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Mixtape per il sociale…o per me stesso?
Difficile trovare le giuste parole per iniziare un discorso così profondo e forse, questo scoglio lessicale, è l’essenza stessa dell’argomento in questione. Voglio essere diretto. Proprio come lo è stato Logic nella sua canzone. Oggi Mixtape farà uno strappo alla regola: 1-800-273-8255 non è una nuova uscita rap. è una canzone senza tempo che esce ogni anno, ogni mese, ogni giorno, a seconda di quando la si scopre. Io, per esempio, l’ho ascoltata per la prima volta 2 settimane fa quindi, per me, è come se fosse uscita di recente, facendosi spazio nella classifica delle canzoni più evocative e intime di sempre.
Tanto che mi permette di parlare, con voi, del pensiero più viscerale che ci sia: il suicidio. Non voglio nascondermi perché ho capito che celarlo al mondo sia l’errore più grande che si possa fare. Sono stato a stretto contatto con questo pensiero per molto tempo, tanto da diventarci quasi amico. C’è bisogno di parlarne, di emanciparsi dal tabù che ha sempre occultato e compromesso la possibilità di condividere un dubbio così travolgente. Logic lo canta con una forza emotiva impetuosa, e io voglio unirmi a lui: “ho toccato il fondo, mi sono preso il mio tempo, ora mi sento come se fossi fuori di me, come se la mia vita non fosse veramente mia”.
Spesso mi chiedono: “come stai?”

A volte mi sento come una conchiglia sul fondo del mare, come una stella alpina sulla cima di una montagna o come un sasso adagiato sul letto di un fiume, continuamente levigato dalla corrente. Mi capita spesso di uscire fuori quando nessuno lo farebbe, quando la tempesta ventosa si appresta a sbattere oggetti in giro per le strade alla ricerca di un coglione come me da colpire a morte. Il vento mi fa sentire vivo, talmente tanto vivo che vorrei dissolvermi nelle sue raffiche, volare via con lui, con la leggerezza di una foglia appena caduta. A volte penso a quanto sarebbe bello sparire.
Confondermi con il tempo che se ne va, chiudere gli occhi e cessare di esistere, accasciarmi a terra sprofondando nell’erba alta.
Mi piacerebbe smettere di soffrire, anzi, sorridere per l’ultima volta prima di addormentarmi per sempre. Lasciarvi con una lacrima, una lettera e una canzone che vi ricordi chi fossi, perché mi convinco che la mia sensibilità, se accostata ad un gesto così estremo, esploderebbe in tutta la sua potenzialità, rivelando, una volta per tutte, il mio dolore silenziosamente logorante. Eppure sono ancora qua. Davanti a questo schermo, pronto a raccontarvi della parte più oscura di me. Lo faccio per me, ma soprattutto per chi non ce l’ha fatta. Stavolta vi scrivo davvero senza filtri, nella speranza di aiutare me stesso e, come sempre, gli altri.
La compagnia di una canzone

La prima strofa di ‘1-800-273-8255′ racconta e introduce il primo tassello del puzzle mentale del suicidio, la solitudine. Logic colpisce dritto al cuore, scalfisce l’armatura emotiva che protegge l’individuo quando si trova nella circostanza più vulnerabile che ci sia, in solitudine. Ho ascoltato questa canzone, da solo, un po’ ovunque. L’ho portata con me a vedere il tramonto di Radi, ad ascoltare le onde del fiume Brenna che scorrono a tempo con il canto degli uccelli, ho guardato fuori dal finestrino con la sua compagnia nelle cuffie ed è stata con me anche quando ho esplorato il soffitto della mia cameretta, fissando e rispecchiandomi nelle sue crepe.
I’ve been on the low
I been taking my time
I feel like I’m out of my mind
It feel like my life ain’t mineHo toccato il fondo
1-800-273-8255, Logic
Mi sono preso il mio tempo
Ora mi sento come se fossi fuori di me
come se la mia vita non fosse veramente mia
La strofa di Logic descrive la sensazione più brutta che ci sia, soprattutto quando parliamo di suicidio, ossia quella di sentirsi soli mentre si esplora questo pensiero. È forse il motivo principale per cui ho deciso di scrivere questo articolo: nessuno deve sentirsi solo quando contempla una soluzione così drastica. Logic entra sulla strofa palesando il dubbio principale che si prova quando si entra in un loop mentale così autodistruttivo, ossia quello che gli altri s’illudano di sapere ‘di cosa parlo’, quando in realtà non comprendono minimamente ‘la sofferenza che provo’.
È un presentimento figlio di una cultura che utopizza il suicidio come se fosse un pensiero destinato a pochi, ai più spacciati, a chi non trova la forza per vivere questa vita come gli altri.
Ama te stesso per amare gli altri
La strofa di Logic in ‘1-800-273-8255’ prosegue come se fosse un’esponenziale presa di consapevolezza da parte del rapper statunitense. Pregare nella speranza che qualcuno possa salvarti da una situazione, da un periodo oscuro e difficile, è forse l’errore più grande che si possa fare. Perché, come dice Logic, nessuno può essere eroico fino a questo punto. Davvero pretenderemmo che fosse qualcun altro a dare una svolta ai nostri pensieri?
I never had a place to call my own
I never had a home, ain’t nobody callin’ my phone
Where you been? Where you at? What’s on your mind?
They say every life precious but nobody care about mineNon ho mai avuto un posto che potessi definire mio
1-800-273-8255, Logic
Non ho mai avuto una casa, nessuno che mi chiamasse al telefono
Dove sei stato? Dove sei? Cos’hai in mente?
Dicono che ogni vita è preziosa, ma nessuno si preoccupa della mia
Sicuramente l’amore, l’amicizia, le nuove conoscenze aiutano a distrarre la mente e destare curiosità negli occhi di chi aveva perso ogni speranza nei confronti della novità, ma se non si risolvono i problemi con se stessi, essi finiranno per rincorrerci all’infinito, mantenendo costantemente alto il dubbio che gli altri non possano capirci fino in fondo, come se fossimo una Terra di Mezzo impossibile da esplorare in ogni suo angolo.
Ma in questi casi, spesso, la verità è un’altra. Non sono tanto gli altri a non riuscire nella grande impresa di capirci, e dunque accettarci, fino in fondo, quanto più noi stessi. Il problema nasce quando si ha l’impressione di non avere sotto controllo se stessi. Nessuno conosce la foresta meglio della foresta stessa, nessuno scoprirà e accetterà le tue debolezze meglio di quanto potevi aver fatto tu stesso.
Meglio urlare che restare in silenzio!

Quando ci si sente fin troppo soli con i propri dubbi è bene consolarsi con una certezza: tutti, prima o poi, affrontano i fantasmi nel proprio armadio, aprendo con forza quelle ante nella speranza di guardare in faccia la sofferenza. Spesso ci adagiamo nella tristezza, nell’attesa che qualcuno faccia squillare quel telefono o si accorga della sofferenza che proviamo. È come abbandonarsi ai colpi di fortuna e sperare di incontrare qualcuno disposto a scavare dentro di noi al posto nostro. Purtroppo il suicidio, per molti, è un concetto astratto e intangibile finché non si palesa con l’atto stesso dell’uccisione.
Fin quando il gesto non avviene, l’idea del suicidio si muove schiva tra le persone, assumendo svariate forme e affacciandosi sul precipizio emotivo di tantissimi individui. Spesso basterebbe parlare con qualcuno, assaporare la genuinità di uno sconosciuto disposto ad ascoltare quello che vorresti gridare al mondo intero: “I don’t wanna be alive, I just wanna die today”, in italiano, “non voglio essere vivo, oggi vorrei soltanto morire“. Logic, nel ritornello di ‘1-800-273-8255’, lo canta con un’intensità vocale ed emotiva impetuosa, consapevole che dall’altra parte, chi ascolta, sia pronto a replicare con un: “I want you to be alive, you don’t gotta die today”, in italiano, “voglio che tu viva, non devi morire oggi“.
Come una luce in superficie
La seconda strofa di ‘1-800-273-8255’ è di Alessia Cara. La sua voce leggera e delicata si adagia con dolcezza sulla base, sprigionando tutta la sua emotività e suggerendo all’ascoltatore di lasciarsi cadere a terra per osservare il cielo, a prescindere dal luogo nel quale si trovi. La seconda strofa di ‘1-800-273-8255’ è anche un’iniezione di speranza nelle orecchie di chi la ascolta. Alessia Cara descrive quella sensazione che si prova ad apprezzare il proprio respiro dopo tanto tempo, gustando il sapore della vita e valorizzando ogni singolo istante, come se ogni sorriso in più gettasse legna nel grande fuoco della voglia di vivere.
Come quando esci dall’acqua dopo un’immersione prolungata e i tuoi polmoni tornano a respirare, i tuoi occhi si abbandonano dolcemente alla luce del cielo, costante imprescindibile dell’esistenza. A volte si dice che ‘nessuno si fosse accorto di nulla’, che ‘questo nuovo suicidio ha sconvolto tutti per quanto fosse inaspettato’. Perché nessuno si chiede mai: “come posso fare per evitare che questo succeda nuovamente“? È un peccato perché la risposta ci sarebbe, piuttosto scontata peraltro. Smettiamola di nascondere le nostre insicurezze dietro un orgoglio instancabilmente ferreo. Tutti abbiamo bisogno di compassione, ma per riceverla bisogna aprirsi, e la maggior parte delle persone, ancora oggi, non sembra tanto disposta a farlo.
1-800-273-8255, non è Tha Supreme
Ma cosa vuol dire questo titolo? Possibile che una canzone con un significato così importante s’intitoli ‘1-800-273-8255’? Una serie di numeri? Già, proprio così. Una serie di numeri che compone un numero telefonico di mastodontico spessore sociale. ‘1-800-273-8255’ fa riferimento alla National Suicide Prevention Lifeline, una linea telefonica gratuita degli Stati Uniti, aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che garantisce un sostegno telefonico da parte di svariati centri di crisi. Il numero nasce come aiuto repentino nei confronti di tutte quelle persone che, prima di fare un ultimo gesto estremo, decidessero di fare un ultimo tentativo di condivisione, alla disperata ricerca di un legame, di un appiglio per rimanere in questo mondo.
Aprirsi
L’orizzonte del mare, Pietro Botarelli
sul ciglio dell’ignoto
scoprirsi
Un groviglio in continuo moto
districarsi
Tra pensieri pesanti
Condividerli aiuta
Fatti avanti
Basterebbe comporre il numero 1-800-273-8255 per avere la possibilità di parlare con una persona che, dall’altra parte, non aspetta altro se non qualcuno con cui dialogare senza filtri. Riuscire a trovare la persona giusta con la quale aprirsi relativamente ai propri problemi è un privilegio, una fortuna nella quale non tutti si imbattono per tempo. Ma a volte lo sconosciuto è l’individuo più adatto che ci sia per aprirsi fino in fondo. Una persona che non conosci e che probabilmente non rivedrai mai più. E per telefono, si sa, è molto più facile. Soprattutto, in questo caso, è la tempestività a fare la differenza!
I 5 sensi vs la scimmia impazzita
Ho voluto scrivere questo articolo nella speranza di sensibilizzare chi avrà avuto voglia di leggerselo fino in fondo. Parlare con qualcuno è la cura più potente che ci sia. Qualunque cosa vi succeda nella vita, la cosa più importante da fare è impegnarsi per non chiudere mai il cuore. Amare se stessi è direttamente proporzionale all’amore che riusciamo a dare agli altri e, dunque, a quello che potremo ricevere. A volte i pensieri si scatenano nella nostra testa come se fossero una scimmia impazzita ma noi non siamo soltanto la nostra mente. Noi siamo anche i nostri 5 sensi.
Forme strane nel cielo
Vuoto dipinto, Pietro Botarelli
arancio ardente
disteso nel sacco a pelo
del mio presente
finalmente osservo me
parte di questo ambiente
Dettagli da cogliere con il semplice utilizzo dello sguardo, odori da apprezzare, sapori da gustare e suoni da abbracciare con un’apertura di braccia degna di un’aquila reale. Parole, sguardi, abbracci e stimoli sessuali. Noi siamo anche questo, e forse a volte ce lo dimentichiamo. Ho attraversato un periodo della mia vita nel quale non desideravo altro che la mia morte. è stato un periodo relativamente lungo, che tutt’oggi influenza il mio stile di vita. Io penso spesso al suicidio ma intorno a me ho tante persone che mi hanno voluto e che tutt’ora mi vogliono bene.
Altrettante che hanno fatto di tutto e tutt’ora continuano a fare il possibile per tenere in carreggiata questa mente a tratti eccessivamente sognatrice e sconsideratamente malinconica.
Forse non sei così solo

Avevo perso il contatto con loro, con tutti. Mi ero isolato nella mia cameretta nella paura di non piacere agli altri. La verità era che non piacevo affatto a me stesso e che a forza di denigrare la mia persona, stavo finendo per credere davvero a tutte quelle offese che mi tiravo addosso. Eppure, lo ripeto, sono ancora qui. Un sorriso mi ricorda che questa sensibilità sia un dono e che da quando ho deciso di descrivere me stesso con aggettivi leggermente meno denigranti, il mio rapporto con le persone è migliorato.
Ah, ho scoperto anche un’altra cosa, forse la più importante di tutte. Se ti senti l’unico, solo in compagnia dei tuoi agonizzanti pensieri, forse ti restano due semplici cose da fare: aprire gli occhi e il cuore. Non sei solo, e spero che questo articolo ti abbia dato uno spunto per provare a crederci.
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