Lui ha ricevuto il premio Ubu 2021 per la drammaturgia, lo scorso Dicembre, al Cocoricò di Riccione, lei ha vinto gli Ubu nel 2017 come miglior attrice under 35, nel 2011 si è aggiudicata il Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro e, nel 2021, è stata vincitrice del premio Ivo Chiesa ‘Futuro della scena‘.
Ho conosciuto Mariano Dammacco, Serena Balivo e Erica Galante della Piccola Compagnia Dammacco a un laboratorio teatrale promosso dal Teatro Arboreto di Mondaino, un bellissimo spazio creativo immerso nel verde che ha dato vita, per esempio, al recente ‘Tutto Brucia’ dei Motus, spettacolo scritto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò con Silvia Calderoni, Stefania Tansini e R.Y.F (Francesca Morello).
N.A.I.P (Michelangelo Mercuri, personaggio che Where Magic Happens ha avuto il piacere di conoscere), ha militato per un periodo con loro.
Proprio a Mondaino, borgo suggestivo e incantevole avvolto nel sud dell’Emilia-Romagna, ho intervistato Mariano Dammacco e Serena Balivo. Con loro c’era anche il Gatto Chapo, il gatto della Piccola Compagnia Dammacco che augura anche a voi, amici di Where Magic Happens, un felicissimo 2022!

Mariano, da trent’anni lavori nel teatro come attore, drammaturgo, formatore…com’è cambiato il panorama scenico italiano, e come sei cambiato tu?
In questi trent’anni il mondo è cambiato, così come la società e pure lo scenario teatrale: il modo in cui si fanno le tournée, il rapporto con gli spettatori, il tipo di proposte…
Quando hai messo in scena la tua prima opera?
Verso i vent’anni ho messo in scena a Bari la mia opera prima, in una totale inconsapevolezza e incoscienza tecnica. Anche l’opera seconda, ‘Sonia la rossa’, con cui ho vinto il Premio Scenario, era legata a uno slancio, ad una naturale attitudine priva ancora di quella consapevolezza tecnica acquisita nel tempo.

Consapevolezza è quindi la parola chiave del tuo rapporto trentennale con il teatro. Quali abilità deve saper padroneggiare, secondo te, una persona di teatro?
Nel mio caso, si tratta di saper scrivere una drammaturgia, dirigere un attore e naturalmente mettere insieme uno spettacolo. A questo lavoro si aggiunge una maturata consapevolezza di quello che è il teatro, di cosa accade quando gli spettatori entrano in sala; quando si fa buio e la performance comincia, e quando poi si riaccendono le luci, cosa può accadere nell’ambiente rispetto alla reputazione dello spettacolo? Quali sono i percorsi, le circuitazioni da adottare? Tutto mi è molto più chiaro adesso.
Mariano Dammacco vincitore Ubu 2021
‘Cerchiamo la vera azione del teatro, inteso come voce che si faccia sentire nella vita reale della società’
Mariano Dammacco

Oltre a scrivere, dirigere e recitare, tu e Serena vi occupate di laboratori teatrali. Quand’è stata la prima volta che hai tenuto un laboratorio, Mariano?
Verso i 22 23 anni il Teatro Kismet di Bari, la mia città, mi mandò a tenere un laboratorio all’Istituto Tecnico, poi iniziai a lavorare al carcere minorile Nicolò Fornelli… Si può dire insomma che fui lanciato subito nell’acqua! Sviluppai consapevolezza sul campo, facendo. Intorno ai 35 anni sono emigrato a Brescia, dove per cinque anni ho collaborato con il Dams: lì sono stato a contatto con ben più di un centinaio di matricole universitarie. Poi dopo iniziai a tenere laboratori con spettacolo finale con veri gruppi di comunità, in Val Camonica, nel nord del Bresciano, assieme a persone radunate dalla pro loco. Quei cinque anni sono stati davvero una svolta.
Serena, dove hai conosciuto Mariano?
Ero proprio una di quelle matricole universitarie inscritte al Dams di Brescia!
…e hai deciso che non l’avresti più lasciato, vero?
Esatto. I suoi laboratori mi piacevano moltissimo, ero determinata e appassionata, stavo cercando di capire se potevo fare l’attrice, cercavo di orientarmi insomma. I laboratori di Mariano mi aiutavano tanto in questo. L’ho seguito in Val Camonica, passammo un mese in cui provavamo tutti i giorni, incontravamo il pubblico…facevamo proprio la vita degli attori! In quel mese avevo completamente abbandonato gli studi…l’università? Dimenticata!
Credo che tu abbia fatto decisamente bene, Serena (risata generale), visti i risultati. Sei originaria di Brescia?
Sono nata a Napoli ma i miei si sono trasferiti a Milano quando ero molto piccola, poi ho abitato a Brescia, a Modena, e ora a Mondaino. Da casa nostra si vedono i caprioli!
Serena Balivo in ‘Spezzato è il cuore della bellezza’, premio Ubu 2021
C’è, nel vostro percorso, una frase o un oggetto di scena a cui siete particolarmente affezionati?
Mariano: C’è una battuta, ne ‘Esilio‘, che ci accompagna sempre, ed è ‘Quante matte risate‘. ‘Esilio’ è una tragicommedia, anche se il personaggio principale della storia vive una vera e propria tragedia, perché gliene capitano di tutti i colori! ‘Quante matte risate’ è una frase che il protagonista utilizza per tirarsi su di morale. La citiamo spesso fra di noi, quando parliamo nella vita quotidiana.
Serena: Per quanto riguarda l’oggetto invece, direi questo binocolo! (Il binoclo è sul tavolo, nel momento dell’intervista, Serena lo indica). Appartiene sempre ad ‘Esilio‘, lo comprammo in una di quelle bancarelle che vendono cimeli di guerra. Lui è l’unico oggetto ad essere entrato nella nostra quotidianità qui a Mondaino, ci guardiamo i caprioli fuori dalla finestra!
Serena Balivo in ‘Esilio’
Ok…sicuri di non spiare i vicini?
No no… solo caprioli più o meno vicini! Anche se inizialmente pensavamo fossero daini. Sai, Mondaino, daino… Di solito, comunque, non teniamo oggetti di scena in casa, ma il binocolo è un caso a parte… la notte poi si vede anche il presepe luminoso da qui, è molto suggestivo. Ci piace lasciarci ispirare, più che…spiare!
Che significa che il vostro è un teatro ‘Etico‘?
Ci diamo il compito di cambiare lo spettatore attraverso il nostro teatro. ‘Etico‘ anche nel senso di predicare bene e ‘razzolare’… pure! Per noi è molto importante non portare contenuti artistici che cozzino, poi, con comportamenti diametralmente opposti e dunque anti-etici, nella vita.
E posso confermare che l’esperienza con la Compagnia Dammacco è stata davvero una full immersion di serio e gratificante lavoro, unita a una grande, insolita capacità per dei professionisti teatrali: creare affetto e coesione con una comunità di non attori, di curiosi teatrali, di esseri umanamente meravigliosi. Saper fare crescere una famiglia laddove regna spesso la solitudine è una grande dote.
Noi di Where Magic Happens ci auguriamo che questa rara e confortante magia possa diffondersi in maniera sempre più capillare su tutta la penisola. L’Italia ne ha bisogno!
…e ancora buon 2022 dal gatto Chapo!
