RECENSIONE
La buona novella
La Buona Novella
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La Buona Novella di De André. Ultimi 5 brani del capolavoro

Seconda e ultima parte della recensione di un capolavoro

Dove abbiamo lasciato De André

Nella prima parte della Recensione Generale di uno degli album concettuali più assoluti nella storia della musica contemporanea, ci siamo lasciati con un breve pensiero sulla traccia ‘Ave Maria‘ e la sua satira neanche troppo velata. Il viaggio dentro la rivisitazione De Andreiana della Buona Novella contenuta nei Vangeli Apocrifi deve necessariamente proseguire; per questo riprendiamo subito da uno dei brani, a mio avviso, più geniali e onomatopeici che si possano ascoltare. Una stesura divina dal carattere narrativo.

La buona novella retro
La buona novella retro cd

Maria nella bottega d’un falegname

Iniziamo col dire che questa canzone simboleggia un dialogo tra tre interlocutori: un falegname in primis. Da notare la connotazione dell’artigiano che perde le sembianze di Giuseppe (personaggio che, da questo punto dell’album, diventa sempre più marginale). L’autore, volutamente, vuole spersonalizzare questa figura rendendolo un testimone di tutte le atrocità che vengono consumate attraverso il frutto del suo lavoro. In entrambe le strofe è Maria che si rivolge al falegname.

“Costruisci le stampelle per chi in guerra andò, dalla Nubia sulle mani a casa ritornò”.

Maria nella bottega d’un falegname (Strofa I)

In mezzo a questi dialoghi ecco inserirsi la gente che, in coro, rimarca gli argomenti cardine di questa traccia immensa: il dolore e la sofferenza, la guerra, le ingiustizie e i soprusi. Tutti temi parecchio cari al poeta genovese. Il ritmo dell’arrangiamento è volutamente ripetitivo (quasi a scandire la monotonia del lavoro con il martello che batte e modella il legno) per poi aprirsi totalmente nei due ritornelli che donano un ritmo travolgente a questo capolavoro.

Via della croce

Un brano che svela, a mio avviso, tutta la complessa bellezza nella narrativa di De André. Letteralmente dal latino Via Crucis, la canzone si apre con tre quartine nelle quali a parlare sono i padri dei bambini trucidati da Erode mentre stava dando la caccia proprio a Gesù. Nelle parole di questi uomini, al passaggio di Cristo nella sua via della Croce, tutto il disprezzo e il dolore di padri che hanno visto i loro figli barbaramente e inutilmente trucidati.

Ben più della morte che oggi ti vuole, t’uccide il veleno di queste parole: le voci dei padri di quei neonati, da Erode per te trucidati.

L’attenzione si sposta ora in testa al corteo dove ci sono le vedove, le prostitute, le emarginate; tutte quelle donne che proprio da Gesù hanno ottenuto compassione e perdono. Sono queste donne che accompagnano il Cristo nel suo ultimo cammino, condividendo con lui in maniera empatica il dolore.
Le tre quartine successive sono dedicate agli Apostoli che sono sparsi tra la folla nella paura di essere riconosciuti come “cugini di Dio”. Qui viene messa in luce tutta l’umanità di coloro che, domani, saranno chiamati a spargere per il mondo proprio la Buona Novella di Gesù. Ma stasera sono muti e silenziosi avvolti dal terrore.

Il ritmo cambia quando De André si sofferma sulle opinioni che gli uomini di potere (anche loro confusi tra la folla) hanno di Gesù, ormai non più pericoloso in quanto agitatore di coscienze. Qui emerge la natura del potere costituito: quella di voler arginare la capacità critica del suo popolo, con il fine ultimo di controllarlo. Così, mentre Cristo è oramai morto, già il potere allunga le orecchie per capire se il messaggio del Messia sia già stato dimenticato o meno.

La parte finale del brano è, ancora una volta, dedicata ai compagni di croce di Gesù: i due ladroni. Coloro che, seppur soltanto umani, condivideranno con il Salvatore l’onore di saper (proprio come lui) morire in croce, accompagnati solamente dal pianto delle madri.

Tre Madri in 6 misure

Eccoci tornare ai 6/8 di tempo contenuti nel brano ‘Tre Madri’; un’atmosfera raccolta, silenziosa, quando sotto le croci la folla si dirada e rimangono Tre madri. Nella prima parte Maria viene quasi isolata dalle altre due che le chiedono il “lusso” di piangere un po’ più forte la morte dei loro figli Tito e Dimaco. Il loro dolore infatti durerà per sempre al contrario di quello di Maria che, tre giorni dopo, avrebbe visto risorgere il figlio.

Arriva così la risposta della donna che confessa alle altre due tutto il dolore umano per la perdita di un figlio che, nonostante la natura divina, resta fatto di carne e di cuore. E questo è quello che, anche la vergine, è destinata a perdere per sempre.

“Non fossi stato figlio di Dio
T’avrei ancora per figlio mio”

Il testamento di Tito

Live La buona novella

È sicuramente uno dei brani più iconici e profondi dell’intero repertorio del cantautore genovese. Una di quelle canzoni che racchiudono tutto il vero significato che il poeta ha da sempre attribuito alla fede cattolica, al di fuori dei giochi di potere e dell’etichetta: la predicazione dell’amore e della compassione.
Questo messaggio enorme viene affidato proprio a Tito, il ladrone buono che sta alla destra di Gesù in croce. Negli ultimi attimi della sua povera vita, l’uomo compie un pentimento autentico affrontando, uno dopo l’altro, tutti i comandamenti del credo cattolico. Una vera poesia alla redenzione. Un brano così profondo che parafrasarlo sarebbe un modo per non ricordarne la sua essenza pura. Per questo vi lascio all’ascolto.

Laudate Hominem. Il prologo

Posto alla fine dell’opera massima di Fabrizio De André (opinione personale) in “Laudate Hominem” è svelato il significato che Faber ha voluto dare all’intero album. Si tratta della trasposizione e trasformazione finale agli occhi dell’ascoltatore di Cristo che, da figlio di Dio diventa uomo assumendo di quest’ultimo tutti i tratti migliori. Ricordiamo che Cristo fu ucciso proprio da un potere (quello Giudaico) mentre con se portava i valori della fede totalmente spogliati dell’etichetta e delle logiche d’interesse.

Il Cristo di De André racchiude in se tutta quella naturale essenza che non ha bisogno di cerimoniali. Incarna la solidarietà, la compassione e l’amore. È, per questo motivo, decisamente il personaggio più rivoluzionario della Storia.

Fiero di essere ligure.

Clu
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