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Merita qualcosa di più delle cuffiette col filo

Mi sento pieno. Mi esplode il cuore di rap. Ho saltato come un martello pneumatico fino a sudare nel bel mezzo dei 4 gradi (una delle sensazioni più brutte che ci sia). Ma no, tranquilli, niente ecstasy, almeno non di prima mattina. È soltanto l’effetto del nuovo album di MadMan, MM Vol. 4. Lo aspettavo da 20 giorni e per questo, a dire la verità, ero un po’ spaventato. Di solito quando costruisco troppi palazzi mentali sul futuro finisce tutto con una demolizione massiccia e irruenta. MadMan era sparito.
O meglio, le sue apparizioni sulla scena erano certamente limitate e le sue rime mancavano come il cibo in Cina a cavallo tra gli anni 50 e 60 del 900, o come la serenità nella Wall Street di quel martedì nero. Tutti attendevano MadMan con furore, terrore e tanto amore. Io puntualmente ieri sera mi sono scordato di caricare le cuffiette bluetooth e stamani mi è toccato uscire con quelle col filo. La forma dell’auricolare in sé è veramente terribile, sono rientrato dopo la prima canzone per prendere le cuffie giganti, quelle serie. Ora si che sono pronto per grondare di sudore. Si parte!
Il vocabolario del rap italiano
Questi artisti dopo due dischi
Cambiano faccia, fra, tipo lifting
Grattano pesos, cambiano peso
Su un filo teso da equilibristi
Visti e rivisti, prendono i fischi
Io che rappo coi crismi, tiro ‘sti Cristi
Come dei freesbe, M don’t miss, ogni barra è crispie
Fra’, sono caldo, cataclismi
Tu diventi giallo, Agatha Christie
La tua faccia missing, chiamano i mistici
Con i RIS e i rilievi balistici
Defcon1, MadMan
Jacuzzi, prima traccia di MM Vol. 4, è stata un riscaldamento niente male. Ancora rincoglionito dalle 5 ore di sonno, ho trovato le forze per coordinare gambe, testa e braccia in un’oscillazione trap particolarmente spinta. Mi sono sentito come un raver a fine serata ma non sapevo che la festa, in realtà, era appena iniziata. Io con gli incastri ci vado a nozze e MadMan sostanzialmente ne è l’organizzatore. Manca la sposa, è vero: mi faccio bastare questa trappata micidiale. Io non sono un ‘purista dell’hip hop‘ perché mi oppongo al progresso musicale a prescindere, anzi, sono un vero fan dei suoni trap, ci sento un’evoluzione sonora incredibile, un rap incalzante e pirotecnico.
Però servono le rime signori. Perché altrimenti mi sembra di sentire la Pausini che parla di droghe e puttane con un po’ di autotune. Ma menomale ‘MadMan is back‘. Ha ragione, ‘sopra al beat fa doppi passi e per gli incastri si merita il pallone d’oro’. Di romantico, profondo o sensibile in ‘Jacuzzi’ non c’è veramente nulla. MadMan sfoggia la sua ricchezza materiale che va di pari passo con quella lessicale. Un testo abbastanza spocchioso e menefreghista, in pieno stile rap.
Se vuoi imparare a fare la trap, la drill, il boom bap, quello che ti pare insomma, fatti un giro sulla Jacuzzi di MM Vol. 4: dura 1 minuto e 40, ci trovi il nulla colmato dall’esercizio di stile. Rappare la quotidianità artistica con stile, incastri e flow vaganti.
10 flow così, nel ‘Chillin’

Parlavo di flow giusto? Per spiegare e comprendere questo termine rap basti mettere in loop Chillin’, seconda traccia di MM Vol. 4. E non è una metafora iperbolica. Questo tizio che si fa chiamare MadMan, per chi non lo conoscesse, ha cambiato 10 flow in 2 minuti e 45! E siccome la credo un’operazione artistica da numeri uno, ve ne porto le prove.
Dunque la traccia inizia e già nella prima quartina i flow sarebbero due, perché dopo i primi due versi la metrica si accorcia e si fa più fitta, il ritmo cambia grazie a 4 assonanze e consonanze ravvicinatissime (pepsi, pezzi, pesi, flexin’) ma facciamo finta che sia uno perché non voglio fare il pignolo. Il secondo flow, dunque, arriva con la seconda quartina. Qui MadMan alza l’intonazione vocale sul finale dei primi due versi e la mantiene tale sugli altri due, entrambi endecasillabi, rotondamente ritmici. Terza quartina, altri due flow. Altri due endecasillabi con gli accenti spostati e poi quattro rime ravvicinate che spezzano la metrica (tavolo, sciabolo, platino, mazel tov).
Analisi metrica perché merita
“Se non mi parli di soldi per me è arabo, mi sto fumando un asparago
Sono indeciso se farla o se farmela come tra Eros e Thanatos
Vengo dal baratro, frate, Faggiano, provincia di Taranto
Mo sto a Milano strafatto contando ‘sti K con l’abaco, dopo scappo alle Galapagos”
Chillin’, Madman
Arriviamo al bridge, che mi è già entrato in testa per l’intonazione e, ovviamente, per il quinto flow. Non faccio in tempo ad apprezzarlo che entra prepotentemente il ritornello. MadMan non dice nulla di speciale se non che ‘fuma con i suoi e sta nel chillin’, girandone una dopo l’altra in un loop di fattanza che mi fa rimpiangere di non lavorare al Terps Army.
Anche qui i flow sono due perché nei versi ‘fumo coi miei every day sto nel chillin’ le vocali accentate sono regolarmente distribuite sulle tutte le toniche mentre in ‘ne giro un’altra fra sono gonfio’ MadMan allunga particolarmente la prima ‘o’ di ‘gonfio’, enfatizzandone l’accento. Mi fermo qui perché non voglio tartassarvi con l’analisi metrica. I flow, in tutto, sono dieci e saper fare rap significa questo: giocare con le parole creando incastri, rime, figure di suono e flow molteplici. Ci vuole tecnica, non i soldi.
Un trio che sprigiona fotta

Vero o Falso, quarta traccia di MM Vol. 4, è la prima traccia con dei featuring. In questo caso Speranza e Rafilú. Qui MadMan, oltre a sfoggiare la sua solita tecnica, introduce un elemento narrativo autobiografico. Contrappone le tante storie di feste e concerti in giro per l’Italia alla sensazione di non sapere ancora chi sia. ‘Si sta cercando e non si trova’ e non gli resta altro se non ‘scattare sullo sparo dello starter finché non mi sparo come Cobain, venderò stammerda come arte’.
È il rifugio dell’artista, lo sfogo di chi ha deciso di puntare tutto sulla produttività dell’ozio. Non sempre funziona ma se hai le skill come MadMan certamente ti meriti tutto. In questa quarta traccia di MM Vol. 4 i featuring sono mastodontici. Il raschiato hardcore di Speranza su questo caleidoscopico beat di 5ive ci sta come il pesto nelle trofie. Rafilú (Barracano per chi non sa) è il solito Frecciarossa di strada, coi vagoni graffiati e riempiti di streetart.
Scorre sul beat con prepotenza lasciandomi una carica interiore urgentemente bisognosa di esplodere. Inizio a correre, lascio il giacchetto sul muretto che tanto a quest’ora non c’è nessuno. La sudata è ufficialmente entrata nel vivo dell’azione. La fotta di questi due signori della strada è impetuosa.
Pausa sentimentale ma non d’incastri
C’era bisogno di uno stacco sentimentale dopo tutte queste carrellate di rime lanciate contro gli scaffali degli alcolici e ormai le tracklist degli album è difficile che si sbaglino. Difatti la quinta traccia di MM Vol. 4, intitolata ‘Solo per me‘, è la canzone perfetta per riprendermi da questo sfiancante sforzo fisico. Questo pianoforte di PK mi mette a sedere sul muretto dove avevo scaraventato il giacchetto, che ora torno ad indossare in preda al gelo, abbasso la testa e contemplo le mie air max che si sposano con l’asfalto. La vista si appanna un po’, mi chiedo qualcosa giusto per ricordarmi che non ho risposte.
“Quando qualcosa è vero, ti giuro, lo sento a pelle
Ma adesso sento il gelo, fra, è andata diversamente
Io ho dato anche la terza mandata, fuori la gente
È pronta a mangiarmi in testa, nemmeno ci penserebbe
Sto con chi non si arrende, non attende
Che la fortuna arrivi sempre, sbuchi dal niente
Capisci che la vita è fredda e il tempo ti serve
Ma non hai il lusso della fretta quando sei un paziente
Sì, scopri che niente è per sempre, niente
Quando uno dice ciò che sente un altro si offende
Dimmi a che servono a ‘sto punto tutte queste antenne
Siamo nel medioevo al buio con delle lanterne
Guarda che gente passa, la gente passa
La vita invece non è un gioco se finisce basta
La mia tristezza manco il karma può più sistemarla
È come se perdi una farfalla pur di liberarla”
Solo per me, MadMan
Nel corso della sua carriera ho sempre apprezzato MadMan in forma malinconica perché racconta le diverse sfaccettature della tristezza con incastri che si susseguono, trovando collegamenti tra parole che rinnovano anche un sentimento così dannatamente conosciuto. Tante verità nella sua strofa, dal bisogno del tempo alla cruda consapevolezza del fatto che nulla resti per sempre. ‘A cosa servono tutte queste antenne quando uno dice ciò che sente e l’altro si offende’?
L’io artistico osserva il mondo dalla finestra, dove il confine tra ciò che sta dentro (in senso spaziale e metaforico) e ciò che accade fuori si fa sottile ma invalicabile. Tra la riflessività angosciata di chi osserva e la vitalità di chi sta fuori, nasce l’arte. Dove c’è dialettica c’è poesia, musica.
È proprio il caso di dirlo: buon rap a tutti!

Su su, vitalità che sono ancora le 6:30 del mattino. Volevo dirvi un altro paio di cose su MM Vol. 4 prima di salutarvi. La prima riguarda ‘Hot Pot’, sesta traccia di MM Vol. 4. Si tratta di una trappata pura e cruda, di quelle coi bassi che fanno vibrare le viscere dall’interno. Se ne sentono tante in giro ma io non riuscivo più ad apprezzarle perché la monotonia dei flow era veramente destabilizzante. Già ho una certa tendenza depressiva a percepire un grigiore esistenziale infinito, figuriamoci se posso permettermi di ritrovare questo piattume anche nella musica!
E niente, avrete già capito che il fine di tale premessa era semplicemente ringraziare MadMan per aver portato un’altra decina di flow innovativi all’interno di questa sesta traccia di MM Vol. 4, alzando l’asticella del ‘godimento rap’ su scala libidinosamente irraggiungibile. Già, ma la seconda ‘cosa’? No niente di che, soltanto ‘Defcon1’, la decima traccia di MM Vol. 4.
Vorrei tanto fare l’analisi metrica, verso per verso, di questa canzone ma forse non ne vale la pena: ascoltatela anche voi prima, e se vi stende come ha fatto con me fatecelo sapere da qualche parte. Nei commenti sotto l’articolo, sotto il post di Instagram, dove vi pare insomma. Magari ne riparliamo il prossimo venerdì. Un saluto, ed è proprio il caso di dirlo: buon rap a tutti!
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