Spazio musica echi suoni

Gli echi ‘musicali’ che raccontano lo Spazio

Diario di un viaggio percettivo tra le note dell'universo

di Gianmarco Botti

Una cometa bianca, una balena bianca

In un lontano futuro, il marinaio Small, dell’equipaggio della nave spaziale Pequod, guidata da un capitano senza nome, capta nel cosmo misteriosi suoni dallo spazio sotto forma di onde radio. Il racconto si intitola ‘Leviathan ‘99‘ e chi lo ha scritto, Ray Bradbury, è uno dei più grandi nomi della letteratura fantascientifica.

Sempre affamati, noi – questa nave – siamo in cerca di banchetti di rumori e stridii ed echi. Siedo qua, ogni giorno, connesso all’incessante turbinio dello spazio. Sento sempre variazioni dello stesso suono anonimo, ma questa volta, per caso… ascoltate!

Ray Bradbury, ‘Leviathan ’99’

Incaricato di realizzare la sceneggiatura del film Moby Dickdel 1956, dall’originale di Melville, Bradbury ne è conquistato al punto da pubblicare una propria versione futuristica, dove la celebre balena bianca ha le spoglie di una cometa vagante, alla quale la Pequod dà la caccia. 

Cometa Spazio

Nel vuoto siderale, il silenzio è la magia più spettacolare. Il suono necessita di un mezzo col quale diffondersi e nello spazio questo mezzo scarseggia. Un rumore, per quanto intenso, non avrebbe alcun appiglio per propagarsi, perché non c’è nulla che possa comprimersi e decomprimersi per accomodarlo. Allora da dove vengono le misteriose trasmissioni captate dalla Pequod? 

Sonificazione e immaginazione

I segnali intercettati da Small, seduto in attento ascolto alla propria console, sono onde radio di provenienza terrestre. Le onde radio sono onde elettromagnetiche e, a differenza delle onde sonore, che necessitano di un solido, un liquido o un gas per propagarsi, si diffondono indefinitamente nel vuoto cosmico, fino a confondersi con il rumore radio di fondo dell’universo. 

Sentimmo trasmissioni rivolte alle folle sulla Terra, alle orecchie in ascolto di persone di duecento anni fa. Churchill parlava e Hitler gridava e Roosevelt rispondeva e le folle ruggivano, in un oceano di onde sonore

Ray Bradbury, ‘Leviathan ’99’
Soundwave spazio

Le onde radio hanno storicamente una solida conversione in audio, ma esiste un espediente che permette di trasformare segnali di altro tipo in un’esperienza udibile. È un processo chiamato sonificazione e può essere praticato su qualsiasi insieme di dati. Recentemente, è stato persino utilizzato sul codice genetico del Covid ed il suo scopo è facilitare l’interpretazione di una stringa molto densa di informazioni. L‘esperienza uditiva che ne deriva è incredibile.

Echi universali da un passato remoto

Vi siete mai chiesti come sarebbe ascoltare l’universo? Nel 1965 dai laboratori Bell due ricercatori immersi nella sperimentazione di un nuovo ricevitore radio, Penzias e Wilson, per caso individuano un insolito rumore bianco, proprio come Small alla console della Pequod.

Quel rumore è oggi conosciuto come radiazione cosmica di fondo, o Cmbr per gli amici, ed è la traccia energetica più evidente lasciata dalla genesi dell’universo. I due ricercatori erano così increduli che cacciarono i piccioni dal tetto del laboratorio per assicurarsi che il suono non fosse opera loro, ma la scoperta era genuina.

CMBR
Visualizzazione della radiazione cosmica di fondo

Penzias e Wilson vincono il Nobel per la fisica nel 1978 e oggi, a distanza di mezzo secolo, possiamo ascoltare un estratto ripulito e aggiornato della Cmbr, realizzato dal professor Cramer. Si avverte: non per i deboli d’orecchio.

Nasa, SoundCloud e onde radio dallo spazio

Non molti lo sanno, ma la Nasa ha una playlist ufficiale su SoundCloud, dove sono caricati alcuni dei frammenti audio più bizzarri e affascinanti ottenuti dall’agenzia spaziale. La maggior parte sono segnali, raccolte di dati di varia natura, che sono state sonificate per essere rese udibili e meglio analizzabili, come le interferenze della sonda Juno con il campo magnetico di Saturno.

Nessun suono, una volta emesso, si perde mai davvero. Vengono tutti custoditi nelle nubi elettriche e, se li scoviamo, possiamo ricatturare quegli echi di guerre tristi e dimenticate, di lunghe estati e dolci autunni

Ray Bradbury, “Leviathan’99”

Per alcune, però, sono state scelte delle traduzioni audio che le rendono affascinanti e insolite. Degne senza dubbio di un ascolto sono le sonificazioni di radiazioni di buchi neri.

https://soundcloud.com/nasa/sets/black-hole-week

Nel materiale Nasa esistono però anche delle tracce audio genuine e non sonificate. Una registrazione di un probabile evento sismico catturata dalla sonda InSight nel 2019, nel suo 128esimo giorno di missione, ci consegna il rumore generato da un terremoto marziano.

This is ground control to Major Tom

Dietro l’angolo c’è una realtà che ci attende, come fa laconicamente notare il capitano. Nello spazio è immensamente più probabile incappare in un pianeta fatto di diamanti che captare per caso un messaggio radio terrestre perfettamente conservato.

“Small, Jones, lasciate perdere adesso. Parlano soltanto a se stessi. Non possiamo giocare, né ridere, né piangere con loro. Sono morti. E noi abbiamo un appuntamento con la realtà”

Ray Bradbury, ‘Leviathan’99’

La Pequod potrebbe essere una nave davvero fortunata, ma più probabilmente la fantascienza alle volte ha bisogno di essere lasciata libera di fantasticare. Non c’è bellezza senza libertà.

MajorTom spazio

Prima di tornare alla nostra realtà, anche noi possiamo fantasticare un poco di fronte all’infinità di testimonianze sonore che ricaviamo dallo spazio. Magari, rintracciare nelle armonie del cosmo la stessa essenza di un mare in tempesta o di una calma risacca.

Prometto che ne riparleremo, nella prossima puntata, questa volta tenendo i piedi ben piantati a terra (…o no?).

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