In quanti cantano di Coca e Pepsi?
Spesso sottovalutato, il potere della musica di influenzare il clima culturale e anche economico è oggi adeguatamente studiato anche in master e corsi universitari di neuromarketing. Se ancora non ve ne foste accorti, sono ben tre i tormentoni estivi che citano la Coca-cola nel testo, come operazione di product placement. Ancora, la Pepsi sceglie i Måneskin come sottofondo dello spot per l’Italia. Non è affatto un caso che la canzone più apprezzata del momento finisca a rafforzare positivamente (coff coff Pavlov) l’immagine del brand.

La storia, in quanto maestra di vita, non ha nulla da invidiare ai nostri tempi in termini di astuzie. La propaganda musicale è stato un tassello fondamentale per consolidare la base del potere nei regimi totalitari, ma non solo. In generale, da quando con la diffusione della radio la musica è diventata una forma di intrattenimento per le masse, è stata lo strumento di propaganda per eccellenza, prima di essere spazzata via dalla televisione.
In queste puntate, ciascuna dedicata a un contesto storico differente, propongo un viaggio attraverso le canzoni del potere. La musica che ha, nel secolo scorso, glorificato l’establishment e promosso le operazioni politiche e militari di tutti quei governi che hanno fatto uso di propaganda mediatica.
Maestri del potere, maestri della propaganda
Gli Usa sono stati tra i protagonisti di spicco della propaganda del secolo scorso. Sia durante la Prima che nella Seconda Guerra Mondiale, la musica in America veniva usata sistematicamente per ispirare lo sforzo bellico e promuovere arruolamento e fiducia nell’esercito: music and power, insomma.
Canzoni come ‘Over There‘, durante la Prima Guerra Mondiale, descrivevano i coraggiosi soldati americani impegnati per una missione di giustizia, nascondendo le orribili atrocità di una guerra che consumava migliaia di vite ogni giorno.
Con esse, filastrocche, canti popolari e incredibilmente anche ninne nanne, affollavano l’immaginario pubblico della guerra. ‘Lullaby of war while your daddy’s far away‘, composta nel 1917 da Robert S. Kampman, è la canzoncina della buonanotte che non ti aspetteresti mai. Il testo incoraggia un bambino in attesa del ritorno del padre dal conflitto a prepararsi a prendere in mano le armi a propria volta, in futuro, per difendere il Paese e diventare un ‘great big soldier man’.

Una seconda guerra in musica
Il Secondo Conflitto Mondiale ci porta un vero e proprio fiume di musica propagandistica di ogni genere. Sarebbe difficile prendere in esame il volume di brani disponibili, perciò vi proponiamo una raccolta di 51 pezzi del periodo, in un album rilasciato nel 2006 da Past Perfect.
Tra questi, sicuramente spicca per intenti ‘Don’t Let’s be Beastly to the Germans‘, canzone satirica del 1943 composta da Noel Coward e molto apprezzata anche dallo stesso Churchill, ma presto bandita dalla Bbc per l’umorismo troppo caustico e fortemente criticata oltre oceano.
Diamo ai tedeschi il loro spazio aereo
‘Don’t Let’s be Beastly to the Germans’, Ritornello – Traduzione
E trattiamo i ratti con gentilezza,
Non comportatevi come bestie con i crucchi.
Lo stesso Nat King Cole, celeberrimo cantante Jazz di metà novecento, nel 1944 realizza ‘D-day‘, in onore dello sbarco americano in Normandia. Nel testo, si incoraggia all’attesa paziente di notizie sull’esito dell’operazione e all’acquisto dei titoli di guerra per sostenere lo sforzo bellico.
Non solo musica – in battaglia con i comics
Parlando di Seconda Guerra Mondiale, è impossibile non guardare anche dell’influenza che l’industria di comics e cartoons ha avuto nell’immaginario del periodo. Un piccolo extra fuori tema, ma di qualità garantita. Lettore avvisato, se l’argomento è indigesto, sappiate che ambasciator non porta pena.
Tanto per cominciare, una delle ragioni che hanno portato i comics americani al successo è proprio il loro impiego come materiale di propaganda. Come i soldati, anche i supereroi si unirono alla guerra, bersagliando la giovane audience di messaggi patriottici e nazionalisti.

Captain America, il personaggio Marvel che oggi tutti conoscono, nasce nel 1941 come patriota americano modello delle giovani generazioni di lettori, impegnato nel conflitto contro la Germania nazista. Nel 1940, ancora, in un’edizione speciale, Superman cattura sia Hitler che Stalin.
Questi sono soltanto un paio dei numerosissimi supereroi impiegati nella propaganda culturale del periodo, come Miss Victory, Minute-Man e lo stesso Zio Sam, che diventa protagonista di un proprio comic.

Cartoons in marcia contro l’asse
Per i cartoons, le cose non andarono diversamente. Se vi dicessi che nel prossimo video vedrete un cartoon del 1943 con Daffy Duck che combatte i nazisti e finisce per tirare una martellata in testa a Hitler, intento a tenere un comizio alla nazione? Credetemi, è soltanto la punta dell’iceberg.
Un altro incredibile frammento del 1942, The Ducktators, prodotto dalla Warner Bros, immagina Hitler, Mussolini e l’imperatore Hiroito come paperi, parodiati nella loro ascesa maldestra e susseguente caduta per mano della colomba della pace, che, in conclusione, puntando il dito alla parete decorata con le teste dei tre nemici come trofei, sentenzia:
Odio la guerra, ma una volta che è iniziata, beh, non ho scelto di scappare. Così posso puntare con orgoglio il dito a quella parete e dire che lì ci sono tre che non sono riusciti a darsela a gambe.
Colomba della pace, The Ducktators
Il cartone termina con l’ennesimo incoraggiamento all’acquisto di titoli di guerra americani, al periodo massicciamente emessi dallo Stato per sostenere le enormi spese materiali e sociali che il conflitto stava imponendo al Paese.
And that’s all, Folks!
In guerra tutto è lecito e, se sappiamo voltare un poco la pagina per guardare quel che c’è dietro, scopriamo che anche nella guerra culturale si combatte senza esclusione di colpi.
Prima della diffusione di massa di determinate forme di intrattenimento, erano pamphlet, volantini, riviste. Nel ‘900 si aggiunsero musica, fumetti, cinema e televisione e oggi sono anche i grandi nomi della rete, influencer e idoli delle masse, a contribuire con gran forza alla macchina della propaganda.
La pubblicità, nelle sue forme più disparate, è tutto tranne che un’invenzione del nostro secolo. That’s all Folks!
P.S.: sì, quello sotto è proprio Paolino Paperino, in un cartone parodico del 1943. Come passa veloce il tempo…
