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La vetta tanto ambita ti cambia la vita?

‘Keta Music Vol.3’, oltre ad essere il nuovo album di Emis Killa, è soprattutto il pretesto perfetto per porsi una domanda retorica sulla scena rap italiana: la nuova wave è la cultura? Un’ipotesi azzardata, forse un po’ troppo speranzosa ma certamente legittima e verosimile, visto l’andazzo delle recenti uscite musicali. Se dal 2016 in poi le canzoni ai primi posti nelle classifiche nazionali trattavano temi come ‘cavallini sulla maglietta’, ‘pacchi di cash e droga nelle tasche sporche e bucate’ e ‘coni gelato ’dal gusto ambiguo, dalla seconda metà del 2019 in poi qualcosa, all’interno degli ingranaggi del mercato musicale, si è rotto o, forse, è semplicemente cambiato.
All’angolo sinistro, l’uomo che con un sinistro ti mette all’angolo. Il gancio che ha fatto tremare i ganci, Emis fottuto Killa, è tornato. Keta Music 3, vattelo ad ascoltare
Outro Jam Session, Salmo
Dalla superficialità estrema all’introspezione progressiva, passando per la narrativa del ‘prima ero così, adesso sono cosà’. Le canzoni più ascoltate, oggi, esprimono sentimenti più o meno profondi con una sensibilità certamente maggiore rispetto a quell’ormai lontano 2016. Sarà perché molti degli artisti che sognavano fama e successo, oggi hanno raggiunto la vetta tanto ambita, rendendosi conto che, per quanto bella fosse la vista, dopo un po’ i pensieri tornassero a bussare alla porta della mente convincendola che, forse, non sia tutto rose e fiori come aveva pensato.
La poke bowl del 400 d.C. riadattata al consumismo

E poi, al di là dei testi delle canzoni, ciò che salta all’occhio è un progressivo ed esponenziale ritorno all’apprezzamento della cultura musicale. In realtà, più che una riscoperta, si tratta di una vera e propria presa di coscienza da parte degli artisti, nella quale, i veri appassionati del rap, hanno sempre sperato. Come se, improvvisamente e finalmente, ci si fosse resi conto che la trap non è altro che un sottogenere del rap e che quest’ultimo, a sua volta, fosse parte integrante di una cultura hip hop con delle radici molto profonde.
Per merito, forse, dei veterani del rap italiano, stiamo assistendo ad un graduale ritorno dei suoni hip hop, quelli caratterizzati dal boom bap sui 90 bpm, da un basso funky con dei riff incalzanti e sincopati, chitarre dal sapore funky e sintetizzatori che potevano accompagnare solo. Comunque basta parlare di old school, altrimenti mi fanno sentire vecchio da giovane. Per fortuna Emis Killa, con ‘Keta Music Vol.3’, ha deciso di mischiare il vecchio con il nuovo, la cultura con la contemporaneità, come una poke bowl polinesiana del 400 d.C. riadattata al consumismo odierno.
Tecniche Perfette dei ‘Keta Music’
E quale migliore canzone, per iniziare questo viaggio colmo di sbalzi temporali, se non la terza traccia di ‘Keta Music Vol.3’, intitolata ‘Morto di Fame’. Emis Killa e Lazza, in questo pezzo, sposano in toto quella filosofia di passaggio del ‘prima ero così, adesso sono cosà’. Ciò che rende speciale questa canzone è il vissuto dei due rapper che, per età e anni di esperienza nella scena, uniscono la cultura alla novità con dei risultati stratosferici. Emis Killa è nell’ambiente hip hop da quando era soltanto un ragazzino. Nel 2007, appena diciottenne e pieno di spocchia, vinceva la finale del ‘Tecniche Perfette‘, battendo in freestyle gente del calibro di Noema e Kenzie.
Nel corso degli anni si è affermato come uno dei più capaci a fare grandi numeri senza rinunciare ad essere hip hop. Dopo ‘Keta Music Vol.1’ Emis Killa attraversa un periodo di grande successo, la sua musica viene ascoltata da un pubblico ampio e variegato, tanto da finire nel mirino dei più radicali del genere. Emis, colpito nell’orgoglio da chi lo etichettava come commerciale e poco crudo, risponde con un album, ‘Keta Music Vol.2’, che dimostra quanto ci tenesse ad essere riconosciuto come un rapper serio, commerciale si, ma non per questo poco hip hop. Una raccolta di rime taglienti come catane.
Dj Shokka sul beat: un onore per ogni Mc’s

La prima strofa di ‘Morto di Fame’ racconta l’evoluzione della fotta di Emis Killa, un processo musicale che lo ha portato ad accettare il passato riscattandolo con un futuro ben più roseo. La metrica è puramente rap, così come la storia del rapper milanese, fatta di battle al parchetto, arroganza e povertà di strada.
Ma il vero punto di forza di questa canzone è la produzione di Dj Shokka: ecco quel basso sincopato che torna a ruggire come una tigre, un boom bap che trasuda passione, accompagnato da una melodia trionfale di chitarra elettronica, impreziosita da qualche stacco jazz e alcuni suoni moderni che contribuiscono a rendere la base contemporanea, nonostante resti colma di allusioni sonore al passato.
Il ritornello cantato da Emis Killa è uno stacco tanto necessario quanto melodico, nel quale l’auto-tune supporta la potenza dissipata dal timbro del rapper, un binomio perfetto per riprendere quello sfondo trionfale che la base e la scalata vitale di Emis ci suggeriscono.
Forse torna il rap e ti vedo un po’ preoccupato
Quindi oggi che forse qualcosa inizio a capirne, so che i primati o stanno nel Guinness o sono scimmie, ci son rimasto male perché su di te ho puntato, ma forse torna il rap e ti vedo un po’ preoccupato
Morto di fame, Lazza
La seconda strofa di Lazza ci voleva per ricordarci quanto fosse forte a chiudere le rime. Ci racconta come tutto è iniziato, quando‘ venne al mondo nel ’94 (citazione a Killa story, storico brano di Emis Killa nel primo volume di Keta Music) per poi accorgersi rapidamente che gli anni passassero senza che potesse tenerne il conto.
Il freddo di strada che taglia il volto, la scoperta del rap, i mille pullman e i mille treni sui quali viaggiava per portare le sue rime in giro per l’Italia. La speranza, la voglia di riscatto, il fallimento dei tanti contrapposto ai primati di chi, come lui, ce l’ha fatta. Ma Lazza scaglia anche una freccia infuocata che trafigge mezza scena italiana, nella cui asta, un foglio attaccato con il sangue, recita la rima della canzone che più di tutte conferma l’ipotesi di questo articolo: ‘forse torna il rap e ti vedo un po’ preoccupato’.
Un sogno che diventa realtà: gli scratch!

Ma siamo giunti, adesso, alla canzone migliore del disco, secondo la mia opinione, ovviamente. Stiamo parlando di ‘Jam Session’, la sesta traccia di ‘Keta Music Vol.3’ con il featuring di Gemitaiz. E, prima di passare all’analisi dei testi di due colossi del rap italiano come Emis e Gem, di chi sarà la produzione della canzone più bella del disco? Ovviamente è ancora lui, Dj Shokka. A questo giro il regalo per gli appassionati dell’hip hop è veramente uno dei più belli che si potrebbe ricevere. Sì, perché all’interno di ‘Jam Session’ c’è una presenza sonora particolarmente decisiva: gli scratch.
Signore e signori, avete capito bene: ci sono degli scratch all’interno di un album di per sé commerciale, almeno secondo le aspettative. La tecnica del turntablism amata da tutti i cultori dell’hip hop è una ciliegina sulla torta, un tocco di classe su una canzone che lascia la scena letteralmente a bocca spalancata. Il titolo rispecchia il contenuto: i versi di Emis Killa, nella prima strofa, suonano proprio come un manifesto delle jam session. Chiudendo gli occhi e aprendo le membrane timpaniche si viene catapultati immediatamente in un’improvvisata festa musicale di gruppo, rigorosamente di strada, dove ovunque ti giri non vedi altro che corpi danzanti al ritmo della musica.
Via i sogni dal cassetto, dentro gli incubi
La fotta, l’autocelebrazione, gli incastri e le citazioni, un mix di leggerezza rap per un prodotto musicale umile ma spocchioso, divertente e affrancante. Cosa ci lascia questa canzone? Un’incredibile voglia di districarsi tra mille balli e sorrisi, lasciarsi andare al ritmo per sciogliere matasse di pensieri alla velocità di un mulinello. Però tranquilli, qualora non fosse proprio il momento, per voi, di sorridere spensierati come se tutto filasse liscio e senza intoppi, Emis Killa ha preparato per voi un pezzo, altrettanto hip hop, ma molto più introspettivo, riflessivo e malinconico.
Spolvero il cassetto e non ho sogni, ho solo incubi, sensi di colpa mi squarciano il petto come un bisturi, sonniferi e sostanze, rimorsi e ansie, non li ho rimossi anzi, schiacciano come un Panzer le mura di questa stanza
I soldi degli altri, Emis Killa
La settima traccia, intitolata ‘I soldi degli altri’, con i featuring di Jake la Furia e Montenero, ci mostra un Emis Killa meno sfacciato e più profondo. Un cambio di attitudine che rivela l’altro lato della medaglia, i pensieri e le abitudini di un uomo che, prima di essere un rapper, è una persona come tutti. Affiorano dubbi sul passato, gli errori fatti nel corso degli anni tornano a bussare alla porta dell’autocritica, svuotano i cassetti dei sogni sostituendoli con gli incubi.
Rimorsi e ansie si fanno strada tra i ricordi di una vita, lasciando ad Emis un’unica via di uscita: la vita da artista, fatta di tanta musica, amicizie vere come appigli nel caos del successo e, senza tanti giri di parole, fighe da sdraiare.
Saresti in grado di cavalcare la wave della cultura?

Nell’ottava traccia di ‘Keta Music Vol.3′ torna di prepotenza la narrativa di strada, non a caso la canzone s’intitola ‘Street Movie’ e la penna di Emis Killa è accompagnata da due signori dell’underground: un nome fresco nella scena, RollzRoyce, e, ancora una volta, Jake la Furia, uno che nell’underground si muove come un leone nella savana.
Il ritornello è forse il punto di forza della canzone: RollzRoyce segue la base incalzante con una metrica perfetta, gli accenti delle parole cadono perfettamente in corrispondenza dei bassi, inducendo la testa di chi ascolta a fare altrettanto. RollzRoyce usa una metafora per descrivere le storie di strada che alcuni rapper s’inventano, comparando i diretti interessati a Tarantino, peccato che essi non lo siano. In risposta a chi non racconta il vero, Emis Killa e Jake la Furia sbattono in faccia le loro storie senza troppi fronzoli, dritti al punto come un dardo sui 50 punti.
Tra citazioni ai Notorious Big e a Martin Scorsese, questa traccia è l’ennesima conferma che per cavalcare la nuova wave servirà cultura. Se non ce l’hai è bene che inizi a fartela o, forse, cadrai dalla tavola da surf in tempo zero.
Poesia esistenziale senza filtri

Chiudiamo questo viaggio musicale di ‘Keta Music Vol.3’ con la canzone perfetta, l’ultima traccia, quella che racchiude tutte le tematiche trattate fino ad adesso. Il titolo ci dice già molto: ‘nel bene o nel male’. Perché a prescindere dagli errori e dai momenti bui, ma anche dal successo e dalla fama, l’unica costante vitale sulla quale Emis Killa e Massimo Pericolo (come tutti gli artisti) possono contare, è la musica. Un digestivo per smaltire ricordi pesanti, un Mr Muscle che stura e apre le valvole di sfogo della mente.
Da un po’ ho ripreso a parlare a mia mamma, mi racconta che mio padre ha provato a spararle in faccia, la vita è questa, non l’hai scelta e non hai scelta, che volere una vita diversa da ‘sta vita vita di merda
Nel bene o nel male, Massimo Pericolo
La strofa di Emis Killa è nostalgica e autobiografica, narra la storia di un cane randagio (citazione a ‘Cani sciolti‘ dei Sangue Misto) che odiava chi aveva i soldi e le pattuglie. La mamma spesso assente per lavoro, assistenti sociali che bussano alla porta di casa e qualche amico vero, gli unici che hanno sempre creduto nella possibilità di un futuro migliore. Ne sono certo, Emis Killa, oggi, è in cima alle classifiche anche per loro. La strofa di Massimo Pericolo è meno nostalgica, più attuale e metaforica. Il rapper esprime il suo disagio esistenziale con grande ironia, trasforma la sofferenza in versi apparentemente leggeri. Già, è solo un’apparenza. Il dolore è tanto, la realtà dei fatti dura da accettare.
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