Tutti gli appassionati di Black Music stavano letteralmente affogando nell’hype quando Bruno Mars e Anderson Paak hanno annunciato un loro progetto in collaborazione, un moniker di cui è uscita inizialmente solo una copertina sotto il nome Silk Sonic (‘With Special Guest Host Bootsy Collins‘, il leggendario bassista di James Brown e dei Parliament Funkadelic). Facciamo un doveroso quanto necessario riassunto di chi sono i due artisti e vediamo se stanno riuscendo ad essere all’altezza dell’hype.

Una partenza in quinta…
Bruno Mars è un cantante, produttore e polistrumentista nato nel 1985 a Honolulu, entrato a gamba tesa nella scena pop internazionale con featuring come ‘Nothin On You’ e poi con i suoi singoli ‘Just The Way You Are’, ‘Grenade’ e ‘The Lazy Song’, tutte divenute hit onnipresenti che ogni persona della mia età e non solo canta a memoria.
Da allora la sua carriera è stata tutta una discesa, piena di successi, nella quale Mars non ha mai sbagliato un colpo. Al suo catalogo ha aggiunto una quantità sorprendente di classici contemporanei per un artista con solo 3 album nel proprio catalogo, con release come ‘When I Was Your Man’, ‘Locked Out Of Heaven’, e poi il featuring con Mark Ronson ‘Uptown Funk’, poi ancora ‘That’s What i Like’ e ’24k Magic’. Insomma la smetto di elencare singoli perché una discografia con un tale successo di pubblico e critica parla da sola.
Da segnalare anche l’evoluzione del suo sound, che è passato da un pop orecchiabile, adolescenziale e dal sound contemporaneo, ad incorporare mano a mano sempre più influenze dal funk classico e dalla disco degli anni ’70, con l’incorporazione di armonie complicate ed inusuali nelle classifiche moderne, bassi elettrici, batterie acustiche e synth dal sapore decisamente vintage.
… e una lenta gavetta
Percorso diversissimo e fatto di crescita e gavetta quello di Anderson Paak, cantante, rapper, batterista e producer californiano classe ’86, che ha un esordio non entusiasmante con il suo album del 2014 ‘Venice’, un disco hip-hop con occasionali sfumature trap ma dove si vedono già influenze soul e r&b nel singolo ‘Miss Right’. Anderson espande questa vena nel secondo album ‘Malibu’, un disco molto più suonato ed organico che ottiene grande successo di critica e diventa un cult per tutti gli appassionati di musica black contemporanea.
Anderson continua a crescere gradualmente e ad avvicinarsi al grande pubblico con svariati progetti successivi, dove si distingue per la sua grande versatilità come rapper, cantante, batterista e performer live incredibilmente carismatico, perfettamente a suo agio in contesti musicali diversissimi dall’Hip-Hop più puro al Neo-Soul al Funk fino ad incorporare influenze Rock. Raggiunge il meritato successo di pubblico con l’album del 2018 ‘Oxnard’.
L’incontro e il successo di Silk Sonic
I due sono quindi molto diversi e molto simili: percorsi artistici e carriere diverse, ma quasi coetanei, entrambi paragonati spesso a performer leggendari come James Brown, Prince e Michael Jackson, ed entrambi accomunati da una travolgente passione per la black music classica; man mano che i due musicisti si incrociano fra tour e sessioni di registrazione comincia a nascere Silk Sonic.

Il primo singolo uscito, ‘Leave The Door Open’, è stato ampiamente all’altezza delle aspettative, con un grandissimo successo di pubblico e critica. Ma l’aspetto interessante è il brano è in tutti gli elementi un’ode, un inno e una reinterpretazione in chiave moderna della tradizione soul e funk a cui i due artisti devono tutto il loro background. Dalla strumentazione suonata live con basso, chitarre, archi, pianoforti e l’immancabile batteria di Anderson, passando per la scrittura armonica e melodica raffinata e retrò, arrivando all’estetica del video dove Bruno e Paak si trovano raccolti in uno studio a suonare live con la propria band fino all’abbigliamento rigorosamente a tema.
Silk Sonic continua orgogliosamente con questo throwback con il secondo singolo ‘Skate’. Il brano è più upbeat e divertente della ballad precedente, ma tutti gli altri elementi stilistici sono rimasti invariati, dall’estetica vintage, agli accordi jazz, le performance suonate, tutto questo ovviamente mettendo in secondo piano che nonostante il sound inusuale i brani sono estremamente orecchiabili e radiofonici, e i numeri lo stanno dimostrando. Le mode girano e il vecchio ridiventa sempre nuovo, e Silk Sonic ha azzeccato in pieno uno di quei momenti storici; sono estremamente speranzoso per future release e per l’intero album.