Big Boy

Da Sergio Sylvestre a Big Boy: 6 anni di cambiamenti

Un lungo viaggio introspettivo, tra ricordi, sogni e progetti

di Livia Soreca

Incontriamo Big Boy

Sono passati 6 anni, eppure ad alcuni di noi sembra solo l’altro ieri quando Sergio Sylvestre nel 2016 vinceva la quindicesima edizione di Amici, il talent show condotto da Maria De Filippi. Nel corso degli anni l’artista di origini americane ha proseguito la propria carriera musicale, portando a casa traguardi e successi. Noi di Where Magic Happens ci siamo messi in contatto con lui e ho avuto l’immenso piacere di scambiare quattro chiacchiere con il Big Boy più amato di sempre.

Buongiorno Sergio e benvenuto. Prima di introdurre un po’ la nostra chiacchierata ti chiedo come stai e come va.

Sto molto bene, sto da Dio. È una bellissima giornata qui a Milano, c’è un po’ di sole. Mi sono svegliato molto felice.

Ti garantisco anche io!

Comincerei con una domandina per rompere il giacchio: qual è la prima cosa che ti viene in mente se pensi a Sergio del 2016 e alla tua presenza ad Amici?

Bella domanda. Una cosa bellissima del mio inizio ad Amici sono sempre state le braccia aperte del pubblico, della gente, di Maria, di tutti. è stato un periodo molto euforico, dove non capivo nulla. Per chi non conosce la mia storia: io ero un giocatore di football americano, per sfortuna mi sono fatto male al ginocchio e questo mi ha bloccato la carriera.

Big Boy
Sergio Sylvestre ad Amici 2016

Quando ho iniziato a fare musica era un po’ una terapia per me, uscire da uno stile di vita ed entrare in un altro è stato come un film. Ho lavorato in vari locali a Gallipoli, in Puglia, poi ho avuto questa bellissima opportunità di partecipare al talent di Amici. Ti dico, è stato un periodo dove veramente non capivo nulla. Da essere un ragazzino che canticchiava nei locali a cantare di fronte a tutta Italia è un cambio molto importante e anche un po’ traumatico, ma traumatico bello.

Certo, quell’agitazione bella, quell’ansia giusta. Colgo la palla al balzo: pensando a come è iniziata, avresti mai immaginato di arrivare dove sei oggi?

No, no, no. Per me era stato semplicemente un gioco. Nel senso che era tutto nuovo, un’esperienza nuova. Mai fatte competizioni di canto, mai fatto televisione. Facendo un percorso del genere non mi aspettavo l’amore della gente. Tutte le collaborazioni che ho fatto dopo, partecipando a Sanremo, aprendo il concerto di Andrea Bocelli, collaborando con J-Ax e Fedez, scrivendo la mia prima canzone in italiano con Giorgia… Tutte queste cose… Quando lo racconto oggi dico “mamma mia, wow”.

Sono state tante belle cose che non mi aspettavo dall’inizio. Ho pensato solo a fare bella figura, “mi diverto, faccio musica e basta”, poi è stato tutt’altro. La mia vita è un po’ così, il vento mi porta dove vuole, e mi ha portato qui.

E ha fatto bene direi. Colgo l’occasione per chiederti un parere, vista anche la tua esperienza. Non ti aspettavi nulla e poi invece ti è arrivato tanto. Tu ora consiglieresti agli artisti emergenti la partecipazione ad un talent come Amici, nonostante sia parecchio mutato negli ultimi anni? Secondo te può essere ancora oggi d’aiuto per lanciarsi nel mondo discografico?

Guarda, ti dico il mio punto di vista. Sinceramente ogni artista deve fare quello che si sente. Ogni opportunità è quella giusta. Da 6 anni tante cose sono cambiate: i social sono più presenti, diventi più virale anche per piccole cazzate. Non si sa mai come va. Per esempio, ho cantato l’altro giorno la canzone diventata virale “Povero Gabbiano”, questo ti fa capire quanto è importante il web. Io consiglio a qualsiasi artista emergente di fare quello che sente. Se senti di fare un progetto così intenso come Amici, che è molto bello molto forte… Fallo se ti senti pronto.

Io avevo 25 anni quando ho iniziato e non ero ancora pronto ma ho capito tante cose su di me. Vedo adesso in questo mondo di social, TikTok, Instagram, Twitch… Non è l’unico modo di uscire. Tutto è possibile, basta avere un po’ di gente che ti vuole bene e ti appoggia. Creare un fanbase, essere te stesso. Dopo 6 anni è facile essere dimenticato perché ogni anno ne esce uno nuovo, invece ancora adesso la gente mi conosce, credo perché sono sempre stato me stesso. È importante essere voi stessi e non avere paura di giocare. Se tu vuoi qualcosa non avere paura di prenderlo.

Le tue parole mi toccano molto, devo essere onesta. Ti ricordo esattamente così e ho sempre apprezzato il tuo modo di porti verso le cose.

Guarda, l’hai accennato tu: vorrei un attimo parlare di un argomento ancora molto fresco, Sanremo. Immagino tu abbia guardato l’edizione di quest’anno.

Sì sì. Quando vedo cose che magari ho fatto, tipo Amici o Sanremo, mi viene subito l’ansia. Ricordo quello che ho vissuto, tutti gli occhi addosso. Guardo un po’ però non troppo perché so come sono stato io in quella situazione. Per quello che ho visto, è stato un anno molto forte. Molte persone mi hanno colpito tantissimo. I vincitori Mahmood e Blanco, Elisa fenomenale. La cosa bella di Sanremo è stata la presenza di tutte le generazioni, è stato un bello spettacolo da vedere da casa. Sono molto felice per i ragazzi emergenti che non hanno paura di andare su quel palco e spaccare.

Big Boy
Sergio Sylvestre a Sanremo 2017

È vero. Infatti volevo proprio riflettere insieme a te su questo. Mai come quest’anno ho notato sia molti concorrenti provenienti dal talent, Amici ma anche X Factor. Come anche… Faccio l’esempio di Matteo Romano, giovanissimo, che come hai detto tu si è creato un fanbase da solo su TikTok.

Mi sorge spontanea una domanda che si allaccia a quello che ti ho chiesto prima. Fin quanto oggi partecipare ad un talent è effettivamente una marcia in più visto che ci sono i social? Un artista come Matteo Romano aveva già un seguito grandissimo.

Guarda, ti dico che Matteo Romano è carinissimo e che abbiamo lo stesso personal trainer. L’ho conosciuto, mi sembra proprio se stesso. Un ragazzo in gamba che si è fatto da solo con i social, molto bravo ad agire in questo senso, e non è facile. È stato bello vedere un ragazzo emergere dal nulla, un po’ come il mio percorso: un ragazzo “normale” che fa un talent.

Anche lui così è diventato quello che è. In questo momento è tutto possibile, non c’è bisogno di fare un solo tipo di percorso. Ci sono tante strade, come nel passato. Però adesso vedo che se hai un progetto bello e se riesci a toccare l’anima delle persone anche attraverso uno schermo del telefono, ce la puoi fare.

Io sinceramente se potessi tornare indietro e fare un percorso più social, non lo so… Tanta gente mi ha conosciuto per quello che sono, sono molto contento per quello. Ma ci sono tante cose che magari io non sono riuscito a far vedere. Sui social riesci a comunicare quello che vuoi in quel momento. Non dico che un reality come Amici sia “troppo”, ma per come sono fatto io molto timido e riservato sulle mie cose, alcune cose non le faccio vedere. Con i social puoi fare il fighetto, con il reality vedi proprio TUTTO.

Con i social sei tu a scegliere cosa mostrare mentre magari con un reality no.

Certo! Ci sono stati momenti intimi e personalmente avevo paura di confrontarmi con la gente. Però questo mi ha dato tanta forza, è stato questo che la gente ha apprezzato tantissimo. Ora ripensandoci non so se sia meglio il talent o il reality. Io non sono bravo con le telecamere, ma forse quell’imbarazzo mi ha fatto andare oltre. Mi ha fatto essere più sciolto e mi ha insegnato tantissimo.

Big Boy
Big Boy

Ti faccio giusto un’ultima domanda su Sanremo. In questi anni hai mai provato a partecipare?

No. Dopo due anni di Covid, non avendo più live e il contatto con il pubblico, ho avuto tanto tempo per stare dentro me stesso. Mi sono perso in me stesso, nella mia scrittura e nella mia musica. Mi sono perso e sono uscito a ritrovarmi con Big Boy. La mia muova anima artistica: cantare cose fatte da me, in inglese. Non voglio mollare tutta la musica italiana, però credo che Big Boy sia l’anima giusta.

Sergio Sylverstre è il ragazzo di Amici, Big Boy è l’uomo che sono oggi e che voglio raccontare alla gente. Non ho più provato a fare Sanremo. È bello, però secondo me bisogna avere un progetto quadrato bene e quello che sto cercando di portare avanti non è sulla stessa linea. Per adesso non sono concentrato su Sanremo, ma non è detto che un domani non possa esserci.

E infatti io volevo proprio chiederti questa cosa: ho ascoltato il tuo ultimo singolo, “Lose it All”. Ho notato il cambio di firma, cosa significa per te Big Boy? Tra l’altro è anche il titolo del tuo primo singolo.

Ho voluto sempre fare un richiamo al mio passato. Non sono una persona che dice “brucio tutto il passato per andare avanti”. Big Boy è stato il mio primo progetto in inglese e ho voluto portare quest’anima avanti. È la firma dei pezzi che ho scritto negli ultimi due anni, e non vedo l’ora di farveli ascoltare. Il Covid ci ha bloccato tantissimo, questo ti fa capire che il domani non è mai promesso. In passato mi dicevo “ma sì lo faccio domani” e invece no, io lo voglio fare oggi e bene.

Voglio divertirmi e voglio che la gente mi segua in questa nuova avventura. So che è un po’ diverso da quello che ha conosciuto fino ad adesso, però credo che bisogna avere sempre un cambio artistico. La gente si annoia, adesso viviamo subito, è tutto veloce. Non voglio entrare nella velocità ma voglio riuscire a dare qualcosa che la gente può apprezzare. Sergio Sylvestre era molto malinconico, in “Lose it All” invece c’è un po’ di dance, un po’ di hip hop.

Io l’ho notato ascoltando i tuoi brani. Un’evoluzione musicale che in realtà è anche un ritorno alle tue origini, guardare avanti ma sempre con un occhio verso quello che è c’è stato prima.

Sempre. Se non fosse stato per quello che ho fatto nel passato non sarei mai potuto arrivare qui. Me lo porto sulle spalle questa cosa e anche dento il cuore.

Big Boy
Big Boy canta “Lose it All” al Fabrique di Milano

Tra i tuoi ultimi lavori ho adocchiato subito “Motel California”. Hai lavorato con altri grandi artisti per questo singolo e volevo chiederti se ti andasse di raccontare come è nata questa collaborazione.

Certo! Si sente già l’anima di Big Boy che esce un po’ di più, “Motel California” è molto più stiloso. Richiama “Hotel California”, Los Angeles, dove sono stato e cresciuto. Mi è piaciuto tantissimo, “Motel California” è un brano scritto da me. Ho collaborato con Alessia Labate, Roy Paci, Saturnino.

Una collaborazione bellissima. Fare una fusion di tanti sound: ci sono io che canto inglese, il ritornello è un po’ in italiano, c’è un richiamo musicale spagnolo che ricorda le mie origini messicane. Una contamination. Io sono haitiano, messicano, americano, ormai italiano. Volevo portare tutte queste culture in un brano, credo di esserci riuscito.

Sì, e ti garantisco che ascoltando il tuo brano ho notato questo cambiamento di rotta. Mi sono detta “Sergio vuole raccontarci qualcosa”. Hai detto che stai scrivendo dei brani, hai già in mente qualche progetto per il 2022?

Guarda, speriamo che molto presto riesco a portarvi tutto. Non voglio spoilerare niente perché devo ancora capire quando, per via di tanti motivi, però ho tantissimi progetti pronti. Il piatto è caldo ma ho bisogno di capire quando presentarvelo. Sono molto felice perché, come ho detto, non ho mai scritto così tanto, non mi sono mai divertito così tanto come negli ultimi due anni. Sentirai questa cosa nei miei brani. Sono un po’ pazzerello, nella mia timidezza sono un po’ pazzo. Ci sono tante cose, non vedo l’ora.

Anche io non vedo l’ora. Mi ha fatto molto piacere riscoprirti e sono molto contenta se ti sia ritrovato anche tu. Volevo farti un’ultima domanda per chiudere il cerchio, anche se in realtà un po’ mi hai già risposto.

La tua evoluzione c’è stata da un punto di vista musicale e artistico. Volendo toccare un aspetto ancora più introspettivo: Sergio del 2016 e Sergio del 2022: ti senti davvero diverso e davvero cambiato?

Sì. Le esperienze che ho vissuto negli ultimi mi hanno permesso di crescere. Le collaborazioni, fare su e giù… La vita è così. Ci sono momenti dove sei al picco e altri dove sei più in basso. Quattro anni fa è mancato mio padre, è stato un periodo molto brutto che però mi ha aiutato tantissimo. Ci sono stati molti momenti in cui mi sono dovuto riguardare allo specchio, perché tante volte non ero contento di quello che stavo facendo.

La parte negativa della vita ti porta a dire “non lo so”, invece in questi ultimi anni ho capito che dobbiamo amare noi stessi e cercare sempre la felicità. Questo consiglio lo do a tutti: se ti trovi in una situazione che non ti piace e in cui non stai bene, vai avanti. Non è l’unica cosa, si pensa al rischio di perdere un’opportunità ma non è così.

Big Boy
Un nuovo Sergio

Bisogna sempre giocare, combattere per la felicità. Sono diverso perché ho vissuto tante cose belle e tante brutte. Tutte queste esperienze sto cercando di portarle avanti con la mia musica. Sono molto felice perché c’è stata tanta evoluzione e mi auguro che nei prossimi mesi io riesca a portarvi questo messaggio e tutte le cose che ho vissuto fino ad adesso.

Grazie mille Sergio. Io ti ringrazio per questa chiacchierata. Spero ti abbia fatto piacere scavare nel tuo “io” insieme a me. Grazie per quello che ci hai raccontato e io ti auguro il meglio per i tuoi progetti futuri, non vedo l’ora di ascoltare cosa ci stai riservando.

Ciao e grazie, un bacione da Big Boy.

Arrivederci Big Boy

Si conclude così questa piacevole chiacchierata con Sergio, ricca non solo di aneddoti e novità, ma anche e soprattutto di messaggi preziosi e sinceri. Non ci resta che attendere altra buona musica per toccare con mano la nuova anima di Big Boy.

Guarda qui tutta la videointervista

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