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Iniziamo con una storia
Il termine ‘Dopesick’ si riferisce ai sintomi di cui soffre chi tenta di disintossicarsi dalla dipendenza da oppioidi legata all’uso di antidolorifici. Prima di addentrarci nello scandalo che ha portato alla ribalta questo termine, dobbiamo iniziare con una storia.
Siamo nel 1952, nel Lower East Side di New York. Arthur, Mortimer e Raymond sono tre fratelli, ebrei immigrati in America, che decidono di acquistare la ‘Purdue Frederick’, una piccola casa farmaceutica che si occupa per lo più dello spaccio di ‘Gray’s Glycerine Tonic’, un tonico a base di sherry commercializzato come rimedio per tutto, dall’anemia alla tubercolosi.
Dopo aver frequentato la facoltà di medicina, i tre fratelli avevano preso parte ad una serie di studi sulle radici biochimiche della malattia mentale, con risultati promettenti: erano riusciti ad identificare un legame tra la psicosi e il cortisone. Le loro scoperte furono tuttavia ignorate dai colleghi, più a loro agio con elettroshock e terapie freudiane.
Dal lato affari la situazione non era migliore: la nuova ‘Purdue’ era un’industria di basso rango, specializzata in rimedi da banco come prodotti contro il cerume e lassativi. Come tutte le storie che vale la pena esser ricordate, anche in questa avviene una svolta, precisamente a partire dagli anni ’70. Dall’incontro di due elementi, la dipendenza da eroina dei veterani del Vietnam e ‘L’oppiofobia’, l’azienda dei tre fratelli pose le basi per la produzione di una pillola di morfina a rilascio temporizzato che verrà poi introdotta sul mercato degli Stati Uniti. Con l’ingresso nel settore degli antidolorifici inizia così l’ascesa della famiglia Sackler, un vero e proprio cartello della droga moderno!
Pillole di ricchezza a rilascio prolungato
Facciamo adesso un balzo in avanti di circa 40 anni. Nel 2020, quella stessa famiglia di Brooklyn si trova ad essere inserita da Forbes nell’elenco delle famiglie più ricche d’America. Valore di questa ricchezza? 11 Miliardi di dollari! Com’è stato possibile questo vertiginoso incremento del proprio patrimonio? E’ qui che entra in scena Arthur Sackler, la vera mente della famiglia. All’epoca, sempre più consapevole della potenziale redditività del dolore cronico, mise in atto uno strategico piano aziendale ed una serie di intuizioni pubblicitarie tramite le quali riuscì a prendere una sostanza in grado di creare dipendenza e commercializzarla come “panacea per tutti i mali”.
Il suo nome era ‘OxyContin’ (Ossicodone), un painkiller a base di sostanze oppioidi messo in commercio (‘spacciato’ renderebbe ancora meglio) nel 1996 e considerato come uno dei prodotti più pericolosi mai venduti su larga scala. Il motivo? I pazienti che utilizzavano questo farmaco sviluppavano una fortissima dipendenza!
Meno dell’1% dei pazienti avrebbe potuto sviluppare dipendenza da esso.
Dichiarazioni della Purdue Pharma sull’OxyContin

Effetti collaterali (in)desiderati
L’OxyContin venne inizialmente rilasciato a tappeto nelle zone più povere degli Stati Uniti come Virginia, Kentucky e West Virginia, aree dove il lavoro pesante nelle miniere procurava maggiori infortuni sul lavoro e conseguente dolore cronico. La ‘Purdue Pharma’ e i Sackler continuarono ad arricchirsi con campagne pubblicitarie e strategie di mercato sempre più sfacciate e fraudolente. Una vera e propria truffa, visto che il farmaco avrebbe dovuto sviluppare una percentuale di dipendenza nettamente inferiore a quella verificatasi.
Negli anni immediatamente successivi al lancio, il tasso di abuso di droghe e criminalità aumentò a dismisura in quegli stessi stati a causa della stessa dipendenza che il farmaco procurava. Una serie di funzionari di agenzie governative iniziò così a mettere in piedi il caso giudiziario che portò in tribunale la famiglia Sackler e tutti coloro che parteciparono all’imbroglio.
L’OxyContin, concentrando un’enorme quantità di narcotico puro in una singola pillola, è entrato nel mirino dei tossicodipendenti che hanno trovato il modo di aggirare il meccanismo di rilascio a tempo (per esempio frantumando la pillola e sniffandola)
Dipendenza e crisi degli oppioidi
Dal 1996, quando il farmaco è stato introdotto sul mercato dalla ‘Purdue Pharma’, più di 200mila persone negli Stati Uniti sono morte per overdose di OxyContin e altri antidolorifici da prescrizione. Altre migliaia sono decedute dopo aver iniziato con un oppioide prescritto dal medico e poi essere passati ad un’alternativa’ più economica come l’eroina.
Si tratta di una vera e propria ‘crisi degli oppioidi’, ossia il rischio di morire per l’abuso della sostanza che crea dipendenza. Questi farmaci da una parte alleviano il dolore, ma presentano anche effetti avversi tra cui la classica euforia e una serie di problemi respiratori. Senza contare quelli dati dall’uso contemporaneo di alcol e droga.
53mila americani sono morti per overdose di oppioidi nel 2016, più dei 36mila morti in incidenti stradali nel 2015 o dei 35mila morti per violenza armata lo stesso anno. Gli oppioidi uccidono circa 142 americani al giorno, “un 11 settembre ogni tre settimane”.
Autorità sanitaria americana
Molto si è discusso e molto si discute ancora su questa crisi tanto che, nel 2018, è stato pubblicato un best-seller decisamente esplicativo dal titolo ‘Dopesick: Dealers, Doctors and the Drugs Company that addicted America’, scritto dalla giornalista Beth Macy.
Se la storia dei Sackler ha catturato la vostra curiosità, la serie tv di cui stiamo per parlare catturerà la vostra attenzione! Andiamo a scoprire tutto ciò che c’è stato dietro uno dei più grandi scandali della storia farmaceutica.

Una vera e propria dipendenza dichiarata
Ideata da Danny Strong (il creatore di ‘Empire‘), ‘Dopesick: Dichiarazione di Dipendenza’ è la nuova miniserie in 8 episodi tratta dal best-seller della Macy. Una serie tv che, come da titolo, sono sicuro riuscirà a creare una vera e propria dipendenza in puro stile binge watching.
Targata Hulu e disponibile in Italia su Disney+, ‘Dopesick’ racconta di come un’azienda farmaceutica sia riuscita a creare profitto dal dolore e dalla dipendenza delle persone, causando la più grave epidemia di tossicomania della storia.
Il debutto sulla piattaforma è avvenuto venerdì 12 novembre con i primi due episodi. I successivi arriveranno settimanalmente ogni mercoledì, giorno scelto da Disney+ per il rilascio dei propri contenuti.
The dark side of the Big Pharma
‘Dopesick’ si sofferma sugli aspetti più drammatici di un’epidemia tutt’ora incontrollata. Negli episodi viene progressivamente ricostruita tutta la catena di eventi, dall’approvazione di un farmaco pericoloso fino allo stravolgimento delle vite delle persone a cui viene prescritto.
Partendo dalle segrete stanze di una Big Pharma, la serie ci conduce nelle miniere della Virginia, nelle stanze della procura e negli uffici della Dea, fino allo studio del dottor Samuel Finnix (Michael Keaton), involontario colpevole della prescrizione dell’OxyContin ai suoi pazienti.
Costruito come un vero e proprio thriller, con più inizi e molteplici storie intrecciate, lo show riesce a catturare tramite colpi di scena e un’indagine che, fungendo da filo conduttore, ci porta a voler sapere sempre di più sulla storia di questa azienda farmacautica e il suo ruolo chiave nella vicenda, tra bugie, omissioni e sporchi interessi da lasciare a bocca aperta.
Un cast da godersi dal primo all’ultimo nome

A impreziosire la miniserie Disney+ è stato chiamato un cast di attori di primissimo livello. Michael Stuhlbarg è Richard Sackler, figlio di uno dei fondatori della ‘Purdue Pharma’, la mente che ha creato, messo in commercio e spinto al massimo possibile l’OxyContin. Il già citato Michael Keaton (anche produttore della serie) veste il camice del dottor Samuel Finnix, medico di provincia vedovo che finisce per lasciarsi convincere dal rappresentante Billy (Will Poulter) a prescrivere l’OxyContin. Kaitlyn Dever (‘Booksmart – La rivincita delle sfigate‘ e ‘Unbelievable‘) è Betsy, la ragazza di provincia che lavora nella miniera e comincia ad assumere il farmaco dopo un incidente.
Ancora Peter Sarsgaard nella parte dell’allora Procuratore Federale della Virginia Rick Mountcastle e John Hoogenakker in quella del collega Randy Ramseyer, coloro che per primi iniziarono a montare il caso giudiziario contro la Purdue Pharma e la famiglia Sackler.
Infine Rosario Dawson è un’agente della Dea che cercherà di fermare la piaga di una droga legale indagando sull’epidemia di criminalità esplosa nelle aree dove il farmaco inizialmente è stato messo sul mercato.
Ambientazioni top per la ricetta perfetta
Lo show dà grande importanza alla location, così da rafforzare il senso di realismo. Gli episodi vogliono davvero portarci in una cittadina mineraria della Virginia, con la sua gente semplice, la sua routine quotidiana e quella figura del medico generico, vero punto di riferimento per i cittadini che si affidano alle sue cure.
La serie mostra anche una certa attenzione verso la ricchezza e varietà delle ambientazioni: la sfrontatezza dei palazzi dei Sackler si contrappone alle modeste case di legno dei minatori; i sobborghi dove finiscono i tossicodipendenti sono curati al dettaglio in modo da dipingerne un quadro duro e crudo. Con il passare delle scene si riesce a respirare persino l’atmosfera asettica degli uffici della procura, dei tribunali e della Dea.
Burattini e burattinai: nessuno può dirsi salvo!

Dopesick racconta il lato oscuro dell’industria del dolore, dove l’importante è il profitto che è al di sopra di ogni cosa, persino delle persone che soffrono. Ogni episodio ci racconta tutto: le bugie, l’avidità, le manipolazioni. Nessuno ne esce pulito, e forse questa è la cosa che spaventa di più: tutti sono immischiati, tutti promettono la cura per il dolore ma finiscono per esserne la causa.
Gli ospedali rispondono a investitori che obbediscono alle aziende, i pazienti sono semplici ‘clienti’, da spolpare o sfruttare. Il dottor Finnix è la figura che fa da tramite tra la grande casa farmaceutica ed il lavoratore in miniera, che necessita di una cura per alleviare i suoi dolori. Agisce nelle migliori intenzioni, ma è ‘pilotato da una forza superiore’. La malvagità di una casa farmaceutica è personificata nella figura del villain Richard Sackler, quel mostro ‘reale’, affamato di ricchezza e disumanità. Una rappresentazione del dirigente aziendale che finisce per distruggere tutto e tutti coloro che si trovano sulla sua strada in nome del profitto.
Ma il braccio operante dell’azienda sono i suoi rappresentanti: burattini istruiti a ripetere slogan e dati per accaparrarsi il maggior numero di clienti tra i medici del Midwest. Venditori imperterriti di un qualcosa che attenta alla salute della popolazione, dichiarando intenti salvifici e promettendo meraviglie senza alcun effetto collaterale.
L’obbligo era di vendere, vendere, vendere. Siamo stati spinti a mentire. Perché usare mezzi termini a riguardo? L’avidità ha preso il sopravvento.
Shelby Sherman, rappresentante di vendita della Purdue dal 1974 al 1998
Saper informare riuscendo ad intrattenere
‘Dopesick’ cerca contemporaneamente di fare inchiesta utilizzando la carta dell’intrattenimento. Si tratta di un compito non facile, che tuttavia può riuscire in un intento ‘didattico’. La miniserie di Disney+ non è adatta a tutti, soprattutto a chi non è abituato a vedere trasposizioni che mettono al centro tematiche di un certo tipo. Se invece avete amato film come ‘Il Caso Spotlight‘ o ‘Cattive acque‘ con Mark Ruffalo, sarà sicuramente una lieta e gradita sorpresa.
La famiglia Sackler è stata inoltre profilata in vari media, tra cui il documentario ‘The Crime of the Century‘ su Hbo e il libro ‘Empire of Pain‘ di Patrick Radden Keefe.
Il male perpetuato da chi promette il bene
Con tutti questi presupposti, pur mescolando fatti reali a elementi di finzione, il contenuto della serie tv non può non farci riflettere. Ancora una volta c’è da chiedersi quanto si è disposti a mettere in gioco per la propria salute? Di chi ci si può fidare? Quali sicurezze si possono avere nei confronti di un mondo in cui per sconfiggere il rischio di flessione delle vendite si punti all’assuefazione dei pazienti aumentando il dosaggio di un farmaco? Di fronte ad assurde trovate di marketing, talvolta spettacolarizzate a scopo narrativo, c’è una storia vera che ha visto coinvolte tante famiglie distrutte dalla dipendenza.
Dopesick, con la sua storia di cronaca terrificante, non può che incuriosire e indurci a dubitare di chiunque, persino di coloro che dovrebbero curare le persone. E, in un periodo come quello che stiamo vivendo, niente potrebbe essere più attuale. Perché alla fine, pur sforzandoci nella ricerca di un responsabile, siamo così sicuri che non rimanga semplicemente tutto impunito?
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