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Miscela di suoni e sapori
Due novità degne di nota dipingono l’attualità del rap, ancora una volta trovando il giusto compromesso tra cultura e innovazione. ‘Glory Days‘, il nuovo singolo di Vaz Tè, Bresh e Disme, è l’ennesima hit direttamente dalla scena ligure, fatta di fratellanza e vibes ineguagliabili. Davide Shorty, invece, è andato a Real Talk, mettendo sul piatto delle rime un’elasticità musicale incredibile, passando dal cantato al rap con una facilità impressionante.
Inizieremo questo viaggio, in stile Mixtape, dal nuovo brano dei tre rapper di Drilliguria, intitolato ‘Glory Days’. Un perfetto antipasto musicale, come direbbe Christian, per preparare le papille gustative, in questo caso situate nei timpani, ad apprezzare l’eccezionale musica di Davide Shorty. Il rapper palermitano ha cavalcato 4 strumentali straordinarie come se fosse ai Cheyenne Frontier Days. Mi raccomando, leggete l’articolo fino in fondo, questo ragazzo merita tanto! Dal minipimer del rap è tutto, a voi artisti.
Le vibes di Drilliguria non hanno rivali

‘Glory Days’ è un omaggio alle rime e, soprattutto, alla storia di Drilliguria. Tra riferimenti ad amici miei mixtape e S4TW, la canzone si articola seguendo una linea tematica ben poco retta. I tre rapper genovesi lasciano scorrere la propria penna in libertà, creando un mix di stile, flow e tematiche varie. Sulla prima strofa entra Disme, uno dei più crudi della scena genovese. Verità di periferia che non lasciano spazio ad interpretazioni troppo sentimentali, ma che denunciano uno smarrimento emotivo ed esistenziale tipico di chi nasce e cresce in un ambiente di strada.
La sofferenza di Disme tramuta spesso in arroganza e sfrontatezza, rendendo la sua musica un’arte esplicita in grado di suscitare ammirazione, e soprattutto emozioni varie, nella testa di molti. Trasformare il dolore in arte è una dote che spetta a pochi, Disme è un maestro nel farlo. La fotta è alle stelle, per un rapper vero e underground, da sempre. Chiusa la strofa è il turno del ritornello e, dunque, del king della drill italiana, Vaz tè. Il primo verso è un chiaro riferimento a VT2M: Vaz Tè si scusa con gli ascoltatori per l’attesa infinita del disco, ripagandola, tuttavia, con un flow travolgente e una presenza in rima che pesa quanto Brock Lesnar sul ring.
Abbi voglia d’immergerti!

Il ritornello ci ricorda una grande verità della fama. Gli amici vanno e vengono ma quando si hanno i soldi e il successo, le persone tendono ad avvicinarsi con un unico scopo: trarre guadagno da un’amicizia che di vero ha soltanto una stretta di mano. Vaz Tè non si lascia abbindolare, preferisce fare affidamento su quelle amicizie che lo accompagnano dal giorno zero. C’è anche una ‘lei’ che, stando alle parole di Vaz, lo conosce dal ‘before the fame’.
E come dice il ritornello, dove ci sono ‘glory boys’ ci sono ‘glory days‘, dove c’è Drilliguria ci sono vibes travolgenti. La seconda strofa spetta a Bresh che entra citando nuovamente un verso di S4TW, riprendendo la tematica dello sconosciuto che si avvicina agli artisti come se fosse un amico. La risposta di Bresh è chiara: “perdonami il dubbio ma non so chi sei”. La strofa delinea la valenza artistica della scrittura di Bresh, poetica e referenziale al punto giusto, autobiografica ma aperta all’interpretazione personale di chiunque abbia voglia d’immergersi nella musica.
Davide Shorty sulla strumentale è un poliedro
Davide Shorty è andato a Real Talk. Una coppia che scoppia come bicarbonato di sodio più aceto. Per chi non lo conoscesse, Real Talk è un format rap che esalta la musica dal vivo, il rap one take. Gli artisti vengono invitati a rappare sulle basi di Bosca e dei suoi collaboratori. Il tutto avviene in uno studio musicale come tanti ma con una differenza sostanziale: a Real Talk non c’è spazio per le modifiche vocali, gli adattamenti o le pause per riprendere fiato. Le basi vengono mandate una dietro l’altra, si rappa one take senza filtri, come un concerto senza pubblico o un pezzo cantato in radio, dal vivo.
Davide Shorty è stato l’ospite dell’ultima puntata, uscita la scorsa settimana. Un artista esemplare e poliedrico che da anni si dimostra essere un musicista a 360 gradi. Cantautore, rapper e producer per una miscela energetica e rigenerante di hip hop, R&B, jazz, funk e soul. Le canzoni sono quattro e trasudano cultura, passione e metrica da Nobel. Inoltre, Davide Shorty ha vissuto per anni in Inghilterra, a Londra nello specifico, sviluppando una padronanza della lingua inglese che gli permette di cantare in entrambe le lingue (italiano e inglese), contribuendo a rendere il prodotto musicale ancor più orecchiabile e peculiare.
Viaggiatore con bombole d’ossigeno incorporate

La prima strumentale è di Mark Tembo. Una melodia dallo sfondo pop si tramuta improvvisamente in una base tutta da rappare, veloce e inarrestabile come Davide Shorty. Il cantante palermitano si presenta subito come ‘quello che canta e che rappa’, un artista innamorato della musica che non riesce a fare a meno di sperimentare coi suoni. Così come non riesce a tenere a bada la sua lingua che assume le sembianze di una katana o di una scimitarra, a causa delle parole taglienti che articola.
Il pezzo è autobiografico e allusivo, colmo di citazioni alla musica stessa (Carlos Santana), alle sue origini siciliane (Piazza Sant’Anna e Santa Rosalia) e al mondo dell’arte in generale, tra John Coltrane, Eddie Murphy e Uma Thurman.
Sono andato via da un po’
Davide Shorty
Via dalla monotonia, via col soul
Via dalla periferia, London, bro
Ryanair flight, up in the sky
Yes, I’m coming, figghiò
Yes, I’m coming for you
Internazionale col flow
passi da gigante come John Coltrane
Il sogno era firmare con la Blue Note, you know?
Davide Shorty ci racconta di quando se ne andò dalla periferia di Palermo in direzione Londra, con le tasche vuote di soldi ma piene di sogni e sassi da lasciare lungo la strada. Sono passati molti anni da quel volo Ryanair, eppure Davide Shorty continua a percepire quella malinconia di viaggio, e soprattutto di evasione, che contribuisce a rendere speciale la sua musica.
Ma poi questo ragazzo sembra avere due bombole di ossigeno al posto dei polmoni, passa dal rap al cantato con una fluidità vocale straordinaria. E fa pure le sporche!
Talent show sul groppone, che peso!

La seconda strumentale è di Trapptony ed è, appunto, puramente trap, sia nella melodia di flauti frammezzati che nelle percussioni. Qui Davide Shorty libera tutto il flow che riempie la sua anima musicale, dimostrando, a chi di dovere, che si possa trappare con stile pur scrivendo strofe con un significato culturale rilevante. I versi assumono spesso le sembianze di un insegnamento rap, girando il dito nella piaga di ‘chi dice di venire dalla strada ma spesso bleffa, e non ascolta più rap da quando ha smesso Neffa’.
Anche qui le citazioni sono innumerevoli e innumerabili, spaziano dal cinema allo sport, dalla musica all’attualità, tra zone rosse e Black Lives Matter (il dissing ad Irama è uno schiaffo in faccia all’ipocrisia generale). La terza traccia è prodotta da Pellerito ed è un freestyle nel quale Davide Shorty racconta la sua storia in chiave retorica, sfruttando il suo vissuto per descrivere alcuni meccanismi del successo che non gli vanno troppo a genio. Il rapper palermitano, dopo il successo e l’ammirazione sulla scia di X factor, dice di essere, oggi, come Pino, ossia morto (musicalmente?).
Una metafora che dà inizio ad una strofa dalla valenza sociale mastodontica. Come funzionano i talent show? Cosa comporta esporsi in televisione? Davide Shorty ve lo spiega raccontando la sua esperienza. Oggi chiude le rime e le bocche di tutti, ma prima?
50 Cent + Wu Tang Clan = Davide Shorty
E la quarta strumentale? Che dire, Bosca ha fatto qualcosa di indicibile. Una base hip hop sulla quale s’intrecciano sample di Candy Shop di 50 Cent e C.R.E.A.M. dei Wu Tang Clan, per un prodotto musicale da 10 e lode. E Davide Shorty? Uno terremoto che ha fatto esplodere tutti i sismografi nel raggio di chi ha schiacciato play su questo Real Talk. Sfido chiunque a giocare così tanto con la voce e con le parole, su una base accompagnata da suoni così storicamente colossali, senza sfigurare… come un fascista nel 2021.
Su questa strumentale Davide Shorty ha dato vita ad una canzone dallo spessore melodico immisurabile, mischiando un cantato soul che per timbro e intonazione fa sfigurare mezzo panorama musicale italiano con un rap impetuosamente colto, fatto di metriche da Muay Thai e incastri lessicalmente miliardari. Pronti via, parte la base e non c’è tempo per metabolizzarne l’epicità che Davide Shorty alza il valore dello stupore a livelli incontrollabili. Subito il ritornello in inglese che colpisce per la linea melodica sorprendentemente estranea ai suoni della strumentale. È come se Davide Shorty avesse aggiunto alla base una melodia da seguire (ovviamente tutto nella sua testa) per cantare un ritornello così emozionante dal punto di vista armonico.
Estraneo in fuga dalla monotonia
Il testo del ritornello è in lingua inglese ed omaggia perfettamente C.R.E.A.M. dei Wu Tang, riprendendo le parole del ritornello ma snaturandone, con rispetto e stile, il canto. La prima strofa è in italiano ed è la conferma che l’umiltà consapevole, fa di gran lunga più brutto della superbia gratuita e infondata. Sullo sfondo la storia del Davide Shorty di qualche anno fa che, sommerso dagli errori e dalle sfortune di una vita, girava in notturna per le strade di Londra, senza un soldo bucato. Un passato che riecheggia nel presente, dove Davide Shorty si è sistemato dal punto di vista economico ma resta sovversivo e diffidente nei confronti di chi ostenta e punta il dito.
Quella dimensione di estraneità economica e culturale ha contribuito a delineare il profilo psicologico di un artista che sfoga tutto il suo ego e la sua creatività sulla musica, lasciando ‘la testa calda che è in lui al palco’ e la comprensività ai rapporti umani. Certo, anche lui vorrebbe ‘fare i soldi e andarsene alle Hawaii’ per vivere le giornate spaparanzato su un’amaca; ma quest’aspirazione, che in fondo tutti gli esseri umani hanno, sembra mossa da un’esigenza di fuga ed evasione dalla monotonia, da una realtà che non apprezza mai fino in fondo, piuttosto che dalla sfrenata voglia di lusso o di esibire patrimoni economici e sessuali.
In bocca al lupo Davide!

Davide Shorty ha studiato, si è messo in gioco volando dall’altra parte del mondo e dimostrando a tutti di avere il talento per competere in uno show televisivo (X factor) che alla fine poco c’entrava con la sua essenza artistica. Oggi porta la sua musica a Real Talk, dimostrando a tutti che quei 70mila ascoltatori mensili su Spotify stiano veramente stretti ad un artista dallo spessore emotivo, sociale e culturale così grande. C’è anche spazio per una strofa in inglese di Davide Shorty.
Versi particolarmente significativi per il ragazzo classe ’89 che, dopo essersi messo in gioco, 11 anni fa, volando a Londra senza alcuna certezza se non quella di imparare una nuova lingua, si ritrova, oggi, a rappare in inglese con una proprietà di linguaggio d’alto livello e una pronuncia delle parole che farebbe invidia alla maggior parte dei professori di inglese nelle scuole italiane.
Forza Davide! Dopo l’ultimo concerto in Finlandia e questa ineffabile performance a Real Talk, forse, il tuo grande sogno musicale è un po’ più vicino. Porterai la musica italiana fuori dall’Italia, al di là delle barriere linguistiche.
Perché la musica di Davide Shorty si merita molto più di un pubblico che acclama in televisione, ma che sparisce non appena si provi a tirar fuori la propria identità musicale.
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