Caricamento...
Mito in musica, musica del mito
Alla fonte della cultura musicale di un popolo ci sono quasi sempre radici mitologiche. La musica non può semplicemente esistere, nelle mani degli uomini. Deve esserci arrivata in qualche modo.
Ed è necessario che la spiegazione renda conto di quella meraviglia che essa è capace di provocare nel cuore di chi la ascolta e di chi la esegue. Di qui, le origini così spesso divine del dono della musica.

In Giappone, le cose non sono andate diversamente: le più antiche forme di musica sono anche forme di ritualità e nascono, non inaspettatamente, da un mito.
Entriamo, con Musiculture, nell’affascinante mondo delle sonorità giapponesi, così differenti da ciò a cui ci ha abituati la storia dell’Occidente.
Ex oriente lux: la matrice cinese
In generale, possiamo dire che una gran parte di ciò che costituisce le fondamenta dell’identità giapponese proviene dalla Cina. Questo vale per molti aspetti della cultura dell’isola, e in modo particolare per la musica.
Molti degli strumenti tradizionali della musica popolare sono modifiche eseguite su base cinese. Ad esempio, lo Shamisen, forse lo strumento musicale più caratteristico del Giappone, deve la sua esistenza al Sanxian cinese (che a sua volta potrebbe avere origini mediorientali).

Nonostante ciò, la musica cantata o strumentale tradizionale giapponese ha caratteristiche che la rendono inconfondibilmente nipponica; caratteristiche comuni ad altre discipline dell’isola, come le arti marziali, la cerimonia del tè o la calligrafia. Si tratta di strutture estremamente ritualizzate, meditative, pensate per favorire contemplazione e riflessione.
Lo Shinto, religione della natura

Il leitmotiv che lega queste caratteristiche è l’assorbimento nella pratica dello Shinto, religione nata e sviluppata esclusivamente in Giappone e quindi unicum per l’Asia. Un politeismo naturalistico che contempla l’esistenza di Kami, entità spirituali di diversa importanza che abitano la realtà in tutti i suoi aspetti, dal più umile filo d’erba alla montagna più imponente.

In questo ambito, il rito tradizionale Kagura, che concentra sia musica che danza, è il pinnacolo della ritualità Shinto. La divinità si presenta al pubblico attraverso la figura della sacerdotessa, o Miko, che viene fisicamente interessata dal passaggio del Kami.
Lo Shinto, alla radice, non è una religione di sermoni, ma di meraviglia: un sentimento che può generare parole o non generarle, ma che in ogni caso va oltre le parole stesse
Joseph Campbell
Il Kagura si divide in due fasi: Mai e Odori. Durante il Mai, la sacerdotessa si prepara al contatto con il kami, eseguendo movimenti più lenti e circolari, che facilitano la trance. Nell’Odori, i movimenti si fanno rapidi ed energetici e rappresentano la raggiunta fase di trance.
Il Kagura e Ame no Uzume
Il Kagura ha origini dal mito di Ame no Uzume, il salvataggio del sole da parte della Dea Ame. Susano’o, grande dio della tempesta giapponese, bisticcia selvaggiamente con Amaterasu, sua sorella e divinità del sole. In conseguenza della brutta discussione, Susano’o ha la brillante idea di rivalersi devastando i campi di riso di Amaterasu.
Non contento, il capriccioso dio della tempesta scaglia un cavallo scuoiato contro il telaio della sorella e uccide una delle sue dame di compagnia. Amaterasu, determinata a farla pagare a Susano’o, si rinchiude in una grotta, fondamentalmente sprofondando nella completa oscurità tutto il Giappone.

È qui che entra in scena Ame no Uzume, la divinità protettrice delle arti, della musica e della seduzione. Ame si avvicina alla grotta e con uno stratagemma attira l’attenzione di Amaterasu, mettendosi poi a danzare. Amaterasu, ammaliata dalla performance musicale e danzata, esce allo scoperto. Rapidamente, il sue rifugio viene chiuso alle sue spalle da altre divinità e la signora del sole convinta a ritornare a casa.

Da allora, questa pratica viene rappresentata tradizionalmente per ricordare lo straordinario dono che, tramite danza e musica, Ame no Uzume ha fatto agli uomini.
Tradizione e progresso: Shamisen Rock
Le origini rituali della musica tradizionale giapponese non la imprigionano però nel ruolo esclusivo di rievocazione storica o performance religiosa. Molti artisti d’avanguardia hanno tentato di contaminare la pratica tradizionale con influenze occidentali.

È il caso, ad esempio, degli ‘Yoshida Brothers’, che hanno portato il suono dello Shamisen nel jazz, nel rock e nel pop, mescolandolo a chitarra elettrica e batteria.
Caricamento...