streghe della notte

Streghe della Notte: una storia della II Guerra Mondiale

La storia sconosciuta di donne eroiche, l'incubo dei nazisti.

di Daniela Castiglia

23.000 missioni in tre anni, 17 ponti, 9 treni, 26 depositi munizioni, 176 camion, 86 postazioni distrutte, 32 aviatrici morte, alcune delle quali bruciate vive sui loro aerei, 23 aviatrici nominate eroine dell’Unione Sovietica, due della Federazione Russa e una del Kazakhistan. Questa è la storia delle Streghe della Notte.

Chi sono le Streghe della Notte?

Streghe della Notte è il soprannome con il quale venivano chiamate le donne pilota dell’Unione Sovietica. Durante la Seconda Guerra Mondiale si occupavano del bombardamento leggero notturno. Formato da sole donne, il 558esimo Reggimento di bombardieri notturni, con i loro aerei eludevano i sistemi di individuazione, sorprendendo i nemici nelle notti più oscure.

foto delle donne che facevano parte delle streghe della notte

Dopo l’operazione Barbarossa, iniziata nel giugno 1941 con l’obiettivo di annientare l’unità aerea sovietica, i tedeschi riuscirono ad abbattere e catturare centinaia di aerei russi. I carri armati tedeschi si diressero verso Mosca. Ad ottobre 1941 le truppe di Hitler si trovano a soli 20 km dalla capitale russa. Una donna si reca al Cremlino per incontrare Stalin e offrire la sua collaborazione. Il suo nome è Marina Raskova, l’aviatrice più famosa degli anni 30 e 40. Stalin decide di approvare il progetto della Rascova, e l’8 ottobre 1941 viene emanato l’ordine di creare tre unità di aviatrici femminili.

Marina Roskova delle streghe della notte
Marina Roskova

Nascono così le Streghe della Notte. Donne da ogni parte dell’Unione Sovietica accorsero per prendere parte alla guerra e difendere il proprio paese. Quattordici ore di addestramento al giorno e solo sei mesi per imparare a volare, per imparare i codici e le tecniche di combattimento, il tiro, la navigazione e le armi. Volavano con biplani di legno e tela, il Polikarpov U-2 (Po-2), senza strumentazione, senza radio e paracadute. Un monomotore biposto a doppio comando, progettato alla fine degli anni Venti da Nikolai N. Polikarpov.

i biplani utilizzati dalle streghe della notte

I biplani venivano utilizzati come bombardieri leggeri per missioni notturne. Potevano volare a bassa quota tra i palazzi dei centri abitati, grazie alla loro leggerezza.

“Di sera arrivavano la benzina e le bombe e tutta la notte eravamo impiegate a bombardare. Le nostre mani e le nostre gambe gelavano, le giacche di pelliccia non riuscivano a scaldarci. Eppure, durante le soste in aeroporto si scherzava, si rideva… chi suonava il piano, molte scrivevano diari. Le mie compagne erano ragazze belle, intelligenti, che amavano sognare.”

Marina Roskova

Le Streghe della Notte volavano sempre di notte, e si orientavano con una bussola e un orologio. Planavano sugli obiettivi nemici con il motore spento, e lasciavano cadere le bombe. Poi riaccendevano il motore e scappavano via.

“I piloti sovietici che ci danno più problemi sono donne. Donne. Non temono nulla, vengono di notte a tormentarci con i loro obsoleti biplani e non ci fanno chiudere occhio per molte notti.”

Il capitano tedesco Johannes Steinhoff

La prima missione risale al 28 giugno 1942. Le Streghe della notte combatterono fino al 1945. Nel 1943 gli conferirono  il titolo onorifico di Guardie e rinominato 46º Reggimento delle Guardie da Bombardamento Notturno Taman. Il reggimento venne sciolto sei mesi dopo la fine della guerra.

Raskova si schiantò sul Volga ghiacciato il 4 gennaio 1943, a causa di una tempesta di neve, mentre cercava di raggiungere Stalingrado. Le sue ceneri sono sepolte nel muro del Cremlino dedicato agli eroi di guerra. Nonostante il loro importante contributo, le Streghe della notte vennero escluse dalla parata durante i festeggiamenti per la fine della guerra.

“… la guerra significa sempre morte, sangue, rovina; la donna invece è stata creata per dare la vita. È proprio per difendere la vita noi abbiamo accettato di andare in guerra. Abbiamo amato i nostri apparecchi come, in seguito, abbiamo amato i nostri figli…”

Marina Raskova

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