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maneskin iggy pop

Maneskin e Iggy Pop insieme per una spinta verso l’oblio?

La band italiana e il big ospite per il remix di 'I wanna be your slave'

Sempre e solo Maneskin.

Loro.
Ancora loro.
Sempre loro.
I Maneskin non ne vogliono sapere di scendere dal tetto del mondo.
Portatori del nostro Bel Paese all’estero, volenti o nolenti massima rappresentazione italiana in questo momento.
In barba a chi c’ha provato per primo: i record della band fanno sembrare i risultati conseguiti dal buon Sfera Ebbasta delle banalità.

In questo momento quindicesimi nella classifica globale degli artisti più ascoltati su Spotify, i ragazzi sembrano puntare sempre più in alto: oltre a i molti risultati conseguiti quest’anno, è uscito recentemente il remix di ‘I wanna be your slave’ con ospite niente di meno che Iggy Pop.

I know you scared of me
You said that I’m too eccentric
I’m crying all my tears
And that’s fucking pathetic

So che hai paura di me
Hai detto che sono troppo eccentrico
Sto piangendo tutte le mie lacrime
E questo è fottutamente patetico

‘I wanna be your slave’, Maneskin

Iggy Pop con le nuove stelle del Rock

Iggy Pop Maneskin
Iggy Pop in concerto

‘Lust fot Life’, ‘The Passenger’… Innumerevoli i brani del cantante degli Stooges, sicuramente uno degli artisti più influenti della sua generazione, considerato tra i creatori del sound tipico del punk.
Una figura iconica, tra le sue performance provocatorie e spinte, per fare un giusto esempio: Pop è considerato il creatore dello stage diving.

Una collaborazione che unisce generazioni separate da cinquant’anni, che crea credibilità alla band italiana con un feat così importante a livello internazionale, e ridà uno spazio mediatico a una leggenda vivente.
Insomma, un’ottima opportunità da entrambe le parti per mantenersi sulla cresta dell’onda e rimanere al passo coi tempi.

Sempre una sorpresa, ma è abbastanza?

A questo punto lo devo ammettere: i 4 ragazzi continuano a stupirmi ogni giorno, riescono sempre a superare quello che credo sia il loro limite.
Dalla vittoria a Sanremo, poi all’Eurovision e successivamente questa collaborazione, non mi aspettavo nessuno di questi risultati.
E tutt’ora non me l’aspetto.

La posizione un po’ troppo democratica presa in passato continua a non farmi vedere il gruppo come effettiva rock band, o con un a valenza storica che non sia di risultati economici.
Perché ovviamente dobbiamo guardare ogni traguardo raggiunto dai Maneskin come puramente numerico e commerciale.
Certo, degno di nota senza alcun dubbio, ma credo che anche questa collaborazione con un mostro sacro della musica faccia risaltare quanto detto: un buon risultato ed una canzone che suona perfettamente, ma con un ospite distante, che sembra partecipare alla canzone grazie a qualche minuto libero.

Bravi artisti senza alchimia

Ovviamente si deve sempre tenere in conto che Iggy Pop non possa più avere la carica dei Maneskin, passando mezzo secolo tra le date di nascita, ma questo non basta a giustificare l’effetto dato dal brano.
Una buona interpretazione da parte di Iggy, che però sembra data dall’esperienza e non dall’effettiva sintonia con il pezzo, risultando artificiale, distante.

Un’ottima mossa commerciale da entrambe le parti dunque, ma un’occasione sprecata per dimostrare quanto effettivamente possa valere la band italiana, con un’ospite che ha collaborato solo un’altra volta in cinquanta anni di carriera con un’artista della nostra nazione: Zucchero Fornaciari, per la versione inglese di ‘Chocabeck’, il suo undicesimo album in studio.

Un futuro non certo

Maneskin
I Maneskin

Il vero motivo dunque, che credo sia dietro a questa collaborazione è quello di consolidare l’immagine dei Maneskin, rendendoli non solo ascoltati e apprezzati da un pubblico estremamente vasto, ma anche amati dai primi che si sono distanziati dal loro successo: i fan più accaniti del rock anni ’60/’70 a cui si rifanno.
Quale modo migliore dell’avere come ospite uno dei pionieri di quello stesso periodo?

Il risultato, però, ho timore non venga apprezzato da chi deve conquistare. E se effettivamente fosse così, credo si paleserebbe all’orizzonte ciò che si voleva evitare: l’oblio, perlomeno parziale, di una band cresciuta molto (forse troppo) velocemente.
Iggy Pop serviva quindi a fermare all’interno di un vasto firmamento una delle comete più luminose che siano mai appartenute alla volta celeste: i Maneskin.
Vedremo con i nostri occhi, nel prossimo futuro, se il remix di ‘I wanna be your slave’ è riuscito in questo fondamentale passo avanti.

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