Cari amici di Where Magic Happens, ho conosciuto Clara People al Teatro Cortesi di Sirolo, durante un suo concerto dal vivo… che dire: fenomenale. Clara Popolo, in arte Clara People, ha presentato il suo ultimo disco ‘Sense the Raven‘, e si sta preparando ad incidere il secondo album.
L’ho intervistata per voi, aperitivando allegramente.
Clara benvenuta, è un grande piacere conoscerci: intanto come si può definire il tuo genere?
Se proprio vogliamo dargli una definizione, direi che Folk Pop è quella giusta.
Hai definito il tuo ultimo album, ‘Sense the Raven’, come ‘un viaggio iniziatico, seguendo le orme di un corvo’. Perché proprio il corvo?
In realtà non sono io che ho cercato il corvo: è il corvo che ha cercato me, come sempre accade. Il corvo è il simbolo di un’iniziazione spirituale che ti porta a scavare dentro te stesso. Attraverso alcune sincronicità sono arrivata a questa figura e l’ho seguita senza farmi troppe domande.

Da dove nasce la tua predisposizione per le sonorità celtiche e per la lingua inglese?
Più che musica celtica, nel mio caso, parliamo di musica folk. Io amo la musica celtica ma non c’è musica celtica in quello che compongo. Per quanto riguarda la lingua inglese, invece, ne sono appassionata fin da quando ero bambina, poiché sono cresciuta con artisti americani o anglosassoni. L’inglese, con il mio genere musicale, si sposa perfettamente: non riuscirei ad immaginare di cantare in altre lingue!
Quando hai iniziato a cantare e a comporre?
Verso i dodici tredici anni. Prima di questa passione c’era il disegno, non mi immaginavo proprio di diventare cantautrice!
Disegnavi corvi?
Oddio, no, non solo! Diciamo che non ne sono e non ne ero ossessionata (ride).

Che ne pensi della situazione della musica italiana oggi? Mi viene in mente l’esempio dei Maneskin, che hanno tantissimo successo cantando in inglese. Oggi vige un po’ il tacito accordo del: ‘sei italiano, canta in italiano…’ ma lo trovo riduttivo.
Eggià, come nel caso della prima Elisa. Mi fa molto piacere, comunque, sentire che in Italia un gruppo come i Maneskin, che canta in inglese, stia riscuotendo molto successo: ascoltiamo tutti artisti stranieri, e che siano italiani, europei, o madrelingua americana inglese, alla fine poco importa. La musica veicola sensazioni, emozioni, non soltanto parole…i testi, infondo, si possono sempre cercare di tradurre, non sono necessariamente la parte fondamentale di un brano.
A proposito di testi, sono qui su bandcamp, con tutte le tue 11 track. Cominciamo dalla prima, ‘Thank You’. Chi volevi ringraziare in questa canzone?
Allora (ride), senza entrare nello specifico; è un brano che parla di quando una relazione, un rapporto non va nella direzione che tu desideri, lasciandoti, comunque, del buono, qualcosa di positivo che poi ti porti dentro. E quindi ‘grazie lo stesso‘, dice il brano.
E che dire della canzone 2, ‘Somehow’? Quant’è collegata rispetto alla prima?
Per niente (ride). Se ‘Thank you’ era dedicata a una persona, ‘Somehow‘ è dedicata a me stessa, è la Clara forte che parla alla Clara debole, alla Clara che soffre d’ansia.
Sì? Anche io ne soffro.
Un sacco di gente ne soffre!
Un disturbo sempre più frequente. E ‘Frequency’ è la terza canzone. Che cosa dice?
‘Se la tua frequenza è alta, allora va tutto bene‘. Hai presente il detto ‘pensa positivo‘? Me lo ritrovo sempre questo concetto che la mia vita conferma continuamente. Questa è forse l’unica canzone che ha una reale vicinanza col titolo, c’è un discorso molto, tra virgolette, ‘spirituale‘, nel sentirsi uniti col tutto, e seguire il flow. Facendo questo, poi le cose camminano!
Il tuo spirito positivo è contagioso, e trapela con forza soprattutto dal vivo. Una carica che non muore mai! Ma cosa dovevi lasciare morire nella track 5 ‘To live and to die’?
Parla del momento in cui sei nell’attesa di qualche cosa, che può prendere una direzione od un’altra, sei vivo ma sei anche morto, in un certo senso, è un momento molto emozionante perché è l’attimo in cui la possibilità può prendere qualsiasi direzione.
To live and to die…Everyday! ‘Everyday’ è la track successiva. Ti capita tutti i giorni di essere al crocevia fra la vita e la morte?
Per fortuna no! In questa canzone c’è un discorso differente: quando siamo piccoli possiamo scegliere senza fretta, in libertà. Quando cresciamo, pensiamo cose tipo: “non posso più fare questo, quello”… non è vero. Dovremmo tornare bambini ogni giorno, e sperimentare ogni giorno le nostre possibilità.
‘Maraviglia’, invece, è il brano più ‘antico’ del tuo disco, scritto a 18 anni.
Si. Ci sono voluti…tot anni prima di approdare alla versione definitiva, e quella che più mi soddisfa non è del disco, ma la versione live. Ho intenzione di registrarla quanto prima!
Consiglio infatti a tutti i lettori di vedere un vostro concerto live, per assorbire la vostra carica!
Sì, ora ci stiamo concentrando sui live assieme a tutta la band (al violino Fulvio Renzi, alle percussioni Simone Medori, al contrabbasso Marco Tarantelli). A Dicembre uscirà il secondo singolo, e intanto sto lavorando a un nuovo disco per il prossimo anno.
Prossima data?
11 Novembre in Ancona.
