Il fautore all’origine di un mito: Andy Warhol
Nico e i Velvet Underground mi hanno accompagnata svariate volte in U-bahn nel tragitto casa-ufficio-pub. Diciamo che fanno un po’ parte della mia colonna sonora di Berlino. Giustamente, Nico la sua carriera l’ha iniziata proprio qui, nella capitale tedesca, all’inizio solo come modella.
E poi è volata via, più in là, negli Stati Uniti, la patria del sogno americano, e ha incontrato gente parecchio figa, gente come Andy Warhol, quello della banana, si. Beh, allora grazie Andy, per averci dato il manifesto culturale più vincente in assoluto: Nico e i Velvet Underground.
Nico e i Velvet Underground: il documentario premiato a Cannes
Così manifesto culturale da finire in un documentario di Todd Haynes, premiato a Cannes e in uscita su Apple TV+ ad ottobre 2021. Un documentario che narra la storia di quelli di ‘Heroin‘ e ‘Sunday Morning‘, quelli di Peel slowly and see, e che mostra nella maniera più affascinante possibile quello che erano i Verlvet Underground, accompagnati dalla (prima biondissima, e poi no) Nico, alternando le suggestioni del passato alle parole di chi, delle attuali testimonianze, può ancora darle.
E se per caso non conoscete di chi sto parlando, beh, fatevi un giro tra le note dei quattro: Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison, Maureen Tucker, e l’incredibile voce dal timbro interamente dark della sola ed unica Nico. Un consiglio spassionato? Dopo un lunghissimo anno e mezzo di pandemia, io inizierei con ‘All Tomorrow’s Parties‘: l’ode perfetta a tutti i party di domani.
And what costume shall the poor girl wear
To all tomorrow’s parties
Why silks and linens of yesterday’s gowns
To all tomorrow’s partiesE quale costume indosserà la povera ragazza
NICO & THE VELVET UNDERGROUND
A tutte le feste di domani
Perché le sete e i lini degli abiti di ieri
A tutte le feste di domani
Chi erano Nico e i Velvet Underground?
Ma chi erano esattamente queste persone? Perché anche David Bowie ne fu un grande estimatore? Perché ci uscirei a cena? Sicuramente la terza domanda richiede la risposta più semplice: al solo sentir nominare Andy Warhol, Nico e Lou Reed nella stessa frase, il first date dei sogni è già bello che servito in tavola. Non so esattamente che cosa racconterei ai Velvet Underground e a Nico se li avessi seduti davanti al tavolo di qualche ristorante fancy. Probabilmente resterei immobile a canticchiare ‘Stephanie Says’ nella mia mente, che peraltro è il nome di mia sorella.
Ma se trovassi il coraggio per spiccicare parola, probabilmente mi rivolgerei a Nico per prima, e le chiederei, senza ombra di dubbio, della vita dentro la Factory di Warhol, dentro il mondo delle Chelsea Girls, anche se molte cose penso già di saperle. Giovane cantante-modella, musa ispiratrice di Andy Warhol, Nico riuscì addirittura a soffiare il posto a Edie Sedgwick, allora l’unica a possedere un posto speciale nel cuore di Warhol.
La geniale intuizione di Warhol

La vita nella Factory rappresentò per Nico un continuo oscillare tra film sperimentali diretti dal re della Pop Art e incontri casuali in nottate brave. Ma non tutti gli incontri furono puramente casuali. A ribaltare il futuro della giovane Nico, fu proprio lo zampino di Warhol, che ebbe la miracolosa intuizione di unire la voce profonda e gotica di Nico, agli esperimenti psichedelici degli allora emergenti Velvet Underground, band di semplici studenti universitari in bancarotta con qualche live alle spalle. E allora, grazie di nuovo.
E dalla magica unione nacque l’album ‘Velvet Underground & Nico‘, che tutti conosciamo probabilmente anche grazie alla sua copertina, disegnata dal re della Pop Art in persona: una banana su fondo bianco, accompagnata dalla dicitura ‘Peel Slowly and See’.
Fu la nascita di qualcosa che avrebbe rivoluzionato completamente lo scenario Flower Power degli anni ’60, caratterizzato da squillanti voci femminili, note piacevoli alla Scott Mckenzie e coloratissimi fiori tra i capelli. Gli oscuri timbri vocali di Nico, il fare da intellettuali e i look total black dei Velvet, spiccavano in tutto questo come qualcosa di unico ed affascinante, mai sentito prima. Influenzati dalla Beat Generation, movimento letterario emblematico della controcultura statunitense, i Velvet si spinsero perfino oltre, dando vita ad un vero e proprio manifesto culturale dedicato a pochi spiriti eletti.
Per pochi spiriti eletti
‘Femme Fatale‘ non è una canzone per molti, così come tutto il resto dell’album. Ci vogliono cuore, orecchio e anche un certo occhio estetico per i talenti più particolari, per essere in grado di cogliere tutte le sfumature di una musica che va oltre, una sensibilità che si spinge infinita attraverso la storia, abbattendo le mura del tempo e dello spazio, e regalandoci sempre emozioni diverse.