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Kanye

Donda, il disco più caotico degli anni 2000

Com'è questo disco dalla storia travagliata e due ore di tempo di ascolto?

Una promessa da mantenere

Da grande fan di Kanye, avevo promesso e mi ero ripromesso che avrei scritto di ‘Donda‘ alla sua uscita. Mano a mano le release date venivano posticipate e informazioni sempre più confuse e controverse arrivavano dalle fonti più disparate, dai tweet incoerenti dello stesso Kanye, alle dichiarazioni dei collaboratori fino alle varie fughe di informazioni e leak. Mi sono un pochino chiesto in che guaio mi sono cacciato, ma il disco è finalmente fuori sulle piattaforme, quindi cerchiamo di fare un po’ di chiarezza ma soprattutto di parlare finalmente di musica.

Kanye e la strategia del caos come pubblicità

Il rapper e producer americano è un abituale di controversia, dichiarazioni e gesti discutibili. Di fatto, nel bene e nel male è da tempo immemore che la sua strategia comunicativa è basata sul principio ‘tutta la pubblicità è buona pubblicità‘, e gli esempi nel corso della sua carriera sono innumerevoli, dalla sua denuncia su una diretta di beneficenza del 2005 George Bush doesn’t care about black people, passando per la sua interruzione durante la premiazione di Taylor Swift ai Grammy, il suo annuncio di volersi candidare come presidente degli Stati Uniti, culminando (per ora) con il suo assurdo supporto a Donald Trump.

Sicuramente la sindrome bipolare che è stata diagnosticata al rapper (It’s not a disability! It’s a superpower! I’m a Superhero! urla il rapper sul finale di ‘Yikes’, tratta dal suo disco del 2018 ‘Ye’) e il loop di interdipendenza che è ormai un cordone ombelicale infrangibile tra Kanye e la stampa scandalistica non migliorano questa situazione. Il lancio di ‘Donda’ non è stato eccezione: come già era successo più volte Kanye ha annunciato la data di rilascio prima di avere la musica pronta, e questo lo ha portato a posticipare più e più volte l’uscita.

Nel corso del processo Kanye ha vissuto al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta con i suoi collaboratori, che pare siano stati costretti a ritmi di lavoro disumani, tanto da spingere il suo storico braccio destro Mike Dean ad abbandonare la produzione a metà. Nel mezzo di tutto questo non è mancato uno scambio di tweet al vetriolo tra Kanye e il rapper Drake. Per ‘Donda’ sono stati organizzati tre diversi listening party privati che hanno fatto molto parlare, soprattutto per la presenza sul palco di DaBaby e Marylin Manson, il primo sotto accusa per alcune recenti uscite omofobe, il secondo sotto processo per violenze sessuali ed abusi.

Donda
Post di instagram di Kanye che lo ritrae al Mercedes-Benz Stadium

È probabile che la scelta dei due personaggi controversi del momento come partner sia dovuta alla tattica pubblicitaria di cui sopra, particolarmente di cattivo gusto in questo caso. Ha fatto un’apparizione a sorpresa anche la recente ex moglie Kim Kardashian, ma se ne parla dettagliatamente qui. Ciliegina sulla torta, il disco è uscito a sorpresa questo 29 agosto, il rapper ha dichiarato che sarebbe stato pubblicato dalla Universal senza il suo consenso. La Universal ha smentito e la questione è caduta, facendo pensare ancora all’ennesima estrema trovata per aumentare l’effetto polverone.

Ma quindi Donda è un bel disco o no?

Dopo questo interminabile ma doveroso preambolo, parliamo finalmente dell’album: si presenta innanzitutto come un disco dalla lunghezza monumentale, che sfiora le due ore; ci si accorge dal primo ascolto che in coda al disco dopo la fine della tracklist ufficiale troviamo delle pt 2, versioni alternative di tracce già sentite ma con featuring aggiuntivi. In un ascolto integrale la lunghezza è un punto debole del disco, che presenta molti segmenti inutilmente lunghi e ripetitivi, e alcune sezioni o tracce che forse sarebbe meglio cestinare. Ma anche con momenti deboli che intaccano l’esperienza complessiva, nell’ascolto troviamo un sacco di tracce e performance fantastiche, perfettamente all’altezza dei capolavori storici di Kanye.

Quali sono le tracce imperdibili?

Dopo l’introduzione il disco si apre con ‘Jail’, dove uno scarno giro di basso accompagnato dalle chitarre del sopracitato Mike Dean fanno da base a un trionfale coro da stadio, impreziosito da un’ottima strofa di Jay-Z con cui Kanye si è riappacificato. ‘Off The Grid’ vede l’artista scambiare barre con Playboi Carti e Fivio Foreign su una potente base Drill; tutti e tre sono in formissima, e vediamo Kanye in una delle sue migliori performance rap di sempre. La traccia seguente ‘Hurricane’ vede entrare The Weeknd che come suo solito non sbaglia un ritornello, supportato a tratti da un coro gospel che entrando a sorpresa mi ha fatto saltare sulla sedia.

‘Jonah’ è un altro pezzo fortemente ispirato al gospel portato a casa dalla fantastica voce di Vory. ‘Believe What i Say’ ammicca alla produzione dei primi dischi di Kanye con una base fresca e divertente basata su un sample di nientepopodimeno che Lauryn Hill, ed è l’unico momento spensierato in un disco che si muove tra atmosfere trionfali, solenni, riflessive e a tratti aggressive. ’24’ ritorna alle atmosfere gospel basandosi su un ruggente organo da chiesa, dove un altro coro fa da controcanto a una performance canora eccezionale del rapper, che ha palesemente lavorato sulla sua intonazione dai tempi del suo esordio.

Donda
Kanye West e Kid Cudi

E non è affatto la fine delle tracce degne di nota in ‘Donda’: ‘Moon’ contiene un ottimo featuring dello storico amico e collaboratore Kid Cudi; ‘Lord i Need You’ è una tenera dedica all’ex-moglie; e soprattutto il disco è chiuso magistralmente da ‘Come To Life’ e ‘No Child Left Behind’, la prima caratterizzata da magnifiche ed eteree parti di piano ed organo, e la seconda che vede ancora una volta la voce di Vory sotto l’occhio di bue. Le performance di Kanye in queste due tracce conclusive sono stellari e tra le più cariche emotivamente e coinvolgenti della sua carriera.

Tirando le somme…

Donda’ è un disco multiforme a livello di sound, fortemente basato sul gospel come il predecessore ‘Jesus is King’, ma con un’esecuzione decisamente meglio riuscita; ma come Kanye come suo solito non ha paura di grandi detour sonori, avventurandosi in sound più moderni come Drill e Trap, o rimandando a periodi precedenti della sua discografia, come ad esempio in ‘God Breathed’ che ricorda decisamente il sound del suo album ‘Yeezus’ o in ‘Believe What i Say’. In questo mosaico sono inseriti gli innumerevoli featuring, in un modello di disco-teatro ricco di personaggi che entrano in scena inventato e reso così popolare dallo stesso Kanye con il suo (secondo molti) capolavoro ‘My Beautiful Dark Twisted Fantasy’.

Molto presente nel disco a partire dal nome è la madre del rapper, a cui era estremamente legato e scomparsa nel 2007, dipinta come una presenza salvifica a cui comprensibilmente Kanye ritorna in questo momento difficile nella sua vita personale, e che compare spesso anche con veri e propri interventi vocali e discorsi (ovviamente postumi). Tema che permea il disco è ovviamente la fede cristiana che nella produzione dell’artista di Chicago sta assumendo un ruolo sempre più preminente, ma si tratta di una fede cristiana vissuta in modo profondamente afroamericano e comunque largamente interpretata in chiave personale, lontanissima dalla visione del cristianesimo cattolica e italiana a cui siamo abituati.

Donda
Kanye West con la madre Donda West ai Grammy Awards del 2006

Donda‘ è in conclusione un disco caotico, che non riesce ad essere costante e a scegliere dove stare, e che alterna momenti altissimi ad altri davvero dimenticabili. E poi dicono che l’arte e l’artista non devono necessariamente somigliarsi.

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