Un viaggio introspettivo alla ricerca della verità
Una storia vera, quella di Christopher McCandles, che merita di essere raccontata attraverso la magia della musica. Una scelta di vita estrema, dettata dall’incontenibile desiderio di libertà. Per Christopher la verità si celava al di là delle distrazioni della società, e voleva scoprirla per assaporarla fino in fondo. Era sicuro che esistesse, ne era certo, glielo aveva confermato la scoperta sconcertante della storia della sua famiglia. Segreti di violenze ed errori, che avevano portato i suoi genitori a desiderare soltanto il divorzio. Christopher e sua sorella non ne capivano il motivo, non conoscevano la storia, ma uno volta scoperta, decisero di tenerla per sé, così come avevano fatto i genitori con loro.
Nonostante tutto, Christopher doveva essere il ragazzo perfetto: laurearsi con i pieni voti, avere una bella macchina, condurre una vita all’insegna del lusso e dello stare bene. Non faceva per lui. L’avventura, il viaggio, i libri, la natura. Christopher era diverso dagli altri. Non gli bastavano i soldi, le feste, lo studio, il lavoro. Voleva scoprire la vera essenza della vita. E così ha soltanto 22 anni quando decide di abbandonare tutto: università, macchina, beni materiali e affetti. Fa un bellissimo falò con i soldi che gli rimangono e sparisce nel nulla, per sempre.
‘Into the wild’: arte a 360 gradi

Questa storia è rimasta nel cuore di molti, tanto da ritrovarla in un libro e in un film. Jon Krakauer, saggista e alpinista statunitense, pubblica nel 1996 il volume intitolato ‘Into the wild’(tradotto in Italiano ‘Nelle terre estreme’), che racconta proprio la vita di Christopher ricostruita sulla base degli scritti del suo diario e dei racconti delle persone incontrate nel lungo viaggio verso l’Alaska. Si tratta di una biografia emozionante, lo stesso Krakauer, nelle note dell’autore, sostiene l’impossibilità di un approccio distaccato a questa che lui chiama ‘tragedia’, ma che noi preferiamo definire avventura estrema.
Non sosterrò di essere un biografo imparziale. La strana storia di McCandless aveva risvolti che mi erano familiari al punto da rendere impossibile un approccio distaccato alla tragedia […] la storia di McCandless viene frammezzata da episodi della mia giovinezza, che inserisco nella speranza di fare luce sul mistero di questa scomparsa
Jon Krakauer
Un ragazzo profondo, guidato da ideali forti, affascinato dalle opere di Tolstoj e dallo stile di vita condotto dal grande scrittore, assai distante dal lusso, dai privilegi e con un‘inclinazione ascetica piuttosto rilevante. Insomma, un libro da brividi, all’insegna dell’introspezione. Sull’onda del successo della biografia di Krakauer esce, nel gennaio del 2008, l’omonimo film con la regia di Sean Penn, attore e regista statunitense pluripremiato. La storia è la stessa, le fonti pure ma c’è un valore aggiunto fondamentale: la colonna sonora. Signore e signori, seguiteci: alla scoperta dell’ignoto con la soundtrack di ‘Into the wild’, composta dalle straordinarie canzoni di Eddie Vedder.
‘Society’: fuga dalla monotonia
Nella nostra società l’accumulo dei bei materiali è una costante imprescindibile. Le persone cercano in tutti i modi di riempire gli spazi vuoti con degli oggetti, nel tentativo di distrarsi dalla ricerca interiore della ragion d’essere. Nella cultura giapponese si chiama ikigai: il motivo che ti spinge ad alzarti dal letto ogni mattina per iniziare a vivere una nuova giornata. Per la maggior parte delle persone è sempre lo stesso: andare a lavorare per guadagnare soldi, al fine di mantenere se stessi e la propria famiglia. Un loop esistenziale che si ripete ogni giorno e che contribuisce a rendere grigia e monotona l’esistenza di molti.
“Society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me”“Società, sei una razza folle
Society, Eddie Vedder
spero tu non ti senta sola senza di me”
Non tanto perché lavorare e mantenere la propria famiglia sia un errore, quanto perché si ha una concezione del tempo veramente scoraggiante. I cittadini del mondo occidentale sono programmati a programmare. Esistono perché sono stati. Misurano se stessi in base a ciò che erano e ciò che saranno. La nostra mente è costantemente proiettata sul futuro e quando arriva al massimo della sopportazione, scivola indietro nel tempo, fornendo una buona dose di malinconia ai pensieri. A chiunque sembra interessare soltanto se stesso, ma siamo così sicuri che ci interessi davvero come sta il nostro Io?
‘Rise’, abbi fede nel presente
Così va il mondo. Tutto cambia nel giro di una lancetta. Le certezze non restano mai le stesse, mutano, perché tutto cambia, nulla si distrugge. È difficile vivere senza alcuna certezza. La nostra mente ogni tanto avrebbe bisogno di fermarsi, e per farlo necessita di un appiglio costante nel tempo, una sicurezza in grado di preservare l’essenza del momento a prescindere dagli avvenimenti circostanti. Christopher aveva scoperto il trucco per vivere leggeri: assaporare il momento, godersi il qui ed ora, indipendentemente da ciò che è stato e ciò che sarà.
“Such is the way of the world, You can never know, Just where to put all your faith, And how will it grow”
“Così va il mondo, non puoi mai sapere dove riporre tutta la tua fede, tantomeno come crescerà”
Rise, Eddie Vedder
Osservare i soldi che bruciano è soddisfacente, a prescindere dalle fatiche fatte per averli e dall’utilità che potrebbero avere nel futuro. Abbandonare la macchina e partire a piedi con uno zaino in spalla è liberatorio per Christopher, significa lasciarsi alle spalle l’affetto materiale dei genitori, l’accumulo di oggetti della società. Eppure quella macchina valeva molti soldi, forse gli avrebbe fatto comodo in futuro ma a lui non importava: nulla di tutto ciò valeva quanto il sentimento di libertà che avrebbe provato da quel momento in poi. Forse la fede più grande dovremo averla proprio nei confronti del presente. La possibilità di sorridere è qui ed ora, né ieri né domani, ma oggi.
‘The wolf’ è un grido di libertà

Ascoltate questa canzone. Un minuto e trentadue secondi di grido di libertà. Il lupo. Solo nella natura. Una voce, un suono che si propaga nelle distese naturali dell’Alaska. Christopher è solo in mezzo alla natura. Si trova nel vuoto, osserva il vuoto, è parte di esso. La natura ha l’incredibile capacità di riempire l’anima umana attraverso lo svuotarsi della civiltà. Christopher non aspettava altro. Un viaggio durato due anni, in giro per l’America, durante il quale si è confrontato con molte persone, ne ha conosciute di splendidamente gentili, disponibili e affettuose. Tuttavia, Christopher, non si è mai fermato: il suo obiettivo era raggiungere l’Alaska per vivere da solo, a stretto contatto con la natura.
Respirare la libertà, correre in ogni direzione, guardarsi dentro, osservare e sentirsi parte del tutto e del niente. La vita sulla strada era stata il trampolino di lancio per Christopher. Un isolamento graduale, passando per la condivisione di esperienze ed emozioni con gli sconosciuti. La società in cui viviamo ci insegna ad avere paura dello sconosciuto, le persone diffidano da chiunque e giudicano secondo alcuni rigorosi schemi estetici. Christopher amava lo sconosciuto: non ne aveva paura, anzi, trovava nelle persone conosciute sul momento la splendida possibilità di essere se stesso.
Un ‘hard sun’ bacia chi dà amore
Un sole grande batte sulle grandi persone: l’amore. Durante il suo viaggio Christopher stringe dei legami profondi, seppur passeggeri, con molte persone e da ognuna di esse apprende qualcosa di importante, lasciando a sua volta il ricordo di un ragazzo speciale, diverso da tutti, motivato dalla voglia di avventurarsi verso l’incredibile e oltre. Lavora sodo con Wayne Westerberg, un trebbiatore del Dakota del Sud, per mettere da parte qualche soldo e continuare il suo viaggio verso l’Alaska. I due stringono un vero rapporto di amicizia, si scambiano battute e riflessioni di vita che non dimenticheranno mai.
“There’s a big, a big hard sun, Beating on the big people, In the big hard world”
“C’è un gran, un gran sole forte, che batte sulle grandi persone, nel grande e duro mondo”
Hard sun, Eddie Vedder
Conosce anche Jan e Rainey, una coppia di hippie che salva la propria relazione amorosa proprio grazie all’incontro con Christopher. Mentre lavora nella loro bancarella di libri conosce Tracy, una giovane cantautrice. I due si innamorano e sembrano avere una splendida intesa, tanto che uno spettatore particolarmente romantico spererebbe che Christopher rinunciasse alla propria avventura per rimanere con Tracy. Infine incontra Ron, un anziano veterano intrappolato nei suoi ricordi. Christopher ha un impatto talmente forte su Ron che questo, prima di salutarlo, gli propone di adottarlo, nella speranza di trattenerlo e diventare ufficialmente suo nonno.
‘Long nights’ nel Denali National Park
“I’ll take this soul that’s inside me now
Like a brand new friend
I’ll forever know I’ve got this light
And the will to show
I will always be better than before”“Prenderò quest’anima che è dentro di me, ora
Long nights, Eddie Vedder
come una nuova amica
so che avrò per sempre questa luce
e la possibilità di mostrarla
sarò sempre migliore di com’ero prima”

Ma Christopher ha rinunciato da tempo alla vita ordinaria. È ormai convinto che la vera felicità si raggiunga da soli, in mezzo al vuoto della natura, circondati dall’essenza del momento, nutrendo l’anima con la linfa dell’avventura. Arriva in Alaska il 28 aprile 1992 e si addentra nel Denali National Park, nel cuore della taiga. Vivrà qui per oltre tre mesi in completa solitudine, dormendo nel magic bus. Immerso nella natura, la vita è libera e genuina ma presto le avversità della wilderness si fanno sentire. Per una serie di errori e fatalità, Christopher si ritrova intrappolato nella sua solitudine e, sul finire di agosto, muore di stenti e denutrizione.
Nei suoi appunti di diario, egli lascia un messaggio di felicità estrema, affermando di aver vissuto una vita intensa, all’insegna dell’avventura. L’ennesima dimostrazione del fatto che la morte non fa paura se si è certi di aver fatto il possibile per vivere a pieno ogni singolo istante della vita. Vi sfidiamo in un gioco di consapevolezza: provate a pensare che domani sia l’ultimo giorno della vostra vita: quali sarebbero i vostri rimorsi? Stilate una lista e iniziate a darvi da fare per evitare di morire così tristi. Anche la morte è un momento, e come tutti merita di essere vissuto a pieno.
‘Happiness only real when shared’
E forse, per concludere, la storia di Christopher ci insegna che la vera felicità non può prescindere dalla condivisione. Leggeva moltissimi libri nel suo magic bus e forse, come ci suggerisce il film, fu proprio la lettura a ricordargli quanto fosse importante l’amore verso tutto e tutti, comprese le persone. Christopher aveva deciso di tornare, ma la natura, come lui stesso aveva capito, si dimostrò ancora una volta più forte dell’essere umano. Alex Supertramp (lo pseudonimo utilizzato da Christopher dal momento della partenza) ha scoperto e assaporato la verità oltre quello che si può comprare con il denaro: l’armonia con la natura, con il momento, con lo scorrere del tempo.
Era tornato persino sui suoi passi, riconoscendo che l’amore e la condivisione fossero due pilastri fondamentali per costruire le fondamenta della felicità. Alex aveva scoperto la verità, era riuscito a vedere la società dal punto panoramico più bello che ci sia. Era pronto per tornare, per perdonare i genitori e dare quanto più amore possibile a tutti ma la vita, si sa, può finire quando meno ce lo aspettiamo.
‘End of the road’, dove nasce la storia
“I won’t be the last
I won’t be the first
Find a way to where the sky meets the earth
It’s all right and all wrong
For me it begins at the end of the road
We come and go”“Non sarò l’ultimo
End of the road, Eddie Vedder
non sarò il primo
a trovare una strada verso il punto in cui il cielo incontra la terra
è tutto giusto e tutto sbagliato
per me inizia alla fine della strada
veniamo e ce ne andiamo”
Christopher è morto felice, pienamente consapevole di sé e delle verità apprese nel corso della sua avventura. Di lui ci resta l’autoscatto degli ultimi giorni di vita: ormai evidentemente malnutrito, sfoggia un sorriso incredibilmente contagioso. Con una mano saluta, nell’altra tiene una targhetta di legno con su scritto ‘I have had a happy life and thank the lord. Goodbye and may God bless all!’. Ovvero ‘Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio benedica tutti!’. Alex Supertrump e Christopher McCandless, ormai, combaciavano perfettamente, in completa armonia scorrevano, e tutt’ora scorrono, insieme al fiume della vita.