Caricamento...
Signore e signori, ero in tilt!

Questa notte è uscito ‘Flop’, il nuovo disco di Salmo. Mi sono svegliato all’alba per ascoltarlo. 45 minuti di musica nei quali, oltre ad aver goduto, ho pensato spesso “e adesso come caspita faccio a scrivere un articolo su questo album?”. Non so perché. Solitamente, quando ascolto nuova musica, sono sempre eccitato all’idea di trascrivere i miei pensieri e le mie considerazioni a riguardo, ma evidentemente, a questo giro, qualcosa è andato storto. L’ho sentito subito, per qualche esotica motivazione, la mia mia testa, stava vivendo quei suoni diversamente dal solito.
Ora che sono rientrato, ho tolto le cuffiette, e mi sono seduto alla solita scrivania di sempre, una spiegazione a quelle sensazioni di vuoto descrittivo si fa spazio tra i mille pensieri. È un chiarimento piuttosto scontato e fa leva su un’idea che, alla fine, ho sempre avuto, ma alla quale non ho mai dato sufficiente valenza. Quando la musica non soddisfa le aspettative e non è abbastanza forte nella sua peculiarità, parlarne, aggiungendovi il proprio punto di vista, è molto semplice. E questo è esattamente ciò che stava succedendo nell’ultimo anno.
Scorrevo la molteplici novità nel panorama rap italiano e, tra tanta merda (passatemi il termine hip hop), sceglievo la meno peggio, quella che, quantomeno, potesse destare in me un minimo d’interesse.
Mi piace ascoltarla quando parla
Ma pensandoci bene, nonostante la cercassi con entusiasmo, non ho mai trovato quella canzone, o quell’album, potenzialmente in grado di entrare nella storia della musica migliore di tutti i tempi. Insomma, cercavo un progetto musicale che mi lasciasse senza parole, uno di quelli che la gente si ascolterà anche tra 100 anni. Cercavo disperatamente una musica che parlasse al posto mio, una carica sonora ed emotiva tale da lasciarmi letteralmente senza parole.
Per uno come me, che ha sempre soddisfatto la propria essenza musicale andando a ritroso lungo la linea del tempo, trovare un punto di rottura nella monotonia odierna era, senza dubbio, un sogno nel cassetto, che ormai prendeva polvere da un sacco di tempo. Io cercavo parole, rime e suoni che andassero oltre il rap, sia quello old school che quello contemporaneo.
Volevo assaporare il gusto del rap oltre i limiti del genere musicale, al di là delle ‘cose già sentite’. Forse questa mattina, mentre quel sole sorgeva tingendo d’arancio, giallo e azzurro le distese verdi circostanti, ho assaporato, senza inizialmente rendermene conto, il gusto della musica che lascia letteralmente senza parole. ‘Flop’, il nuovo disco di Salmo. Una lunga premessa che mi è servita, più che altro, per schiarirmi le idee. Cercherò di analizzare ‘Flop’ come ho sempre fatto con ogni uscita musicale, consapevole che, questa volta, vorrei che fosse la musica a parlare al posto mio.
Scommetto che sta ‘Antipatico’ pure a te

La prima traccia di ‘Flop’ ci prepara al peggio, nel senso che dopo un freestyle (inteso come strofa unica, non come improvvisazione) come questo, la scena rap dovrà andare un po’ in ritiro spirituale per accettare la batosta e prendere consapevolezza del fatto che molti di loro sfigureranno, da qui a qualche tempo, non appena proveranno a fare un pezzo mono strofa, senza ritornelli. S’intitola ‘Antipatico‘ e rappresenta effettivamente l’essenza di Salmo in questo periodo. Io, ad esempio, devo ammetterlo, non ho particolare simpatia per Salmo.
Perché rosico della sua capacità di destreggiarsi nel successo, della sua individualità forte e della sua capacità di saper sfruttare una massa di persone pronte a parlare per sport con l’unico fine di trarne un guadagno personale.
Non è religione quando non inganna
Antipatico, Salmo
Non c’è storia se non fanno un dramma
Per l’italiano tutte zoccole, tranne la mamma
E il detto dice ‘Impara l’arte e metti i soldi in banca’
È l’uomo del 2021 per eccellenza e, visto che vorrei esserlo anch’io, non può che starmi antipatico. Un’antipatia quantomeno consapevole e per certi versi mitizzata, visto che, in questa prima traccia di ‘Flop’, Salmo unisce il classico con il contemporaneo meglio di un rivenditore di vinili del 2021. Una penna critica e megalomane al punto giusto, flow molteplici si alternano a rime effervescenti. Non ha bisogno di storie criminali per rappare bene. Questa traccia è ‘talmente classic che Bassi lo chiama per complimentarsi’ ed è talmente moderna che Salmo, invecchiando, si sente vecchio e tragico come Michele Flaccido (Placido).
L’oscillazione che non si ferma agli estremi
La seconda traccia di ‘Flop’ s’intitola ‘Mi sento bene’, e quando Salmo si sente bene, la trap fatta male… si sente male. Due strofe e un ritornello per soverchiare lessicalmente e concettualmente la musica italiana. Qualche verso degno di nota: “non ho rubinetti d’oro a casa come i monica, vivo la città con i fra senza bodyguard”, “preferisci andare scalzo come un nomade, non metti scarpe che hanno tutti anche se sono comode, siamo alle solite, siamo alle comiche, mi girano le palle come pale eoliche”. Ho voluto citare queste rime per palesarne la spocchiosità intellettuale.
Salmo non pecca di consapevolezza e coscienza collettiva, non è uno di quei ciechi oppositori del progresso e della commercializzazione che si rifiutano, a priori, di indossare un paio di scarpe soltanto perché ce l’hanno in molti. Ma allo stesso tempo non è neanche un borioso o un supponente menefreghista. Nonostante potrebbe tranquillamente permetterseli, non gliene frega nulla di avere i rubinetti d’oro in casa, lascia volentieri queste pratiche lussuosamente ribrezzanti ai Casamonica. Il flow del ritornello è molto ritmico e circolare, entra in testa senza bussare, e soprattutto senza violare le membrane timpaniche con un autotune destabilizzante.
Mi scateno da solo sotto l’aurora

La terza traccia di ‘Flop’, intitolata ‘Criminale‘ è forse quella che mi ha fatto cogliere l’essenza storica e rivoluzionaria di questo disco. Entrano una batteria e una chitarra elettrica, il punk rock che è dentro me inizia a scatenarsi e ad impazzire, salto sotto l’aurora a mani alzate, toccando terra con un piede mentre l’altro si slancia in avanti, in una danza a tratti demoniaca alternata allo stile ‘Fortnite’. Penso che se qualcuno mi vedesse rimpiangerebbe la chiusura dei manicomi.
Ci penso sorridendo, felice di avere la possibilità d’essere libero, in un periodo buffo nel quale, come dice Salmo nella prima strofa, i nuovi trend sono “gang gang, flex boys, barbie e Ken, sneakers bianche, mani sporche e sciroppo viola”.
Adesso son tutti criminali
Criminale, Salmo
Ma a nessuno frega più un cazzo della musica
Siamo diventati il sottofondo di un podcast, un balletto per TikTok
Sembra di vedеre un film senza colonna sonora
E non appena colgo l’ironia che si cela dietro alla semplice realtà dei fatti, penso (su suggerimento di Salmo), riferendomi a certi individui: “versati da bere come fossimo parenti che ti voglio offrire almeno uno shot, il rosso ci sta bene sulle tue pareti dopo che ti spari in bocca con una glock!”. E poi niente, il ritornello entra ufficialmente nelle fondamenta della cultura musicale, s’insinua in quelle crepe create dai continui colpi bassi sferrati dai suoni terribilmente robotici che si sentono in giro ultimamente. L’atmosfera è incantevole, viva. Muovo la testa all’impazzata, apro le braccia e chiudo gli occhi. Grazie Salmo, e grazie anche a te, sole che sorgi.
Questa botta regala piacevoli soprese
Ormai sono in estasi, e la quarta traccia di ‘Flop‘, ‘Ghigliottina‘ sembra voler giocare con la mia stabilità mentale. Si tratta di un pezzo prepotentemente hip hop. Un susseguirsi di rime che assumono, per il mio corpo, la funzione che avrebbero una serie di pasticche a base di caffeina. La prima strofa di Salmo riversa su questo rullante incalzante tutta l’essenza notturna e perturbata di chi si destreggia, con il fascino per la paura, tra pensieri individualisti, critici e affamati di scandalo. Sulla seconda strofa entra Noyz Narcos a sorpresa, con un flow e una metrica che mi lasciano esterrefatto.
Molto apprezzabile la scelta di non scrivere i featuring nella tracklist dell’album: l’imprevedibilità contribuisce a rendere ‘Flop’ un tumulto inarrestabile di sensazioni miste. Quando meno te lo aspetti, mentre Salmo spacca ad oltranza, rima dopo rima, melodia dopo melodia, entrano sulle basi artisti di altrettanto spessore artistico. Il trip di questa droga sonora, chiamata ‘Flop’, si fa ancor più variegato e destabilizzante. ‘La chiave’, sesta traccia di ‘Flop’, porta invece il featuring di Marracash. Ma prima di analizzare le sue rime, devo soffermarmi nuovamente sull’ennesimo switch musicale di Salmo. Il rapper sardo entra su questo piano mesto e nostalgico con un’intonazione vocale molto alta. Ed è incredibile quanto suoni bene il suo timbro grave e raschiato su queste note acute.
Il triangolo delle Bermude del rap italiano

Salmo è stanco, bisognoso di uno stacco. Ricoperto dal successo, canta “prenditi la fama e lasciami i soldi”, una frase particolarmente profonda nella sua banalità, e che assume carica emotiva grazie alla tonalità con la quale viene ‘urlata’. Un ritornello, una intro riflessiva che di certo non ci avrebbe mai fatto pensare ad un’entrata sul beat di Marracash. E invece ecco che anche il rapper di Nicosia incide il suo nome su ‘Flop’.
Il beat si fa improvvisamente veloce, un cambio repentino che trasforma, anzi, sconvolge, quella melodia iniziale, lasciando spazio ad un’incalzante trappata sulla quale Marracash si diverte come un pazzo.
Si carica sulle spalle tutta la sfacciataggine della scena odierna, sfruttandone l’altezzosità, spesso ridicola, per dare vita ad una strofa ironica e scandalosa, riprendendo in pieno quello stile eversivo e sconvolgente tipico del triangolo delle bermude del rap italiano, all’interno del quale non c’è posto per l’amoralità di nessuno se non quella di tre colossi: Fabri Fibra, Marracash e Gue Pequeno. Un esempio? “lascerò la mia urna ai miei fans, per pippare dalla mia cenere, in sto gioco sono Federer, metti i soldi nelle federe”.
Sottigliezze storiche e/o morali
Ma cosa rende questa superficialità diversa rispetto a quella della restante scena italiana, dalla quale Marracash ci tiene particolarmente a differenziarsi? Tre sono le cose: un flow da paura, le rime chiuse come si deve (senza lasciarne una per strada, come fanno, invece, molti individui imbarazzanti) e soprattutto la consapevolezza con la quale Marracash canta questi versi. La sua penna, per chi conosce la sua storia artistica, sa fare tanto altro. Essa, due anni fa, con l’uscita di ‘Persona’, svegliò la scena da un brutto, anzi, da un terribile sogno chiamato ‘tutto questo niente’.
Rimanendo in tema featuring, e visto che abbiamo citato, poco sopra, Gue pequeno, facciamo un salto in avanti di tre canzoni, approdando su ‘YHWH‘, la nona traccia di Flop. Torniamo su Salmo, ma restiamo in tema autocelebrazione. Si paragona a Yahweh, al messia del rap, perché “quando parte il mic check, tutti verso di me“. E in effetti, bisogna riconoscere che Salmo sia sempre uno dei più attesi della scena, se non il più.
Perché, ci tengo a ribadirlo, in tanti lo abbiamo criticato e in tanti abbiamo cercato di mettere in dubbio la sua fama (come se in questo campo l’opinione morale contasse qualcosa), ma con l’unico risultato di aumentare il suo potere mediatico. Lui lo sapeva. E tutt’ora lo sa bene.
“Come ribellarsi? Usare le parole per depositare le armi”

Cavalca l’onda con maestria, ma non dimentichiamoci che sia un essere umano come tutti. Stimo la sua coscienza collettiva, ma non mi sbilancerei nel dire che scambierei la mia vita con la sua. Io soffro la pressione sociale, tutti la soffrono. Mi piace avere il coltello dalla parte del manico, come piace a tutti, ma esso è pur sempre un’arma, e in quanto tale può recare danno, a se stessi e agli altri. Ma andando oltre i miei excursus filosofici, la strofa di Salmo contiene anche degli spunti riflessivi e lessicali veramente interessanti.
La mia religione spiega come ribellarsi
YHWH, Salmo
Usare le parole per depositare le armi
Nascondersi nel gregge cosa può insegnarvi?
Nessuno può sеntirsi libero, sei come gli altri
Lascia quеsto corpo, il diavolo mi ha rincorso
Se ti fidi del serpente meriti il suo morso
Il mio inchiostro è veleno, fai conto che
È tratto dal Vangelo secondo me
Cito due versi: “la mia religione spiega come ribellarsi, usare le parole per depositare le armi”. Ecco che, con questa frase, Salmo risponde, probabilmente, a gran parte dei dubbi sopra riportati. Una volta appreso di avere un’influenza sociale tale da poter creare una ‘religione a sé’, il principio più saldo e importante è uno e uno solo: ‘usare le parole per depositare le armi’.
La sua penna è tratta dal vangelo ‘secondo me’, un’affermazione che vale il significato stesso della canzone: vuoi seguire la sua penna? Ti farà ‘ballare come delle pussy’. Non vuoi seguirla? Il suo ‘inchiostro è veleno’, meglio se gli lasci libertà d’espressione. La strofa di Gue Pequeno è una delle più dank di ‘Flop’. Non è una novità, se vuoi la sfacciataggine, Guè ne ha a bizzeffe. E molti aspiranti imitatori gli rimbalzano addosso come Tai Lung sul pancione di Po.
Una chiusura forzata ma pregna di significato
Chiudiamo questo viaggio di Flop con ‘Kumite’, il settimo pezzo del disco. ‘Flop’ contiene la bellezza di 17 tracce, impossibili da approfondire all’interno di un unico articolo. Ho così deciso di spezzare quest’analisi in due parti. Ci fermiamo dunque, per oggi, alla nona traccia, dandovi appuntamento, per le restanti 8, al prossimo venerdì, con la nuova uscita di ‘Mixtape’.
Vorrei lasciare a tutti voi la possibilità e il tempo di riflettere.
L’ultima canzone di oggi, quindi, è ‘Kumite’. Come spesso faccio, decido di chiudere l’articolo con la canzone d’amore, perché credo che questo sia il sentimento più caldo in grado di ricoprire, come un telo che nasconde oggetti sconosciuti, le sensazioni più disparate.
Salmo, a tratti, sembra essere talmente distante da noi comuni cittadini che spesso lo mitizziamo (così come tendiamo a fare con tanti altri personaggi di successo), finendo per dimenticarci la possibilità di avere un confronto alla pari, sul piano emotivo, con lui. Eppure, quando ascolto la sua musica, io mi sento proprio accanto a lui. Questo legame di amicizia passeggera e virtuale con gli artisti, lo provo spesso, perché se una canzone mi fa ballare, mi fa piangere o mi fa sorridere, significa che chi l’ha cantata o l’ha prodotta condivide con me una o più condizioni sentimentali.
Da esseri umani, per esseri umani
Lo sai, ho la testa malata, lo sai, non voglio pensarti
Kumite, Salmo
Il problema è che ti ho trovata ma ho continuato a cercarti
Mi sono perso sul fondo, ho fatto a pezzi le foto
Ogni istante acquista un valore solo se diventa un ricordo

È il bello della musica, fatta da esseri umani per esseri umani, e forse è per questo che non riesco a trovare tanto feeling con i suoni troppo meccanici e robotizzati. Perché mi appaiono meno genuini, puri e veri. ‘Kumite’, la settima canzone di ‘Flop’, è dedicata a chi non smette mai d’innamorarsi.
Spesso ci si rimane di stucco, altre volte sembra d’essere sulla vetta del mondo, altre ancora si finisce per mettere in discussione l’essenza stessa dell’amore. Forse ciò che resta sono davvero due suoni e altrettante linee vocali. Parole. Esperienze. Ricordi. Ambizioni. Sogni. Buon ascolto, buona vita, buona fortuna! Che come dice Salmo stesso, anche se non in ‘Flop’, “nella vita bro ci vuole culo“.
Caricamento...