Attenti a quei due WW: Wizard Wizard. O William Wilson?
In un famoso racconto di Edgar Allan Poe del 1840, intitolato ‘William Wilson’, si narra la storia di un giovane inglese di buona famiglia, carismatico, di bell’aspetto, affascinante. Studente finanziato dai suoi in un collegio giovanile, prima, e all’università, poi, William sembra condurre una vita piena di successo, facendo colpo sulle persone senza problemi.
Ma una strana figura, un coetaneo omonimo, lo perseguita: dall’infanzia condivisa in collegio fino al sopraggiungere dell’età adulta, l’altro William Wilson, simile in tutto al protagonista (a differenza della voce, che Poe descrive ‘bassa e soffiata’) renderà la vita del narratore non poco difficile. William Wilson verrà tallonato, perseguitato, ossessionato dal suo clone, che lo seguirà in ogni angolo d’Europa senza lasciargli scampo.
La storia si conclude con W. che, durante una partita di poker, ad un passo dallo spennare un ricco concorrente, viene sabotato dall’irrompere improvviso del suo alter ego, che rivela a tutta la banda i trucchi di carte usati per vincere. Colto da un raptus, il protagonista ucciderà il suo sosia: ma si renderà conto che quel clone guastafeste non era altro che se stesso allo specchio.
Wizard in informatica è la ‘procedura guidata’
Nel linguaggio informatico, per Wizard si intende una procedura guidata nell’ambito di un’applicazione complessa, che permette all’utente di progredire step by step (per installare o configurare un sistema operativo ad esempio). Il termine vuole ricollegarsi alla magia per veicolare il concetto di semplicità d’esecuzione di una procedura altrimenti più macchinosa e difficile.
Le iniziali WW di William Wilson ci hanno fatto pensare alla parola inglese Wizard, al tema del doppio e delle ‘carte svelate’ (come da racconto). E proprio di questo parleremo: di due maghi televisivi fin troppo simili. Tanto da risultare dei veri e propri cloni. Shim Lim ha partecipato e vinto ad America’s got talent nel 2018. Stefano Bronzato invece è stato vincitore dell’ultima edizione di Italia’s got talent.
Stefano Bronzato e Shin Lim: il primo, 29enne, originario di Isola della Scala in provincia di Verona, il secondo, canadese naturalizzato statunitense, anche lui classe 1991, terzo di una famiglia cinese di etnia Han originaria di Singapore.

I magici sosia: Italia, Cina, Canada, Usa e…
Virali da qualche mese i video che confrontano le due performance: da una parte Stefano, con una carriera alle spalle come modello; dall’altra Shin, pianista e violinista ‘accidentato‘, a cui venne diagnosticata la sindrome del tunnel carpale, un’infiammazione del polso che ha compromesso la sua carriera musicale, risolta solo in seguito ad interventi chirurgici e fisioterapia.
Stessa età, stesso taglio di capelli, stesso sex appeal, stesso trucco di magia presentato a Italia’s got talent (2021, Stefano) e America’s got talent (2018, Shin). Che siano un unico Jekyll/ Hyde in viaggio dall’una all’altra sponda dell’Atlantico? O un William Wilson mediaticamente brevettato? Dopo tre anni, ripescare il trucco di Shin era un bel modo forse per riallacciare l’audience verso il tema dell’illusionismo e dei giochi di prestigio (che in Italia aveva avuto molto seguito qualche anno fa, grazie al mago Casanova, ravennate sulla soglia dei 50).
Stefano Bronzato: Mago dell’auto imprenditorialità o abile replicante?
Dopo la vittoria di Stefano Bronzato, modello (ha lavorato per brand come Valentino, Dsquared, Missoni) che ha stregato la giuria di Italia’s got talent 2021, si preparano i casting per la prossima edizione di Italia’s got talent 2022. Bronzato è stato accusato da Striscia la Notizia di avere copiato la sua performance con le carte da quella del mago Shin Lim, vincitore di America’s got talent 2018.
Ma, come ci ha fatto notare l’esperto di magia Alessandro Parabiaghi in un video del suo canale YouTube, non si può parlare di plagio. FabiobassMagic, altro youtuber, preferisce invece non esprimersi, ma piuttosto focalizzare l’attenzione sui fatti. Nei due filmati vediamo Alessandro e poi Fabio. Ma la domanda principale è: chi è davvero Stefano Bronzato? In arte Steven Art of Magic, il giovane conta più di 17.000 follower su Instagram e il suo canale YouTube ne annovera circa 8.740. Nel 2014 Steven Art of Magic ha debuttato in tv sul canale Super! con la serie ‘Steven street of Magic’.
Allenarsi alla magia: come raggiungere la vetta?
Stefano sostiene di praticare la magia dall’età di sei anni. Duro lavoro, certo: ma per spezzare una lancia a sfavore di tutti i giovani demotivati e insicuri, Bronzato ribadisce la responsabilità del singolo di crearsi e migliorarsi, costantemente. Il beef, ovvero la critica ricevuta, non tiene dunque, non può essere ‘rimpolpata’ da altrettante succose lagnanze: dobbiamo considerare gli sforzi che il modello-mago ha affrontato per raggiungere il successo: senso estetico, perseveranza, impegno, capacità di calcolo e abilità nelle relazioni umane sono tutte qualità che Stefano è riuscito a controllare egregiamente.
Oltre ad essere un maestro delle arti illusioniste, il giovane under 30 è stato capace, quindi, di essere anche il mago, l’artefice della propria ascesa. Poi, che molti telespettatori non abbiano capito un’acca del suo gioco di prestigio, è più che normale; se non si è fra gli addetti ai lavori, non è semplice entrare dentro il meccanismo di un gioco di magia.

Talent show: ma quanto mi paghi?
Stefano lavora con la magia da una decina di anni: ha lavorato in tutto il mondo per eventi privati e feste, oltre che in strada. Non ha frequentato nessuna scuola, ma si è cimentato da solo, intrattenendo gli amici durante l’infanzia e l’adolescenza. Senza dubbio ha curato molto la propria immagine: belli si nasce, ma mantenersi belli è talento. Valentino, Dsquared, Missoni non l’hanno certo assunto a caso.
Bronzato è molto reticente circa la propria vita privata e di lui non sappiamo nulla: l’opinione pubblica si è cimentata così in miliardi di congetture sopra il suo personaggio, senz’altro utili ad aumentare follower e fatturati: “Che sia un figlio di papà?”,, “Uno straricco privilegiato?”, “Un instradato?”, “Un baciato dalla fortuna?”.
Certo è che Italia’s got talent non è stato che un barlume, una piccola tappa del suo percorso votato alla ricerca di una strategia illusionistica sempre più efficace e attenta. Il talent show, in effetti, non crea fama, ma punta piuttosto a consolidare capacità preesistenti. Non è né un arrivo né un inizio: soltanto una tappa. E la paga non è così male: Bronzato, da solo, ha incassato 100mila euro.
Talent et qualent: replicanti nel sistema televisivo?
Sembra che sia un format delle aziende televisive: richiedere un certo stile. Stesso capello, stesso gioco di carte. Altro che Tale e Quale Show (che tornerà in onda a settembre, diretto da Carlo Conti) o Dilettanti allo Sbaraglio (la famosa Corrida che dal 1968 al 2020 si è intervallata sugli schermi domestici per un totale di 31 edizioni, di cui 9 radiofoniche e con Carlo Conti dal 2018 come conduttore), abbiamo qui un esempio di Replicanti allo Sbaraglio?

Giochi di parole a parte, Raffaele Damen, che ha partecipato come fisarmonicista nell’edizione di Italia’s got talent 2017, è sicuro: “Il mondo dei talent show è molto duro: ci sono regole ferree da rispettare, e nulla di troppo spontaneo può sortire dall’accuratissima messa in scena del programma. Nessun fuori programma è ammesso“.
Senza dubbio, forse, riuscire a vincere un talent, che richiede abilità specifiche e non una messa in scena alla Barnum, è indice di nervi molto saldi e di altrettanto ferreo, fermo talento. Ma Bronzato sarà perseguitato da Shin, come William Wilson da William Wilson? That is the question. And we cannot answer. Speriamo soltanto che nessuno dei due provi ad uccidere l’altro. Altrimenti, Stefano/Shin potrebbe rendersi conto che non si trattava che del proprio ego allo specchio.
C‘era qualcosa nei gesti dello straniero e nel suo agitare il dito che io vidi controluce che mi riempì di indefinibile stupore […] l’effetto di tale avvenimento sulla mia immaginazione fu forte ma svanì al più presto
da ‘William wilson’, edgar allan poe