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Un’ondata che ha origine dall’Oriente
Fino al primo decennio degli anni 2000, è stata la scena Hollywoodiana a dettare legge nel quadro culturale mondiale per quanto riguarda moda, abitudini e tendenze, influenzando lo stile di vita e le aspirazioni di tutto il mondo intero, nessuno escluso.
Parliamoci chiaro: le celebrità americane erano fino a quel momento l’unico punto di riferimento globale di bellezza, successo e carisma. Tanto influenti da farci sognare di vivere un amore da favola come Brad e Angelina, oppure di avere una carriera musicale come quella di Rihanna, Beyoncé e tanti altri ancora. Un mito che si è sempre più alimentato in mancanza di temibili concorrenti.
Poi, all’improvviso, qualcosa è cambiato: dall’Oriente è arrivata una nuova ondata di eccentricità che ha invaso in tempi record numerosi ambiti, come quello della musica, della moda e della cinematografia. Una così contagiosa e seducente da stregare immediatamente chiunque: stiamo parlando del K-Pop.
Come nasce il K-pop?

Quando parliamo di K-pop intendiamo il genere musicale pop coreano, dall’inglese ‘Korean pop’, caratterizzato da melodie orecchiabili, videoclip studiati in ogni minimo dettaglio, look ricercati e live show da mozzare il fiato.
La storia del K-pop nasce nel 1953, quando a causa della Guerra Fredda, la Corea del Nord e la Corea del Sud si separarono in due parti distinte tra loro. Da quell’evento la Corea del Sud iniziò ad aprirsi alla cultura occidentale e ai diversi generi di musica in voga al tempo, come il pop e il rock&roll.
Presto la voglia di imitare le star musicali occidentali si diffuse a macchia d’olio. La conseguenza? Una fusione tra le influenze musicali estere con quelle preesistenti nel Paese, creando un genere che unisce l’estetica coreana alle musicalità contemporanee dell’Occidente.
L’industria della musica K-pop fa parte di quella che oggi viene comunemente chiamata ‘Hallyu wave‘ (o Korean wave), – termine coniato alla fine degli anni ’90 dal Ministero della Cultura e del Turismo – nata dalle ceneri lasciate dalla crisi finanziaria asiatica del 1997.
È proprio grazie al web e agli investimenti fatti dal governo coreano nei confronti dell’intrattenimento e della musica, che il K-pop è potuto diventare, vent’anni più tardi, un fenomeno mondiale che batte ogni record di notorietà, esplodendo, come direbbe la celebre boyband Bts, come della dinamite.
I numeri del K-pop

Secondo un articolo del South China Morning Post, il K-pop è così popolare nel mondo che i suoi artisti, guidati da band come Bts, Nct e Blackpink, rappresentano più di 3,6 trilioni di dollari all’anno del Pil dell’economia coreana.
Il K-pop è dunque diventato un ‘mostro’ che colpisce diverse sfere economiche, prima fra tutte quella del turismo: uno studio dello Hyundai Research Institute ha scoperto che grazie ai Bts, una persona su tredici ha visitato la Corea del Sud nel 2017.
L’ascesa nello star system: come diventare un ‘Idol’

In Corea del Sud, chi sogna di trionfare nel mondo della musica, deve necessariamente affrontare un percorso di selezioni rigidissimo e dei casting estremamente competitivi.
Gli idoli sono dunque tutte le aspiranti star del genere K-pop, che si allenano per anni e anni per sfondare nello star-system, e che, dopo lunghi sacrifici ed allenamenti durissimi, vengono solitamente riunite in delle girlband o boyband dall’identità ben definita.
Il nome ‘Idol’ rappresenta in un certo senso l’essenza di questa formazione così dura: le persone famose in Corea sono considerate degli esempi da seguire, soprattutto dai più giovani. Per questo motivo è molto importante che stiano attenti ai comportamenti che hanno in pubblico, soprattutto con i fan.
Una volta stabiliti dalla casa discografica quali siano gli atteggiamenti da seguire e la reputazione da mantenere, i K-pop Idols dovranno vestire i panni di star internazionali, senza mai uscire dal proprio ruolo né creare scandali di alcun tipo, pena il dimenticatoio.
Come il K-pop influenza il settore della moda
La bellezza è uno dei fattori chiave per le star del K-pop. Per entrare in un settore così competitivo come quello dello spettacolo è necessario rientrare in dei canoni specifici e, ovviamente, possedere una personalità molto eccentrica e riconoscibile dal grande pubblico. Per questo motivo, il loro intervento non si ferma solamente alla musica, ma anche a tutto ciò che concerne la fashion industry e il marketing.

Gli artisti musicali coreani, infatti, sono alcuni tra gli ambassador più richiesti dalle campagne pubblicitarie di marchi di lusso: lo scorso aprile Louis Vuitton ha nominato i Bts ambassadors del marchio globale e le Blackpink hanno firmato accordi per diversi brand come Celine, Chanel, Tiffany&Co, Dior e Burberry.
Il motivo per cui un brand sceglie come rappresentante un K-Idol è perché diventa immediato e facile coprire una moltitudine di canali pubblicitari e fornire qualcosa di sempre attuale e variegato ai propri consumatori, che va al di là dello scegliere un semplice volto per la propria campagna di marketing.
I cantanti K-pop non indossano solo marchi sul tappeto rosso, ma in una miriade di altri modi, dal fare musica, fare programmi tv e interpretare film, ballare e fare i modelli. Le star del K-pop sono intrattenitori a tutto tondo. Sono il coltellino svizzero del marketing perché possono raggiungere il pubblico in così tanti Paesi su tutte queste piattaforme diverse
Avery Booker, Content Commerce Insider
Il K-pop è molto più che semplice pop
Per questo motivo il K-pop è molto di più di un semplice genere musicale: rappresenta il riscatto di un Paese, la rinascita di un’economia che si era trovata in ginocchio dopo un periodo di lunga crisi.
Il duro lavoro degli Idol coreani è ripagato da un’esorbitante quantità di supporto a livello mondiale e una fama tanto inarrestabile quanto isterica, facendo diventare diventare il K-pop un vero e proprio fenomeno culturale.
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