Dal semplice al complesso
Esiste davvero una linea di divisione tra ciò che è strumento musicale e ciò che non lo è?
È un quesito che abbiamo accarezzato più volte in questa rubrica, principalmente andando nella direzione della semplicità e reperibilità degli strumenti. Rocce sbattute l’una contro l’altra, canne di bamboo, oggetti di uso quotidiano e chi più ne ha più ne metta: la musica fa largo uso del ‘fuori standard‘, in questo senso. Che dire, però, delle macchine musicali? Anche la complessità può far sorgere dei dubbi.

Abbiamo in precedenza già parlato del panarmonicon, il primo strumento ‘one man band‘ della storia, capace di produrre da solo un’intera orchestra, e dei sintetizzatori vocali, che alterano le performance artistiche senza bisogno che l’utente sia necessariamente un musicista.
Oggi e nelle prossime puntate, con Musiculture, ci occupiamo di queste macchine musicali, gli straordinari automi che superano il concetto di strumento per reinventare musica e tecnica.
Automazione totale, automazione parziale
Che cos’è uno strumento musicale automatico? In due parole, possiamo definirlo come un complesso meccanismo, frutto dell’ingegno umano, che cerca di limitare il più possibile il ruolo del musicista. Dunque, tutto ciò che leva anche soltanto un dito del performer dalle note è un contributo in questa direzione? Non esattamente.

In un articolo su Mechanism and Machine Theory, dove Chen, Ceccarelli e Yan propongono uno studio e una classificazione degli automi musicali, si avanza una definizione più accurata:
Gli automi musicali sono dispositivi meccanici che suonano o agiscono automaticamente, e che non richiedono operazioni o forze ulteriori al fine dell’intrattenimento che offrono
Chen, Ceccarelli, Yan, A historical study and mechanical classification of ancient music-playing automata, p.1
Dunque, un automa musicale è qualcosa che ‘fa tutto da solo‘, dopo un’adeguata spinta iniziale. Questo significa che è necessario fare una distinzione tra strumenti totalmente automatizzati e strumenti parzialmente automatizzati: mentre i primi dipendono esclusivamente dal meccanismo che li aziona, i secondi, pur togliendo parte della perizia del musicista, hanno bisogno di qualcuno che li gestisca e li diriga.
I primi automi musicali: Ctesibio
La storia è lunga, ma possiamo serenamente iniziare dove tutto comincia: dalla Grecia antica. Di Ctesibio, inventore, matematico e ingegnere vissuto ad Alessandria D’Egitto nel III secolo a.C., sappiamo solo quanto raccontatoci da Vitruvio, Diogene Laerzio, Erone e pochi altri. Diogene, in particolare, ci dice che, nonostante lo straordinario ingegno, Ctesibio era poverissimo, al punto che il filosofo Arcesilao, recatosi presso Ctesibio mentre era malato, nascose volontariamente del denaro di sua proprietà sotto il letto dell’amico.

Ovviamente, nulla si è conservato delle macchine di Ctesibio, ma dalle testimonianze lasciateci sappiamo che fu lui ad inventare il primo organo a canne, azionato dalla pressione dell’acqua sull’aria, chiamato inizialmente soltanto hydraulis. Vitruvio ci racconta invece che grazie alla sua esperienza nello studio dei fluidi, era riuscito a creare veri e propri automi
Con la pressione dell’acqua e dell’aria; ad esempio, merli che cantano grazie a meccanismi ad acqua, bambole danzanti automatizzate […] ed altre cose piacevoli ad occhi e orecchie
Vitruvio, dieci libri sull’architettura
Molte delle prime macchine musicali nascono allo scopo di riprodurre suoni della natura, che non potevano essere registrati in alcun modo; gli automi musicali delle origini sono spesso legati al canto degli uccelli.
Dalla Grecia a Cina e Arabia
Fuori dalla nostra anima più affine, molte sono le testimonianze (più tarde) di automi musicali.
Cominciamo dalla Cina, dove nel XI secolo d.C. il ministro Su Song, su ordine diretto dell’imperatore, realizza un maestoso orologio automatizzato, che anima svariate figure dotate di martelli, gong e sonagli che si attivano con precisione allo scoccare delle ore.

La torre verrà distrutta dai tartari qualche anno dopo la sua costruzione e nonostante gli sforzi finanziati dall’imperatore, al figlio di Su Song fu impossibile replicare l’opera del padre, che aveva probabilmente omesso volontariamente dai suoi appunti dettagli e componenti fondamentali per la realizzazione del meccanismo.
In ambito arabo, probabilmente il più straordinario automa musicale è il battello della musica di Al-Jazari. Si tratta di una band di piccoli automi, ciascuno con uno strumento musicale, azionata da un complesso meccanismo idraulico contenuto nello scafo.
Del meccanismo non sappiamo che quanto si può desumere dalle illustrazioni originali; dati comunque sufficienti per mostrarvi una moderna simulazione del funzionamento, in video:
Carillon, organetti e serinette: il viaggio prosegue
Dalle origini ai giorni nostri la strada è lunga: campane automatizzate, carillon, organetti e molte altre insolite creature animate, per una delle folli gare tecnologiche dell’umanità, o per l’intrattenimento di sovrani e ricconi.
Vedremo uno spaccato di altre bizzarre opere d’ingegno umano, passando attraverso il medioevo fino all’età moderna. Adesso, però, vi lasciamo con una piccola perla: l’automa di David Roentgen, ebanista del XVIII secolo, portato in dono ai reali di Francia, che anima un’inquietante Maria Antonietta intenta a suonare un Dulcimer.