Si torna a parlare di Cosmo, stavolta in una versione più intima, attraverso gli occhi del regista Jacopo Farina e della sua telecamera che seguiranno da vicino tutta l’evoluzione artistica di Cosmo, provando a raccontarla mantenendo lo stesso spirito visionario e terribilmente umano, citando, della produzione musicale dell’artista.

Ma Antipop non è solo un film, Antipop è, prima di tutto, musica (no fabbrica).
Accenni sul regista
Farina è un regista di Milan, ha lavorato come ritrattista per la rinomata agenzia fotografica romana Contrasto e come regista per 10 anni nell’industria musicale, realizzando video da milioni di visualizzazioni per i più affermati cantautori della scena indipendente Italiana: Cosmo, Baustelle, Gazzelle, Levante, Inoki, Ghemon, Tuttifenomeni e molti altri. Realizza documentari per la Fondazione Prada, Vice Japan, Vice Italia, Fondation Cartier, Triennale e ha realizzato la DOP del film “The man who Stole Banksy” con Iggy Pop. ANTIPOP è il suo primo film.
La Vita di Cosmo: Un Viaggio Intricato
Il mondo della musica è spesso un caleidoscopio di suoni e stili, ma pochi artisti hanno osato sfidare le convenzioni con la stessa audacia di Cosmo. Nel documentario che getta, sfacciatamente, una luce su questo personaggio enigmatico, siamo invitati a esplorare gli angoli più oscuri e affascinanti della sua vita e della sua carriera, aprendo una finestra su un mondo dove la sperimentazione sonora e la ribellione artistica sono la norma.

La narrazione del documentario si snoda attraverso la vita complessa e intricata di Cosmo. Dall’infanzia alle prime esperienze musicali, siamo trasportati in un viaggio che svela le sfide personali e professionali che hanno modellato l’artista e la sua musica.
La sua lotta contro le convenzioni sociali e le aspettative del settore musicale diventano una parte centrale del racconto, fornendo una prospettiva unica sulla sua determinazione di rimanere fedele a se stesso. La storia di Cosmo è quella di una tribù: la sua famiglia, i suoi amici, Ivrea, l’universo colorato e inclassificabile che frequenta il mondo del clubbing. La noia e le insidie della vita di provincia che diventano motore per la creatività.
La narrazione è dello stesso Cosmo, così come la colonna sonora. Scelta furba che ci fa credere di aver vissuto lo stesso viaggio di Farina mentre era alla scoperta di quella tribù Cosmica e di
“personaggi incredibili, esagerati, sinceri, fuori dagli schemi che mi hanno accolto e fatto sentire a casa“
Jacopo Farina

L’Evocazione Visiva: Stile e Immagini nel Documentario
Oltre alla sua musica, il documentario cattura l’estetica distintiva di Cosmo. L’uso di immagini suggestive, filmati di repertorio e interviste approfondite crea un ritratto visivo ricco di significato. La regia astuta offre uno sguardo dietro le quinte della creazione artistica di Cosmo, , permettendo al pubblico di immergersi nella mente di questo visionario anarchico unico.

Il fulcro del documentario, a differenza di quello di tanti, non è raccontarsi come artista arrivato, ma di mostrare ai fan da dove è nato tutto
“Al centro non ci sono io, ma le persone che mi hanno circondato: è un racconto indiretto di me. I miei genitori non parlano di com’ero da bambino: ‘Era già un genio’. Non c’è quella retorica. Ce n’è un’altra, più politica, sognante. Racconto il background culturale in cui mi sono formato. Di classe, anche. C’è Ivrea, la provincia, la fabbrica in cui lavorava mio papà. Quello che racconto nel documentario è: ’Io sognavo solo di avere uno stipendio da operaio grazie alla musica’”.
Cosmo, l’eroe umile che non ci meritiamo ma di cui avevamo bisogno.
La Controversia e la Critica
L’Antipop non è solo uno stile musicale, ma anche un atteggiamento verso l’industria musicale e la società. Nel corso della sua carriera, Cosmo ha affrontato controversie e critiche, spingendo i confini dell’accettabilità e costringendo il pubblico a confrontarsi con idee e suoni nuovi. Il documentario esplora la reazione del pubblico e il suo impatto sulla carriera di Cosmo, riflettendo su come l’artista ha gestito la tensione tra l’innovazione e l’accettazione di massa.
“Antipop” è più di un documentario sulla musica – un’immersione in un mondo di creatività senza confini, incarnato da un artista che ha fatto della ribellione un’arte. Cosmo, con la sua musica sperimentale e la vita tumultuosa, continua a sfidare le etichette e a ispirare una nuova generazione di artisti ad abbracciare la loro autenticità. Guardare questo documentario significa prendere parte a un viaggio sonoro e visivo che esplora il potere della musica di superare le barriere e trasformare il panorama artistico.

E per chi lo conosce sa già che la sua attività di ribelle non si limita al campo dell’industria musicale.
Come quella volta che fu uno dei primi a difendere, con un monologo, i “rave party” descrivendoli per quello che a suo modo di vedere sono. Lo aveva fatto nel giorno in cui aveva preso il via, ufficialmente, in Senato, l’iter parlamentare del primo decreto del governo Meloni contenente le misure anti-rave illegali, tra cui la norma che consente raduni fino a un massimo di 50 persone.
Antipop dove?
Antipop ha preso il via l’8 Novembre in anteprima esclusiva al Festival Dei Popoli di Firenze (Cinema La Compagnia), nel contesto della sezione “Let music play”, completamente dedicata ai documentari sulla musica.

Per chi se lo fosse perso, niente panico!
Molto probabilmente, verrà distribuito perché tutti possano scoprire la genesi della musica di Cosmo.
“Lo distribuiremo, ma non so come e non so dove. Magari faremo degli eventi nei cinema, delle proiezioni speciali. Forse andrà anche su qualche piattaforma. Vedremo”.
Ma Cosmo non ha in serbo solo un racconto potente della sua musica. Il cantante, infatti, sta lavorando al suo prossimo disco dopo il successo di La terza estate dell’amore. Un disco, racconta, completamente diverso dagli altri
“C’è un disco nuovo che sta prendendo forma. Cambierò di nuovo le carte in tavola, con una svolta a livello di sound. Non so ancora come descriverlo, però. O forse sì: è un disco più italiano. Con Alessio Natalizia, con il quale lavorai già ai tempi dei Drink To Me e al quale ho affidato la produzione dei brani, stiamo andando più verso la tradizione. Sarà, per certi versi, un disco più anarchico, per altri più tradizionale. Lo trovo molto originale. Ma ho già detto troppo”.
Trovare le parole “italiano” e “tradizione” nella stessa frase mi fa venire in mente qualcosa che solitamente prende piede in Liguria, al teatro dell’Ariston…e mi viene da chiedermi – Cosmo, cosa vuoi dirci? Per togliermi questo atroce scenario dalla mente, cerco di aggrapparmi alla frase ‘un disco più anarchico’ e, in onore di questo, mi rifaccio al titolo di un piccolo libricino che è portatore di una grande verità: “Meglio tardi che RAI”.
