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Un poliedro delimitato da svariate facce

‘Beat Coin’ è il nuovo album firmato Dj Gengis. È uscito il 3 settembre e racchiude la bellezza di 19 rapper che, sulle straordinarie e variegate produzioni di Dj Gengis, hanno dato vita a 26 strofe e 11 ritornelli, contribuendo a rendere questo disco ancor più interessante nella sua poliedricità. La tracklist conta 11 brani in totale, un buon numero per un album, che ci permette di mantenere alto il livello di attenzione e, soprattutto, d’interesse.
Un coinvolgimento emotivo che cresce esponenzialmente grazie, appunto, alla peculiarità più rilevante di questo disco, ossia la diversità degli stili che racchiude. Dj Gengis sforna produzioni che trasudano cultura e modernità, trovando l’equilibrio perfetto, anche grazie ai 19 artisti, tra una musica più leggera e una più intima, psicologica e per certi versi storica. Tra hip hop, reggae, pop e, in generale, un gustoso mix di suoni, gli sfondi musicali si alternano con piacevole facilità. E come sempre, tutto, rigorosamente a favore delle rime.
Pronti via, mille flow nella foschia
‘Beat Coin’ si apre con ‘Una volta sola‘. È la canzone perfetta per introdurre un disco così lineare con la storia del rap e al tempo stesso proiettato sul futuro. E lo è sia per la produzione di Dj Gengis, che unisce una melodia piacevolmente malinconica a dei bassi e degli hi-hat tipici del rap contemporaneo, sia per le rime e l’attitudine di Gemitaiz. Il rapper Romano è talmente costante nella sua trasparenza in rima, che per qualcuno potrebbe risultare monotono. Parla di amore, per se stesso e per una ragazza, di solitudine mesta ma ricercata e di stili di vita tipici dell’artista.
Quindi non lo so se qui ci salviamo ancora
Ho scritto il nome in grosso sul treno che passa una volta sola
Una volta sola, Gemitaiz
Un mix di argomenti che racchiude l’essenza stessa dell’attitudine rap, di uno dei tanti rapper partiti dal basso della strada e arrivati all’ultimo piano di un albergo a 5 stelle. Ma Gemitaiz ha un segreto infallibile che lo mantiene ai vertici del rap italiano da anni, ossia la versatilità dei flow, mai scontati e sempre caratteristici. ‘Una volta sola‘ è la conferma del fatto che, nonostante l’evoluzione artistica compiuta da Gemitaiz, le sue rime restino vere nella loro genuinità, dipinta dai mille flow che vivono dentro l’anima stessa del rapper romano.
Una canzone da ascoltare in macchina di ritorno da un’avventura con gli amici. Ripensando alle serate più strampalate e ricordando i bei momenti passati insieme ad una o più persone. L’amore è ovunque, Gemitaiz ce lo regala sopra ad un beat.
Coez e Danno gli attori, Dj Gengis il regista. Tratto da una storia vera

Il secondo brano di ‘Beat Coin’ s’intitola ‘Sembra un film’ ed è, a mio parere, il più bello di tutto l’album. Grazie alle penne di Coez e Danno, l’hip hop torna ad entusiasmare gli animi di chi lo ascolta con una portata emotiva impetuosa. Coez e Danno, due musicisti che hanno fatto la storia del rap italiano, si uniscono oggi sotto il segno dello sfogo esistenziale, raccontando in rima i pensieri più rampicanti e vagabondi delle proprie vite.
Ci trovi fuori sotto il temporale per raccontare in tempo reale
Sta vita a volte prende, a volte prende male
Te hai solo voglia di scappare, voglia di stappare
Sembra un film, Coez
Da una parte Coez che, ormai conosciuto per scelte musicali orientate verso linee melodiche distese e ritornelli diventati un fiore all’occhiello delle radio, torna oggi, in ‘Beat Coin’ di Dj Gengis, a fare quella musica che, come afferma lui stesso, ha sempre occupato una fetta di cuore importante nel corso della sua evoluzione musicale.
Forse in pochi lo sanno ma Coez ha iniziato la sua carriera artistica proprio con l’hip hop. Dopo diversi anni passati da writer a dipingere sui muri romani, esce con il suo primo progetto musicale con il Circolo Vizioso e nel 2007 prende parte alla nascita del collettivo hip hop Brokenspears. Insomma, lo sfondo dell’anima musicale di Coez è hip hop e ‘Sembra un film’ ci ricorda che la sua penna sia, tutt’ora, una grandissima alleata del racconto in rima.
Una sorta di limbo dantesco
Nella prima strofa Coez riversa sul beat tutta la sua attitudine nostalgica, raccontando di un abbandono a se stesso e di una successione di pensieri stanchi che sono il collante tra il Coez di prima e quello di adesso. C’è tuttavia da riconoscere che la base di Dj Gengis garantisca la perfetta ispirazione (lo scheletro stesso della canzone), in grado di settare l’atmosfera più adatta per un pezzo così emotivamente desolato. Un hip hop che trova la fotta nell’afflizione, l’intuizione nella malinconia e la forza di andare avanti nel puro trasporto musicale.
Una melodia acuta ma rilassante quella di ‘Sembra un film’, angosciante nella sua incredibile capacità di distendere i pensieri, in grado di far scivolare l’ascoltatore, e dunque le penne di Coez e Danno, in un limbo d’incertezza, dove non c’è né pena né godimento, ma soltanto l’accettazione di una realtà a volte rude ma pur sempre poetica. Il ritornello di Coez è un capolavoro musicale. Le linee melodiche si aprono e liberano tutta la loro intimità, scorrono con dolcezza sul boom bap distribuendo brividi su tutto il mio corpo.
La solitudine accompagnata da un pezzo che, come dice il ritornello stesso, “gira nella testa e mi manda fuori”. Il cuore ormai è alla mercé dei suoni e, soprattutto, fin troppo aperto per reggere l’impatto emotivo della strofa di Danno.
Ho messo il genio dentro la bottiglia
Ma l’ho scolata prima di mangiare
Sto affogando dentro una conchiglia
Non chiedermi quanto è profondo il mare
Sembra un film, Danno
Dal ‘Danno’ esistenziale allo ‘Stress’ esotico

Una delle penne più fluide del rap italiano dai tempi dei Colle der Fomento, un colosso dell’hip hop italiano che non può fare a meno di sfogare la propria essenza sovversiva su questi suoni. In ‘Sembra un film’ ci racconta della sua vita di adesso, nella quale ‘non gareggia manco più per gli ori’ ma continua comunque a scambiare rime taglienti con il rap alla continua ed instancabile ricerca di un modo per amarsi. Metafore, incastri e figure di suono. Caro Danno resti uno dei più forti, grazie per questi versi. Chapeau.
Il terzo brano che mi ha colpito particolarmente è la sesta traccia di’Beat Coin’, intitolata “Stress”. Dj Gengis cambia nuovamente mood, il setting della canzone assume forme più colorate, come se questo reggae fatto di suoni esotici e tutti da ballare fosse una spennellata di verde sul grigiore della monotonia. E quale rapper migliore, se non Clementino, per cavalcare e completare la produzione di Dj Gengis così bislaccamente estroversa? Il rapper napoletano sceglie il suo dialetto per il ritornello, contribuendo a rafforzare lo sfondo esotico della canzone con le sue radici campane.
Clementino, hip hop e reggae da vicino

Non è la prima volta, e sicuramente nemmeno l’ultima, che Clementino si cimenta con il reggae. Questo genere musicale condivide con il rap una componente culturale di grande importanza, ossia il valore delle roots, in italiano ‘radici’. La cultura è uno sfondo fondamentale, sia per l’hip hop che per il reggae, e l’idea di essere messaggeri di una storia infinita è forse l’analogia più forte che unisce questi due generi musicali. Clementino lo sa bene, ed è anche consapevole di essere un mago delle rime, non ha dunque paura di sperimentare e far scivolare la propria penna su questi suoni.
Clementino si sveglia con lo stress e si chiede come facciano, le persone in generale, a vivere costantemente in questa condizione di urgenza di agire e di restare in continuo movimento. Il rapper napoletano si ferma un attimo e appiccia, osserva le persone che gli corrono a fianco con un certo disinteresse, come se fosse in una palude nella quale risulta più faticoso muovere passi, alzando dalla melma un piede dopo l’altro, piuttosto che fermarsi aggrappandosi al tronco di un albero per rifiatare. Un tronco, un appiglio, che è forse la metafora di quelle poche certezze in grado di distrarci dagli affanni di una vita.
Oscillando nell’underground
Le produzioni hip hop di Dj Gengis in ‘Beat Coin’ tirano dritte come un treno che fila a centocinquanta orari nelle lande sterminate dell’Est Europa. Ne sono un chiaro esempio le basi dell’ottava e della nona traccia, intitolate rispettivamente ‘Ready 4 War’ e ‘Non lo so’. Entrambe prepotentemente underground, differiscono nella melodia che le accompagna.
Una divergenza che si rispecchia negli artisti che prendono parte alle due tracce. ‘Ready 4 war’ propone una melodia molto metallica e cruda, cattiva nella sua essenza liberante. Non a caso Dj Gengis chiama Mostro e Dani Faiv a rapparci su, due nomi caldi nella scena italiana che, tra flow grotteschi e divertenti, sputano rime affilate come un coltello pronto ad affettare una bella fiorentina.
‘Non lo so’, nonostante resti una base hip hop bella spinta, condisce questi suoni con una melodia più trionfale, meno cruda e metallica ma più eroica e coscienziosa. In questo caso Dj Gengis chiama all’appello tre giganti del rap, pronti ad insegnare a tutti, ancora una volta, come chiudere le rime con stile e megalomania artistica. Nerone, Ensi e ancora Danno, una strofa a testa e un ritornello che rendono omaggio ad un’intera cultura musicale, un promemoria in rima di franchezza, storia musicale e attitudine sovversiva, quella vera. Se la gioca con ‘Come un fim’ per il migliore brano di Beat Coin.
Si chiude il cerchio ‘Beat Coin’, se ne aprono tanti altri

Dj Gengis chiude ‘Beat Coin’ con l’ultimo pezzo, ‘Come e quando’, la conclusione perfetta per un album così denso dal punto di vista sia musicale che sentimentale. Neffa e Franco126 danno forse il senso finale e definitivo a ‘Beat Coin’, proponendo un ossimoro musicale che contrappone la leggerezza delle linee melodiche alla pesantezza dei testi. Come a conferma di un loop esistenziale che ciclicamente ti svuota e ti riempie.
Un tuono scuote il cielo dell’aurora
È Dio che alla buon’ora si schiarisce la gola
Tu dormi e non c’è nulla che ti sfiora
Il mondo è sottosopra e sogni chissà cosa
Come e quando, Franco126
Un cerchio vitale che racchiude al suo interno l’introspezione e l’anima dei singoli ,ma che si sposta costantemente all’interno di uno spazio riempito da altrettanti cerchi vitali in continuo movimento. Spesso i perimetri di queste figure urtano tra loro, si spezzano, si aprono e lasciano uscire emozioni, parole e concetti di ogni tipo. In un’ottica di scambio reciproco, che è l’essenza stessa dell’arte, condividiamo con gli artisti la terapia mentale e fisica per eccellenza (la musica è magia e/o viceversa?), quella che unisce tutti i cerchi all’interno di un grande insieme, fatto di suoni, musica e parole.
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