JJ come Janis Joplin
In svariate occasioni abbiamo accennato a Janis Joplin, ma senza mai realmente approfondire la rilevanza di tale vita umana sulla Terra. Quale modo migliore, dunque, per inaugurare la nuova rubrica del sabato dedicata alle storie vintage di musica, se non quello di rendere omaggio all’unica, inimitabile e indiscussa regina del Soul?
Storia di un amore tossico: Janis Joplin e il Southern Comfort

L’alcolico preferito della Janis era risaputo essere il Southern Comfort, dal quale la cantante non riusciva a staccarsi praticamente mai. Tra le tante che aveva, la dipendenza da Southern Comfort era forse una delle più forti. L’associazione tra il volto di Janis Joplin e la bottiglia di Southern Comfort risultava così automatica per le persone che, un bel giorno, il brand decise di regalarle un cappotto in pelliccia, come segno di gratitudine per tutta la pubblicità gratuita. Influencer ai tempi di Woodstock? Sì, ne abbiamo.
Un talento unico nel suo genere
La voce graffiante, le performance suggestive, il sorriso sempre sulle labbra. Janis Joplin era – ed è ancora – un talento unico. Poche cose al mondo riescono a mettere d’accordo le persone, ma questa è sicuramente tra quelle. Prima al Monterey Pop nel 1967, poi a Woodstock nel ‘69, solo 27 anni di vita e ancora, forse, tanta (troppa) energia: Janis Joplin morì di overdose il 4 ottobre del 1970.
Una maledizione che rincorre, forse, i geni più particolari. Quelli diversi, troppo lontani da questo mondo, nel quale non riescono mai ad adattarsi. Quelli che volano talmente in alto rispetto ai comuni mortali, che l’unica scappatoia per vivere tra le persone ‘standard’ è quella di abbandonarsi a qualcos’altro. Qualcosa di più forte, di più inebriante.
Non tutti se ne vanno con la morte, però. Al contrario, coloro che entrarono a far parte del famoso ‘club dei 27’ vengono ricordati ancora oggi con la stessa ammirazione di quando lasciarono la Terra per raggiungere chissà quale Nirvana. Tra questi, ovviamente, Janis Joplin.
L’insolita clausola nel testamento

Oltre che totalmente brava, la Joplin era anche totalmente fuori di testa. Risaputo anche questo, quasi al pari del suo talento. Quello che, però, non molti conoscono sulla mitica Pearl – nickname affibbiatole dagli amici, nonché titolo del suo ultimo album – è che due giorni prima della propria morte, quasi come lo avesse predetto, Janis decise di cambiare il proprio testamento.
Nulla di strano se si pensa ad una persona il cui piatto preferito era probabilmente a base di Southern Comfort a colazione, pranzo e cena. Una mossa previdente, quasi, da parte di colei a cui bastava ingerire litri e litri di alcolici ed essere semplicemente se stessa per ricevere in regalo un cappotto in pelliccia.
La cosa insolita, ovviamente, si trova all’articolo 11 del testamento di Janis: una clausola un po’ particolare che lasciava espressamente scritto di voler devolvere la somma di 2.500 dollari agli amici più stretti per l’organizzazione di una festa postuma in suo onore, che avrebbe ospitato più di 300 persone, nel suo locale preferito, il Lion’s Share, in California.
E festa sia…
I cari di Pearl non persero un secondo, si rimboccarono le maniche e tre settimane dopo, precisamente il 26 ottobre del 1970, la veglia in onore di Janis si tenne a San Anselmo, nel mitico Lion’s Share, che aveva visto la cantante – ma anche altri pezzi grossi della storia, tra cui Van Morrison, Country Joe and the Fish e Randy Newman – esibirsi in diversi concerti. 300 i partecipanti, fiumi di alcol e altrettanti festeggiamenti.
So my friends can get blasted after I’m gone
Così che i miei amici possano spaccarsi anche dopo essermene andata
JaNIS JOPLIN
Un modo un bel po’ particolare di celebrare un ultimo addio ai propri cari. Ma del resto, cosa aspettarsi da colei che vedeva il palcoscenico come la propria dimora, da colei che dalla propria voce ricavava energia e linfa vitale, riuscendo a trasmetterla a tutti. Gli inviti alla festa riportavano tutti la frase ‘I drink sono su Pearl‘: l’ultimo grande regalo di Janis ai suoi amici.