Chiara Francini race
Dopo un ritorno di fiamma musicale con Avril Lavigne, torniamo a salutare il mondo delle note per calcare un altro tipo di palcoscenico, quello dalle tinte arcobaleno di Ru Paul Drag Race.

Finalmente, mentre negli Stati Uniti, come in diverse altre parti del mondo si contano ormai numerose le edizioni firmate da Mama Ru, anche l’Italia, malgrado il becerume di alcune frange politiche, è riuscita a vedere la nascita della sua versione nazionale di questo format di successo.
Esattamente come nella versione a stelle e strisce, a contendersi la vittoria, abbiamo a che vedere con un agguerrito gruppo di drag queen nostrane (8 per questa prima edizione), formato da Ava Hangar, Divinity, Elecktra Bionic, Enorma Jean, Farida Kant, Ivana Vamp, Le Riche e Luquisha Lubamba.
Insieme alle concorrenti non possono ovviamente mancare i giudici (tre fissi più un ospite), ed ecco quindi comparire Priscilla, Tommaso Zorzi, ma soprattutto Chiara Francini che, nella prima puntata trasmessa su Discovery+ , ha letteralmente brillato (da qui in poi eviterò di fare spoiler) dimostrando di essere perfetta per un simile ruolo.
Una promessa mantenuta

Ovviamente, ma lo si capiva già dal titolo, la nostra musa per la ricetta di questa settimana sarà appunto Chiara Francini, per cui, senza indugiare oltre, conosciamo un po’ meglio la queen tra le queen.
Chiara, dopo una formazione umanistica da italianista (evincibile già da un uso impeccabile della lingua italiana), si avvicina al mondo della recitazione, inizialmente in ambito teatrale per poi comparire anche al cinema ed in televisione, interpretando parti decisamente variegate (spaziando da Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee a Pazze di Me di Fausto Brizzi).
Parlando particolarmente di televisione, in questa dimensione Chiara non appare solo in veste di attrice (ora di serie e miniserie, ora di film TV e sitcom) mad anche nelle vesti di conduttrice, spiccando indubbiamente per una verve comica strettamente connessa a una forte ironia, aspetto su cui avremo comunque modo di tornare un po’ più in là.
Un poliedro ancor più poliedrico

Pur non interrompendo le varie attività recitative (comprendenti anche il doppiaggio), sempre su tutti i livelli a cui abbiamo avuto modo di accennare (per l’appunto televisivo, cinematografico e teatrale) o le varie conduzioni (ad esempio Colorado ma, anche e soprattutto Love me Gender, seguito un anno dopo da Love me Stranger), Chiara si dedica contemporaneamente, a partire dal 2017, all’editoria.
È appunto quest’ultima l’annata del debutto del suo primo romanzo, Non parlare con la bocca piena, che si rivela un successo sia in termini di vendita che di critica, tanto da esser poi seguito (a cadenza pressoché annuale) da Mia madre non lo deve sapere, Un anno felice, Il cielo stellato fa le fusa.
Un personaggio di questo tipo, sfaccettato al punto giusto, non avrebbe quindi potuto non ottenere i suoi più che meritati riconoscimenti, dal Premio Simpatia 2016 al Premio Guglielmo Biraghi come attrice rivelazione del 2011 in seno alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Se Chiara Francini fosse un piatto

Veniamo ora al sodo, ossia alla nostra consueta domanda volta ad associare il nostro personaggio di turno a un piatto. Quale sapore avrà, dunque, la nostra Chiara Francini? Facilissimo, un bel peposo, preparazione tipica del circondario di Firenze a base di carne bovina cotta nel vino e aromatizzata, ovviamente, con una generosa quantità di pepe.
Perché una scelta del genere? Intanto perché Chiara, come da lei stesso dichiarato, è amante della cucina della sua regione, la Toscana, questione non da poco, a cui si aggiungono diversi altri aspetti caratteriali e culturali insiti nella ricetta.
Quest’ultima, infatti, secondo la tradizione, risalirebbe al tempo dei fornacini: artigiani addetti alla cottura dei mattoni utilizzati nientemeno che dal Brunelleschi per la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore; questi maestri sarebbero appunto stati soliti cucinare questo speziato spezzatino in pentole di coccio nei medesimi forni impiegati per il loro mestiere. Va da sé, quindi, come un simile riferimento ben rispetti la matrice culturale della nostra musa ispiratrice.
Non da meno viene poi la nota pungente del pepe che trova riscontro in una frizzante ironia da cui traspare un’intelligenza non comune, la quale la rende facilmente distinguibile da boutade decisamente più rozze.
In vino et Chiara veritas

Dopo aver stabilito l’associazione con il peposo, possiamo quindi dedicarci alla spesa, ricordando però anche un altro aspetto di Chiara che a ben vedere, a modo suo, può essere riscontrato tra uno degli ingredienti, il vino rosso.
Questo, in effetti, per la sua stessa consistenza e per il suo calore, è di natura avvolgente, quasi come la nostra artista, che si è dimostrata in più occasioni (l’ultima è appunto Ru Paul Drag Race Italia) particolarmente inclusiva e sostenitrice di ogni forma di diversità.
Fatta quest’ulteriore doverosa parentesi, possiamo allora dedicarci davvero agli acquisti, orientati come sempre per sfamare 4 persone.
Avremo dunque bisogno di 1kg di carne bovina, per la precisione di muscolo, 3 spicchi d’aglio, olio EVO e sale quanto basta, 8 grani di pepe nero e 500ml di vino rosso corposo (l’ideale, in effetti, sarebbe un buon Chianti, il ché sarebbe altresì perfetto per un piatto di fegato e fave, semicit.).
“La diversità la si pensa sempre come a qualcosa che è fuori di noi. Invece ci appartiene, Pessoa diceva che “il perfetto è disumano, perché l’umano è imperfetto”. Tutti dobbiamo essere felici dell’imperfezione e brillare di straordinarietà. Noi campioni di disarmonia prestabilita possiamo veicolare messaggi fondamentali“
Chiara Francini per Repubblica
Occhio a non starnutire

Finalmente è arrivato il momento di mettersi ai fornelli, tenendo bene a mente che avremo a che fare con una cottura decisamente lunga.
Ebbene, cominciamo con il tagliare la carne a fettine spesse all’incirca 3 centimetri, che andranno poi a loro volta tagliate in tocchetti di dimensione poco più grande.
Sbucciare gli spicchi d’aglio e rosolarli in un tegame adatto alle cotture in forno, meglio se di ghisa (meglio ancora, invece, sarebbe avere a disposizione una pentola di coccio), insieme alla carne per una decina di minuti in modo da avviare la reazione di Maillard (processo di caramellizzazione di zuccheri e proteine fondamentale) per avere un buon peposo e non un bollito.
Nel frattempo avvolgere i grani di pepe con un pezzo di garza da richiudere a fagottino con dello spago.
Irrorare la carne con il vino, aggiungere il pepe, regolare di sale coprire con un coperchio e cuocere in forno già caldo a 160 gradi per circa 3 ore, mescolando di tanto in tanto e controllando che il liquido di cottura non si asciughi troppo. In ogni caso la carne dovrà risultare tenerissima, per cui, eventualmente, si può prolungare la cottura al massimo per ulteriori 40 minuti.
Pronto e apparecchiato
Ultimata quindi la cottura, non bisognerà fare altro che rimuovere la garza con il pepe e servire, magari portando il tegame direttamente in tavola.
Avendo inoltre a che fare con un secondo, sarebbe naturale (e nessuno vieta di farlo) accompagnarlo con verdure, puré di patate o polenta (un must col brasato, ndr), tuttavia, considerando anche la particolare morbidezza della carne. L’ideale sarebbe l’accostamento con dei crostoni di pane toscano abbrustolito, ovviamente, il tutto annaffiato con lo stesso vino utilizzato per la preparazione (quindi, in teoria, il Chianti).
Dopo esserci dunque dedicati a questa ricetta ispirata a Chiara Francini non ci resta che darci appuntamento alla prossima settimana, perciò, stay tuned!