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Chiudi gli occhi, ascolta le emozioni

Una scelta, un bivio, una biforcazione che ci costringe a scegliere, almeno una volta nella vita, una delle due strade che ogni essere umano percorre: passione o ragione? Cuore o testa? Lasciarsi andare, spavaldi, o trattenersi per la paura? Un dubbio esistenziale che spesso ci tormenta, al quale il professore di letteratura John Keating, uno dei protagonisti del film ‘Dead Poets Society’, risponde con una frase che sembra spazzare via ogni tipo di esitazione: “Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta, è per questo che sono diverso”.
Ma quanti di noi sarebbero veramente pronti ad ascoltare il proprio cuore dimenticandosi per un momento della ragione, del giudizio comune, dell’antinomia per eccellenza tra giusto e sbagliato? Beh, Keating parla chiaro, così come lo fa la condizione vitale della maggior parte dei cittadini del mondo: superare la paura, spesso dettata dalla ragione e dall’influenza altrui, è un privilegio che spetta a pochi, o perlomeno a chi sceglie di dedicare l’intera vita alla ricerca di una felicità che troppo spesso appare inarrivabile.
Seguire le passioni? Un’impresa eroica
Lasciarsi andare significa farsi guidare da quei ‘rambling thoughts’ che portarono Robinson Crusoe ad un naufragio burrascoso e ad una solitudine spaventosa ai nostri occhi. Partire alla ricerca di nuove avventure, esperienze, persone, luoghi in grado di colmare quel vuoto esistenziale che, chi più chi meno, tutti noi abbiamo provato almeno una volta nel corso delle nostre vite.
Abbracciare la passione è un processo lungo e spesso travagliato, perché essa è talmente grande da impedirci di racchiuderla in un solo abbraccio; è come se ti chiedesse di girarle attorno, di esplorarla fino in fondo e di intraprendere avventure alla ricerca di un’apertura di braccia, di ali e di testa talmente grandi da riuscire finalmente ad abbracciarla. C’è chi lo fa girando il mondo con uno zaino in spalla, da vero backpacker, e chi condividendo la propria musica, la propria arte. Ma c’è chi lo fa semplicemente lasciandosi cadere ad occhi chiusi tra le braccia di un’altra persona. Ah, c’è pure chi, come noi, lo fa scrivendo un testo.
Uno spunto artistico, dal cinema alla musica
“ Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinarie le vostre vite”
Dead poets society
Questa frase, tratta dal film di Peter Weir, trova la sua bellezza nelle innumerevoli interpretazioni possibili e nella versatilità con la quale si presta ad indirizzare e sconvolgere le vite di tutti coloro che si soffermano a contemplarla. ‘Dead poets society’, oltre ad essere un film premiato con l’Oscar per la migliore sceneggiatura ed essere stato candidato agli Oscar per il miglior attore, film e regista del 1990, è stata anche una delle maggiori ispirazioni per il mondo dell’arte, della poesia, della scrittura e della musica contemporanea. Il 16 dicembre del 2016 è uscito così un album che avrebbe segnato un punto di rottura, più che legittimo, tra la cultura dell’hip hop e l’esponenziale affermazione del rap contemporaneo: ‘Dead Poets’ di Dj Fustcut.
Un’industria musicale o una passione?

Quella del carpe diem è una filosofia di vita che si presta ad essere applicata nei diversi periodi storici. Crediamo, ad esempio, che sia un principio che regga le fondamenta del mercato capitalista contemporaneo: cogliere l’attimo è fondamentale per un imprenditore o per chiunque voglia intraprendere la strada verso il successo e l’affermazione personale.
Come sappiamo, anche la musica entra di gran carriera a far parte del mercato capitalista e dunque il successo di un artista dipende, oltre che dal suo talento musicale, dalla sua capacità di sapersi adattare al trend del momento. Abbracciando dunque in toto la filosofia del carpe diem. L’album ‘Dead Poets’, che racchiude ben 30 rapper, figli di una cultura hip hop fondata sulla ribellione politica e sulla protesta sociale, sembra cogliere perfettamente questa filosofia, criticando la crescente corsa al successo, che sembra essere la negazione di quella cultura hip hop della quale il rap è un erede.
Successo o sentimento? E perché non entrambi?
Resta da capire se valga la pena proporre due modelli di musica completamente opposti. Davvero lasciarsi coinvolgere nella corsa al successo, comporta automaticamente l’abbattimento della passione e dell’emotività di una canzone? Nel film ‘Dead poets society’, i ragazzi del collegio maschile scoprono il fascino della setta dei poeti estinti e immediatamente cercano di riportarlo in vita, creando un ponte tra passione e affermazione personale.
Il professor Keating insegna ai suoi alunni un esercizio mentale importantissimo ossia quello di ‘guardare sempre le cose da un’altra prospettiva’ e lo fa proponendo ai ragazzi un gesto di ribellione: si alza in piedi sulla cattedra, chiedendo loro di fare lo stesso. Un comportamento che li lascia sbalorditi, ma che è l’emblema della profondità emotiva trasmessa da questo film. L’album ‘Dead Poets’, un vero e proprio capolavoro musicale, ci permette proprio di osservare le cose, in questo caso l’evoluzione del mercato del rap, da un’altra prospettiva, ossia da quella di artisti che hanno ancora a cuore i suoni, la profondità e la passione di una cultura, di un movimento hip hop che, nonostante tutto, non si estinguerà mai.
Sii te stesso, non c’è niente di più bello
“Il potente spettacolo continua e tu puoi contribuirne con un verso”
Dead poets society
Tutti si prefissano uno o più obiettivi di vita, ma a prescindere da quali siano, crediamo sia importante non dimenticarsi mai la possibilità che ognuno di noi ha di prendere parte, a suo modo, al potente spettacolo del progresso dell’umanità. E quale miglior modo per farlo se non essere se stessi? Se non cercare fino in fondo di affermare la propria soggettività, mettendo a nudo le debolezze e rivelandosi per ciò che si è? ‘Dead poets society’, la musica e l’arte in generale ci insegnano una cosa importante: dalla libertà di espressione può nascere una fama che ruota attorno alla condivisione di emozioni, al legame creatosi tra ascoltatore e musicista, tra un fan e l’altro, fra suoni e parole. Salti, urla e balli della platea, non vediamo l’ora di rivivere questi momenti.
Andare alla deriva non è poi così male
“O capitano! Mio capitano!”
Dead poets society
Non importa come, quello che conta è che ognuno di noi provi, almeno una volta nella vita, a chiudere gli occhi ed ascoltare le emozioni, prendendo in mano il timone della grande nave dei nostri pensieri. Non importa quante volte sarà necessario cambiare rotta o fronteggiare tempeste improvvise, quella nave resterà a galla, sorretta dalla passione, e mirerà dritta verso l’obiettivo finale: la felicità.
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