Concetto e valore del tempo
Il tempo non ha mai una definizione chiara. Qualunque cosa possiate fare, lui continuerà a correre a briglia sciolta, come un cavallo impazzito e inarrestabile. Ha un valore inestimabile, eppure gliene viene attribuito sempre meno di quel che si dovrebbe. Tendiamo infatti a misurare le nostre azioni, il nostro lavoro, le nostre abitudini, persino le vacanze, in termini di denaro, mai di tempo speso.
Il tempo ha poi un’altra caratteristica, altrettanto importante: sembra essere magico. Nel piacere tende a scorrere velocemente. Al contrario, nella noia, nella tristezza, rallenta, fin quasi a bloccare le lancette. Come se volesse ricordarci continuamente verso cosa dovremmo orientare la nostra vita.
Il tempo porta con sé anche i rimpianti. Quel classico “E se..?” di chi vive pensando alle infinite possibilità legate ad una singola scelta, che inevitabilmente porta alla perdita di tutto il resto. E se poteste tornare indietro, quale sarebbe la prima cosa che fareste? Se non avete una risposta a questa domanda, o siete degli impareggiabili indecisi della vita, o siete Sarah Connor. Nel più plausibile primo caso, magari potreste prendere spunto da queste serie tv. Il tema? Il viaggio nel tempo!
Un viaggio psicotico nel tempo

Tempo e realtà, un intreccio infinito. Il primo, pronto ad influenzare la seconda, mettendone in dubbio la stessa veridicità. Proprio tempo e realtà sono protagonisti in ‘Undone’, la serie rivelazione targata Amazon Prime Video. Alla lettera ‘annullato’, ma anche ‘disfatto’, o forse ‘incompiuto’. Come a voler sottolineare, già nel titolo, la possibilità che passato, presente e futuro potrebbero non essere così immutabili.
Creata da Raphael Bob-Waksberg (l’ideatore di ‘BoJack Horseman‘) e Kate Purdy, ‘Undone’ è una commedia drammatica, animata tramite tecnologia rotoscope, tecnica che trasforma le riprese live-action in disegno.
L’utilizzo di questa tecnica permette di rendere perfettamente il concetto di ‘realtà relativa’, in costante interferenza con la dimensione onirica, permettendo ai creatori di muoversi con facilità in un contesto visionario.
In parte sogno, in parte son desto

La trama vede protagonista Alma (Rosa Salazar), una ragazza depressa, stanca della propria routine e incerta sulla propria relazione. Dopo un incidente quasi mortale, inizia a vedere l’immagine del padre morto (Bob Odenkirk) e scopre di avere un nuovo rapporto con il tempo. Sarà solo l’inizio di un viaggio psichedelico nei meandri della sua mente ma anche negli angoli più oscuri e del suo passato.
‘Undone’ è una serie sui viaggi nel tempo ma anche sulle scelte sbagliate, sulla labilità della psiche umana. Una storia di rimpianti, dubbi, fragilità.
Lo show esplora la natura elastica della realtà, portando noi spettatori (e Alma) a scoprire la verità sulla morte di suo padre, oltre a guidarci in interessanti riflessioni sulle dinamiche sociali e sul disorientamento rispetto alla nostra posizione nel mondo. Innovativo il modo di affrontare tematiche come i disturbi mentali e quella razionale follia che, paradossalmente, sembra introdursi come elemento per giustificare qualcosa di incomprensibile.
Alma con il pretesto del mistero da risolvere, si lancia in un viaggio che la porterà a mettere in discussione se stessa e ciò che la circonda.
Tutto sarà rivelato? Notizie ed anticipazioni
‘Undone’ è una serie come nessun’altra. La prima stagione è uscita nel 2019, e ci ha lasciati con un cliffhanger a cui vogliamo dare risposte. Queste potrebbero arrivare molto presto: è prevista infatti una seconda stagione, probabilmente in uscita nei primi mesi del 2022.
È stato fantastico condividere ‘Undone’ con il pubblico e vederlo diventare parte dell’esperienza interpretandola in base alla propria percezione della realtà. Siamo elettrizzati all’idea che Amazon Studios ci dia l’opportunità di continuare a esplorare questo mondo e questi personaggi
Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy
Bonus Track n1: per comprendere il rotoscope
Per chi non avesse ben compreso cosa sia questo rotoscope, ecco un modo per farvi dire “Aaah ecco!” (e per goderci contemporaneamente un po’ di musica). Ricordate il videoclip di ‘Take on Me’ degli A-ha? Esatto, oltre ad esser diventato un cult assoluto, è quasi interamente girato in rotoscope. Anche qui, il confine tra realtà e immaginazione sembra essere meno netto di quel che si creda.
L’Universo è una matrioska!

Problematica, inquieta, fuori dal coro. Come in Alma, ritroviamo queste stesse caratteristiche anche in Nadia (Natasha Lyonne) nella particolarissima serie tv ‘Russian doll’, approdata su Netflix nel 2019.
La storia ci presenta fin da subito uno dei più paradossali ed inquietanti viaggi nel tempo: rivivere infinite volte lo stesso giorno, in un continuo loop dal tragico epilogo.
L’idea, sebbene ormai sia stata sfruttata più volte in vari film e serie tv, rimane sempre attuale e di profondo interesse. Quanti di noi vorrebbero rivivere uno stesso momento? Quanti di noi si ritrovano a fantasticare su improbabili (e tuttavia possibili) universi paralleli e versioni alternative, nate semplicemente dalle nostre scelte?
Ideata dalla stessa Natasha Lyonne, Amy Poehler e Leslye Headland, questa strana, amara e imprevedibile storia ha catturato l’attenzione del pubblico, che presto potrà mettere gli occhi sulla seconda stagione, in arrivo nella primavera del 2022.
La seconda stagione sarà lo stesso spettacolo, solo più strano
Natasha Lyonne
Così è la morte: tanto vale prenderla a ridere
“Morte e tasse” diceva un giovane Brad Pitt in ‘Vi presento Joe Black’, ricordando le uniche due cose inevitabili della vita. A queste potremmo aggiungere il tempo, con il suo scorrere continuo.
‘Russian doll’, con il suo ritmo veloce e sorprendente, riesce ad affrontare questi temi (lasciando stare le tasse) con amara ironia. La morte di Nadia (come tutte le morti) sembra essere molto più veloce e misera di quanto chiunque possa mai immaginare per la propria. Nadia muore nei modi più assurdi e goffi, nel tentativo di scoprire la verità dietro quel loop spazio-temporale che la sua mente logica, matematica, non le permette di raggiungere. Inizia quindi un percorso di rinascita attraverso numerosi e successivi tentativi.
C’è poi un altro aspetto, in questo dualismo vita-morte, più sottile, infido e nascosto poiché spesso non accettato. Un tema raccontato con grande delicatezza: il suicidio e le seconde occasioni, per chi ha bisogno semplicemente di una diversa prospettiva, e di qualcuno in grado di mostrargliela.
Le incoerenze della morte

Siamo abituati a credere che la morte ci ‘livelli’ tutti quanti, mentre è ciò che facciamo in vita a distinguerci. In ‘Russian doll’ questa condizione tende a ribaltarsi continuamente, mostrando la routine di una giornata sempre uguale, interrotta da infinite modalità di morte.
Quasi come se si volesse ribaltare anche quella famosa ricerca del senso della vita, che si reinventa come ricerca del senso della morte. Quasi come a voler sollecitare a porsi la domanda da un’altra prospettiva, per poi suggerire che, in entrambi i casi, forse una risposta non esiste.
Cos’è che ci fa così spavento della morte? È l’idea che in quell’attimo scomparirà tutto quello a cui noi siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo. Del corpo ne abbiamo fatto un ossessione
Tiziano Terzani
L’invito finale è forse quello dei più belli: noi siamo quello che facciamo, sempre. Queste parole obbligano a riflettere, sulla vita e sulla qualità che possiamo darle, al di là del caso.
Bonus track n2: loop spazio-tempo-musicale
Nel rivivere lo stesso giorno insieme alla protagonista, entriamo anche in un loop musicale con Harry Nilsson che con ‘Gotta Get Up’ accompagna i risvegli post-mortem di Nadia. La stessa canzone, con il suo testo, sembra farci percepire fin da subito un senso di spaesamento e alterata percezione della routine, oltre a rimanerci in testa per un bel po’.
Ritorno al futuro post-apocalittico

Esistono, dunque, mondi alternativi? Si può modificare il passato per cambiare il futuro? Se siete dei veri appassionati di fantascienza e viaggi nel tempo, ‘12 Monkeys’ potrebbe fare al caso vostro. Ideata da Terry Matalas e Travis Fickett, la serie è nata come adattamento televisivo dell’omonimo film di Terry Gilliam del 1995 (conosciuto in Italia come ‘L’esercito delle 12 scimmie’) con Bruce Willis e Brad Pitt.
James Cole (Aaron Stanford) è un viaggiatore del tempo, uno tra i pochi sopravvissuti ad un virus che ha scatenato una pandemia mortale per il 93,6% della popolazione mondiale. Grazie alla tecnologia del 2043, anno da cui proviene, viene inviato nel passato per raccogliere informazioni utili alla sua missione: neutralizzare la diffusione del virus.
La possibilità dell’impossibile
Molto presenti, nella serie come nel film, i paradossi spazio-temporali, che potrebbero sfidare non poco la vostra immaginazione sfuggendo alle leggi del tempo, inteso come semplice linea orizzontale. Un esempio? Una dei personaggi della serie, Cassandra (la prima persona che Cole cerca, nel 2013), chiede di essere aiutata da Cole, che la rintraccia nel passato prima che i due si conoscano, e questa azione diventa il motivo (e quindi il paradosso) per cui Cassandra chiederà aiuto a Cole. Capito, no? (P.s. sì, a qualcuno di voi sarà venuto in mente il paradosso di ‘Terminator’).
A differenza del film di Terry Gilliam, in ’12 Monkeys’ verrà data molta importanza all’organizzazione chiamata ‘Esercito delle 12 scimmie’, elemento fondamentale nella trama e vero e proprio antagonista.
L’azione si svolge su due binari temporali: il presente, inteso come l’anno 2043 e il passato, in generale, in tutte le epoche in cui si reca il protagonista.
Bonus track n3:
Nel nono episodio della seconda stagione può essere ascoltato il tema musicale dell’omonimo film, un arrangiamento di Paul Buckmaster della ‘Suite Punta del Este’ di ‘Astor Piazzolla‘. Il brano, con il suo ritmo inquietante, si presta molto a riassumere le atmosfere thriller della serie.
I veri viaggiatori nel tempo
Se siete ancora convinti che i viaggi nel tempo non esistano, continuando a leggere sarete voi stessi a prendere parte ad un vero e proprio salto nel passato!
Sapete utilizzare un ‘Omni’? L’Omni’ è lo strumento utilizzato da tutti i Voyager per viaggiare nel tempo. Molto simile ad una specie di smart-bussola vintage con Google maps incluso, è disponibile in diversi modelli all’avanguardia, come ad esempio quello in ottone, utilizzato da Phineas Bogg (Jon-Erin Hexum), protagonista di ‘Voyagers! Viaggiatori del Tempo’.
Si tratta di una serie di fantascienza prodotta nel 1982, composta di una sola stagione per un totale di 20 episodi. Senza Netflix e piattaforme varie, la serie in Italia è stata trasmessa per la prima volta su canale 5. Siamo davvero tornati indietro nel tempo!
Phineas Bogg è un pirata del XVII secolo che, tramite l’Omni, giunge nell’anno 1982 dove incontra un ragazzo dodicenne, Jeffrey Jones (Meeno Peluce). Con questo inizia a viaggiare nel tempo, in vari momenti particolari in cui la storia ha preso direzioni che deviano dal corso normale. Per poter proseguire nel viaggio, questa strana coppia dovrà riportare il corso del tempo nei giusti binari.
Un passato infinito da aggiustare

Spostando il nostro personale Omni di qualche anno più avanti, potremmo fare la conoscenza di un iconico personaggio molto in voga nelle serie tv degli anni 90: il protagonista di ‘Quantum leap‘ (‘In viaggio nel tempo’).
Lo scienziato Samuel Beckett (“Like the playwright?”), fondatore del progetto ‘Quantum Leap’ che rende possibile il viaggio nel tempo, si ritrova intrappolato in una serie solo apparentemente casuale di salti del passato, durante i quali prende il posto temporaneamente di un’altra persona ,risolvendo la situazione delicata in cui quest’ultima si trova. Ad aiutare il nostro eroe anche l’ammiraglio Albert ‘Al’ Calavicci (Dean Stockwell) e il supercomputer Ziggy.
‘Quantum leap’ è una serie tv uscita tra l’89 e il ’93 (in Italia venne trasmessa dalla Rai nel ’92). Must imperdibile per gli amanti del genere, ha tenuto incollati gli spettatori per 5 stagioni, fino all’epico finale.
Tramite il suo mix di fantascienza e umorismo, riesce ad utilizzare il viaggio nel tempo per raccontare storie di persone comuni alle prese con le difficoltà della vita. La serie è riuscita nell’intento semplicemente trasponendo la società di allora in uno scenario fantascientifico. Anche in questo caso il viaggio nel tempo e nello spazio diventa un pretesto per trattare i temi più disparati e guidarci in una serie di riflessioni sociali.
“Oggi è un dono, per questo si chiama presente”
La vita può (e spesso è) molto diversa da quella che ognuno di noi desidera, e non importa quanta attenzione possiamo porre nei dettagli, ci sarà sempre qualcosa che, inevitabilmente, ci sfuggirà dalle mani. Viaggiare nel tempo, in questo caso, significherebbe solo tentare di esprimere un maggiore controllo su tutto ciò che ci circonda, finendo poi per diventare dei semplici spettatori.
Come disse Stephen Hawking “Se è davvero possibile viaggiare nel tempo, dove sono gli sciami di viaggiatori provenienti dal futuro?“. Caro Step, una cosa è certa, non hai conosciuto un certo Stewie Griffin.
Purtoppo non si viaggia nel tempo (o almeno non ancora), né si può tornare indietro nelle scelte fatte. E dopotutto, non sembra così male. In questo modo abbiamo un motivo in più per goderci il nostro tempo e perché no, anche i nostri errori. Nell’eterna battaglia tra rimorsi e rimpianti, dovremmo cercare sempre di lasciare la funzione rewind alle sole nostre amate serie tv.