Tra k-pop e teneri d’eccezione
La lingua italiana è una lingua di per sé difficile, cantarla è in altrettanto modo difficoltoso, eppure la musica sudcoreana ha saputo sorprenderci in più di un’occasione.
Splash: da Colapesce e Dimartino ai Penguin in the water
Colapesce e Dimartino sorridono alle Seychelles, si annoiano a Panama, ma vengono cantati in Corea del Sud. È diventata virale l’esibizione dei Penguin in the water al “Phantom Singer” – talent trasmesso sul canale televisivo JTBC.

I tre cantanti – Junbeom Park, Seonghyun Kim e Woosung Kim – di evidente formazione lirica, hanno portato in scena “Splash” in una versione del tutto nuova alle nostre orecchie, con un perfetto accento italiano e brividi a non finire. La loro performance non ha soltanto incantato il pubblico internazionale, bensì ha soddisfatto anche gli alti standard dei giudici del programma i quali hanno assegnato loro il massimo del punteggio.
Chissà se avremo mai una collaborazione tra i tenori sudcoreani e il nostro sublime duo siciliano, nel frattempo facciamo il tifo per i Penguin in the water! Fighting!
Aivan e le Rolling Quartz stanno “Zitti e buoni”, o forse no.
Da quando i Maneskin hanno vinto l’Eurovision, “Zitti e buoni” ha fatto il giro del mondo e di cover. Seoul non si è tirata indietro davanti a questa sfida e sia Aivan sia le Rolling Quartz hanno interpretato la canzone adeguandola alle loro corde – vocali e strumentali, intendiamoci.

Con la chitarra in mano, e le varie console a fargli da supporto, Aivan trasforma l’aggressività della canzone in una rilassata rabbia nei confronti della società. La pronuncia non è totalmente perfetta, ma in fin dei conti chi è che ha davvero una dizione perfetta?
Le Rolling Quartz cantano un italiano un po’ noodlese, ma non perdono il ritmo nemmeno per un istante, neppure quando adattano parte del testo in coreano alla melodia originale. Una band rock tutta al femminile composta da cinque giovanissime ragazze dalla grinta travolgente tanto quanto la loro presenza scenica. «Rock will never die» ha urlato Damiano dopo la vittoria dell’Eurovision 2021, a quanto pare le Rolling Quartz sono fortemente d’accordo con lui.
Le “Farfalle” di Sangiovanni e delle IVE
È primavera e le farfalle svolazzano sia tra le note di Sangiovanni sia in quelle delle IVE.
Seppur il girl group sudcoreano è composto da sei membri, a cantare la cover – di quarantotto secondi – troviamo soltanto Gaeul, Reul e Yujin, ovvero la rapline e una delle vocalist. Per chi non segue il k-pop forse è un po’ strano sentir parlare di questa suddivisione, ma nell’industria musicale coreana esistono molti ruoli all’interno di una band e uno stesso idol può ricoprire più di uno. Ora, bando alle ciance e ai tecnicismi, godetevi queste farfalle italiane dal suono asiatico!
Il “Nessun dorma” di Onew
La musica classica è da sempre una musica settoriale, un genere che raramente si lascia contaminare da altri stili e, soprattutto, cantare da qualcuno che non ha una formazione classica alle spalle.
Eppure, Onew è stato in grado di portarla sul palco senza esitazione e senza errori.
Conosciuto come leader degli SHINee, l’idol ha eseguito un’impeccabile “Nessun dorma” durante un concerto live incantando gli shawol – questo è il nome del loro fandom – e non solo. La pronuncia italiana è perfetta, i brividi sono assicurati e le lacrime pure.
Ora che gli SHINee sono tutti tornati dalla leva militare obbligatoria, possiamo soltanto sperare che il comeback non si faccia attendere ancora per molto!

Quando il kpop incontra la lirica: il baritono V
Parlare di Kim Taehyung, in arte V, equivale a scrivere almeno altri dieci articoli su di lui e non dire ancora tutto.
Cantante dei BTS, attore, sassofonista, ambassador di Celine, è anche un elogiato baritono.

In diverse occasioni ha dato sfoggio della sua ampia estensione vocale e del tono profondo che lo contraddistingue, divertendo sia gli army – ovvero i fan – sia gli altri componenti del gruppo. Inoltre, è recente la notizia secondo cui il primo album da solista di V uscirà nel terzo trimestre del 2023. Chissà, magari qualche traccia potrebbe essere proprio in italiano!
Da “Volevo un gatto nero” a “The black cat nero” il passo è stato breve
Finora abbiamo parlato di cover o di esibizioni liriche dove la lingua italiana fa da padrona.
E se vi dicessimo che un classico nostrano come “Volevo un gatto nero” ha una nuova veste coreana dal titolo “The black cat nero”?
Cantata in una chiesa sconsacrata dagli Ateez per l’Halloween Performance, con parti rappate, batterie violente e coreografie energiche, tutto sembra tranne che il brano dello Zecchino d’Oro.
Otto vampiri, che alla fine del video si trasformano in otto gattini neri, otto volte che ascolto questa versione di “Volevo un gatto nero” e otto volte che continuo a rimettere play.