
Evergreen di Natale
Durante l’anno siamo sempre di corsa, impegnati in mille progetti, ma per le vacanze natalizie tutto si ferma e possiamo finalmente godere di un po’ di meritato riposo. Quale occasione migliore per cominciare una bella lettura, magari non troppo impegnativa e che faccia assaporare appieno l’atmosfera delle feste?
Se siete alla ricerca di libri da leggere o regalare ai vostri amici, ho qualcosa che fa per voi. Il primo testo è stato anche per me una scoperta, si tratta della raccolta di lettere scritte da J.R.R. Tolkien per i suoi figli ed intitolato Lettere da Babbo Natale. Il secondo suggerimento è il famosissimo Canto di Natale di Charles Dickens, la cui storia è stata oggetto di numerosi film di animazione, ma come tutti gli amanti della lettura sanno, il libro è sempre meglio del film, perché parla a ciascuno in modo particolare e consente di gustare con calma ogni dettaglio.
J.R.R.Tolkien: la realtà è meglio della fantasia
In grandi personaggi come Tolkien è la realtà a ispirare la fantasia. Le storie contengono sempre un pezzetto di anima di chi le scrive e uno sguardo al vissuto dell’autore è sempre utile per comprendere meglio i testi. La storia d’amore che John Ronald Reuel Tolkien, amato in tutto il mondo per la saga de Il Signore degli anelli, ha vissuto durante la giovinezza è degna dei migliori romanzi.
A diciotto anni conobbe Edith Mary Bratt, di tre anni più grande, e se ne innamorò perdutamente. Il suo tutore, Padre Morgan, non approvava questa relazione, dal momento che la ragazza era protestante e orfana, e quindi priva di beni. Impedì così al suo protetto di vederla fino a che non avesse compiuto 21 anni. Tolkien stesso ricorda l’accaduto in una lettera inviata al figlio Michael:
“Ho dovuto scegliere fra disobbedire e soffrire o ingannare un tutore che era stato un padre per me, molto più che la maggior parte dei padri. La storia d’amore rimase sospesa sino a quando non ebbi 21 anni. Non rimpiango la mia decisione, anche se fu molto dura. Ma non fu colpa mia.
Lei era completamente libera e non aveva voti nei miei confronti, e non avrei potuto che lamentarmi con me stesso se si fosse sposata con qualcun altro. Per quasi tre anni non le scrissi. Gli effetti negli studi non furono del tutto positivi, infatti durante il primo periodo caddi in preda a un’insana follia e al lassismo, sprecando buona parte del primo anno di College“.
La sera stessa del suo ventunesimo compleanno Tolkien scrisse una lettera ad Edith che non vedeva da tre anni, chiedendole di sposarla. Lei accettò e contro tutti ruppe il fidanzamento con George Field:
“sposare un uomo senza lavoro, pochi soldi e senza prospettive, a parte l’alta probabilità di essere ucciso durante la Grande Guerra”.
Oggi nelle loro lapidi sono incisi i nomi di “Luthien” per Edith e di “Beren” per Tolkien, protagonisti della storia d’amore contenuta ne “Il Sismarillion”.

Lettere da Babbo Natale
La devozione per la moglie e l’amore per la famiglia, sono i tratti caratteristici che hanno spinto un po’ per gioco Tolkien a scrivere ogni anno, dal 1920 ogni 25 dicembre, delle lettere rivolte ai suoi figli, in cui fingeva di essere Babbo Natale. La raccolta è stata pubblicata postuma il 2 settembre del 1976, in occasione del secondo anniversario della morte dell’autore, intitolata The Father Christmas Letters o Letters from Father Christmas, conosciuto come Lettere da Babbo Natale.
Si tratta appunto di un’insieme di racconti scritti tra il 1920 e il 1943, rivolti a John, Michael, Christopher e Priscilla in cui il loro papà inventava avventure vissute da Babbo Natale e dai suoi amici, l‘Orso bianco pasticcione e l’Uomo della Luna. Le lettere contenevano illustrazioni e poesie ed erano imbustate in carta bianca come la neve e affrancate con i francobolli delle poste polari.
La critica è riuscita a riscontrare in esse anche alcuni elementi che possono aver ispirato Il Signore degli Anelli. A curare la prima edizione è stata la moglie del suo figlio più giovane, Baillie Tolkien.
L’Inghilterra di Charles Dickens
Charles è vissuto nella prima metà dell’ottocento, secondo di una numerosa famiglia composta da otto figli e da mamma Elisabeth Barrow e papà John Dickens impiegato della Marina britannica. La famiglia durante l’arco della giovane vita dell’autore, si trasferisce più volte in diversi luoghi, da Londra a Chatham nel Kent finché impoverita trasloca a Camden Town, uno dei quartieri più poveri di Londra.
Il punto più basso della storia di questa famiglia si ha quando il padre viene arrestato per debiti e rinchiuso nella prigione della Marshalsea, e ancora bambino Charles è costretto a lavorare per dieci ore al giorno, in una fabbrica di lucido da scarpe Warren’s Blacking Warehouse.
“Unico spiraglio di luce in tanta tristezza erano i miei libri; fui fedele a loro com’essi a me e li rilessi da cima a fondo non so quante volte.”
David Copperfild
Dopo anni durissimi il 28 maggio del 1824 John Dickens viene scarcerato, grazie ad una cospicua eredità lasciatagli dalla madre, con la quale è riuscito a saldare il suo debito e Charles può finalmente tornare a casa e studiare alla Wellington House Academy. Divenuto scrittore di successo Dickens, denuncia nei suoi libri e nei suoi racconti la società del suo tempo con particolare riguardo alla piaga dell’infanzia sfruttata e della perdita dei valori.

Il Canto di Natale
Nonostante sia stato pubblicato il 17 dicembre del 1843, Il Canto di Natale, contiene valori universali senza tempo. La figura del ricchissimo e avaro Ebenezer Scrooge, che ha rinunciato all’amore e agli affetti per il denaro, e che viene visitato durante la notte di Natale dai fantasmi del passato, del presente e del futuro, è famosa in tutto il mondo e viene riproposta da anni anche al cinema.
Cos’è che rende questa storia così speciale? A mio parere, leggere questo racconto di Dickens al termine dell’anno trascorso, aiuta a tirare le somme della nostra vita. Pensiamo mai alle conseguenze delle nostre decisioni? Siamo coscienti fino in fondo, su come investiamo il nostro preziosissimo tempo?
Forse come Ebenezer abbiamo bisogno anche noi di tre fantasmi che ci vengano a fare visita, per svegliarci dal sonno dell’incoscienza ed essere più presenti a noi stessi.
Scrooge ha avuto questa enorme possibilità di redenzione e attraverso la sua avventura, possiamo riflettere sulla nostra vita, se siamo soddisfatti e continuare il percorso intrapreso o avere il coraggio di cambiare rotta se quello che facciamo non ci rende felici. Non è mai troppo tardi! Se è stato possibile al vecchio avaro possono farlo tutti. Questo è l’augurio che Dickens fa a tutti noi di avere la consapevolezza della nostra vita e il coraggio di cambiarla se non ci da gioia.
“Con gli spiriti non ebbe più a che fare, ma si rifece con gli uomini. E di lui fu sempre detto che non c’era uomo al mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale. Così lo stesso si dica di noi, di tutti noi e di ciascuno! E così, come diceva Tiny Tim: “Dio ci protegga tutti e ci benedica”.