile di scrittura ma anche a un approccio alla vita. Per fare chiarezza è necessario capire come sia nato. La musica indipendente esiste da quando esistono le case discografiche major, indicativamente dalla fine degli anni ’70.

Indie rappresenta un certo tipo di produzione musicale che si rispecchia in gruppi come i R.E.M. in America o i The Smiths in Inghilterra, dove il pop chitarristico si contrappone al synth pop di quel tempo. Negli anni ’90 si è iniziato a parlare di Indietronica, più sviluppata in Germania come un mix tra la musica elettronica, la musica indie, il rock e il pop con l’utilizzo della tastiera, della drum machine e del sintetizzatore. Ma è solo con l’avvento del nuovo millennio che emerge la componente folk dell’indie.

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La musica indipendente in Italia

In Italia già negli anni ’60, Celentano aveva effettuato un primo tentativo di rendersi indipendente attraverso il Clan, una comune artistica che riuniva parenti e amici, prima di finire in tribunale per litigi. Negli anni ’80 spicca il rock indipendente di ambiente post punk, con band come i Diaframma e i CCCP fedeli alla linea. Gli anni ’90 sono segnati dall’uscita dell’album ‘La mia generazionedei La Crus che fecero arrivare il grunge in Italia. Il nuovo millennio si evolve attorno al post grunge rock come Il teatro degli orrori e al pop dei Baustelle e degli Offlaga Disco Pax per l’indietronica, con grande attenzione per i testi dissacranti e ironici.

Gli anni d’oro dell’indie italiano

Ma è solo nel decennio successivo, con l’arrivo dei social e internet che il panorama musicale cambia una volta per tutte. Le nuove tecnologie hanno dato a chiunque la possibilità di poter condividere la propria musica attraverso i social, cambiando anche il mercato che smette di considerare gli artisti indie come autori di nicchia e va alla ricerca continua del nuovo fenomeno musicale. In questo periodo a Bologna, Lo stato sociale porta avanti il discorso degli Offlaga e i Thegiornalisti a Roma rispolverano gli anni ’80.

Calcutta raggiunge il successo con il secondo disco in mainstream. Ad aver usufruito delle nuove piattaforme di comunicazione troviamo band come I cani, i The Zen Circus e artisti come Vasco Brondi, Levante e Colapesce. Il genere musicale prodotto da queste nuove leve è molto diversificato e varia dal pop, come nel caso dei Thegiornalisti prima e Tommaso Paradiso poi, al rap di Coez, Willie Peyote e Carl Brave. Dai risultati delle classifiche di Spotify, Apple Music e Amazon music, si evince che oggi l’indie è uno dei generi più ascoltati in Italia, dove stanno spesso in vetta i Pinguini Tattici Nucleari, Gazzelle e Brurori Sas.

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Cosa sono le major musicali

Esiste un circuito di diffusione della cultura dei grandi media di massa, come la radio, la televisione e internet, nato negli anni ’80 dalla musica pop-rock e che si è trasformato in un linguaggio codificato, strutturato dai grandi media e quindi accettato dalle masse consumatrici. Questo processo d’impacchettamento e realizzazione delle canzoni in serie è opera dei principali distributori, le cosiddette major musicali, le case discografiche che operano precise politiche decisionali di marketing, oltre una gestione mirata della comunicazione, avendo dalla loro parte grandi capitali da investire per soddisfare i gusti del grande pubblico.

Un nuovo modo d’intendere la musica

Quando parliamo di indie intendiamo un pubblico cresciuto con un sistema di pervasività della musica diverso dalle generazioni precedenti, figlio della rivoluzione digitale tecnologica. Se i musicisti dalla loro hanno approfittato di questa digitalizzazione del mondo per sopperire alle mancanze economiche e tecniche, lavorando come background e facendo le prime autoproduzioni, il nuovo pubblico dei millennials ha abbracciato la musica a livello differente rispetto all’emissione verticale.

Grazie al nuovo modo di comunicare dei social le informazioni non passano più solo tramite i media generalisti, ma attraverso un circuito complesso parallelo e sotterraneo incontrollabile e spesso ingestibile. Dalla rete si cerca una musica gratis facile da fare e immediatamente condivisibile, quindi fortemente rappresentativa, in quanto scelta e valorizzata dall’utente stesso, tutto l’opposto del circuito radio televisivo.

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Indie palestra per il mainstream

Il mainstream è quello che viene conosciuto tramite i canali tradizionali come la radio ma soprattutto la tv. L’indie è considerato come la serie B della musica, la palestra e la gavetta per verificare se l’artista riesce ad arricchirsi anche senza gli investimenti e le major. Se abbia o meno una valenza positiva non si può dire, perché inizialmente non è una scelta essere indie ma una necessità.

Se da una parte abbiamo il mondo e le etichette major in cui le scelte sono controllate e i gusti sono imposti, dall’altra parte c’è quello delle etichette indipendenti che non puntano a proporre una musica preconfezionata ma si interessano e promuovono quello che a loro piace, che sentono proprio. Il linguaggio delle etichette indie non è riferito solo a un pubblico di nicchia ma non è neanche immediatamente comprensibile dalla massa.

L’indie alla conquista delle major

In questo panorama dove tutti possono autopromuoversi attraverso i social, non è facile emergere. Molti cercano di farlo attraverso la partecipazione ai talent come Eugenio Campagna e Mameli, altri provano con le etichette indipendenti come i Rovere, Cimini, Galeffi e Ariete. Quando riescono a raggiungere la popolarità vengono poi corteggiati dalle etichette major per mezzo di collaborazioni in album di cantanti famosi, o producendo proprie canzoni per conto di rilevanti producer.

Calcutta ha scritto pezzi per J-Ax, Elisa, Fedez, Jovanotti e Tiromancino, e Tommaso Paradiso ha collaborato con Noemi, Giusy Ferreri, Nina Zilli e Loredana Bertè. In Italia, sono presenti molteplici etichette discografiche indipendenti, ideate per supportare uno o più artisti, a seconda del budget disponibile. Per compensare alla mancanza di fondi da cui dipendono la produzione degli album e la loro diffusione, queste realtà minori collaborano con le major, come è avvenuto ad esempio per Lo Stato Sociale, Brunori Sas e Calcutta che hanno iniziato la loro carriera rispettivamente con Garrincha Dischi, Picicca Dischi e Bomba Dischi per poi firmare contratti con l’Universal Music Italy, Island Records e Sony Music Italy.

E invece no, tu vuoi canzoni emozionanti che ti acchiappano alla gola senza tanti complimenti

Canzone contro la paura, Brunori Sas

Il successo di questi autori aumenta di giorno in giorno. Già nel 2018 Calcutta ha riempito lo stadio Domenico Francioni di Latina con 16mila fan e auspichiamo che, terminata la pandemia, questi artisti di talento possano raggiungere numeri ancor più elevati.

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