Mai fare di tutta l’erba..?

C’è chi sostiene che ‘un certo tipo di musica’ (ad esempio quella di Inoki) sia un intrattenimento esclusivo, riservato agli ‘adulti’. Si da quasi per scontato che un ragazzo o una ragazza non siano in grado di sviluppare un ascolto critico o quantomeno variegato. Non appena esce un progetto musicale discrepante, subito gli viene accostata l’etichetta di maturo. ‘Questa non è roba per ragazzini’, si dice. Ora, per quanto questo nonnismo musicale possa avere valide argomentazioni (vedi la grande diffusione della ‘musica di plastica’ tra gli adolescenti), mi sembra un approccio troppo esclusivo.
Insomma, andando dritti al punto, io mi incazzo quando sento dire queste cose perché sono certo che la mia cultura musicale sia quantomeno uguale a quella di chi, alla tenera età di 50 anni, ascolta quotidianamente il reggaeton. Nel mondo hip hop questo modo di pensare è particolarmente diffuso. Rappers, occhio a far uscire pezzi old school, questo pubblico bambinesco non vi ascolterà e finirete poveri! Testi profondi, riflessivi e che esprimono una certa consapevolezza di sé? Sia mai! Il mercato non è pronto. O meglio, fateli pure uscire così ce li godiamo noi ‘veri appassionati e intenditori di hip hop’.
Eppure basterebbe pulirsi gli occhiali
Forse, mi dico, se il progresso non avanza mai come desidereremmo è anche a causa di questa totale sfiducia nei confronti delle nuove generazioni. E mentre Nayt, Marracash, Ensi, Massimo Pericolo, Sielent Bob, Emis Killa, Tha Supreme, Coez, Salmo, fanno i grandi numeri con produzioni hip hop, testi ricercati e citazioni colte, voi siete ancora lì ad osservare i più piccoli dalla vostra cattedra vacillante e colma di rimorsi esistenziali (come se un ragazzo non ne avesse). Io oggi vi parlo di Inoki però vi avverto, ho solo 20 anni, scusate in anticipo per la supponenza!
“In piena sintonia con la natura e la sua sinfonia
In empatia con la sua energia
Il sale dello Ionio disinfetta tutto questo odio
Ogni ferita aperta in questo uomo
Madre natura veglia, osserva noi formiche
E sono certo che oggi mi saluta e mi sorride
Sеduto su uno scoglio, lo sguardo all’orizzonte
Mi meraviglio ogni giorno per ciò chе ho di fronte
Per gli alberi e le foglie, i pini, gli ulivi
Esistevano da prima di noi primitivi
Per l’uva, per la ganja, per l’erba degli dei
Porta pace, porta luce a questi giorni miei
Immerso nei pensieri, li lascio andare
Con i granelli della sabbia sotto al mare
Affogo i dispiaceri per ritornare su
Mentre i miei demoni combattono sul fondo blu”
Immortali Rmx, Inoki
Inoki è uscito con la Deluxe edition di Medioego, album colossale uscito il 15 Gennaio scorso. L’unione tra le due versioni ha dato vita al nuovo disco completo, intitolato ora ‘Nuovo Medioego’. Il concept dell’album è chiaro: unire la vecchia e la nuova scuola sotto il segno dello sguardo critico e retorico nei confronti dell’attualità. Risalta l’arte come espressione d’intima ricerca di un centro di sé all’interno del caos contemporaneo. Non manca la superficialità, così come non sfuma l’introspezione. Come sempre, Inoki ci racconta la sua vita così com’è, tra dubbi esistenziali, passioni e storie più o meno sovversive.
Una parola ne stimola 1000

Anche il titolo dell’album (Nuovo Medioego), secondo la mia chiave di lettura, esprime questa dialettica tra la personalità di Inoki e l’attualità che viviamo quotidianamente, musicale e non. Con un gioco di parole come ‘Medioego’, Inoki allude forse ad un’età storica nella quale si assiste ad un’accentuata affermazione delle pulsioni egocentriche. I social network hanno contribuito a creare una coscienza collettiva che esaspera la necessità di affermare sé stessi. Ne risulta una corsa sfrenata al successo che sfianca, a mio modo di vedere, le nuove generazioni.
Costantemente bombardato-e qui parlo per me-dalle soddisfazioni altrui e dai loro traguardi raggiunti, scivolo in una condizione di totale sfiducia in me stesso, sfuggendo a qualsiasi forma di autocompiacimento. Dalla musica alla fotografia, dalla moda alla recitazione, dalla scrittura digitale ai video più strampalati. Lavorare online è forse la soluzione per eccellenza alla disoccupazione, la possibilità più tangibile di mantenersi con l’unico impegno di condividere sprazzi di sé, più o meno mascherati che siano. Questa consapevolezza desta in me un’oscillazione continua della percezione che ho di me stesso.
Questa ‘cosa’ mi uccide dentro
Come se fossero un pendolo, le mie certezze si muovono in uno spazio delimitato da due opposti: da un lato, la convinzione di avere materiale sufficientemente interessante da condividere; dall’altro, il dubbio ricorrente che la mia individualità non sia nulla di speciale e le mie doti non siano altro che illusioni di natura egocentrica. Perdonatemi, i vostri successi non mi rendono felice. Nella mia testa, è come se occupassero gli ultimi posti che restavano nel grande ‘teatro della condivisione’. Un individuo, solo, non vale nulla. Ma un individuo, solo, sul palco di un teatro pieno vale molto, tanto da catturare l’attenzione di tutta la platea. Dove voglio stare io? Sul palco o in mezzo al pubblico?
Preferisco, forse, restare anonimo dietro le quinte? La verità è che, mentre immagino questo grande teatro, il punto dal quale lo osservo mi sembra così distante, eppure così vicino. Forse non c’era davvero più posto, né tra gli attori, né tra gli scenografi e registi né tantomeno in mezzo al pubblico. Sono rimasto fuori ad osservare l’esterno di questa maestosa costruzione fin quando ho scelto di chiudere gli occhi. Lascio correre la fantasia, con la paura continua che qualcuno possa sbattermi addosso svegliandomi improvvisamente. Aprirei gli occhi vedendo nuovamente l’esterno di quel teatro. Posso sentire il pubblico che applaude, vorrei farlo anch’io, ma le mie mani sono impegnate a scrivere.
Back to the ground

Bene, dopo questo excursus esistenziale probabilmente il vecchio Clu penserà che non vale più la pena far scrivere questo complessato per una rivista così allegra, colorata e politematica, dunque meglio se torno coi piedi per terra a parlavi del ‘Nuovo Medioego’ di Inoki, anche se penso di averlo fatto finora. La prima traccia della deluxe edition è ‘100s’, singolo uscito qualche settimana prima come estratto dell’intero progetto ‘Nuovo Medioego’. I due featuring catturarono subito la mia attenzione: Disme e Bresh.
“Cento siga, cento giorni per dimenticarti
Sei pacchetti nella carta per differenziarti
Posaceneri strabordano di cicche spente
Mentre io mi sento il nulla, mi sento il niente
Fumo fitto, nebbia a fette, sembra Figino
Fisso il muro e ora nessuno mi sta più vicino
Solo io che parlo alla mia fidanzata
Si chiama ansia, è una mia ex, oggi è ritornata
Catrame e nicotina in gola e nei polmoni
Il nero che si attacca al cuore dei troppo buoni
Il giallo sulle dita, il marcio della vita
Il suo sapore mi fa schifo come questa siga”
100s, Inoki
Due rapper direttamente dallo scenario di Drilliguria, uno dei più interessanti della scena, a mio modo di vedere. Ve ne ho parlato spesso nei miei articoli quindi vi lascio qui il riferimento per saperne di più. 100s introduce la dialettica madre di ‘Nuovo Medioego’, quella che unisce vecchia e nuova scuola. In questo caso il pretesto è una dipendenza che sembra unire questo trio sotto il segno del fumo. 100s, difatti, sta per 100 sigarette. La base di Chryverde è un soddisfacente mix tra hardcore e conscious, la dimensione sonora perfetta pe le rime di Inoki, Disme e Bresh.
Io, quel vuoto, lo colmo così
La seconda traccia di ‘Nuovo Medioego’ è ‘Onesto rmx’ con Nayt. Nella prima strofa Inoki racconta la sua attitudine vitale, fatta di consapevolezza sovversiva e sguardo critico, costante imprescindibile della musica hip hop e, dunque, delle sue rime. Inoki ha ancora quella fotta impetuosa che lo ha sempre contraddistinto, si percepisce la necessità irresistibile di esternare idee e sentimenti attraverso il rap. Dice la sua senza peli sulla lingua: “io zitto non resto, il rap è il pretesto, la mia specie mi fa schifo, te lo dico, onesto”.
Il mio godimento è alle stelle, la testa si muove inarrestabile. Salto su e giù come un bambino che contempla i regali sotto l’albero. La strofa di Nayt esaspera questo mio stato di esaltazione: tra incastri, citazioni a ‘Il mio paese se ne frega‘ e rime che analizzano l’attualità meglio di tutta classe politica messa insieme mi sdraio sul letto con la sensazione di aver riempito tutto il vuoto esistenziale che sentivo dopo l’ennesimo esame universitario. Non faccio in tempo a raggiungere un obiettivo che subito questo si svuota di qualunque significato. Menomale c’è il rap.
Ho fatto il possibile…e non finisce qui

Vi ho dato un assaggio di ‘Nuovo Medioego’. L’album è uscito lo scorso venerdì e io, nel giro di una settimana, me lo sono letteralmente divorato. Non a caso vi ho parlato delle prime due tracce (quelle che ho ascoltato di meno): sarebbe impossibile raccontarvi le restanti quattro perché ho già assorbito ed elaborato tutto ciò che potevo.
Solitamente scrivo le puntate di Mixtape al primo ascolto perché è l’unico modo che ho per parlare di musica senza buttarci dentro il mio vissuto e le mie interpretazioni. Ma Venerdì scorso sono usciti Madman, Inoki e Ensi. 3 album mastodontici, ho fatto il possibile. E badate bene, non è stato facile: oggi è uscito Marracash! Scusate ma devo correre ad ascoltarlo, amo il rap, amo la musica e, giusto perché ci sta bene, amo la vita.