pasquale mammaro

Il segreto di Orietta Berti (e non solo) si chiama Pasquale Mammaro

Il manager, editore e produttore è l'artefice del rilancio di molti artisti 'vintage'

di Marco Magi

Quando dietro le quinte si costruisce manager e artista

Dai microfoni di Radio Alpha International, 46 anni fa, un quindicenne esprimeva con gioia la propria creatività d’avanguardia. Quella stessa voce accompagna ormai da lungo tempo i grandi artisti, con le giuste parole non amplificate ed estrema professionalità, nelle più importanti avventure della loro carriera. È Pasquale Mammaro, presidente della Starpoint Corporation, che opera da leader nel campo del management artistico, televisivo e musicale. Il suo nome è legato a tanti artisti di successo del passato – in primis Orietta Berti e Little Tony – che l’hanno ritrovato grazie a lui. E Where Magic Happens, magazine per la generazione Z (e non solo), si confronta con lui (intercettato grazie al prezioso aiuto di Mauro Caldera) per conoscere segreti, aneddoti e curiosità che riguardano il magico mondo dell’entertainment.

Vuoi dire ai nostri amici che hanno dai 20 ai 30 anni e provano ad addentrarsi in questo ambiente con difficoltà, quali siano stati i tuoi passi a quell’età?

“Lavorando in quelle prime emittenti libere ho vissuto appieno quei meravigliosi anni Settanta, ho iniziato a masticare musica e a intervistare artisti. Piano piano, però, mi sono appassionato al dietro le quinte: volevo sapere in che modo si costruiva il successo. A cavallo tra i Settanta e gli Ottanta c’era tutto un altro modo di lavorare, credo fosse più completo e senza cellulari né computer, si assaporava una differente concezione del tempo”.

Insomma, pensi che la dissonanza d’epoca renda più agevole o più difficile operare?

“Era effettivamente diverso, più semplice per certi versi, maggiormente complicato per altri. Più facile perché se avevi i canali promozionali giusti, quelli che si contavano sulle dita di una mano, eri a cavallo. Naturalmente non esistevano i social, ma neppure troppe emittenti televisive e programmi prodotti in esse. Quindi, se riuscivi ad entrare in determinati trasmissioni nella veste di ospite, proponendo il tuo brano, potevi emergere: parlo di ‘Discoring‘ o di ‘Domenica In‘, ad esempio. Certo, occorreva il prodotto appropriato da lanciare e la consapevolezza che senza quei contatti, non saresti andato da nessuna parte”.

pasquale mammaro con nino frassica, pippo baudo e little tony

Esistono oggi dei vantaggi?

“Adesso è il contrario: puoi anche non avere i contatti, ma se tu proponi un’idea carina e vi parlo come fossi un artista, e la metti online, può succedere, ed è già accaduto in varie occasioni a determinati artisti, di non avere la necessità dei canali classici di promozione. Oggi, poi, vi è molta più offerta di programmi, la promozione è più dispersiva, quindi c’è anche un maggior impegno e un lavoro imponente prima di arrivare a raccogliere magari dei frutti”.

Quando è iniziata la radicale trasformazione del settore?

“A partire dagli anni Novanta, in ogni decennio. Devo dire che trovo difficile immaginare il futuro, però ammetto con sincerità che vorrei tornare al passato, in un viaggio alle origini. Comunque ormai ne ho vissute tante e magari fra un po’ andrò a godermi la pensione”.

Anche il Festival di Sanremo è molto cambiato?

“Andarci è più complicato e se è vero che, in questi ultimi anni, ha portato al successo determinati artisti, la maggior parte è salita su quel palco e manco ce ne siamo accorti. Prima non accadeva, chi calcava quella scena aveva il suo mercato, anche arrivando ultimo. I numeri erano tutti diversi”.

Ritieni ci sia stato nella tua vita professionale un momento di svolta?

“Devo ammettere che, al di là di un percorso importante, le mie soddisfazioni più grandi le ho prese in questi ultimi 5 o 6 anni. Dopo aver lavorato una vita, con moltissimi artisti, proprio di recente è accaduto qualcosa di magico intorno a me. Nel 2015 avevo un brano che era ‘Grande amore‘, sono riuscito a darlo ai ragazzi de Il Volo e loro hanno vinto il Festival. In quel caso fui editore, ed ero talmente convinto della bontà del progetto che mi espressi pure da produttore. Alla fine, questi ragazzi sono emersi grazie a questa canzone e siamo tornati con loro nel 2019, prendendo un terzo posto, con ‘Musica che resta’. Poi l’anno scorso, ascolto una canzone di Diodato che mi colpisce, piano e voce. Lo porto da Amadeus (era il suo primo festival), gli dico ‘Ama, secondo me questo pezzo è fortissimo’. Lui l’ha preso e ha vinto il festival. Si trattava di ‘Fai rumore‘”.

Pasquale Mammaro con Il Volo

Poi l’intuizione di portare al Festival 2021, la quasi 78enne Orietta Berti?

“Sì ed è stato tutto un crescendo. Da una parte ammetto di essere stupito, perché rifletto e mi chiedo come sia possibile che stiano accadendo tutte queste belle cose. Molti amici, però, mi fanno ragionare e mi sollecitano: ‘Pasquale, in un’occasione può succedere per caso, però 3-4 volte di fila, un po’ di intuito e di lungimiranza, ci devono essere. Esperienza magari’. Sono contento, mi fa molto piacere”.

La musica, sul palcoscenico e dietro di esso. Qual è il segreto delle tue operazioni di ‘rinascita’?

“Intanto, non siamo soltanto le persone che stanno dietro le quinte, ma soprattutto ci occupiamo dell’artista, di consigliarlo e stargli vicino. Per esempio pensiamo a Little Tony, a cui sono stato legato dalla fine degli anni Ottanta fino alla sua scomparsa, per 25 anni. Un rapporto di grande amicizia, con una persona che ho incontrato in un momento down della sua carriera. Diciamoci la verità non lo voleva più nessuno, neanche in tv nei programmi serali e pomeridiani. Allora gli dissi: ‘Guarda sei stato un importante personaggio degli anni Sessanta e Settanta, dobbiamo cominciare a farci vedere’. Si è cominciato dal palinsesto mattutino Rai, ‘Uno Mattina’. Gli consigliai però di smettere di proporre le nuove canzoni, ma puntare sui vecchi successi: ‘facciamo conoscere alle nuove generazioni chi sia Little Tony’, fu la mia idea. E ha funzionato, fra ‘Cuore Matto’, ‘Riderà’ e ‘Una spada nel cuore’, sono riuscito pure a riportarlo al Festival di Sanremo in un’incredibile ascesa. Un’operazione stupenda, a quel punto quel cantante del passato piaceva perfino ai bambini di 10 anni. Lo stesso viaggio che ho intrapreso con Orietta Berti e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Non sapete quanti mi cercano adesso, per essere rilanciati!”.

Orietta Berti con i top di oggi Fedez e Achille Lauro, come Gabry Ponte per Little Tony?

“L’intervento organizzato allora, nel 2004, l’ho ripetuto nel 2021. Proprio ieri, mi sono collegato su Believe per monitorare le vendite in streaming: guardando i download, sapete il brano che vende di più? ‘Figli di Pitagora‘. Gabry Ponte è un grande, ancora adesso certi personaggi, quelle situazioni, rimangono. Non c’è niente da fare”.

Pasquale Mammaro con Orietta Berti

Siamo molto affascinati e lo si comprende dal nostro nome, dall’attimo esatto in cui la magia avviene. ‘Mille’ è stato un trionfo stratosferico. Eri presente quando questa magia è accaduta?

L’ho vissuta in prima persona. Stavo a Sanremo con Orietta in quel momento e durante un’intervista via web, venne creato un collegamento con Fedez. È stato lui, in quel frangente, a dichiarare: ‘Ma sai che forse ho un brano da farti sentire che potrebbe essere adatto a te?’. E lei ha risposto ‘Ok, quando ce l’hai, me lo mandi’. Poi ci siamo visti in teatro e abbiamo sentito il segmento cantato da Cara, una ragazza che produce Fedez: era interessante, richiamava molto gli anni Sessanta ed in effetti, cantato da Orietta, sarebbe stato perfetto. Con lei siamo stati due volte a Milano, trenta minuti per provare, altrettanti per incidere. Dopo di che hanno fatto tutto loro, quelli del gruppo di lavoro di Fedez, con Stefano (si riferisce a Stefano Clessi) e gli autori”.

E quando hai capito che fosse qualcosa di magico?

“Quando mi hanno mandato il provino sono rimasto a bocca aperta, avevano realizzato un capolavoro. A Stefano ho confidato: ‘Sarà il successo dell’estate, il vero tormentone’. E così è stato. Ogni volta che lo incontro, me lo rammenta. L’esperienza credo di averla e quando l’ho ascoltato ho pensato fosse una bomba: un twist degli anni Sessanta, coi suoni contemporanei. Poi Federico è un ragazzo eccezionale, non lo conoscevo bene, poi abbiamo stretto durante le registrazioni di ‘Battiti live’ e nelle riprese del video insieme ad Achille Lauro”.

Lui invece come è entrato nel progetto?

“Inizialmente non era previsto, però Fedez nel suo percorso gli aveva fatto sentire il pezzo e Lauro gli ha chiesto di partecipare. Quando Stefano mi chiamò per riferirmi la novità, non ho avuto dubbi che in tre sarebbe stato ancora meglio. Sono due dei più grandi artisti del momento in Italia. Orietta me lo riconosce sempre, l’aver accettato di essere al Festival è stato fondamentale per il suo rilancio”.

E a proposito quali sono le richieste più inconsuete, da parte dei tuoi artisti, fatte nelle schede tecniche dei backstage dei live?

“Premetto che seguo soprattutto il mondo della televisione e non molto i concerti, perché dovrei possedere il dono dell’ubiquità e così mi affido ai miei collaboratori. Comunque ho fatto il casting di diversi programmi tv, collaborando nelle decisioni per scegliere i partecipanti e a ‘Matricole e Meteore‘, su Italia 1, nell’edizione condotta da Nicola Savino, fra i vari artisti che portai ce n’era uno che arrivava da Las Vegas. Coolio , carino, simpatico e che mi chiese di fargli trovare nel camerino un paio di… mutande! L’aveva dimenticate. Diciamo, però, che una volta era diverso, ora si devono più o meno tutti accontentare di ciò che trovano. A parte le grandi star”.

Pasquale mammaro con Little Tony

A proposito di big, qualcuno ti ha davvero sorpreso?

“La maggior parte, in realtà, sono persone semplicissime: un bell’incontro che ho avuto è stato con Roger Moore, lo portai nel 2016 al programma di Carlo ContiI Migliori anni‘, l’anno prima della sua scomparsa. Per me era un mito, aveva accompagnato, da 007 in particolare, la mia infanzia e la mia adolescenza. Seppur fossi abituato a conoscere delle personalità, fu un colpo al cuore. Lui, invece, mi mise immediatamente a mio agio, mi diede il numero del suo cellulare, offrendomi anche preziosi consigli. Emozione vera pure con Gloria Gaynor: a 14 anni avevo comprato il suo disco e mai mi sarei immaginato che un giorno avrei lavorato con lei”.

Tra i vari, qualche programma tv in cui eri più coinvolto?

“Quando nel 2008 Carlo Conti ebbe l’idea e ‘I Migliori anni’ mi chiamò perché gli portassi gli artisti, anche stranieri, ed in tutte le edizioni. Di recente è capitato lo stesso con Amadeus in ‘Ora o mai più‘ ed è stato proprio il successo di quel format, a decretare il suo approdo al Festival di Sanremo”.

Quanto dura la gavetta ideale, quella che porta un artista alla consapevolezza e alla tranquillità necessaria per affrontare il successo?

“Tantissimi anni fa, nei primi Ottanta, quando giravo con la radio per servizi e interviste, mi capitò al microfono Riccardo Cocciante che, all’epoca, era da top in classifica. Eravamo in camerino ed ad una domanda simile, mi rispose: ‘Sai Pasquale, la difficoltà non è arrivare al successo, ma mantenerlo’. Mi disse ciò che poi ho riscontrato nel tempo. Insomma, puoi raggiungere il successo per una botta di fortuna, ma se non hai l’esperienza e la famosa gavetta alle spalle, quel successo non lo mantieni. La maturità è fondamentale, seppur sia un elemento soggettivo e per alcuni siano sufficienti un numero di anni minore per acquisire coscienza”.

Vuoi presentare ai più giovani Gianni Ravera a cui è dedicato il premio d’inizio settembre a Tolentino?

“L’ho conosciuto ai miei inizi, quando lui era all’apice, come organizzatore del Festival di Sanremo. Un uomo ricercato dalle case discografiche e dagli artisti. Un giorno decisi di domandargli il suo segreto per le tante scoperte, di brani e cantanti che hanno fatto il giro del mondo. ‘Ma come fai a sceglierli?’. La sua risposta mi sorprese: ‘Non faccio altro che raccogliere le canzoni che mi arrivano, le varie proposte di artisti, autori, case discografiche. Un primo filtro, compio delle scelte, poi quei quattro/cinque brani più validi li faccio ascoltare al barista, al panettiere e al macellaio’. In pratica lui andava a fare la spesa, chiamava da parte questi amici e chiedeva loro un giudizio. Era la gente, quella che guardava la tv e acquistava i dischi. Insomma, andava alla fonte, da chi avrebbe poi sancito il successivo successo”.

Pasquale Mammaro Premio alla Carriera

Orietta Berti, Little Tony, Fausto Leali, Ivana Spagna, Rita Pavone e tanti altri. Ma dunque il rapporto tra manager e artista come dev’essere?

Molto intimo, se fosse distaccato sarebbe alquanto strano. Deve nascere una sorta di alchimia. L’artista mi vede come una persona da cui ricevere consigli, come un padre. Seppur spesso siano persone più adulte di me. Edoardo Vianello, ma pure Orietta Berti, che potrebbe essermi genitore, quando parliamo, mi ascoltano e mi seguono con attenzione. Purtroppo gli artisti, nella maggior parte dei casi, sono insicuri, non hanno fiducia nei propri mezzi. Esiste quindi una persona di riferimento, che può essere anche un parente o un amico, al quale aggrapparsi, e di solito è il manager perché è il più inserito nell’ambiente”.

Se ripassi in zona torni a trovarci?

“Certo, adoro i vostri paesaggi. Ricordo che anche a giugno ho visitato le Cinque Terre, in particolare Vernazza, in occasione della presentazione del film ‘Luca‘, perché Orietta Berti ha dato la sua voce ad un personaggio e siamo stati ospiti della Disney”.

A presto Pasquale

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