La fisiologia prima di tutto

Partiamo subito da un basilare presupposto: volenti o nolenti il cibo è un elemento imprescindibile della vita umana, senza il quale il fisico inizia a decadere nel giro di pochi giorni, con tempi magari più prolungati per asceti, fachiri e via discorrendo, dove alla fine il tutto si riduce in termini di resistenza.
Detto ciò bisogna dunque chiarire che non siamo qui a ragionare su questioni spirituali, salutistiche o alimentari, dal momento in cui ciò che realmente ci interessa, almeno in questa ben specifica circostanza è ben più semplicemente il ruolo che il cibo ricopre nel mondo dell’intrattenimento.
Cibo intrattenimento? Ebbene sì, senza ridurre la questione a ballerini e ballerine che escono dalle torte, o preparazioni gastronomiche con annesso spettacolo, anche il cibo ha spesso i suoi spazi negli ambiti della finzione cinematografica, seriale e letteraria.
Il cibo tra pagine e set

Nonostante, nella stragrande maggioranza dei casi, si abbia la tendenza a concentrarsi (giustamente) su attori, scenografie e, ça va sans dire trama, esistono al contempo elementi che vanno a inserirsi nell’insieme da cui emergerà quello che sarà il risultato finale dell’opera.
Tra questi, ovviamente (in caso contrario questo articolo non avrebbe molto senso), si ha appunto il cibo, il quale, a seconda del contesto e della funzionalità dei riferimenti a esso, assume un ruolo ora di primo piano, ora secondario se non addirittura come comparsa, e ciò può essere ritenuto valido tanto in una serie televisiva, quanto in un film o ancora in un romanzo storico o in un manga con anime annesso.
Prima di procedere, però, occorre far presente che la comparsa del cibo non è comunque sempre da dare per scontata, sicché per scelte registiche, autoriali o di sceneggiatura, accade talvolta che si glissi sull’argomento per dare priorità ad altro. Certamente non è quello che stiamo per fare nelle prossime righe.
Ciak, motore, azione!
Iniziamo allora sin da subito in grande, citando giusto un paio di esempi che definire macroscopici sarebbe a dir poco riduttivo.
Eccoci allora a tirare in ballo Amore, Cucina e Curry, film del 2014 diretto da Lasse Hallström con un cast in cui è presente nientemeno che la splendida Helen Mirren, nel quale il cibo assume un ruolo da comprimario in quanto elemento strutturale della trama, ruotando infatti questa attorno all’ambito della ristorazione ma soprattutto della contaminazione culturale in gastronomia (nella fattispecie abbiamo a che fare con l’incontro tra una cucina classica e raffinata e una dai chiari profumi indiani).
Volendo far riferimento a un altro caso di poco precedente, relativo al 2012, abbiamo invece a che vedere con Chef (titolo originale Comme un Chef), una pellicola francese con un Jean Reno guidato da un Daniel Cohen in cui il cibo emerge nuovamente per via dell’ovvia professione dei personaggi principali che hanno giusto a che vedere con i ristoranti stellati parigini.
Cibo per tutti i gusti
Parliamo allora solo di film? Au contrair! Facendo un balzo in avanti in tempi più recenti ma soprattutto approdando nel mondo dell’animazione giapponese, abbiamo un’opera dove il cibo si ripropone nuovamente in primo piano.
Quale sarà mai il titolo del manga e del relativo anime in questione? Shokugeki no Sōma, altrimenti noto come Food Wars, serie in cui il protagonista, Sōma, si ritrova iscritto in un’esclusiva scuola di cucina dove si è soliti sfidarsi in battaglie culinarie che nel tempo si riveleranno fondamentali nello svolgimento del racconto.
Onde evitare spoiler sorvoliamo su altri dettagli che non siano il cibo, che in questo contesto viene letteralmente trattato con i guanti bianchi.
Sebbene infatti siano gli scontri culinari a essere centrali, alimenti e pietanze vengono trattate con riguardo, dando informazioni molto precise sia sulle tecniche che sugli ingredienti (tutto ovviamente secondo le modalità che caratterizzano un prodotto di questo tipo, ossia uno shōnen).
Arriviamo a Stars Hollow
Accanto a questi esempi a dir poco lampanti, esistono comunque altre opere di finzione dove il cibo, seppur in secondo piano, ricopre un’importante funzione di collante tra le vicende narrate, come accade in maniera assai evidente in Una Mamma per Amica (o Gilmore Girls, che dir si voglia).
Nonostante la serie sia incentrata sul rapporto tra Lorelai e Rory, attorniate da tutto un insolito contesto sociale da piccola città del New England, il cibo riesce a manifestarsi spesso e volentieri in quell’orbitare rapido e colpo su colpo fornito da sogni e ambizioni di madre e figlia.
Sia che si tratti di piatti precotti, di take-away, di pranzi alla tavola calda di Luke, dei manicaretti di Sookie o delle sofisticate cene del venerdì sera a casa dei nonni, l’elemento alimentare risuona costantemente nelle vite delle due, mangione di nota fama.
Spesso e volentieri, inoltre, capita che diversi dei rapidi e incalzanti dialoghi delle ragazze Gilmore siano essi stessi incentrati su cosa, come e dove imbottirsi di cibo, con voli mentali che in pochi si sognerebbero di fare.
– Rory: La nostra casa va a fuoco, tu puoi salvare il dolce o me, chi scegli?
– Lorelai: Non è corretto, il dolce non ha le gambe!”
Una mamma per amica
A tavola come per magia

Il legame tra serie e il cibo è stato poi preso anche particolarmente sul serio da diversi estimatori, tra cui alcuni scrittori di libri di cucina, i quali, estrapolando le ricette dalle varie scene, hanno dato vita a un vero e proprio ricettario delle pietanze più rappresentative.
Si tratta quindi di un caso isolato? Assolutamente no, dal momento in cui abbiamo a tal riguardo un altro caso decisamente emblematico, offerto nientepopodimeno che dalla saga di Harry Potter.
Ma non parlava di magia, pozioni e via dicendo? Certo, la nemesi di Lord Voldermort e i suoi amici rimangono sempre al centro dell’avventura, ma nel frattempo, anche se in modo più sottile, anche il cibo fa la sua comparsa, specialmente nelle descrizioni presenti nei sette tomi firmati da J. K. Rowling, dove vengono tratteggiate, oltre alla famosa zuppa di piselli, le cene preparate con cura dall’antipatica zia Petunia e i pasti cucinati con amore dalla signora Weasley.
Ehi, se c’è la zuppa di piselli mangiala, prima che lei mangi te!
Testolina penzolante, Nottetempo – Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Dalla fantasia alla cucina

Anche in questo caso, come già visto per Una Mamma per Amica, ecco spuntare manuali gastronomici a tema, dove, partendo dalle pietanze menzionate, si è arrivati a scrivere testi, anche molto accurati, comprendenti le ricette in questione, che spesso e volentieri hanno origine dalla tradizione culinaria britannica (in questo caso bisogna tenersi alla larga dai preconcetti, sicché a dispetto della nomea e della tetra fama in merito, in Scozia, Galles e Inghilterra si mangia decisamente bene).
I casi editoriali come i due appena descritti, tuttavia, hanno comunque buona compagnia sul web, dal momento in cui i vari fandom si sprecano nel cercare di realizzare ricettari relativi alla loro serie o film del cuore, non necessariamente ricollegandosi a canali ufficiali, dando vita a pagine dove è possibile trovare le indicazioni per preparare piatti dei vari distretti di Hunger Games o quelli firmati Bree Van de Kamp di Desperate Housewives.
L’importanza del tutto

Qual è quindi la morale della favola? Detta più in generale, bisogna sempre prestare la massima attenzione ad ogni dettaglio, dal più grande ed evidente al più piccolo e all’apparenza insignificante, sicché un ingranaggio, per funzionare, ha bisogno di ogni sua minima componente.
Il cibo stesso, infatti, come abbiamo avuto modo di vedere nel contesto delle opere di fantasia, ne è una chiara dimostrazione, come appunto testimoniato dalle sue varie derivazione collaterali, per cui da una trama a base di magia, rapporti familiari o anche di gialli e crimini da risolvere, può scaturire un filone di opere incentrate su aspetti che potrebbero quasi sembrare marginali.