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Bianconi

Il dandy Francesco Bianconi, il Leviatano e Babadook

'Forever' è il primo album da solista dell'ex leader dei Baustelle

Un dandy poliedrico e un’icona di stile

Vi ricordate di Francesco Bianconi? Sì, proprio lui, quello dei Baustelle, il leader della band che assieme alla vocalist Rachele Bastreghi ha segnato vent’anni di musica italiana.

Magro, capello lungo e liscio, stile da gentleman, fascino retrò: Bianconi, nato a Montepulciano il 25 maggio del 1973, è un artista a tutto tondo. Nel 2017 ha sfilato per Gucci agli Uffizi di Firenze, è autore di quattro libri (‘Il regno animale’, 2011; ‘La resurrezione della carne’, 2015; ‘I musicisti arrivano già stanchi negli hotel, 2019; ‘Atlante delle case maledette’, 2021), ha scritto testi per diversi artisti (fra cui Irene Grandi), ha prestato la voce per svariate letture e ha recitato in un film assieme a Pannofino.

Francesco Bianconi

Orecchio musicale, cuore letterario… occhio da critico

Appassionato di film (frequenti sono i riferimenti cinematografici nei suoi testi, si pensi alle canzoni ‘Cinecittà’, ‘Spaghetti Western’,La canzone di Alain Delon‘) e di libri (‘Baudelaire‘, ‘Cuore di Tenebra‘ di Conrad, mentre il nome dell’album ‘I Mistici dell’occidente‘ riprende un saggio di Zolla), Francesco si laurea a Siena in Scienze della comunicazione con una tesi su arte e sigle tv. Durante il periodo universitario comincia già a comporre musica con Rachele, Claudio Brasini, Mirko Cappelli, Michele Angiolini e Fabrizio Massara.

Nel 2000 si trasferisce a Milano per lavorare in una rivista di giardinaggio… e in quel periodo iniziano le atmosfere raffinate e pregnanti che saranno il cuore dei primi album dei Baustelle.

Mamma
Che ne dici di un romantico a Milano?
Fra i Manzoni preferisco quello vero: Piero.

Un Romantico a Milano, Baustelle, da ‘La Malavita’, 2005
Francesco Bianconi ispirato da Piero Manzoni
Piero Manzoni, ‘Merda d’artista’, 1961

‘Sussidiario’ e ‘La moda del lento’ i primi due album

Il 2000 segna anche l’esordio dei Baustelle (parola tedesca che significa ‘lavori in corso‘, ‘sito in costruzione’) con l’album ‘Sussidiario illustrato della giovinezza‘ per l’etichetta indie ‘Baracca&Burattini’; un lavoro denso, sensuale, mai scontato. Nella opening ‘Le vacanze dell”83‘ Bianconi racconta la scoperta dell’erotismo: siamo infatti catapultati in una spiaggia riminese dei lontani anni ’80, Francesco all’epoca era un ragazzino di 10 anni in colonia estiva sulla costa adriatica. Là, fra meraviglia e stupore, si ritrova circondato da signore in bikini.

Visione romanzesca, introduttiva, ma perfetta per accompagnare l’ascoltatore nel fiume di dieci tracce che davvero sono capaci di innescare sentimenti e sensazioni di grande intensità, quel carico emotivo che di solito si vive durante l’adolescenza.

Il disco ci trasporta, come nella track ‘Martina’, dentro ‘Piccole catastrofi per minuti intimi‘. ‘Tutto ciò significa scavare in profondità’, far uscire e ribollire il magma degli abissi umani: amori, nichilismo, malavita (pensiamo a ‘La canzone del riformatorio’), carnalità… ma nonostante gli hot topic delle track, il ‘Sussidiario’ non smette mai di osservare la propria narrazione dal di fuori, con l’occhio attento e un po’ voyeur da cinefilo. Il sound è quello della canzone italiana anni ’50 ’60 ‘sporcata’ di elettronica.

È la sera a cena, è produzione ed è via Veneto, La la la la, è la prima volta, È fuori copione, non è la radiotelevisione, La la la la la

Le sonorità elektro cominceranno a diventare più prorompenti e precise con il secondo disco, ‘La moda del lento’: fra love stories e critica sociale, ‘La moda del lento’ è calibrato, intenso, fa innamorare. Il brano ‘Arriva lo Ye Yè‘ è un capolavoro indiscusso: uno spaccato nichilista sulla vita giovanile, sulle danze, il divertimento, gli incontri casuali, nei locali. La musica Ye Ye è in un certo senso quella ‘musica leggera, leggerissima’ per chi ‘ha voglia di niente’ cantata da Colapesce, ma si parla di Yéyé negli anni ’50-’60 per indicare quel genere soft rock dell’Europa meridionale che voleva emulare i colleghi britannici e i loro yeah!, yeah!

Con ‘La Malavita’ dall’Indie alle Major

Nel 2005, per la Warner, etichetta major d’eccellenza, esce ‘La malavita‘. Qui la critica sociale si unisce a una riflessione profonda circa le notizie, a proposito di ciò che si cela dietro la patina superficiale della ‘cronaca nera’. Ascoltando i Baustelle, possiamo subito notare la pregressa formazione giornalistica di Bianconi, sempre attento a quello che accade nel mondo e sempre impegnato a scavare più a fondo rispetto a quello che giunge alle nostre orecchie sotto forma di piatta, banale informazione. Protagonisti indiscussi di questa ennesima perla sono gli emarginati, persone ‘stritolate dal sistema’, i freaks che non si integrano, in una malinconia che però non ha paura di manifestarsi e di imporsi, infine, come voce viva in un deserto di noia (ascoltatevi ‘I provinciali’, ‘Il Nulla’, ‘Il corvo Joe’).

Bianconi e la Malavita

Con ‘Amen’ del 2006 si va ancora più a fondo nella questione sociale; ‘Baudelaire‘ diventa la canzone simbolo di tutti quei (creativi) ‘freaks’ che alla fine sono riusciti a superare le tensioni autodistruttive incanalandole nell’arte.

È necessario vivere. Bisogna scrivere.

Baudelaire, Baustelle
Avremo divani fondi come tombe stando a quanto dice Baudelaire

A intervallare il carosello di ‘Amen‘, brani di un lirismo sconvolgente, come ‘Andarsene così‘:

Non è impossibile
Pensare un altro mondo
Durante notti di paura e di dolore
Assomigliare a lucertole nel sole
Amare come Dio
Usarne le parole

Andarsene così, Baustelle
Bianconi Francesco Rachele
In copertina: l’occhio di Rachele

Con ‘Amen’ i Baustelle raggiungono le vette degli ascolti: come dimenticarsi di ‘Charlie fa surf’? La canzone ha una lunga storia: Bianconi rimase molto colpito da un’opera di Maurizio Cattelan intitolata ‘Charlie don’t surf’, un manichino-studente crocifisso al banco con due matite conficcate nelle mani. Non a caso, in un passaggio della hit, Rachele e Francesco gridano ‘crocifiggetelo…halleluja halleluja!’. ‘Charlie don’t surf’ è anche una canzone dei Clash e una frase citata nel film ‘Apocalypse now’.

Francesco Bianconi  ispirato dall'opera 'Charlie Don't surf' di Cattelan
‘Charlie don’t surf’, opera di Maurizio Cattellan

‘I Mistici dell’Occidente’, dopo ‘Amen’ la questione monastica

In questo disco del 2010 la band, oltre a cambiare sound inserendo campane, organi che richiamano alla musica sacra e a parlare tantissimo di Francesco (il santo, non il se stesso Bianconi), ci introdurrà a temi che poi saranno il cuore di ‘Fantasma‘, il cd della ‘mezza età dei Baustelle’. ‘Fantasma‘ è molto ‘deandréiano’; si focalizza, con un sound orchestrale, su argomenti quali l’amore (e la convivenza, forse), l’anticlericalismo, le annunciate catastrofi mondiali (‘Maya colpisce ancora’) e la morte.

Ma ‘I Mistici dell’Occidente’ è per adesso il centro di tutta la produzione dei Baustelle, a livello concettuale, testuale e sonoro. Si colloca esattamente fra il passato e il futuro della band. Mescola ancora un po’ di atmosfere alla ‘Sussidiario illustrato della giovinezza’ o ‘La moda del lento’ in alcuni pezzi (‘La canzone della rivoluzione’) e gli interessanti esperimenti di batteria campionata mista a ‘campane in synth’ de ‘La Bambolina’ si avvicinano più ad ‘Amen’, mentre ‘L’estate enigmistica’ rimanda a ‘La malavita”.

Ma singoli come ‘Gli spietati‘ sono davvero inediti, dei trampolini di lancio verso la fase successiva. In video, la canzone ‘Groupies‘ è un omaggio erotico – forse, chi lo sa? – all’importanza dei fan.

Vivere
dicevamo una sera in hotel
è così, come mangiare una mela
così sia
venga eterna la felicità
non così
come sta in chiesa la cera

Groupies, Baustelle

Da vent’anni da farfalle ci ostiniamo ad apparire,
Fondiamo sul piacere, su ottuse dittature, la nostra civiltà,
Fiammiferi o splendore, che differenza fa?

Maya, Baustelle

L’amore e la violenza… Forever

Dopo l’ultimo disco con i Baustelle (‘L’amore e la violenza’, 2017) Bianconi ha deciso di imbarcarsi in un progetto solista. ‘Forever‘ del 2020 è sì una critica sociale, ma anche uno scavo intimo e ragionato dentro un’individualità spesso messa da parte per parlare di questioni ‘esterne a sé’. Francesco nota di essere ‘bravo a scrivere’, ma si rende conto che nel suo processo di scrittura manca, forse, quel coinvolgimento emotivo, quello scrivere/vivere che è tipico di molti artisti.

Eppure non riesco ad affrontare il Leviatano,
ad invitare a cena Babadook
Io disperatamente abito orizzonti di paura
Guardo il mondo senza gli occhi che vorrei
Perché conosco bene gli uomini,

racconto i loro demoni
Ma non riesco a scrivere dei miei

L’abisso, Bianconi

Bianconi si rende conto di fare critica sociale, di contrastare immaginari ma anche di veicolarli e di esserne succube, per molti versi. In ‘Certi uomini‘ non a caso recita: ‘I cantanti ucciderebbero per apparire in un programma in televisione dove i discografici morti della Warner, dеlla Universal e della Sony poi gli pubblicano la canzonе’.

Francesco Bianconi

‘Forever’ in effetti è un invito, un desiderio e una richiesta: durare oltre lo spreco dell’iperproduzione musicale, dell’obsolescenza artistica. L’amore erotico, in questo senso, è l’unica arma per dimenticarsi di una società a volte annichilente, a volte invasiva ma che, in ogni caso, non aiuta il singolo a risollevarsi dal proprio abisso interiore.

Bianconi confessa di non essere riuscito ancora ad affrontare il Leviatano, ad invitare a cena Babadook. Banchettare con i propri mostri per masticarli, digerirli (e dirigerli) non è impresa facile: ma il nostro dandy sa come muoversi lungo la sottile linea d’ombra che separa l’amore dalla violenza. Il pessimismo di Bianconi è sempre velato e mitigato da una grande, languida dolcezza. Dopotutto, per citare un suo brano, ‘anche Schopenhauer scrisse di felicità’. E infine, sembra proprio che Bianconi sia riuscito a discendere nell’abisso e a dirigere (e digerire) Babadook.

Francesco Bianconi

E voi, che ne pensate di ‘Forever‘?

Lasciate pure le vostre recensioni, pareri e opinioni nei commenti qui sotto.

Saremo felici di leggerli.

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