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generazione 56k

I segreti nell’isola felice della Generazione 56k

Tutto ciò che dovremmo portare sempre con noi della nuova serie Netflix

Nessun rimpianto, nessun rimorso, soltanto certe volte…

Estate, un matrimonio e una confessione fatta dallo sposo. Quel dubbio, sempre lo stesso, di chi è pronto a pronunciare il fatidico sì: “e se ci fosse qualcun altro più adatto là fuori?”. Come per tutte le idee, l’ispirazione arriva quando meno te lo aspetti.

Così è successo a Francesco Ebbasta, regista e ideatore della serie Netflix ‘Generazione 56K’. Il dubbio della scelta, e sullo sfondo Napoli, Procida e la nostalgia di quegli anni Novanta che sembrano esser passati troppo in fretta per una generazione cresciuta alla velocità di un modem 56k.
Una favola moderna, leggera e seguibile, che si presta a diventare un tormentone estivo: la miniserie italiana dell’estate.

Per ogni giorno, ogni istante, ogni attimo che sto vivendo

I giovani protagonisti di generazione 56k
I giovani protagonisti

Tante generazioni, vicine ma allo stesso tempo lontane: Generazione Z, Millennials, Boomers. Differenze e incomprensioni protagoniste di discussioni e confronti social. Con la nuova serie originale Netflix, però, state pronti ad aggiungere una nuova definizione alla lista: 56K, appunto.
Lo show racconta la storia di un gruppo di trentenni, la cui pre-adolescenza è stata segnata dall’arrivo dell’iconico modem all’interno delle mura domestiche.

Tra amicizie, tradimenti coniugali e ricerche del ‘porno più porno che ci sia’, lo spezzato di una vita che accadeva fuori dallo schermo del pc si alterna e contrasta con la realtà che adesso, quella stessa generazione, si trova ad affrontare.
Prodotta da Cattleya in collaborazione con il gruppo comico dei The Jackal, è composta da otto episodi di mezz’ora ciascuno.

Gli anni del “tranquillo, siam qui noi, siamo qui noi”

Qualche indizio forse era già lì, pronto per essere colto: Max Pezzali in versione angelo custode, con tanto di berrettino e birra, pronto a risolvere la crisi esistenziale di Ciro e di tutti i trentenni catapultati all’improvviso nell’età adulta.
La famosa crisi del sabato sera, quella sensazione di sentirsi sempre nel posto sbagliato, sorridere e piangere delle proprie piccole insoddisfazioni. Da quel video sugli anni d’oro è passato qualche anno, necessario forse per trasformare in serie tv quell’effetto amarcord di chi è nato tra gli anni Ottanta e Novanta. Ed è proprio Max Pezzali, con gli 883, ad accompagnare alcuni episodi della serie e alcuni dei momenti più significativi dei nostri protagonisti (oltre a comparire spesso tra le righe di quest’articolo).

Questa è la generazione del cambiamento, che si è vista scorrere velocemente tra le mani videocassette, floppy disk e cd. Un secondo prima erano lì, poi non c’erano più. E ci si continua a chiedere “ma quand’è che è successo?”

Ricordi anche tu il rumore che faceva il modem 56k? Eri fan di Bim bum bam? Ti eccitava giocare con Lara Croft nel primo Tomb Raider? Bene, abbiamo una brutta notizia per te: hai 30 anni

The Jackal

La serie coi The Jackal, non dei The Jackal

Se vi aspettate una versione a serie tv della comicità dei The Jackal, sappiate che Generazione 56K segue un percorso diverso. Non si tratta, infatti, di una serie comica.

Fru e Fabio dei The Jackal
The Jackal

Piuttosto parliamo di una commedia romantica che, partendo dall’effetto nostalgia che inevitabilmente attira e ci riporta a ricordi lontani e sempre un po’ ovattati, riesce a dar voce a problemi universali che valicano i confini temporali e generazionali, accumunando il pubblico di tutte le fasce d’età. Famiglia, amore e amicizia sono, dopotutto, eterne e inclassificabili per qualsiasi categoria.

Tieni il tempo, il ritmo non finisce mai

Daniel e Matilda protagonisti di Generazione 56k
Daniel e Matilda

Filo conduttore della serie è la storia d’amore tra Daniel (Angelo Spagnoletti) e Matilda (Cristina Cappelli) che ci viene presentata e si sviluppa costantemente su due piani temporali, tra il 1998 e i giorni nostri. Cresciuti insieme, su quell’isola di Procida che sembra essere così lontana e sospesa, ‘un’isola che non c’è’ dove soltanto i ricordi possono rimanere bambini per sempre. Tutto intorno è invece in continua crescita, dinamica e frenetica evoluzione tra lavoro, relazioni e paure mascherate (neanche troppo bene).

Se solo avessi le parole, te lo direi

L’alternarsi di passato e presente permette di evidenziare tutte le difficoltà di questa generazione, riflettendone senza filtri il mondo e le relazioni fatte di dating app, incontri occasionali e problemi di comunicazione.
Una generazione che si sente in imbarazzo persino a parlare con qualcuno al primo appuntamento e che preferisce scriversi a distanza ‘per evitare di rovinare tutto‘.

L’immagine è quella di trentenni a cavallo tra due mondi: quello delle tradizioni, dei matrimoni di una volta, ma anche quello con feste di ‘ritorno al nubilato’, in cui si cerca negli spogliarellisti e nei vibratori in regalo un modo per rincorrere e stare al passo, senza sentirsi esclusi. Una generazione alla fine fragile, ferita, e soprattutto insicura.

E poi all’improvviso, sei arrivata tu…

Daniel e Matilda riescono a dare gran voce a tutto questo. Un ragazzo innamorato di quel vero amore che, tra incontri improvvisati e conoscenze superficiali (destinate a concludersi il più delle volte a letto), sembra non arrivare mai. Un principe moderno alla ricerca dell’adatta e calzante Cenerentola. Peccato che questa sia molto più pragmatica e decisa sulla sua vita e su cosa fare: una restauratrice di mobili antichi che ha da tempo messo da parte i suoi sogni per seguire una strada più sicura, senza mai mettere in discussione le proprie scelte.

I due si incontreranno dopo tanti anni, riportando a galla vecchi ricordi e dimenticate sensazioni che prenderanno prepotentemente posto nelle loro vite. Veri e propri tarli pronti a far scricchiolare la vacillante impalcatura di legno costruita.

Lo strano percorso di ognuno di noi

Il richiamo al passato è un richiamo ad un periodo più lento, dove tutto scorreva in modo più ‘adatto e giusto’. La tecnologia sembra aver invece accelerato ogni aspetto della vita, come un ascensore: arriva per semplificare le cose, portandoti più velocemente da un piano all’altro, senza fatica. Il problema è che allo stesso tempo ti impedisce di salire quelle scale dove potrebbe essere facile incontrare e conoscere nuove persone, affrontare la salita insieme e magari fermarsi per godere di quel momento.

Un po’ come fermare per un attimo lo scorrere del tempo. Tra rapporti occasionali e acquisti online, forse tutti noi siamo un po’ in un grande ascensore, attirati dalla velocità con cui possiamo raggiungere tutto subito. Sedotti dalla facilità del poter premere un solo semplice pulsante.

Nord sud ovest est… E forse quel che cerco neanche c’è

Isola di Procida

Soprattutto per chi vive in un posto piccolo come un’isola, la voglia di evadere diventa immensa. La possibilità di esplorare mete inesplorate, tutte sempre a portata di mano. La volontà di vivere ciò che c’è fuori, e che è fuori dall’ordinario. E quel tema del viaggio, sempre presente, fondamentale per una crescita personale ed emotiva

Per cercare qualcosa, per costruirsi, passo dopo passo, finendo per completare, alla fine, quel giro immenso che ti riporta esattamente al punto di partenza, ma con qualcosa in più. L’acquisizione di nuove prospettive, che da ragazzini sembrano così distanti, così sconosciute. Eppure i protagonisti continuano a portare con sé un po’ di quell’isola, che ritrovano ogni giorno nelle amicizie di una vita, nei genitori presenti anche quando lontani e nello spirito che rimane sempre un po’ immutato.

Tutto va, come deve andare

Ma è vero che bisogna sempre scegliere? Qualche volta si può decidere di tornare indietro? Non esistono domande giuste o sbagliate da porsi. Tantomeno esistono scelte giuste o sbagliate. Esiste la domanda, pronta a scatenare dentro di noi quel movimento, che ci fa scattare, ci fa ‘prendere le cose di petto, senza girare intorno alle situazioni‘. Una scelta risulta tale perché nasce da mille situazioni, sensazioni, e anche un pizzico di istinto.

Una scelta può non portare a niente, ed essere allo stesso tempo molto valida, perché è stata nostra. Forse non si può tornare indietro, ma la generazione 56k può diventare la nostra isola segreta, porto sicuro dove rifugiarsi ogni tanto per rallentare o fermarsi e stare lì a guardare.

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