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“Così tanti uomini, così belli, e tutti morti giacevano lì”

C’è un tremendo e angosciante racconto di un vecchio marinaio. Narra della sua nave che, spinta oltre l’Equatore verso l’Antartide, rimane intrappolata in una tempesta tirannica e terribile, finendo così nei pressi del Polo Sud. Il ghiaccio impedisce alla nave di muoversi, e i marinai temono per la propria sorte (no, non si tratta della serie ‘The terror‘).
Giunti ai limiti della disperazione, accade un evento che riaccende la speranza nell’equipaggio: un grande uccello marino, precisamente un albatros, si posa sull’albero della nave. L’uccello viene accolto come un presagio favorevole dai marinai, che lo rifocillano con i pochi viveri rimasti, trattandolo come se fosse una presenza divina. Inaspettatamente, però, il vecchio marinaio afferra la balestra, la carica, e uccide l’uccello con un colpo secco e preciso.
Poche immagini, semplici parole che si aggiungono ad accentuare le emozioni di terrore provocate dal testo. E’ questo tutto ciò che serve a Coleridge per farci rivivere le raccapriccianti vicende horror a cui va incontro il marinaio dopo la folle uccisione. Questa ballata del 1789, intitolata ‘The Rime of the Ancient Mariner’, prosegue con la punizione per l’insensato gesto: la ciurma, dapprima consenziente, incolpa apertamente il marinaio per la disgrazia creatasi, arrivando ad appendergli simbolicamente al collo il cadavere dell’albatros abbattuto.
Il marinaio incontrerà la Morte che lo punirà, costringendolo a veder morire i suoi compagni e a portare con sé per tutto il resto della vita il ricordo di quella dolorosa esperienza.
Seppure le descrizioni sembrino al limite del delirante, il fascino del testo sta proprio nelle sensazioni di paura che riesce a provocare nel lettore. Quella paura primordiale della morte e della spiazzante incertezza che porta con sè.
La Danza Macabra, il ballo della morte

Forse la precarietà del momento e un istinto folle e assassino hanno spinto il vecchio marinaio a compiere quel gesto. O forse quelle sensazioni di terrore, panico e pericolo lo hanno attratto, facendolo sentire, a contatto con la morte, estremamente…vivo!
Con l’arrivo della fine di Ottobre e quell’Halloween che ormai possiamo considerare una festa incorporata nel nostro calendario, ci si sente sempre un po’ più attratti dal terrore e dal macabro. Una sola notte che, in fondo, riesce ad incuriosire, spaventare e talvolta divertire. Ma perché siamo tanto attratti da queste sensazioni?
Sperimentare la paura con film, serie tv, libri, ma anche canzoni o dipinti diventa un mezzo per sentirsi nuovamente ‘vivi’, attraversati da brividi e sensazioni istintive, senza temere che possa realmente accaderci qualcosa di male. In effetti, non ci convince poi così tanto quel film che già sappiamo non ci farà dormire la notte. Eppure, con la famosa mano a coprire gli occhi, non riusciamo proprio ad evitare di sbirciare tra le dita. L’Horror ci piace e ci entusiasma, è adrenalinico e seducente.
La vita nel profondo è completamente diversa da quella di superficie e presenta aspetti misteriosi e terrorizzanti. Ho voglia di raccontare le cose assurde che abbiamo dentro di noi.
Dario Argento
Il macabro, riportando alla nostra mente ricordi di panico e insicurezza, appaga il nostro implicito desiderio di affrontare la realtà e sconfiggere la paura, permettendoci un ritorno alla natura, agli istinti fisicamente ma soprattutto attraverso l’immaginazione.
Familiare e tanto spaventoso
Inizia così un profondo legame con quelle emozioni umane, le più profonde e oscure, provocate da luoghi spaventosi, castelli diroccati, cimiteri ed edifici abbandonati.
Il confine che divide la vita dalla morte è ombreggiato e vago. Chi potrebbe dire dove uno finisce e l’altro inizia?
Edgar Allan Poe
Non più i mostri, gli zombie, i vampiri e i lupi mannari. L’orrore ci attende dentro casa, nei luoghi familiari, insinuandosi tra le pareti domestiche, nelle persone più vicine e insospettabili.
Prepariamoci dunque ad entrare in questo classico clima di terrore e di mistero. Dopo aver scelto il costume da indossare, perché non scegliere anche le serie da guardare? Questa nostra speciale danza macabra non può che iniziare con lui, il maestro dell’orrore.
Dove c’è casa… c’è horror!

Ogni epoca è attraversata da paure differenti. Ad Ogni gruppo sociale o individuo corrispondono timori specifici. Lo sa bene Stephen King, che con i suoi racconti ha fornito prezioso materiale per una serie tv che promette di spaventare e inquietare (e che lo stesso King ha definito uno dei migliori adattamenti di una sua opera).
Tratta dal racconto ‘Jerusalem’s Lot’, fa il suo approdo sul piccolo schermo ‘Chapelwaite’, la nuova serie tv scritta da Peter e Jason Filardi e prodotta da Adrien Brody (che ne è anche il protagonista).
Il racconto in questione fa parte della raccolta di storie brevi di King ‘A volte ritornano’, ed è ambientato nel 1850 all’interno di una casa denominata appunto Chapelwaite, nel paese di Preacher’s Corner, che si trova a pochi chilometri da un sinistro, appartato (e deserto?) villaggio di nome Jerusalem’s Lot.
Protagonista è Charles Boone, uno scrittore che eredita la casa da un cugino. Come ogni ‘casa-horror’ che si rispetti, è scontato dover sottolineare che tra pareti attraversate da rumori, diverse morti succedutesi all’esterno e all’interno, una spettrale cantina, chiunque vi prenda dimora viene considerato dagli abitanti di Preacher’s Corner pazzo, maledetto e pericoloso. Ovviamente, in poco più di un mese tutto degenera e le cose si metteranno male.
L’orrore in tutte le sue forme
Nell’adattamento televisivo, Charles Boone (Adrien Brody), è un capitano rimasto vedovo in seguito alla tragica morte in mare di sua moglie, una donna polinesiana. Il marinaio riceve una lettera in cui gli viene comunicato che ha ereditato la villa di famiglia nell’immaginaria Preacher’s Corners, cittadina puritana e superstiziosa del Maine.
Dopo il trasferimento con i figli Tane (Ian Ho), Honor (Jennifer Ens) e Loa (Sirena Gulamgaus) nella magnifica magione di Chapelwaite, i quattro scopriranno ben presto di essere temuti da tutti gli abitanti del posto. La causa è un’antica faida familiare legata a storie di occulto e libri maledetti, che hanno scatenato una serie di eventi avversi. La casa, in qualche modo, è collegata all’arrivo del ‘Male assoluto’ nella vicina città deserta di Jerusalem’s Lot.
Charles è pronto a risolvere una volta per tutte questo mistero, ma scoprirà che la sua famiglia nasconde segreti sepolti che lo porteranno a provare sulla sua pelle l’oscurità persistente e maligna che affligge i Boone da generazioni.
‘Chapelwaite’, almeno dalle premesse, ha tutto ciò che occorre per essere un’ottima serie, ben scritta, inquietante ed appassionante, grazie ad elementi presi da King e dalle infestazioni in stile Shirley Jackson.
La serie, in anteprima esclusiva su Timvision, è composta da 10 puntate. I primi cinque episodi sono usciti il 26 ottobre: non potevamo chiedere di meglio per consentirci la giusta preparazion e alla notte di Halloween.
Un po’ aldiquà, un po’ aldilà
Cosa accade quando moriamo? Una domanda tanto antica quanto complessa, per rispondere alla quale sono nati miti, religioni e filosofie. Molte storie dell’orrore, se ci pensate, nascono dall’idea che ci possa essere, in qualche modo, una possibilità di sopravvivere alla morte, in forma umana o mostruosa.
Al giorno d’oggi la modernità dell’educazione, lo studio e una visione ‘aperta’ della società permettono un maggiore interesse e avvicinamento agli elementi lugubri, che vengono accolti con maggior serenità. Un tempo, invece, il timore della morte veniva utilizzato soprattutto dalla Chiesa per assoggettare i più deboli e ignoranti.
Nel Medioevo la gente del popolo era in gran parte analfabeta, ma capiva molto bene le immagini presenti nei luoghi sacri. Per questo gli artisti rappresentavano temi di grande impatto morale ed educativo. Un memento mori per dire ai fedeli “pentitevi, seguite i doveri del buon cristiano prima che sia troppo tardi, non sapete quando morirete!”
Senza scomodare il medioevo, esistono quelle piccole comunità in cui il tempo sembra essersi fermato e la fede scandisce i ritmi di vita e di morte. Una di queste comunità la ritroviamo in ‘Midnight Mass’ di Mike Flanagan (autore dell’acclamata ‘The Haunting of’), serie tv ricca di colpi di scena, momenti di alta tensione e qualche jumpscare (che da sempre divide in due l’opinione degli appassionati di horror). Autore, cast e una storia terrificante fanno della serie horror di Netflix una delle produzioni più belle dell’anno.
Mezzanotte, l’ora più buia

Se altre serie non vi avevano particolarmente colpito (e siete anche un po’ delusi dall’horror degli ultimi anni), ‘Midnight Mass‘ saprà prendervi alla sprovvista e prepararvi a dovere per la notte di Halloween.
Disponibile dal 24 settembre, la serie ci presenta l’isola di Crockett, un remoto villaggio di pescatori nel quale risiede un’esigua comunità di cristiani cattolici. Riley (Zach Gilford), dopo un periodo in carcere per omicidio e guida in stato d’ebrezza, ritorna sull’isola, in concomitanza con l’arrivo di padre Paul (Hamish Linklater), il nuovo prete. La venuta di padre Paul è accompagnata da una serie di eventi miracolosi e sconvolgenti: infermi che riprendono a camminare, anziani che tornano nel pieno delle forze. Il tutto non farà che alimentare il fanatismo religioso e il potere di oscure presenze.
La storia narrata da Flanagan è profonda, spirituale e utilizza l’orrore come strumento di indagine dell’animo umano. Non si fa però mancare morti violente e sangue che scorre a fiumi.
Quando l’acqua santa spaventa più del diavolo
Flanagan dimostra che l’horror di stampo religioso (quello in cui rientrano possessioni, presenze demoniache e oscuri presagi) rimane tra i più terrificanti del genere.
In ‘Midnight Mass’ la religione permea tutto, facendo trasudare con orrore le parole fede, perdono e senso di colpa, quello che vive Riley e dal quale è perseguitato.
Esiste poi l’altra arma molto potente, quella del bisogno religioso: il bisogno di credere, di avere risposte, di sentirsi conformati e uniti in una comunità basata su credenze condivise per sentirsi anche protetti contro quelle forze sovrannaturali.
La fede strumentalizzata riesce a trasformare i credenti in fanatici, portando alcuni personaggi a perdere la ragione in nome della Bibbia e delle sue costanti funzioni ripetute. La stessa fede riesce a trasformare i membri di una pacifica comunità in una setta feroce che brama la vita eterna. Niente creature malvage e vampiri vari: Midnight Mass rende i dogmi della Chiesa i veri e propri mostri.
Il tutto viene maggiormente esaltato dagli elementi del folk horror, che fanno da sfondo: un paesaggio isolato che fa rima con l’isolamento psicologico e fisico che vivono i suoi personaggi.
Serie horror: se ci sei, batti un colpo!

Come un fantasma, c’è una serie che si è aggirata tra le parole di questo articolo. L’abbiamo citata, ha fatto percepire la sua presenza, adesso si può finalmente manifestare: ‘The Haunting of Hill house’, tratta dall’omonimo romanzo di Shirley Jackson e prodotta da Netflix. La serie, uscita nel 2018 sulla piattaforma, è diventata una delle più amate dagli spettatori. Il motivo? Tutti, prima o poi, vengono catturati dalla loro ‘Hill House’ e sono costretti a fare i conti con i mostri del passato. Andiamo a conoscere da vicino questa nuova casa infestata!
Scritta e diretta dallo stesso Mike Flanagan, ‘The Haunting of Hill House’ ci porta all’interno della famiglia Crain, i cui membri celano nel proprio passato una traumatica esperienza collettiva legata a strane presenze e avvenimenti nella loro vecchia casa. I Crain si trasferirono a Hill House, con l’intenzione di restaurarla e venderla in un secondo momento, ma le cose non andarono come previsto, concludendosi in un tragico epilogo.
A distanza di anni, Hill House continua a perseguitare i componenti della famiglia, costringendoli a riunirsi per affrontare il loro passato e per scoprire i segreti nascosti tra le mura. Nel cast da sottolineare Michiel Huisman (Daario Naharis nel ‘Trono di Spade’) nel ruolo di Steven , Carla Cugino nel ruolo di Olivia, Timothy Hutton nel ruolo di Hugh ed Elizabeth Reaser nel ruolo di Shirley.
Un vero centro per il tema casa infestata
La narrazione della serie procede su due piani: l’infanzia dei fratelli ad Hill House e il presente con i ragazzi ormai cresciuti.
I personaggi ci vengono presentati in maniera funzionale: i primi 5 episodi ce li fanno conoscere singolarmente e gradualmente. In questo modo, oltre ad affezionarci a loro, riusciamo a scoprire sempre qualcosa di nuovo sugli eventi di ieri che hanno influenzato il presente e in questo modo siamo in grado di unire i vari pezzi del puzzle. Lavoro non troppo facile, vista la complessità della trama che non permette di riuscire a prevedere le sorti della famiglia Crain.
La forza di ‘The Haunting of Hill House’ risiede nella capacità di sfruttare uno dei cliché horror più utilizzati, quello dei fantasmi e della casa infestata, raccontando allo stesso tempo qualcosa di nuovo.
Hill House, una grande e polverosa casa, ha carattere: vive negli incubi e nel quotidiano dei protagonisti e controlla le sue vittime a distanza di luoghi e tempo.
Per chi se la fosse persa, si tratta di una serie che va assolutamente recuperata. Soprattutto se anche il maestro del brivido Stephen King sostiene che sia un piccolo capolavoro.
Violenza e sangue dal gusto particolare

Rimaniamo sempre in casa, casa Netflix in questo caso: nell’esoterico backstage del mondo hollywoodiano anni ’90 scopriamo una revenge story con luci al neon e un mix di commedia, horror e thriller. Di cosa stiamo parlando? Di un prodotto particolare, ‘Al Nuovo Gusto di Ciliegia’.
La serie segue le vicende della giovane regista Lisa Nova (la Rosa Salazar di ‘Undone‘), arrivata a Los Angeles dopo aver attirato l’attenzione di un noto produttore con un terrificante cortometraggio di successo. Finisce però in una Hollywood disumana, contraddittoria, dove è facile smarrirsi nel mondo dell’esoterismo, del malocchio e delle streghe. Quella che doveva essere una fredda storia di vendetta, precipiterà presto in un baratro di violenza, follia, gattini e pietanze a base di carne umana.
Ambiguità, sangue e luci al neon
‘Al nuovo gusto di ciliegia’ è una serie dai connotati ampiamente horror con tutte le carte in regola per incuriosire. Si tratta di un adattamento dell’omonimo romanzo dell’orrore di Todd Grimson, e la prima stagione è composta da 8 episodi.
Questo miscuglio di sotto-generi dell’orrore (tra zombie, streghe e fantasmi) riesce a trovare un buon equilibrio incastrandosi perfettamente. Ampio spazio è lasciato allo splatter, con scene di crudeltà e ferocia e scene di sesso ‘particolari’. Il tutto alleggerito da momenti di humor nero e scene surreali, come quella in cui la povera Lisa sarà costretta a vomitare gattini!
Al Nuovo Gusto di Ciliegia è un prodotto che può regalare un grande intrattenimento sanguinolento a chi ama questa tipologia di horror.
Cosa avete fatto la scorsa estate?

Era il 1996 quando il film cult ‘Scream’ sbancava i botteghini rilanciando il genere slasher. Dopo il suo più recente adattamento televisivo, oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo remake seriale fatto di uccisioni piene di inventiva: dal 15 ottobre è disponibile su Amazon Prime Video ‘So cosa hai fatto’, per la felicità degli appassionati al teen horror.
La trama è la classica del sotto-genere: un gruppo di ragazzi e ragazze passano una tranquilla seratina a base di alcol e droga durante la festa per il diploma e poi si mette in macchina, finendo per investire ed uccidere una persona. Terrorizzato dalle conseguenze, il gruppo decide di occultare il cadavere e di lasciarsi tutto alle spalle, se non fosse che l’anno dopo un misterioso killer torna a perseguitarli, uccidendoli uno ad uno in cerca di vendetta. Sullo sfondo dell’adattamento, il paesaggio esotico delle Hawaii.
Ovviamente ci troveremo di fronte ai ‘tipici’ teenager caricaturali (aggiornati ai nostri giorni): perennemente connessi ai social, con la psicopatica di turno, la ragazza asociale e un po’depressa, la reginetta di popolarità, il ragazzo un po’ sfigato e così via. Ah, e non dimentichiamo un po’ di nudità qua e là, sempre molto apprezzata.
Quando il tifo è una questione…viscerale
Quando un serial killer incontra una compagnia simile non diventa poi così difficile fare il tifo per l’assassino. Soprattutto quado ci si aspetta scene crude e grande inventiva nei modi in cui i vari personaggi vengono fatti fuori. Non c’è bisogno di rendere i protagonisti simpatici, anzi. A volte è meglio che siano odiosi: c’è più gusto a vederli morire. Non a caso le scene in cui il killer entra in gioco e fa quello che deve sono le scene più attese.
Ciò non vuol dire che non si possa comunque entrare in empatia con i vari personaggi, sperando che quello che riteniamo più affine sia tra gli ultimi ad essere preso di mira verso il suo inevitabile destino.
‘So cosa hai fatto’ è una serie più ‘leggera’, che merita comunque di essere seguita. Un ulteriore incentivo, a tal proposito, è la presenza alla produzione di James Wan, autore della saga di ‘Insidious’ e ‘The Conjuring’.
Tutte le serie non possono farne a meno

Le serie tv sembrano prendere molto sul serio il tema Halloween. Dai ‘Simpson’ a ‘Friends’, passando per i polizieschi o i teen drama, non c’è serie che si faccia mancare puntate dedicate alla notte delle streghe. Proprio ‘Scream‘, di cui abbiamo parlato poco fa, accanto alle sue tre stagioni della serie tv, ci propone lo speciale di Halloween, disponibile su Netflix.
L’episodio, andato in onda al termine della seconda stagione, ha una durata di due ore, ed è ambientato proprio nella notte di Halloween. Il gruppo di amici partirà per una gita del weekend, con l’obiettivo di trascorrere la notte del terrore in modo rilassante sull’isola di Shallow Grove. I presupposti lasciano intendere che sarà la classica vacanza…a base di omicidi!
Concludiamo infine con un’altra serie Horror (che non ha bisogno certo di presentazioni) e che ha parimenti dedicato non uno ma ben due episodi ad Halloween. Che siate fan o meno di ‘American Horror Story’, non lasciatevi sfuggire ‘Murder House’ con le due puntate a tema menzionate, ambientate all’interno della casa infestata più spaventosa delle serie tv. In questa particolare notte gli spiriti che popolano le mura della Murder House possono uscire, andando a trovare le persone care che si trovano al di fuori e andando in cerca di vendetta nei confronti di chi ha posto fine alla loro esistenza…
Alla fine perchè ci piace la paura?
Adesso siamo più che preparati ad affrontare una delle notti più inquietanti dell’anno. Grazie al genere horror che prende sempre più spazio nel mondo delle serie tv, possiamo goderci ambientazioni cupe, suspense e qualche jump scare. E perché no, lasciarci ispirare sul senso della paura. In fondo, forse il fine ultimo del genere horror non è tanto la paura, ma le riflessioni e le sensazioni che aleggiano intorno ad essa.
Perché ci piace la paura? Forse perché di fronte ad essa siamo tutti uguali…
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