Tonno

Tonno e il loro ‘Miracolosamente Illesi’

Dopo gli album 'Quando ero satanista' e 'SpinOff', tornano con il terzo disco prodotto da Tommaso Colliva

di Alessia Maselli

I Tonno sono ‘Miracolosamente illesi’

Un disco, prodotto da Tommaso Colliva, che contiene 8 canzoni nate da tanti momenti diversi, tra pandemia, guerre, cambi di lavoro, traslochi e relazioni che finiscono, e che vuole raccontare che, nonostante tutto, se ne può uscire in piedi, o meglio, ‘miracolosamente illesi’. E c’è qualcosa che i ragazzi sono convinti sia fondamentale per salvarsi dalla routine, dal caos della vita di ogni giorno: la musica, un appiglio e una possibilità di trasformare in qualcosa che ha un senso tutto quello che ci lascia confusi, ma soprattutto essere consapevoli di quali sono le proprie passioni e seguirle.

Come nasce ‘Miracolosamente illesi’ e perché la scelta del primo singolo cade su ‘Non lasciarmi andare’?

Sia come band che come amici ci siamo trovati sballottati in varie direzioni e la musica è stata ed è un appiglio, e la nostra possibilità di trasformare il caos della vita di ogni giorno in qualcosa che ha un senso. Crescendo ci sembra sempre che tutto vada ogni giorno un po’ più a pu**ane o verso il grigio e la routine, essere consapevoli di quali siano le proprie passioni ci sembra l’unica cosa che può ‘miracolosamente’ salvarci. ‘Non lasciarmi andare‘ è la sintesi di questo pensiero: l’espressione semplice di un bisogno profondo.

Chi è la vostra fonte d’ispirazione del passato e del presente? (Se ci sono naturalmente)

Sul piano dei testi ci sentiamo influenzati da Battiato, Rino Gaetano, Baustelle e Pop x soprattutto per la scrittura ricca di immagini che lasciano all’ascoltatore il dovere di unire i puntini e costruire un suo personale senso. Sul lato musicale invece ci sentiamo più influenzati dal garage rock internazionale e dalla musica classica di fine 800.

Qual è il collante che tiene unita la band e l’oggetto della discordia per il quale vi scontrate (se vi scontrate) ?

Durante la composizione le cose filano molto lisce perchè ognuno di noi è il king del suo reame e siamo tutti alleati. Durante l’arrangiamento invece, quando l’ossatura del brano è composta, capita che abbiamo discussioni infinite per una virgola del testo o una nota in un punto: di solito la nota giusta era la prima che avevamo suonato, così come la prima parola detta per caso.

Il collante che ci tiene uniti è che siamo amici e che Tonno è il nostro gruppo preferito quindi abbiamo in primis l’interesse a fare canzoni che ci piace ascoltare visto che nessun altro lo fa per noi.

Date una definizione al Rock

Rock è un giubbotto antiproiettile fatto di proiettili.

Cosa ha perso, secondo voi, il Rock rispetto al passato? E cosa fareste per riportarlo ai suoi massimi splendori?

Non siamo nostalgici a riguardo, Il rock è sempre stato un genere sopravvalutato ed è fatto più di ormoni che di canzoni. Di certo non sappiamo cosa fare per riportarlo al massimo splendore (se mai c’è stato un massimo splendore), credo che ognuno sia indelebilmente legato alla musica che ha accompagnato momenti significativi della sua vita. Per alcuni quei momenti coincidevano con i Led Zeppelin e per altri coincidevano con Dua Lipa, ognuno ha il suo personale ‘massimo splendore’ che vorrebbe veder tornare ma non tornerà perché si invecchia e poi si muore.

Tre aggettivi per definire la vostra musica

Cremosa, Kawaii, Bella.

Qual è l’essenza di ‘Miracolosamente illesi’ e il messaggio che vuole lanciare?

L’essenza, come abbiamo voluto comunicare anche dalla copertina, è il bisogno di abbracciarsi, di mettersi in salvo dalle circostanze della vita, di uscirne.

Cosa ha in più questo progetto rispetto ai precedenti?

Non ha niente, ogni album che proponiamo è diverso dai precedenti e paragonarli è molto difficile. Di certo ci sono differenze sostanziali nella produzione: Tommaso Colliva ha fatto un grandissimo lavoro con noi sulle strutture dei brani e sull’estetica sonora facendoci scoprire un lato di noi che non credevamo di avere. L’altra differenza è nell’estetica dei testi nei quali abbiamo esplorato la nostra interiorità rinunciando a un po’ di ironia e leggerezza per andare più in profondità.

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